E così la Bray è stata in mia compagnia negli ultimi giorni di luglio, la soddisfazione di essere affiancata da una donna che non troppo tempo fa mi aveva regalato il primo volume di una trilogia che nel tempo ho letto e riletto un mucchio di volte, una lettura intensa e il duro lavoro su un libro che non è perfetto ma è una costante, un esempio per quegli autori emergenti che abbracciano la scrittura come semplice valvola di sfogo. La storia di Lair of dreams, le situazioni narrate, l’avvento di una nuova minaccia che induce a riflettere, dalle parvenze alquanto anomale a dispetto di tanti altri romanzi del genere, e che invitano a vivere il presente affinchè gli errori commessi fossero estirpati, tolti pur di comprendere le conseguenze di un umanità recisa da qualcosa di più grande di quel che immaginano. Perché aspirare all’avvento o alla venuta di un profeta scelto da Dio, che gli ha assegnato un certo ruolo, genera fascino ma anche inquietudine, così attaccato alla vita e alla morte e al futuro dell’universo. Idioma particolarmente elegante, arguto e sofisticato di letteratura odierna in cui il presente induce a riflettere affinchè il futuro sia migliore, diverso, conferendo dalla stessa autrice un bagaglio culturale vasto che non si afrotizza nemmeno quando una strana malattia, quella del sonno, condanna chiunque. Persino me, che da questo tipo di letture è timorata dall’idea possano presto o tardi deludermi.
Titolo: Lair of dreams
Autore: Libba Bray
Casa editrice: Oscar Vault
Prezzo: 24 €
N° di pagine: 768
Trama: Ci sono sogni per cui vivi. E sogni per cui muori. Dopo aver lottato con un serial killer soprannaturale, Evie O'Neill ha svelato la propria natura di Divinatrice. Ora che il mondo sa della sua capacità di "leggere" gli oggetti, e quindi di conoscere il passato, è diventata una beniamina dei media, l'"Adorabile Veggente" d'America. Sono tutti innamorati di lei… tutti tranne gli altri Divinatori. Henry DuBois, pianista, e Ling Chan, di Chinatown, fanno di tutto per tenere nascosta la loro facoltà di camminatori nei sogni. E mentre Evie si gode la bella vita, per New York si diffonde una strana malattia del sonno. E così, un potere malefico sembra infestare persino i sogni di Henry in cerca del suo amore perduto e di Ling che tenta di farsi accettare da un mondo che la rifiuta. In tutto ciò, nascosto nell'ombra, un uomo misterioso che indossa un cappello a cilindro tesse le sue trame oscure, molto più vaste di quanto chiunque possa sospettare, mentre l'inspiegabile morbo dilaga. Riusciranno i Divinatori a discendere nel mondo dei sogni e salvare la città?
La recensione:
Confido spesso che, quando il mio blog accoglie la lettura di romanzi di autori miei preferiti, per meglio dire, li accoglie nuovamente, - proprio perchè miei preferiti nel tempo sono stati letti e vissuti un mucchio di volte - i loro testi non esulano niente che abbia una piccola parvenza di delusione. Non si rivelino poi giganteschi buchi nell’acqua ( una volta per la mancata introspezione psicologica, un'altra per pura soddisfazione personale), e la mia testa ogni tanto si lascia influenzare da pregiudizi o dubbi che sfornano giochi di parole, supposizioni che avrebbero potuto trasformare una lettura piacevole in un continuo e perpetuo moto di autocritica.
Questo inutile e forse insensato discorso, tuttavia, avrebbe avuto coerenza, validità se di Libba Bray non avessi mai letto nulla. Non ne sapessi l’esistenza e le sue storie, questa ennesima storia di vita e morte in cui l’uomo è timoroso ad affrontare il Bene e il Male e che conserva alcune forme di verità religiosa a cui aspira alla vita eterna, inconsapevolmente mi avrebbero dilaniato lo spirito come un piccolo tarlo. Un tarlo che si nutriva dei miei neuroni. Un pensiero fisso, un'ossessione, che insieme a un bagaglio intellettuale che ricorda alcuni idiomi del passato, alcuni scontri bellici, l’isolamento ristoratore del regime che seguo quando leggo riducendosi a una sorta di dialogo immaginario fra la mia anima e quella dell’autrice.
