Le giornate si accorciano sempre più, divengono più fredde, quasi melanconici ma dotLe giornate si accorciano sempre più, divengono più fredde, quasi melanconici ma dotati di una magia particolare che inevitabilmente induce ad un congiungimento con la propria anima. La fine di un anno scandisce la fine di tante cose accadute in soli trecentosessanta giorni, tante cose avvenute uno appresso a un’altra che come una girandola impazzita, ma non ciechi di avventure, avvisaglie del cuore umano. La fine dell’anno è quel momento in cui bisogna tirare le somme: sedersi al computer e redigere l’ennesima lista in cui è possibile confrontarsi fra ciò che ci è piaciuto e ciò che non, ciò che ha arricchito il mio bagaglio culturale e ciò che invece non lo hanno nemmeno sfiorato, in una carrellata di scelte o sceneggiate stilistiche che, nel loro fragore o nel loro lento piattume,hanno lasciato sicuramente traccia del loro passaggio.
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Migliori biografie:
Opere che sono radicate nel territorio dell'immaginazione urbana e neli spazi urbani, in cui fa quasi sempre da sfondo una Londra distesa in una cappa di vapore. In un palcoscenico frenetico in cui il lungo viaggio del protagonista o dei protagonisti entrano in contatto con diversi meccanismi: la famiglia, l'istruzione, la prigione. Viaggi in cui si ha la consapevolezza di vivere amori folli, ardenti, malesseri e benesseri, in cui si cerca di crescere in questa tetra landa. Rifocillando l'anima, e ripristinando quel briciolo di serenità che ancora ci è riservata.
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Acuto e diretto ma anche un pò rozzo e frettoloso, contaminato dal naturalismo e dal satirismo, un testo che invita a comprendere la realtà circostante, il momento in cui bisogna buttarsi dentro qualcosa di importante, affinché ogni cosa cambi, manifestando una completezza che non viene fuori altrimenti se non le gioie della scrittura si allineano attorno al nostro cerchio, propinando qualcosa di inquietante ma veritiero il cui forte carattere, la coscienza di un sé senza limiti non è soggetta al semplice divenire quanto al giungere dritto al presente, metaforico o reale.
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Un racconto che trascende qualunque nozione di affetto umano, che mette in gioco le nostre conoscenze, il nostro modo di approcciarsi col mondo. Esperienze che mettono in gioco le nostre conoscenze, il nostro modo di approcciarsi col mondo, sufficiente a intrattenermi per una manciata di minuti, utile per curare una parte della mia incurabile curiosità.
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Un urlo al passato, un atto di ribellione - a modo suo - che desidera ristabilire un certo equilibrio, sia fisico sia mentale, che tuttora è infranto da diverse suddivisioni. Saliente opera che si è ancorata alla mia anima e lì resterà, metodo segreto utile per interpretare e capire un pó meglio il mondo.
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Con l’aura lucente di una donna che, nonostante sia trascorso qualche giorno, acceca i miei occhi e che conserva il suo potere meraviglioso nel contagio di parole che presto o tardi hanno finito per fagocitarmi. Rinchiudermi in una bolla di sogno in cui ho potuto comunicare per osmosi, esaltata dalla sua profonda ispirazione, la negatività abbattuta, la sofferenza soppiantata dalla realtà, navigante di una chiatta in cui ho circumnavigato l’infinito.
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Migliori classici:
Opera radicata nel territorio dell'immaginazione urbana e negli spazi urbani, in cui fa da sfondo una Londra distesa in una cappa di sporcizia, tributo oltreggiante e dannoso che rende quasi giustificati a rinfacciare a denti stretti il male subito. E, condividendo anche la minima emozione, su uno spazio immutato conforme al ceto sociale e al linguaggio parlato.
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Poetico ma vacuo, quasi inconsistente e orchestrato da una sinfonia che non ha una sua musicalità complessa ma elaborata,arguto, profondo, criptico, in un centinaio di pagine, mi ha affascinato ed emozionato moltissimo.
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Una serie di opportunità in cui l'amore, la libertà, il senso di conforto o amicizia sono i capostipiti della produzione dell'autore. Non particolarmente forti, ma utile ad arricchire una storia che, a lettura terminata, denota il mio totale appagamento nei suoi riguardi.
