La storia
del giovane Ivano è planata intensamente e con regolarità nel mio cuore, e man
mano che indugiava nei meandri della mia memoria, la sua aura lucente brillava
d'intensità. Ristagnando nell'aria, rilucendo nell'immediato, come se una
sferzata di luce la illuminasse. Minoica,
come Celeste 1872, è stata una delle
migliori letture appena compiute, in questo anno 2016. Le sue storie, il suo
lirismo, zeppo di distrazioni amorose e realistiche, sono penetrate nel mio
cuore come un eco perduto nelle profondità di un pozzo, nel ricordo di chi le
ha scritte.
Quest'oggi,
con una recensione che è una giostra di sentimenti contrastanti e folli che
hanno tormentato il mio spirito di un angoscia crescente, il mio spassionato
parere riguardo alla sua ultima fatica letteraria in cui fluttua
silenziosamente la figura evanescente di una donna che combatte
inconsapevolmente e senza fermarsi lungo il tragitto dell'amore.
Titolo:
Minoica
Autore:
Ivano Mingotti
Prezzo: 15 €
Casa
editrice: Nulla Die
N° di
pagine: 156
Trama:
Arianna è la famosa figlia di Minosse, re di Creta e dei cretesi. Arianna cerca
la libertà dalla figura imponente del padre, da quella discussa della madre.
Pasifae, e dalle storie che spesso la plebe racconta sul fratello, il famoso
Minotauro. Arianna, dal palazzo del porto, vede le navi cretesi tornare dalla
guerra, cariche di prigionieri ateniesi. Ma quando, tra questi, scoverà Teseo,
la sua vita prenderà una piega improvvisa. Cosa ci porterà a scoprire, sotto le
strade di Cnosso, la sua ribellione?
La
recensione:
Non esiste strada, non passanti,
non muri, non finestre, non
tende; [...]
Solo il sordo procedere degli
attimi, mentre tutto quanto di te,
Teseo, mi grida dentro.
E infinite volte ti sento chiamare
in quel giardino, infinite volte
mi sento ancora rannicchiata, col
cuore gonfio e l’anima sottile, a
battere come il mio petto,
suonare.
Non passi, ma battiti d’ala.
Domani arriverà presto, e io
voglio intensamente domani.
Sarò pronta.
Sono tua.
Una volta
lessi la tragica versione di una donna dove si diceva che, sopraffatta dalla
perdita dell'innamoramento del suo innamorato, si sia gettata in mare e si sia
suicidata. Farò bene a rispolverarla un giorno di questi, per un racconto.
Ricordo poco e niente, ma quello che mi colpì maggiormente fu la protagonista:
Arianna. Regina di Creta. Materia finita in uno spazio infinito, che porta la
bandiera dell'amore e dà calore con forza e coraggio. Quella bandiera che il
suo amato, Teseo, avrebbe dovuto seguire per migliaia di chilometri da Creta,
fino ad Atene. Una guerriera romantica e sognatrice che, sino a qualche tempo
fa, era protetta dalla servitù. Da un cuscinetto noioso e un po' troppo
ingombrante, una gabbia che la costringe a vivere a metà le sue sensazioni.
Così femmina, fragile, delicata, soggetta a sensazioni vere, reali e
giustificate.
C'è stato
un non so che nei suoi modi, nel suo amare. Un'intensità così profonda e
lacerante. Non appena ho posato lo sguardo su di lei, ho pensato: "Ecco
un'altra valorosa eroina!".
Ho sempre
avuto un debole per le storie d'amore, e restare seduti a guardare passivamente le vicende di un film proiettato sulle pagine
- appassionante, sensuale, romantico - a poco a poco comincia a non bastarci
più: vorremo verificare con i nostri occhi la natura di questo sentimento.
Vorremmo vedere più da vicino le vicissitudini della giovane Arianna,
interpretare la brama lussuriosa del suo cuore, la divina imprudenza che le ha
impedito di perdere completamente la volontà. In questo modo scorgeremmo un
infinità di emozioni, che il tempo ha sopito del tutto, e faremmo congetture
più attendibili circa il significato della sua importanza. Quindi diventiamo
imperturbabili e decidiamo di proseguire la lettura dal davanzale del nostro
mondo osservando il suo lungo e impervio cammino.
È così faticoso amare, così
affaticante sentire l’amore.
E tutto così terribilmente bello.
Mite.
Una volta
compiuto questo passo, tornare indietro risulta una cosa un po' più difficile.
Basterebbe tornare nel nostro corpo, lasciarlo nella landa deserta in cui era
sprofondato e tornare ad essere un'entità instabile e maldestra. In questo modo
si valica qualunque barriera, superando il labile confine fra realtà e
fantasia. A superare con un balzo il mondo di qua con quello di là. Sembra
tutto privo di significato, anormale, ma affascinante come una felicità
intangibile che si disperde tra le nostre mani. Una sferzata di luce, capace di
inghiottire un enorme buco nero.
Il tempo
torna a scorrere sinuosamente. Un nuovo corpo abita la cittadella della mia
coscienza. Tutto accade con rapidità, come un getto di fuoco. Rapido e
luminoso.
