sabato, dicembre 05, 2015

Due chiacchiere con l'autore: Salvatore Dolmetti

Cari lettori, martedì Sogni d'inchiostro (qui) ha ospitato Salvatore Dolmetti e il suo splendido Il sogno di Brandon: un racconto che coinvolge inevitabilmente nel suo abbraccio, il cui messaggio si cela nella bellezza che talvolta hanno i sogni. E, quest'oggi, un'intervista per me speciale che mi è stata concessa dall'autore in persona. Vi consiglio caldamente di immergervi in questa splendida lettura che, sono certa, farà breccia nel vostro cuore :)

1) Com'è nata la storia di Il sogno di Brandon?
- Beh, tutto è nato da un compito in classe svolto ai tempi delle superiori, che aveva come traccia inventare una storia. Io che a quei tempi non facevo che pensare alla musica, decisi di creare un collegamento fra musica e racconto e facendo sempre riferimento ai miei sogni da adolescente e al mio idolo Brandon Lee, scrissi per la prima volta ma in sole tre pagine “Il sogno di Brandon”. Qualche anno più tardi, riordinando la camera, mi ritrovai fra le mani la brutta copia di quel compito. Lo rilessi, mi piaceva ancora come allora, così pensai che avrei potuto trasformarlo in un romanzo. 

2) Una volta intessuta la trama, qual è il passo successivo nella creazione della storia e dei personaggi? 
- Penso che il difficile stia proprio lì, sviluppare una trama una volta intessuta. Solitamente un romanzo nasce come bozza, una serie di eventi collocati uno dopo l’altro dandogli così una sequenza temporale, che poi leggendo e rileggendo varierà almeno un milione di volte durante la stesura con aggiunta di nuove idee e nuovi eventi che vanno ad arricchire la storia. Per l’inserimento dei personaggi invece, mi piace ispirarmi a persone che conosco, questo mi facilita il lavoro nella descrizione per dare così un’immagine più completa di ogni protagonista.


3) Si dice che un romanziere non scrive mai tutto quello che sa sui suoi personaggi. Alcuni aspetti è meglio che rimangano segreti fra lo scrittore e le sue creature. Anche per te è stato così con la stesura di Il sogno di Brandon?
- Sì, penso anche i protagonisti di un romanzo come le persone reali debbano avere i loro lati nascosti. Credo che questo vada a suscitare la curiosità del lettore con una punta di mistero. In fondo nella realtà le persone nessuno può conoscerle nell’anima e mi piace pensare che sia così anche nella fantasia. 

4) La storia di Brandon è ambientata a Gray Land città che, se ho ben intuito, rispecchia la tua città natale. Come mai questa scelta? Qual è il legame che intercorre tra questa città e le vicende narrate? Potevano svolgersi magari in qualche altro luogo? 
- Diciamo che Grey Land non va a rappresentare del tutto la mia città, ma solo alcune zone che io reputo invivibili. Vivo da ormai quindici anni in una zona del mio quartiere dove il grigio è il colore dominante e risulta più normale avere a che fare con gente poco raccomandabile che con persone normali. Forse avrei potuto scegliere un’ambientazione diversa, ma descrivendo il mio quartiere mi sono facilitato il compito, inoltre penso che una situazione del genere si sposi meglio con la storia.

5) Brandon è un ragazzo profondo, maturo, romantico, apparentemente sicuro di sé, ma fragile e inquieto. Sarebbe pronto a subire atroci tormenti pur di salvare chi ama e, di tanto in tanto, ama crogiolarsi nel dolore.
Il suo personaggio è frutto della tua immaginazione, o c'è molto di te più di quello che sembra?
- Direi che Brandon nel suo carattere e nei suoi modi di fare mi somiglia davvero tantissimo e questa è una cosa riscontrata anche da tutte le persone che mi conoscono e che hanno letto il mio romanzo. Inizialmente la mia intenzione era quella di creare un personaggio che fosse il mio esatto contrario, poi più scrivevo e più mi accorgevo di stare descrivendo me stesso. Infatti il nome Brandon nasce da un nomignolo che mi porto dietro dall’infanzia, per la mia grande adorazione nei confronti dell’indimenticabile Brandon Lee, ancora oggi questo soprannome mi accompagna.

6) A quale personaggio ti sei affezionato di più? E con quale hai avuto maggior attrito?
- Il personaggio al quale mi sono affezionato di più è Morgan il migliore amico di Brandon, forse perché nella descrizione del suo personaggio ho scelto mio fratello Antonio come modello.
Il personaggio invece con il quale ho trovato maggior contrasto è Bruce, forse perché da improvvisa comparsa si ritrova ad essere anche se per poco tempo, l’antagonista del personaggio che mi rispecchia. La personalità di Brandon la sentivo così mia che quasi mi annoiava descrivere le scene in cui compariva Bruce.

7) Se potessi scegliere un personaggio del romanzo su cui scrivere un romanzo a parte, su quale cadrebbe la tua scelta e perché?
- Come personaggio sceglierei sempre Morgan, in primis perché avevo già un’idea so come sarebbe stato un romanzo su di lui e poi perché essendo un coprotagonista non sarebbe difficile una stesura.


8) Hai trovato delle difficoltà nell'evolvere la personalità dei protagonisti? O, scrivendo, avveniva in maniera del tutto naturale?
- Penso che non sia stato molto difficile, poiché come dicevo poco fa, io nella descrizione dei personaggi mi ispiro per la maggior parte a persone che conosco e questo mi rende più facile il lavoro.