Affiancare Isabel, nella vana ricerca di una libertà senza limiti, aver avvertito le sue paure e insicurezze, è stato davvero fantastico. Il tutto condensato in oltre 500 pagine di un affresco affascinante, moderno. Bello, sorprendente, zeppo di rivelazioni toccanti, su cui predomina l'amore e una certa malinconia.
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Uno straordinario intreccio di tradimenti, peccati, azioni inviolate e violate. Un impasto di pensieri, ricordi indelebili di una giovane donna rievocati dal tempo davanti agli occhi del mondo. Gli istinti più nobili, le simpatie più pure sono oggetto di persecuzione, di calunnia, e se finalmente si trovano due povere anime, tutto è organizzato perché non possono congiungersi. Ma loro ci proveranno, sbatteranno le ali, si chiameranno. E presto o tardi, dopo sei mesi o dieci anni, finiranno col riunirsi, si ameranno, perché è il destino che lo esige, perché sono nate l'una per l'altra.
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Le protagoniste di questo dramma desideravano scoprire, nell’immobilità di un paesaggio sterile, un forte senso di scoperta del proprio sé, come allegoria alle virtù cristiane, calate nel contesto leggendario di re Artù e i cui elementi quali, la santità, la temperanza, la castità, l’amicizia, la giustizia, la cortesia nonché l’epicità della gloria di una nazione sfiancata dagli innumerevoli scontri bellici, compongono un quadro armonioso, elegante ma triste che richiama la produzione tolstojana e l’impossibilità di comunicare col prossimo o di assimilarsi in un luogo.
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cenario solenne che appare nella sua severa opulenza ma dominata da un teatro di azioni in cui la gente è costretta a lasciare le loro terre, il loro luogo natio imponendosi sul popolo mediante pene o crocifissioni che sottolineano a sottomettere i suoi cittadini all’impossibile, all’impossibilità di possedere un armata colonica fenice come Cartagine, rifiutando un tipo di alleanza che avrebbe condotto a rispettare il più forte su chi la protegge. Vincendo sull’impossibile, concedendo un tipo di riflessione per gli uomini dinanzi ad un Destino furente come questo.
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L’uomo sarà così soggetto ad agire sul mondo esterno mobilitando l'astuzia, l’intelligenza, l’affetto per sopravvivere e sopprimere la mancata presenza della donna amata. Poiché la stessa Ricerca, nel suo epilogo, nel suo capoverso, diverrà finalmente istituzione di principi universali, fenomenologia dello spirito, reso sensibilissimo che ha tentato di salvare la sua anima da ogni assalto umano.
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Definito psicologico ma anche filologico perché attraverso la natura l’uomo può operare sui caratteri, sulle passioni, sui fatti umani della società e il determinismo regola l’intera natura. Gli esseri viventi sono soggetti a leggi fisiche o comiche che ne limitano o regolano gli organismi viventi ed i corpi inanimati perciò si modellano su azioni, nell’ambito sociale, agendo su fenomeni di cui è padrone l’uomo.
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Conoscere l’universo ha equivalso a conoscere la propria identità sin dalla giovane età, avvertendo così una grande intensità nell’essenza delle cose ma che non si possono osservare, guardare a occhio nudo se non scrutando se stessi. Eppure è l’ispirazione a donare gioia. E’ la realtà che si scontra col presente che riconduce a momenti in cui la memoria volontaria induce ad affannarsi a scrivere la vita. E Jean Santeuil, pur quanto sia rimasto incompleto, dona una visione splendida, poiché rappresenta quella specie di attesa del mondo ancora sconosciuto in cui la Recherche realizzerà in una sorta di presa di possesso della vita, del tempo e dell’amore.
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Alla fine, mi sono appassionata talmente tanto, che giungere alla fine mi parve inaccettabile. Influenzata sicuramente dalla mitologia, dall’aura mistica del luogo che ha generato fascino, ammaliamento, cosicché la storia, lo studio della psiche umana. L’anima si perde in meandri irrecuperabili da cui è impossibile recuperare o carpire alcunchè, perfino il più comune degli istinti umani.
