domenica, luglio 17, 2016

Amori di carta: Jane Austen

La metà del mese di luglio non aveva dimenticato ad avvisarmi che stavo quasi per tralasciare l'appuntamento con la mia amata rubrica Amori di carta che, ancora con la testa in un mondo lontano anni luce, mi ritrovai nell'unico luogo in cui desidero sempre essere: nel magico mondo dei libri. Sembrava fosse stato realizzato una sorta di piano, montato una scenografia per girarci un film di cui sono stata protagonista.  Il film girato questo mese è stato girato forse un po' troppo frettolosamente, con una grande donna, nubile e orgogliosa che camminò inconsapevolmente lungo la riva dell'assurdo. In una domenica afosa ma nuvolosa, un nuovo mese, un nuovo autore - anzi, autrice - che, come Zafon, Murakami e Sparks, è un chiaro esempio di come sia ubriaca non solo di autori maschili ma anche femminili. E questo mese, la mia amata Jane Austen. Piccola ma grande donna, tranquilla signora nubile londinese, che ha avuto a diposizione nient'altro che carta e inchiostro. Una giovane autrice che fece delle sue opere un chiaro tentativo di difendere il senno e il ritegno per se stessa, rappresentandola in una sottilissima vena ironica.

Un romanzo che registra la stupefacente normalità dei protagonisti, con tutta l'obiettività possibile, limitandola quasi a fotografarla.

Un romanzo particolare, privo di passioni o particolarità complesse in cui si cerca di ricreare ordine o armonia nel mondo - essenzialmente disarmonico, disordinato e turbato dalla piaga del secolo - rassegnandosi a ricreare un ordine soltanto apparente. Armonia di elementi, nozioni che vengono continuamente celati dall'ipocrisia sociale.

Un libretto di per sé affascinante. Zeppo di dialoghi in cui l'anima del lettore combacia perfettamente con quella dei personaggi.

Una storia la cui musica sprigionata dalle sue pagine è complessa come la vita sentimentale dei protagonisti.

Una storia d'amore profonda e indimenticabile, la cui bellezza confonde il cuore. Infervora l'animo per la sua contemplazione.

Un paesaggio in cui per riconoscersi è bastato un piccolo gesto: respirare. L'anima del romanzo, una storia d'amore ingannevole e frettolosa, intrappolata nei nostri pensieri.

Un romanzo che non va dritto al cuore ma al cervello, che trascina più razionalmente che emotivamente. Un moto lento e poco rassicurante dell'anima, involontario e silenzioso che, componendo una melodia dolce e piacevole, rende prigionieri delle stesse colpe delle sorelle Dashwood.

La letteratura, quella ottocentesca, russa, italiana, ma anche in generale è sempre stata motivo di grande orgoglio per me.

E' qualcosa che ha a che fare con una gioia speciale nel constatare come forme, voci, suoni e immagini prendano vita, vederli emettere il primo vagito, così diverse. Con la punta di una penna di piuma d'oca fra le mani, una pila di fogli sparsi su un vecchio tavolino che invitano come ad inoltrarsi fra le soglie di una selva senza via, col sangue che martella contro le tempie, e le mani che divengono le mani di non si sa quale direttore d'orchestra che col tempo ha suonato tutte le sinfonie inglesi, sentimentali, seducenti, per far cadere tutti i decori o le concezioni moraliste del secolo.

Con la sua figura snella, piccola, quasi fragile, Jane Austen arroventò il mio cielo vespertino, con nient'altro che carta e inchiostro. Una giovane autrice che fece dei suoi romanzi un chiaro tentativo di difendere il senno e il ritegno per se stessa, rappresentandoli in una sottilissima vena ironica, incarnati in giovani sognatrici e romantiche, per nulla dissimili a quelle ombre che la circondavano, alla luce tremula di una candela appollaiati sulle sue spalle, fiaccata dalle disuguaglianze sociali e da alcuni dogmi dettati dal cristianesimo.

La Austen si impose di camminare dentro una folata di vesponi. Voleva soprattutto spingere un'altea su un epoca ardente come una fornace, mediante i libri, la cui voce avrebbe dovuto valicare i muri invalicabili della società, girovagando e svolazzando via come se portati da un vento fatto più chiaro da questa nuova ondata.

E' solo grazie a Jane che sono riuscita a non cadere a pezzi. Grazie a Jane ho avuto il sorriso contagioso di tutti quei lettori appassionati e allietati dal piacere della lettura. Grazie a Jane ho potuto affermare la forza dell'amore solo mediante i suoi romanzi, che ne ha fatto delle caricature e delle bellissime copie, di cui io mi sono cibata rinvigorendo la mia anima e il mio spirito. Ne ho divorato un'infinità di storie come le sue, e quando riescono a distruggermi completamente, proprio come io desideravo, li osanno. Ho sempre confidato che la Austen tornasse in vita per scrivere presto qualcos'altro, così che io potessi fiondarmi a leggere qualcosa di cui nessuno ne conosce l'esistenza. Ma purtroppo niente di tutto questo è possibile, e, facendo tutto ciò che mi è possibile per renderlo possibile, mi premuro a cantarne le lodi in questa seconda puntata della mia nuova rubrica. Ho cercato di parlarne con premura, affetto, descrivendo in questo post e nelle mie recensioni l'autrice come un personaggio ammirevole. Ed è proprio in questa luce che mi premuro a giudicare la Austen una grande poetessa. Una figura di spicco del periodo neoclassico, una poetessa moderna che tutti, almeno nella maggior parte dei casi, tessono le lodi.

So per certo che quando tornerò nella mia vecchia camera, nel mio magico santuario, potrò ammiccare a me stessa, specie di interprete di anime, con l'anima non ancora deteriorata da effetti collaterali, davanti allo specchio. Poi, quando avrei riposto i romanzi sullo scaffale, mi sarei pentita della brevità del nostro incontro, con una tristezza mite nel cuore, ancora artigliato fra le sue spire. Non scomparirà mai, il mio amore austeniano, non se né andato mai nemmeno una volta per quanto io cerchi di ricordare.

4 commenti:

  1. Hai letto tutti questi libri? Wow, io ho letto solo orgoglio e pregiudizio e ragione e sentimento che però non mi ha colpito più di tanto...l'ho trovato noioso. forse proverò a leggere mansfield park...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Beh, si :P Alcuni peró li ho letti qualche anno fa, quando frequentavo ancora il liceo. Orgoglio e pregiudizio é anche uno dei miei romanzi preferiti: la storia d'amore fra Elizabeth e Darcy é davvero indimenticabile :) Mentre Ragione e sentimento...beh, anche a me non mi ha entusiasmato molto :)

      Elimina
  2. Ciao Gresi, anche a me piace molto Jane Austen, però ammetto di non aver letto molti dei suoi romanzi (Orgoglio e pregiudizio, Emma e Lady Susan). Comunque, mi incuriosisce molto Ragione e sentimento...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Ariel! Ragione e sentimento é bello, ma non come Orgoglio e pregiudizio. Questi sono romanzi che ho letto nel tempo, e spero che anche a te possano piacere come sono piaciuti a me ;)

      Elimina

You can replace this text by going to "Layout" and then "Page Elements" section. Edit " About "
 

Sogni d'inchiostro Template by Ipietoon Cute Blog Design and Bukit Gambang