9) Nel tuo romanzo i personaggi sono in conflitto e quasi sempre il conflitto riguarda la paura, l'amore. Nel mondo in cui si muove Brandon e i suoi amici, pensi che compito dello scrittore è quello di fargli trovare l'armonia?
- Penso di sì, fargli trovare l’armonia sia il compito dello scrittore ma solo però per alcuni gruppi di personaggi e mai tutti insieme. Forse il mio può essere considerato egoismo, ma mi piace dividere i personaggi che considero i buoni da quelli che considero cattivi o meno buoni, quindi difficilmente trovano armonia in tutto l’insieme.

10) Hai riscontrato qualche difficoltà a scrivere alcune scene? Se si, quali sono state?
- Forse ho trovato qualche difficoltà nel descrivere le scene in cui è presente la ragazza di nome Sara, lei è vittima di alcuni episodi per i quali ho provato ad immedesimarmi e descriverne le sensazioni ma non avendo idea di quello che si possa provare trovandosi in situazioni del genere ho cercato di immaginarlo e penso di non essermela cavata male.

11) C'è un episodio che ti ha particolarmente colpito?
- L’episodio che mi ha colpito di più penso sia la scena in cui Brandon si introduce di notte nella scuola per rubare dalla cassaforte. In quel momento mi sono chiesto se anch’io sarei capace di spingermi a tal punto per realizzare un sogno.

12) Quali sono state le sfide che hai dovuto affrontare durante la stesura del romanzo?
- Non credo sia stato difficile far combaciare la fantasia con la voglia di scrivere, forse la sfida più grande è stata quella di sfruttare ogni singolo attimo di tempo libero dato che nella vita svolgo un lavoro per il quale dormo così poco che talvolta ho gli occhi stanchissimi da non riuscire nemmeno a guardare il computer.


13) Cosa significa per te la musica?
- Beh direi che uno come me, non può vivere senza musica. La musica è il mezzo grazie al quale evado da tutto, ansie, paure, ossessioni... tutto schiacciato da un melodico assolo di chitarra. Una chitarra che sa parlare, che sa cantare. Una chitarra che fa musica. Quella vera, quella che non tutti sono in grado di fare, quella che può farla sempre uguale solo chi l'ha creata, non quella che la senti ovunque perché è il fenomeno del momento o il tormentone estivo che per un'intera stagione la senti dappertutto e dopo solo un anno ti sembra già antica e passata di moda. La vera musica è quella che resta, quella che si fa con gli strumenti e fino a quando ci sarà gente capace di amarla e di riconoscerla, non morirà mai. Quelli che ammazzano la musica non fanno musica anche se la chiamano con lo stesso nome... forse sto dicendo un mucchio di cazzate ma sono più che convinto che la musica non si fa al computer e inoltre la buona musica non andrebbe remixata ma dovrebbe restare invariata. 

14) Quali sono i tuoi romanzi preferiti, o meglio, quali opere hanno influenzato la storia di Brandon e il suo sogno?
- Un libro che porterò con me tutta la vita perché mi ricorda l’infanzia è sicuramente Il piccolo principe, io poi sono un inguaribile nostalgico, i miei preferiti attualmente però sono romanzi che ho letto da poco, di scrittori emergenti come me. Ancients: il grande freddo, di Luigi Claudio Viagrande e Le reliquie di Salem, di Valeria Gambino e Caterina Castelli. Forse quello che ha influenzato il mio romanzo  è Il gabbiano Johnatan Livingston di Richard Bach. Non ha nulla a che fare con Il sogno di Brandon ma trasmette una carica e un ottimismo incredibile , insegna che non bisogna mai porsi dei limiti per questo io penso che chiunque ponga dei limiti alle proprie capacità non potrà mai essere un vincitore.

15) Pensi che il tuo stile abbia un ritmo che in qualche misura riecheggia la musica che ascolti?
- A questo non ci avevo mai pensato ma penso di sì, sarà forse perché ascolto musica in ogni momento della giornata quindi anche quando scrivo.

16) Quanto tempo dedichi alla scrittura nell'arco di una giornata?
- Questa è una bella domanda,  mi ritengo fortunato quando riesco a dedicargli mezz’ora o poco più, un po’ per gli impegni giornalieri oltre che al lavoro e alla durata dei miei occhi che si stancano veramente in pochissimo tempo.

17) La scrittura, come ogni cosa nella vita, è secondo te questione di forza?
- Assolutamente sì! Anzi penso addirittura che sia la forza di quelli che vivono in un contesto difficile ed anno difficoltà ad esprimersi o a relazionarsi con le persone.

18) Quando scrivi come ti poni per entrare al meglio nel personaggio?
- Cerco spesso di immaginare che il personaggio in questione sia io, in modo da poter catturare le sensazioni di ogni singola scena per poi descriverle secondo come avrei agito io al suo posto.

19) Cosa hai imparato da Brandon, protagonista principale del tuo romanzo d'esordio?
- Un sogno va inseguito fino a che non lo si realizza ma bisogna sempre crederci fino in fondo.  I sogni esistono per essere realizzati, non per rimanere nel cassetto a prendere polvere…

20) Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Scriverai ancora?
- Vorrei fare della scrittura il mio lavoro, quindi la risposta è sì, scriverò ancora ed ho già un  nuovo romanzo in cantiere.

21) Ad un lettore o una lettrice che non ha ancora letto il tuo romanzo, quale consiglio gli daresti per farlo?
- Direi che è il romanzo ideale per diventare ottimisti!

Grazie, Salvatore, per questa bellissima intervista! :)
-      Grazie a te per la possibilità!

2 commenti:

  1. Da spettatore fisso di questo Blog, mi ritengo felice e fortunato per l'intervista. Grazie di tutto :)

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    1. Sono io ad essere stata fortunata, e molto felice! Grazie di cuore :)

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