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Romanzo che in epoca odierna può essere considerato promotore di resistenza femminile che si confronta con innumerevoli esegesi letterarie del mito, scoprendone l’incanto sospeso fra mito e fiaba pur di apprezzare la complessità dell’oggetto. Generando un dialogo molto stretto fra letteratura e arte, Apuleio proclamò la necessità di seguire una divinità da cui l’estensione della novella induce ad osservare l’anima così com’è e l’analogia a sottolineare l’errore della fanciulla, la sua sofferenza e la sua purificazione. Soppiantando Psiche ed eliminando Lucio nel mondo del mito in cui il messaggio è reso universale.
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Confessione sussurrata dalle stanze buie e polverose dell’anima di un uomo, un ragazzo, che procede come un soliloquio e le cui pause scandite hanno la forma di un delirio. Apparentemente cinico ma sognatore, galleggiando in un pozzo oscuro di irrealtà evanescente, desideroso di essere se stesso e non soggiogato dalla natura degli stessi sentimenti. E, vigile e silenzioso, ovattato, semplice e drammatico, proiettato in un teatro di azioni in cui alla fine ci si rende conto di essere a immagine e somiglianza di Dio in cui il bello in tutto ciò sta nei tentativi di comprendere la vita stessa. Allucinante e oscura come questa.
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L’esistenza individuale è rappresentata dalla vita di una sola famiglia, una famiglia così piccola nel suo evolversi nel tempo che dimostra come un principio astratto condizioni ogni cosa, modifichi o cambi nel tempo. Considerando l’esperienza umana sotto il profilo del cambiamento. Nell’atteggiamento dell'autore nei riguardi delle trasformazioni sociali che, disgustato, celebrò quei valori e quei trionfi che li hanno reso possibili. Aprendo un varco nel suo presente personale reagendo così in modo personale e drammatico.
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Nel bel mezzo del nulla è possibile scorgere qualcosa: che si tratti di speranza, di false illusioni o della semplice constatazione del nulla, non ha importanza. E’ importante, alla fine, ciò che resta. Il suo effetto, così lungo, straordinario molto più di quel che avevo previsto. Il cui cuore pulsante, è quello di un nobile combattente, di cui nobile tuttavia ha solo l’amore per la letteratura, che bramò la nascita di un giorno in cui avrebbe scaricato ogni cosa nel baratro delle nullità, lasciando campo libero ad una prospettiva di vita diversa, se non migliore, di questa.
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Un’ opera solennemente letteraria che evidenzia come la bellezza talvolta può essere colei che lega qualcosa di forte, tangibile, indelebile che ha funto da filo conduttore fra me e questo mondo, che però non fa trattenere il fiato come credevo ma richiama la narrativa romantica vittoriana a cui sono abituata, che, arrivando in sordina, mi ha reso partecipe di una vicenda dolce/ amara in un mare di ricordi che fluttuano nel tempo sempre più remoto.
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Malinconico ma dolce, confortevole come un abbraccio non del tutto caldo ma sentito, nel quale è stata delineata una storia dal sapore agrodolce. Abbellita da minuziose curiosità, voli pindarici di fantasia, un tuffo nel passato in cui l’idea di raggiungere la felicità è un sogno che non si infrangerà del tutto.
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Sebbene le vicende che si sono snodate non hanno propriamente lasciato un seducente sentore di fresco, quello di Mann è un romanzo che rievoca la libertà sopita dalla stoltezza, dalle inutili convenzioni sociali, che ha trovato compenso nella caratterizzazione di ogni personaggio, anche in quelli minori, nello splendore di ideali letterari dove la natura stessa è arcaica, come la rude architettura di un palazzo.
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Concerne a quel forte senso di abbandono, solitudine che mossero la Webb ad abbracciare la scrittura e ad esplicare mediante un linguaggio semplice, puro quelle certezze, non più ballerine, quanto stabili, che sono originarie dal rapporto che intercorre fra l’uomo e la natura. E che solo il buon Dio, con la sua bontà, potrà redimersi e condurci lungo la retta via.