Dovrei
trovarmi nel mio mondo, in una realtà che ha il più agro sapore delle
delusioni. Eppure mi trovo ancora dall'altra parte. In mezzo a una città dorata,
nell'anima di una giovane donna che si scuoteva tanto da ritirarsi nel petto,
sprofondata nel dolore, nella sofferenza. Guardandomi attorno, ho osservato
quello che avevo davanti. Il sole che forte picchia sopra la mia testa, una
piazza gremita di gente, un giovane alto e avvenente che, solo vedere il suo
viso, colma quella tempesta irruenta che infuria nel suo cuore. Il silenzio è
talmente profondo da far male alle orecchie. Non c'è nessuno, a parte me e
questa giovane donna. Ne ho avuto l'impressione che ci fosse qualcuno nascosto.
Eravamo sole, io e lei.
Risvegliarsi
è stato un processo così rapido da risultare irritante. Tornare in un luogo che
già conosco, dove posso scorgere qualche traccia della mia personalità, sebbene
abbia dato segni di disorientamento, istante dopo istante, mi ha permesso di
chiudere quella porta su un mondo che tanto gelosamente avevo custodito. Il
tempo sembrava essersi fermato. L'amore era un sentimento alquanto strano: un
respiro di troppo in gola, bloccato e imperituro, come una voce che rimane
incastrata dentro.
Ieri sera
ho terminato di leggere una storia bellissima e sensuale, popolata da
personaggi potenti e smaniosi di potere, a tinte greche, immersa nel silenzio.
E, cercando di mettere in ordine i pensieri, evocando parole o nozioni stipate
nella soffitta dell'anima, prima che il fuoco della vita se le prenda e le
ammutolisca, cerco di dargli una forma col numero di parole che mi ero
prefissata. Desiderando arrivare più lontana scrivendo una recensione che possa
acquietare qualcosa nel mio cuore. Questa sarebbe stata l'occasione giusta per
urlare al mondo ciò che ho provato, che ho saldamente nascosto. Una vocina
interiore mi dice che la storia di Ivano ha funto da antidepressivo contro gli
effetti collaterali della vita. Tuttavia, solo scrivendo posso percorrere
meandri della memoria e scoprirmi così in una moltitudine perfetta e infinita.
Trasportata dalla corrente del tempo fino a quando qualcosa in me tornerà al
suo posto, aprendomi a dismisura pur di non sentirmi mai più sola abbastanza.
Già da
qualche mese, come un punto di domanda senza frase, il mio viaggio verso un
luogo che ho conosciuto solo attraverso i libri di storia, era pronto a
fondersi con personaggi le cui radici nascoste nella storia delle loro vite formerà
quel lungo cordone che alla fine ci legherà.
Arianna,
fredda, senza più ventre ne anima, senza più cuore, ma solo un corpo che
striscia ceco, in questi buio abissale, alla ricerca del suo compagno, con la
determinazione di chi ambisce a qualcosa d'importante, mi ha sussurrato una
storia per certi versi poco originale, ma la cui aura lucente mi ha
completamente stregato. La sua sorte mi stava così a cuore da sentire il
bisogno di condividerla con qualcuno. Le parole non dette rimasero ancora
dov'erano rimaste per tutto questo tempo, il dolore simulato da sogni sensuali
e romantici che, come una straordinaria illusione, rivelavano la sua identità,
celata sotto le mentite spoglie della disinvoltura. Arianna che proiettava la
sua malinconia fino al mio cuore caldo rinchiuso nella cassa toracica, dove
scalpitava e contraeva ogniqualvolta morire sembrava fosse l'unica soluzione
per passare oltre, tenere duro.
svilirsi per poter volare,
impantanarsi
le ali per farle più solide, e poi
spiccare il volo. Così
dedicata a lui da sacrificare me
stessa, ed esserne assolutamente
conscia e convinta, e volere il
sacrificio.
In ogni
gesto erano rinchiuse parole. Parole che bastano per comprendere la loro
unione, l'uno per l'altro, l'uno con l'altro, soli contro le avversità del
mondo esterno. Parole piene di vita di cui il lettore non sa tuttavia cosa
farsene, ma che accrescono il suo interesse nei riguardi della storia.
Minoica è la storia di un amore
trascendentale che si sprigiona nel bisogno di possedere l'amato, in cui si
cerca sempre di mettere a tacere la sofferenza, la nostalgia - piccoli rituali
che inconsapevolmente sentono fortemente di avere bisogno - e il segreto
rituale delle loro anime che si toccano.
Un’emozione
schiacciante e terribile nella sua
bellezza: ritrovarsi
specchiati nel contatto
dell’altro, e sentire lo stesso tremare, la
stessa emozione: ed è come se non
le dita, ma i nostri respiri si
avvinghiassero, si accarezzassero.
Tiepidi e morbidi.
Danzante e
luminosa, ha la sensualità dei romanzi d'amore odierni ed, intenso, drammatico,
quasi tragico è un romanzo che parla al cuore. Virgole di luce che trasmettono
emozioni altalenanti e anche smarrimento, che si camuffa tra i dolorosi
desideri di una giovane donna timorosa del padre. Un omaggio alla bellezza
dell'amore, alle ossessioni, alle possessioni della bella e indomita Arianna,
capace di renderci partecipi della sua stessa vita, dei suoi dubbi o
perplessità. A questo sentimento protratto nel tempo, capace di renderci
vittima di tranelli poco caritatevoli del cuore umano.
...quanto è dolorosa la sicurezza
di averlo qui, e il non poterlo
toccare, non poterselo metter
vicino. Lui è in questo luogo, a
portata del mio occhio, e tutto è
così odioso e così difficile,
tutto così complicato: non potrebbe
richieder meno sforzo l’amore, se
in fondo ci toglie già ogni energia
nel provarlo?
Valutazione d'inchiostro: 5
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