Leggo spesso di uomini che, come relitti, assurgono ad intenti moralistici ed intransigenti, così incorruttibili da giustificare ogni cosa. Nel giro di una settimana, ho divorato tre romanzi di Friedrich Durrenmatt - si, tre perchè il desiderio di comprendere da dove provenisse questa insaziabile fame di conoscenza era una forma di monito alle avversità esterne - finché non mi imbattei in questo << terzo >> volume, in questa ennesima indagine scrupolosa e attenta in cui si illustra in maniera esauriente ed esaustiva le conseguenze di un delitto nella società borghese. I personaggi durrenmattmani vagano lungo la riva dell’assurdo come vegetali, quasi privi di preoccupazione, in cui la vita scorre su solidi binari ma il passato fa temere ogni struttura. Questa struttura, ad essere onesta, mi è sembrata un pochino meno solida di quel che credevo, ma a cui ci si aggrappa come forze che reclamano qualcosa di consapevole, un diritto inviolabile che dipenderà solo da loro. In un gioco di affari in cui inevitabilmente si immagina, si fantastica di un uomo robusto, dalla pancia prominente, seduto ad una scrivania, dinanzi ad un campo di battaglia i cui personaggi sono stati creati dal nulla ma respirano in un bozzolo di finzioni.
Titolo: L’incarico
Autore: Friedrick Durrenmatt
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 16 €
N° di pagine: 107
Trama: Allo psichiatra Otto von Lambert hanno ammazzato la moglie nel deserto del Marocco, presso le rovine di Al-Hakim: chi l'ha violentata lasciando poi che gli sciacalli ne dilaniassero le spoglie? Autentico mostro, von Lambert incarica la giornalista televisiva F. di volare a Marrakech e ricostruire le tappe della scomparsa di Tina e un delitto "di cui lui come medico era l'autore, mentre l'esecutore non rappresentava che un fattore casuale". Si tratta di mettere in piedi una simulazione che consenta un'osservazione postuma e fittizia dei fatti: del resto, un occhio onnipresente e occulto ci scruta, e la realtà è percepibile solo attraverso l'obiettivo glaciale di una telecamera o di un satellite. Ma ciò in cui F. e la sua équipe si imbattono è uno scenario apocalittico: missili confitti nelle sabbie del Sahara, mezzi corazzati arenati come gigantesche testuggini, cadaveri di acciaio radioattivo, in un folle gioco di guerre simulate e abbandonate dopo i test. E via via che la temeraria indagine prosegue, F. si addentra in una storia più grande di lei, precipita nel gorgo di un intrigo internazionale e golpistico, si cala nei labirinti scavati nelle viscere della terra da apprendisti stregoni. Con questo "giallo", che ha la densità di un racconto filosofico, Dürrenmatt ci trascina in un universo alla mercé di occhi elettronici, dove il solo cui sia dato osservare tutto e tutti è un indifferente Dio nascosto.