Nel mentre ripongo queste poche righe, seduta alla scrivania dinanzi a un computer che profuma ancora di nuovo, e, alle orecchie, il suono dolce e melodioso di un pianoforte, penso a quest’anno, questo 2025, fra una manciata di giorni pronto a congedarsi, a salutarci definitivamente, ma con una me fermamente consapevole di ciò che ha vissuto, visto. Personalmente e privatamente, da questo 2025 confidavo di poter ottenere qualcosina di più. Non che ciò che avevo progettato non sia andato a buon fine, ma quella vocina irreprensibile del mio cuore spesso mi sussurra qualcosa che forse non vorrei sentire, ma che detiene del vero: motivo per cui questo 2026 mi premurerò ad essere migliore di questo. Questo 2025, rivelatosi bello, ma questo 2026, dovrà essere bellissimo. Indimenticabile, soddisfacente, lusinghiero, zeppo di novità ed eventi che, se in un primo momento sconvolgeranno il mio universo personale, in un altro fungeranno da rimedio o cura, a qualunque assalto esterno. E, per i libri, la letteratura, quest’anno ha comportato al mio poter stare in uno stato di profonda beatitudine, in luoghi che non pensavo di poter vivere, vedere, in zattere o vascelli letterari che, sballottata da un posto ad un altro, hanno funto da portali segreti che alla fine si sono riempiti di magnificenza, bellezza. Quel calore che generalmente sortisce una storia, e di cui noi lettori spesso, inconsapevolmente o meno, ne abbiamo bisogno. Affinché la nostra vita continui ad essere stabile e soddisfacente.
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Esplica mediante un certo potenziale, espresso in una dolcezza inquieta, breve e incompleta il cui titolo, il colore, rosso, è riferimento alle quattro divinità animaliste della tradizione cinese che impartisce quei principi solidi mediante cui dovremmo muoverci, vivere mediante una goffa ma pertinace analisi individuale.
Titolo: Attenta, Cappuccetto rosso
Autore: Shoji Kaoru
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 18, 50 €
N° di pagine: 200
Trama: Tokyo 1969. La giornata di un ragazzo alle prese con le rivolte studentesche, una fidanzata permalosa che ogni due per tre dice di voler «mordersi la lingua e morire soffocata», signore della buona borghesia intente a combinare matrimoni, una dottoressa sexy e una bambina che lo farà piangere di dolore e di gioia. Un torrentizio flusso di parole in cui la polemica del giovane protagonista contro l’ipocrisia del mondo adulto e sempre intrecciata all’ironia e alla comicità. «La bulimia di "cioè", "in altre parole", "come spiegarmi?", "come farmi capire?" è la forma assunta dalla volontà di non cedere alla logica binaria del giusto / sbagliato, la rassegnazione accompagnata da un malcelato piacere nell'inseguire all'infinito un pensiero inafferrabile che è più sensazione che idea. Quando Kaoru si mette alle strette da solo ma è obbligato lo stesso a dare una parvenza di intelligibilità alle sue opinioni, allora ci investe con un profluvio di parole, i periodi si allacciano l'uno all'altro spasmodicamente in un rimando senza fine, i concetti si avvitano su sé stessi come in una spirale perpetua. Ma per nostra fortuna è un fiume di parole che si accompagna a una salutare dose di umorismo tutto sui generis, alla freschezza e all'ariosità di cui dicevamo e a un certo potere ipnotico» (dalla prefazione di Alessandro Clementi degli Albizzi).