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Migliori fantasy:
Si trattava di un qualcosa che, banalmente, ha conquistato anche me, perchè doveva andare così. Si trattava di un tipo di gioia, perlopiù indefinibile, che accresce il mio amore per la letteratura fantasy, anche se da me letta con meno frequenza rispetto al passato, mutamenti di anime che nel mondo in cui sono stati proiettati valuteranno come anime in pena, anime che tuttavia combatteranno pur di ristabilire il loro antico splendore.
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Una saga un cui ho decantato le bellezze dall'inizio alla fine, equilibrando la mia anima, fissandosi nella mia mente con forza e impetuosità. Condotta in una specie di gioco in cui si lotta per la supremazia, seducente, spontaneo, avventuroso, del quale mi è stato possibile viaggiare, come una meravigliosa esploratrice che contempla ammaliata il paesaggio circostante.
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Favola moderna talmente bello, un po' più maturo della saga delle Cronache lunari, in cui mi sono immersa al punto tale da non saper distinguere la realtà dalla finzione. Semplice ed emozionante, il romanzo funge come una sorta di omaggio alle favole di Perrault ed, efficace e fantasioso, traccia una linea invisibile tra presente e passato. Ritagliando un posto speciale persino nei cuori di coloro che credono che leggere questo genere di storie non sia altro che una perdita di tempo.
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Un fantasy epico per adulti costruito mediante aspetti che esplicano un unico assetto: esplicare la libertà. Evidenzia come, mediante una sequela di errori, l’individuo è soggetto a scontri e raziocini vari, e che lo rendono atipico e particolare non quanto per la storia in sé tanto per il modo per cui si adorna la materia.. Il suo essere originale, in mezzo a carcasse di guerrieri morti in battaglia, innumerevoli dettagli che richiamano la tradizione antica scritto in maniera alquanto realistico e attento che hanno un’importanza simbolica e non metaforica.
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Miglior romanzo di fantascienza:
Lungo e indefinibile pellegrinaggio nella psiche, ma anche nell’assetto etico e sociale in relazioni fra gli esseri umani che puzza di crudeltà, sangue appena riverso sulle strade, ricordi che lacerano la mente e che non riescono a portare via le impurità, con sangue continuamente riverso che è assetto passionale di un uomo che ripudia moralità, dedizione di certi dogmi spirituali e individuali.
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Un gioco adrenalinico che non impedisce di divorarti da dentro. Una corsa inarrestabile per la sopravvivenza, un eco che si diffonde nei vicoli. Accompagnato a volte da un grido acuto.
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Uno splendido sole che tramonta ma anche sorgere, quando meno lo si aspetta. Avvincente. Intrigante che, per qualche giorno, mi ha reso passeggera di questa navicella letteraria.
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Miglior romanzo gotico:
Un romanzo che mi ha appassionato sin dall’immediato, monito alla malvagità non necessariamente implicata nella morte o nell’uccisione, contornato da esseri umani che erano scintillanti, preziosi quanto invecchiati, morti, confidenti di scovare presto quella forma di salvezza che solo l’eternità potrà donare. Ma misurando i limiti del Bene e del Male, scrutando ogni parte del nostro spirito, impossibilitato a scovare qualunque forma d’innocenza. O felicità.
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Miglior horror:
Un disegno misterioso, ammaliante e seducente, ricco di passionalità e sensualità, accostato al fuoco della narrativa contemporanea, della scrittura in tutta la sua interezza. Una lettura di cui non si può fare a meno di provare un certo fervore, una certa curiosità, avvertendo persino ogni minimo contatto e di cui io ho avvertito così bene.
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Strizza l'occhio alla bellezza di vecchie storie in cui fabula e prosa si intrecciano in un unico filone narrativo, è rinchiuso nell'eternità di un momento. Nel momento in cui si ha l'avvento di una nuova venuta, una nuova preda che genera scompiglio, sconcerto, e spazio e tempo si mescolano in un unico essere. La forza prorompente di un fiume, che scorre tranquillo e sereno, talvolta può subire dei leggeri sfasamenti.
