mercoledì, giugno 18, 2025

Nella baia delle parole: romanzi intensi, ma difficili 1°

Gli autori che leggo, le storie di cui mi piace cibarmi fungono da balsamo per lo spirito. Di questi balsami, queste parole, mi rendo conto, ne sentite, o leggete, tante volte. Ma sarebbe come dire che sono nata con i capelli scuri, anziché con i capelli dorati. Una menzogna! E le menzogne a me non piacciono, in quanto la letteratura è’ un fondamento del mio spirito in cui poi posso mettere su un complesso meccanismo di tante cose. Queste tante cose le domino mediante scrittura e ciò che ne ricavo, alla fine, è quasi sempre legato alla mia identità. Ma questa è un’altra storia.. Di romanzi in cui bisogna << caricare >> il cervello, nella mia carriera di lettrice, ne ho letto tantissimi. Sino all’altro giorno ricordavo quando, a fine anno, decisi di impelagarmi nelle avventure o disavventure del giovane Proust, anima tormentata dal cuore debole e tenero, che per un mancato bacio o affetto nei riguardi della sua cara e amata mamma, concepì la Ricerca come esaltazione del Tempo, della coscienza che prevale e le modalità in cui esse sono strettamente legate all'individuo. Come un organismo intrinseco alla sua stessa natura.Come feci in tanti altri momenti, quando si parla di letteratura non mi tiro mai indietro, dinanzi a niente e nessuno. Non mi tiro mai indietro, in generale, qualunque cosa si tratti, ma i libri, lo sapete, svolgono un ruolo predominante. Tuttavia tale ruolo è, delle volte, soppiantato dalle mie modalità di interpretazione di un romanzo: quante volte piluccato il mio cervello tentando di uscirne non solo coinvolta e travolta, ma consapevole?!? Questo post non vuol togliere niente né aggiungere alcunchè sia stato detto o fatto in passato. Semplicemente esplicare, ancora una volta, il mio amore per la parola scritta, quei romanzi impegnativi ma che sono il respiro di un’intera esistenza. La mia.

In uno scambio di ruoli, in uno scambio di interlocuzioni fra materia e carne, corpo e spirito è necessario preservare il tutto specialmente nel momento in cui il mondo sembra stia per avviarsi lungo il lento processo della distruzione. Scavalcando o valicando qualunque barriera, tenuta così stretta ai bordi di quest’anima passionale ma turbolenta che, persino adesso, a distanza di qualche giorno dalla sua lettura, mi tiene salda alla sua presa.


Titolo: Maestre d’amore

Autore: Nadia Fusini

Casa editrice: Einaudi

Prezzo: 19 €

N° di pagine: 192

Trama: Nessuna scrittrice come Fusini sa fare della materia shakespeariana un'autentica guida per il cuore moderno e i suoi affanni. Questo libro è una danza. Danzano una danza d'amore i personaggi di Shakespeare, danzano la filologia e la scrittura con gli affreschi di una Londra early modern pennellata con felicità ed esattezza, danzano le parole con i giochi delle parole, danza il lettore, che entra ed esce nelle tragedie e nelle commedie di Shakespeare come fossero scene della vita, anche se è consapevole nello stesso istante di vivere la gioia della letteratura, senza sosta dentro e fuori dagli intrecci e dalle trame per vedere che ne fa la letteratura della vita. «La donna è l'ora della verità per un uomo; non c'è niente di piú vero. Scrivo questo libro per dimostrare la verità di tali parole», dice Nadia Fusini al lettore e alla lettrice, chiamati in causa spessissimo nelle pagine con domande che sono inviti alla danza della conversazione: «... del resto non è forse vero che in amore siamo tutti attori? Tra gli amanti chi riceve di piú? Chi spende di meno? In amore, non è osservabile il paradosso secondo il quale chi piú dà, non diventa piú povero? ... Che il godimento sessuale in sé e per sé non crei un rapporto con l'altro, lo sanno bene Antonio e Cleopatra. Non è proprio qui la tristezza del coito?» Questo è un libro sull'amore prima ancora che un libro sulla letteratura, e Giulietta, Ofelia, Desdemona, Cleopatra, la Bisbetica, perfino Jill e Jack, ci raccontano quale fu l'«immensa novità» con cui Shakespeare, la mente e il corpo di Shakespeare, pensarono il femminile e il maschile all'inizio dell'epoca moderna. Forse aiutati in parte dal fatto che a teatro i ruoli femminili dovessero essere interpretati da giovani attori, forse per l'usanza del cross-dressing che imperversava nella Londra dell'epoca, la mente e il corpo di Shakespeare ci parlano di un corpo d'amore che non è «né femmina, né maschio, ma femmina e maschio insieme», ci dicono che «per vivere, che è la stessa cosa che amare, bisogna disobbedire», che le donne vivono «l'avventura eroica di amare in una concezione paritaria della differenza». Ci parlano insomma dell'«ambiguità scandalosa dell'amore». E alla fine di tanto eros , al lettore sembra di scoprire di nuovo a che cosa serva per davvero la letteratura: non a imparare a vivere, ma a vivere. Una questione di etica.

