Nel mese di giugno, per caso o non, ho avuto l’occasione di ospitare Mazo De La Roche. Donna dallo sguardo attento e pronunciato che, agli occhi del mondo, ci propinò in chiave romanzata la storia della sua famiglia con nient'altro che il desiderio di essere ascoltata. Bussando alla porta del mio cantuccio personale con una storia semplice ma reale, tangibile, quel poco e abbastanza per scorgere la sua anima. Semplice ma introspettiva che è una miscela disomogenea di svariati generi, i cui valori come la famiglia, l’amicizia, la solidarietà per salvaguardare se stessa e chi la circonda, ricucirà ben o male lo strappo che si aprì tanti anni fa, quando la De La Roche era una ragazzina e la vita la strappò dall’abbraccio caldo e confortevole dei suoi genitori. Perché anche se a guarire le sue ferite ancora sanguinanti sarà la letteratura, la parola scritta - nel romanzo, la nonna - non basta poiché un simile dolore svanisca. Ma certi dolori non svaniscono. Più che altro vengono definiti come delle sfide a cui soppiantare certe situazioni, e non è stato un caso che la vita le procurerà conseguenze e ripercussioni che le si rivolteranno contro. Divenire una milizia, un tentativo coraggioso di dare voce a chi non ha mai avuto una sua voce, dal quale sembra una semplice casualità dimostra come mi sono trovata dinanzi a qualcosa che aveva del potenziale. Qualcosa che tiene conto di ciò che talvolta ci riserva la vita, non sapendo se vivere o morire sia la scelta più adatta, isolata dal mondo, chiusa nel buio dell’incomprensione e della solitudine, avviata lungo una strada di cui se ne conosce l’inizio ma non la sua fine.
Titolo: Il gioco della vita
Autore: Mazo De La Roche
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 300
Trama: È trascorso un anno da quando abbiamo lasciato la turbolenta Jalna. Eden è scomparso e non si hanno più notizie di lui, Alayne è tornata a New York, Pheasant ha avuto un figlio da Piers e lo ha chiamato Maurice, come suo padre. Ritroviamo la famiglia riunita attorno al tavolo davanti a un invitante soufflé al formaggio e una bottiglia di rum di quelle buone per gli uomini. Manca solo Adeline. La nonna ormai passa la maggior parte del tempo a letto: quello stesso letto che è stato testimone di concepimenti, nascite e addii, e che ora sembra attendere un commiato. Difficile credere che la complicata trama tessuta da Adeline nelle stanze di Jalna possa squarciarsi. Ma una preoccupazione domina su tutte: a chi andrà l’eredità? Per tenere tutti in pugno, la furbissima nonna ha dichiarato che sarà destinata a una sola persona. Così, fra gelosie e sospetti reciproci, scatta la rincorsa all’ingente patrimonio: finirà forse nelle mani di Renny, per cui tutte le donne, nonna compresa, perdono la testa? O il fortunato sarà Nicholas, il più anziano, il figlio preferito? O l’adorabile piccolo Wakefield? Nel frattempo, il giovane Finch ha ben altro a cui pensare e coltiva in gran segreto la sua passione per le arti nell’attesa di entrare finalmente a far parte del gruppo degli uomini Whiteoak, mentre Renny non riesce a dimenticare l’affascinante Alayne, che tornerà a rimescolare le carte.
La recensione:
Autore: Mazo De La Roche
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 300
Trama: È trascorso un anno da quando abbiamo lasciato la turbolenta Jalna. Eden è scomparso e non si hanno più notizie di lui, Alayne è tornata a New York, Pheasant ha avuto un figlio da Piers e lo ha chiamato Maurice, come suo padre. Ritroviamo la famiglia riunita attorno al tavolo davanti a un invitante soufflé al formaggio e una bottiglia di rum di quelle buone per gli uomini. Manca solo Adeline. La nonna ormai passa la maggior parte del tempo a letto: quello stesso letto che è stato testimone di concepimenti, nascite e addii, e che ora sembra attendere un commiato. Difficile credere che la complicata trama tessuta da Adeline nelle stanze di Jalna possa squarciarsi. Ma una preoccupazione domina su tutte: a chi andrà l’eredità? Per tenere tutti in pugno, la furbissima nonna ha dichiarato che sarà destinata a una sola persona. Così, fra gelosie e sospetti reciproci, scatta la rincorsa all’ingente patrimonio: finirà forse nelle mani di Renny, per cui tutte le donne, nonna compresa, perdono la testa? O il fortunato sarà Nicholas, il più anziano, il figlio preferito? O l’adorabile piccolo Wakefield? Nel frattempo, il giovane Finch ha ben altro a cui pensare e coltiva in gran segreto la sua passione per le arti nell’attesa di entrare finalmente a far parte del gruppo degli uomini Whiteoak, mentre Renny non riesce a dimenticare l’affascinante Alayne, che tornerà a rimescolare le carte.