Dalle prime pagine, però, è stato inutile non solo scrivere questo ma anche pensarlo, perché inerpicarsi tra le pagine di questo secondo volume è stato a dir poco meraviglioso. Nemmeno una cattiva scrittura avrebbe smaltito quegli splendidi momenti vissuti con Evelyn, il suo sentirsi animalesca, disumana e indisposta ad obbedire o aderire a qualunque tipo di norma tentando invece di valicare ogni barriera invisibile influenza la sua condotta. Ponendo così le basi su dogmi o paradigmi più solidi, una prospettiva diversa di agire a dispetto delle sue coetanee che erano recluse nell’impossibilità di far ascoltare la loro voce, abbracciando invece ciò che è davvero utile, in questo caso, la sua sopravvivenza. Un tipo di sopravvivenza che la contraddistingue dalla massa, dai suoi coetanei, persino da quelle povere vittime cadute in un sonno profondo come la Bella Addormentata, perché consapevole delle azioni o delle scelte intraprese. Visionando delle sue prodezze che per certi versi sono state inavvicinabili, impedita ad uscire in questa bolla di alienazione che il Fato le aveva affibbiato, l’aveva reclusa in un profondo senso di sconforto che aleggia tutt’intorno come fiati di vapore nell’atmosfera, alcuni di quei << sollievi >> quotidiani di cui mi sono crogiolata in una manciata di ore e che mi ha riempito inevitabilmente di penosi ricordi. L’unica soluzione sembrava quella di rispondere ad ogni annientamento, a qualunque riforma attuata da movimenti razziali, quali quello del Ku Klux Klan che le estesero pur di garantire il voto, piccole nazioni o comunità di un governo federale volte ad attuare delle segregazioni razziali. I bianchi, stabilirono il loro potere, segregazione e alienazione razziale a cui dipesero gruppi terroristici illegali che avrebbero dovuto sopprimere le attività di queste confraternite. Ma la nascita della Black Legion, attiva maggiormente nel Mid west, reazione più violenta e sollecita con protagonisti gruppi di assassini, comunisti e socialisti che coinvolsero gente di ogni età o sesso ad attuare delle manifestazioni aggressive o violente che con l’emigrazione, tuttavia, aumentarono di numero, assertivi al Papa e accusati di voler snaturare la società e i valori americani.
I Divinatori, che in queste pagine giustificano certe azioni, traggono << ispirazione >> da alcuni versi della Bibbia, quale la Genesi, avrebbero voluto rigenerare il paese e riscattare la razza bianca dopo l'umiliante condizione in cui il paese era precipitato. E un certo dominio, affidato a queste anime così lucenti, possessori di un potere supremo, quasi angelico ma celato in strati di pudore e fascino, profanatori di un mondo in cui si torna dal passato come rigenerati dalle stesse ceneri, da un mondo di spiriti e ombre da cui tentano di vendicarsi e terrorizzare i loro nemici, questi uomini corrotti che hanno prostrato il popolo a nient’altro che dei sonnambuli viventi. Un eco che riverbera dal passato sul presente e reso permanente, conseguente a pregiudizi razziali e a forme di competizione o lotte in cui le norme restrittive da cui Evelyn tenterà di districarsi come da una matassa comportano a un periodo di transizione. Da ragazzina tutto pepe, saccente e alterigia, a proclamatrice di un nuovo avvento che possa ristabilire la pace, la libertà. Quella di risvegliare questi zombi da un sonno perpetuo che, se persistente, avrà conseguenze brutali e irrimediabili.
Una prospettiva di vita così crudele ed egoista, non c’è che dire, ma che ha reso ai miei occhi questo secondo volume un costrutto ordinato basato però su forme gerarchiche in cui ogni creatura ha un suo particolare ruolo, una provenienza ben precisa che sovverte ogni regola, contrasta quelle leggi o riforme che raddrizzano il mondo. Lo redimono, anche se non ancora completamente, da quelle forme di caos, di distruzione, di anarchia o violenza come una seconda venuta, quella dell’Apocalisse. Cristo sulla terra, alle soglie di uno scontro e ogni impossibilità di costrutto. Derivazione di una natura corrotta, deformata dall’uomo, in cui ogni possibilità di innocenza o purezza è risucchiata da moti perpetui di bene e male.
Leggendo tanto si incorre spesso in qualche rischio. In questo caso, ero passata a leggere una storia prettamente adolescenziale con alcuni elementi esoterici e mistici, a una in cui i miei pensieri si avvicinarono impunemente senza nemmeno darmi la possibilità di dargli una forma. Sebbene la scrittura funga sempre da balsamo efficace che ottenebri i miei sensi, inabissi ogni forma di molestia, metta a dura prova gli incauti sussulti del mio cuore, trovandomi poi a lottare contro qualcosa che effettivamente non mi appartiene ma che ho avvertito intensamente.
In principio mi ero intestardita a dover conciliare al piacere della lettura, la compagnia di un assistente in gonnella fin troppo saccente per i miei gusti, resistendo alla voglia di scuoterla, invogliarla a smetterla di minimizzare il prossimo condividendo questo frammento di vita apprendendo molti particolari, aspetti che talvolta sono celati ad occhio nudo, stesse situazioni in cui mi sono disgraziatamente trovata a vivere che in un giorno qualunque hanno rovesciato il mio universo personale. Un ancor più legame che inevitabilmente si è instaurato e che ho giudicato confidenziale, di questa donna che si crede adulta malgrado la giovane età o il bagaglio di esperienze, in cui l’imprevedibilità del destino la pose in una condizione di crescita nettamente maggiore a quel che pensavo.
Perchè solo le storie di questo tipo mi piace ascoltare. Quelle in cui ne ho subito il fascino sin dalle prime battiture, per i continui riferimenti alla sacra Bibbia, alla storia della creazione, a Yeats e al suo poema dell’avvento di Cristo come forma violenta dinanzi a forze superiori, neglette. In questo secondo volume, una Bestia che si agita furiosa in un mondo opaco ma non impossibilitato a brillare di luce propria, è contornata da forme o simboli, immagini ed esperienze che condizionano la scelta di ogni personaggio, mettendo in relazione il mondo di qua con quello di là. Impersonando quel Fato che, subentrando, avrebbe svolto un ruolo fondamentale, per quello che è stato un viaggio indimenticabile, appassionante e apocalittico, come questo.
Valutazione d’inchiostro: 5
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