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Oggetto d’attrazione nonché terreno ideale per l’indagine accurata del rapporto fra esistenza e la sua rappresentazione fra letteratura  e vita, quello di Pascal Mercier è un vaso di Pandora che contiene verità fondamentali che pochi individui sono in grado di comprendere. Inclinazione adatta a rievocare sensazioni corporee, rispolverando zone che si credevano perdute o dimenticate.


Titolo: Il peso delle parole

Autore: Pascal Mercier

Casa editrice: Fazi

Prezzo: 20 €

N° di pagine: 588

Trama: Sin dalla sua infanzia, Simon Leyland è affascinato dalle lingue. A dispetto dei suoi genitori, diventa un traduttore e persegue con determinazione il suo obiettivo di imparare tutte le lingue parlate nel Mediterraneo. Da Londra segue la moglie Livia a Trieste, dove lei ha ereditato una casa editrice. In questa città di importanti letterati crede di aver trovato il luogo ideale per il suo lavoro, finché un errore medico non lo porta fuori rotta. Tuttavia, questa apparente catastrofe si rivela un punto di svolta e un'opportunità per reinventare ancora una volta completamente la sua vita.

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Una storia imperfetta che è stata raccontata col proposito di redimere tutti quelli che decideranno inerpicarsi lungo le vette di questo cammino, che ha suscitato in me una certa empatia con i personaggi, risvegliando zone assopite nel fondo della mia coscienza.


Titolo: Le disavventure di Amos Barton

Autore: George Eliot

Casa editrice: Fazi

Prezzo: 15 €

N° di pagine: 124

Trama: Amos Barton è il nuovo parroco della chiesa di Shepperton, una ciottadina della provincia inglese. Il reverendo è un uomo mite che cerca in ogni modo di far rispettare i dettami della Chiesa anglicana ai membri della sua comunità, ma il suo carisma inesistente, unito a una certa goffagine, fa si che non sia molto amato dai suoi concittadini.  Inoltre la parrocchia di cui si occipa non è sufficiente al mantenimento della sua famiglia, che può tirare avanti solo grazie al caritatevole prodigarsi di qualche parrocchiano e all’instancabile Milly, la moglie del curato, che ha totalmente immolato la sua vita al bene del marito e dei suoi figli. La situazione si complica ulteriormente quando la contessa Caroline Czerlaski si installa a casa Barton, portando con sé mille pretese neppure un centesimo, suscitando disappunto in Milly e una morbosa curiosità in tutta la comunità di Shepperton. L’intera vita di Amos Barton trascorre fra continue cadute e momentanee risalite, fino all’arrivo della notizia peggiore di tutte, che lo farà precipitare nello sconforto, ma vedrà finalmente i parrocchiani stringersi intorno a lui, nonostante incarni << la quintassenza concentrata della mediocrità. >>

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Leggere la storia di quest’uomo, autobiografia dello stesso, mi ha permesso di comprendere quanto la vita sia essenziale nella sua essenza, e che quello dell’amore specialmente delle nostre origini è un sentimento bellissimo che talvolta è un bisogno primordiale di appartenenza in cui si diventa un tutt’uno. Il tutto immerso in un chè di serioso ma sciorinato con dell’humor nero, reale contrapposizione che può sorgere fra l’amore spontaneo, appassionato ma non del tutto libero.