La recensione:
Per far si che la realtà non ci soffochi, l’autrice ha sfornato una storia in cui non è bastato catturare il pensiero astratto, ma inghiottendo una buona dose di realtà, con una certa passione ha ritratto la storia della sua vita come un qualcosa di sofisticato e bello, che lascia interdetti, e poi ti fa cadere a pezzi o si frantuma nell’aria, nel bel mezzo di una litigata con i genitori o un confronto con la stessa vita. Ho letto questo romanzo come se stessi indossando qualcosa di originale, qualcosa che inconsapevolmente ho bramato di possedere e leggere, in cui ho fatto risiedere la mia anima su un luogo situato in un piccolo paesino del Canada in mezzo a un immaginaria e fatiscente villa, isolandomi da tutto e da tutti, cibandomi esclusivamente di carte e parole come se fossero la linfa vitale che mi sostiene. In un mondo crudele e implacabile, dove non ci sono più sconosciuti che vagano lungo le strade senza trovare alcuna meta, dove non si giudica mai il prossimo ma semplicemente si conosce, questo romanzo mi è balzato agli occhi con la promessa di istantanee affinità. Con il suo ricco bagaglio di ricordi, emozioni estrapolate dinanzi agli occhi del mondo, che sconfina qualunque barriera, qualunque cosa ciascuno di noi avrebbe potuto immaginare, più importante delle nostre stesse anime, dei nostri corpi, così atemporale, atipica, che implora di essere tenuta in vita e risvegliata dal suo sonno dormiente. Un modo per mantenere un certo contatto con una strana alchimia generata qualche anno fa e che, a distanza di quasi cinque anni, ha riesumato quel piacere di dar vita a una storia dolce,coinvolgente, in cui si riesce a guardarsi dentro con gli occhi di un altro al di là di qualsiasi condizione.
Un orizzonte circolare come la terra, senza un inizio da cui partire, che si è sovrapposto a giornate fredde e monotone. Mi sono trovata in un posto del Canada che ancora non ho avuto piacere di visitare, c’ero arrivata per caso ed ero in compagnia di un gruppo di personaggi dal temepramento diverso, indifesi, vulnerabili a qualunque emozione, entrati nel mio piccolo mondo, sebbene anche il loro piccolo mondo mi aveva chiesto di farli entrare, accoglierli, in modo che poi potessi tornarci quando mi pare e piace. Il tutto reso in maniera così sensibile, romantico, quasi seducente, con una finta motivazione che oltrepassa i limiti dell’impossibile.
Inconsapevolmente la De Roche aveva posato le sue labbra vicino al mio orecchio. E dalla sua voce gentile e delicata, ho ascoltato una storia molto intensa, profonda, drammatica e veritiera che ha funto da balsamo per la mia anima giovane e romantica. Sospinta al largo, fra virgole di luce che trasmettono euforia e smarrimento, in una splendida e fatiscente villa da cui si è diffusa una melodia fluida, animata da volontà propria. Una sferzata di luce che ha illuminato l’oscurità come un fulmine, mescolando elementi, oltrepassando confini dello spazio e del tempo.
Nella tempesta impetuosa della vita, i suoi figli di carta hanno persistito con una certa malinconia. Un forte e insano senso di malessere, in quanto di loro e della loro storia non ho potuto non lasciarmi contagiare. Nutrita da un certo tipo di tristezza distorta, alla mancata libertà d'azione, ai giorni in cui ho avvertito intensamente il peso delle aspettative di qualcun altro che effettivamente non mi appartenevano. Rendendo però ai miei occhi questa lettura, un racconto di vita dolce e profondo, che mi ha soddisfatta come desideravo, un bel affresco sulla solitudine, sul desiderio di essere integrati nel mondo degli altri. Proiettato in quella landa deserta che è la vita, sola e incompresa, che come un magico tramonto emana una luce intensa. Cattura il cuore in una stretta ferrea non lasciandolo più.
Valutazione d’inchiostro: 4
Ottima recensione, grazie
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