Titolo: L’enigma dell’arrivo. Un romanzo in cinque parti

Autore: Vidiadhar S. Naipaul

Casa editrice: Adelphi

Prezzo: 24 €

N° di pagine: 412

Trama: «Un addio di famiglia la mattina, a migliaia di chilometri di ditanza: un addio al mio passato, al mio passato coloniale e al mio passato asiatico e contadino. Subito dopo, l'esaltazione: la vista di campi e di montagne che non avevo mai veduto; il mare increspato che sembrava strisciare; poi le nuvole viste dall'alto; e pensieri sull'inizio del mondo, pensieri di tempo senza inizio né fine; l'intensa percezione della bellezza. Un lieve panico, poi; in parte perfino simulato; quindi una perdita d'identità. Un diario censurato, vero solo per metà, ma anche per metà intensamente vero, scritto in una stanzetta buia dell'Hotel Wellington a New York. E già l'impressione di essermi perduto, l'impressione di una verità non del tutto affrontata, di un mondo che avevo visto così grande e che la notte era ritornato piccolo un'altra volta.»

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Un romanzo innaturale, inspiegabile ma straordinariamente indimenticabile in cui il bello della sua lettura sta proprio in questo suo essere sbagliato. Estraneo ed erroneo, probabilmente agli occhi di molti. Un’accozzaglia di circostanze e avvenimenti assurdi che si verificano spesso senza motivo, e che non trovano una sua collocazione esatta: interpretare le cose nella maniera più conveniente aiuta a capirne la natura.

Un cosmo letterario di stupefacente bellezza oscurato da strambe ombre, misteri inspiegabili del cuore umano, sprazzi di dolore che altri non sono che il riflesso senza luce dell'amore.


Titolo: Vita nostra

Autore: Marina Djachenko e Sergej Djachenko

Casa editrice: Fazi

Prezzo: 18 €

N° di pagine: 400

Trama: Durante le vacanze estive, la giovane Saška viene avvicinata da un uomo che la costringe a eseguire una serie di compiti a dir poco bizzarri. La ragazza è spaventata ma non ha altra scelta se non obbedire, ricevendo in cambio dei gettoni d’oro con un marchio sconosciuto. Gli incarichi continuano e le monete si moltiplicano; l’autunno successivo, invece di iscriversi alla facoltà di Filologia come ha sempre sognato, Saška viene infine obbligata ad allontanarsi da casa per raggiungere l’Istituto di Tecniche speciali. Non è una scuola come le altre: i libri risultano incomprensibili, gli insegnanti negano qualsiasi spiegazione e gli studenti più grandi sembrano sempre altrove con la mente. La classe del primo anno prova a restare unita di fronte al rigore quasi crudele dei professori, mentre Saška trova conforto nell’amicizia con Kostja, un ragazzo sensibile che, come lei, vuole solo rimanere a galla per scongiurare terribili conseguenze. Nonostante tutto, Saška è sempre più attratta dalle lezioni e la sua improvvisa fame di sapere la trascina in uno studio ossessivo: quando diventa la migliore del suo corso, il severo e magnetico tutor Farit la prende sotto la sua ala e la spinge a sperimentare cose che Saška non avrebbe mai immaginato di poter fare. Non ci sono però solo giorni esaltanti costellati di progressi, ma anche estenuanti momenti di crisi e metamorfosi inaspettate: il sapere arcano e fondamentale che Saška insegue ha un prezzo molto alto, e lei deve decidere se è disposta a lasciare indietro tutta la sua vita precedente, incluse le persone a cui tiene di più.

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