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Miglior romanzo di narrativa:
Rivisitazione di un classico in chiave moderna, fiaccola dalla cui scintilla nascono due entità pronte ad implodere ed amalgamarsi, un romanzo che parla della solitudine del cuore, conosce la malinconia, il languore, il dolore di chi è desideroso d'amare, concependo la drammaticità come qualcosa di talmente grande da risultare vistoso. Una lettura sentimentale che si divora in una manciata di giorni. Un romanzo che traccia il labile confine fra sogno e realtà, in cui si istaura nell'immediato una certa intesa.
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Un romanzo asciutto ma appassionante, stimolante e incalzante che nonostante tutto mi ha trasmesso piacevoli sensazioni. Fra lugubre e sciatte stanze, memoria di una vita lontana priva di ambizioni e sfortunata come i protagonisti dickensiani.
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Simulacro di una visione tangibile, soggetta alla sua figura violenta, remota, distante, superba dalla volontà dilaniante e altera. Figura solitaria che vaga lungo la riva dell’assurdo, dell’illusione, del fantasmagorico, assistendo alla tragicità della vita non solo come spettatrice ma come derivato di un programma, la cui provenienza è lontana, remota. Affettazioni dell’anima che coincidono con la supremazia, il sentirsi imprigionati e intrappolati in qualcosa che non dona gioia, quanto sconforto, in un teatro di azioni sconnesse ma significative.
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Un bellissimo ritratto alla vita, al passato, alla misericordia mediante la profondità di sentimenti e sensazioni che sono inculcati nell’animo umano, che sebbene affonda le sue radici nell’antichità è un romanzo attualissimo poiché narra di sommosse che disgraziatamente sono ancora diffuse come piaghe suppurante, nella Cina odierna. La poesia sarebbe divenuta struttura architettonica di un meccanismo letterario che non credo siano appropriati per tutti, ma sicuramente per chi desidera comprendere la vita mediante la bellezza di parole non sempre chiare quanto velate.
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Grandissima scala dalla cui imponente visione vi sono schiere di anime affamate e sfinite, che sprigionano nell’aria l’eco di una profonda innocenza, come un doloroso paradosso ogni cosa diviene ridicola, soffocata da una spontaneità primogenita la cui satira dà così vita a una visione grottesca, della realtà resa equivocabile e provocatoria.
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<< Unità di misura >>, gli ambienti e le azioni descritte avverranno per sua funzione, e lo stesso Auge diverrà maturo solo perchè pungolato continuamente dalla madre, incompatibile conseguenza della società e del meccanismo di cui se ne fa parte in cui diviene sempre più evidente l’incapacità umana ad essere forti, liberi di scegliere da soli, senza alcun condizionamento. Non spiccando per originalità quanto per le imperfezioni di cui inevitabilmente trascina, in un caleidoscopio di vicende a volte ripetitive in cui ogni cosa, persino la più brutta e misera, appare fatiscente e luminosa.
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In un teatro di azioni in cui l’uomo diviene immagine e somiglianza a tutti gli altri, senza alcuna distinzione, e la natura come spettatrice di attimi in cui l’uomo mostra se stesso. Ma pur quanto si tenti di rimediare agli errori commessi siamo umani e dunque esseri imperfetti dinanzi a Dio, che è unico e solo creatore. Dichiarazione d’amore al poema originale, dipingendo una o più idiologie umane mosse da motivazioni che approfondiscono o confermano un tema significativo come quello della condizione umana, scandagliando ogni cosa, ponendo un’idea chiara di tale condizione che, seppur l’ironia di cui è impregnato, genera insoddisfazione, impotenza.
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Una vocazione come la letteratura dovette misurarsi in un contesto politico pericoloso che si oppose dinanzi ad ogni cosa, esplicando un forte senso di libertà mancata. Dato che la letteratura funge da espediente per poter tornare in quel Cile, quel luogo sacro che sarà per sempre presente nel suo cuore e nei suoi libri, e da cui non volle tornare da vivo.
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Scorrevole e asciutto in cui la lettura della vita è proiettata dalla possibilità di saper sopravvivere, la natura diviene spettatrice, protagonista del caos fantasmagorico della stessa e dei suoi irrimediabili eventi che aiutano a comprendere la sua essenza. La felicità raggiungibile solo mediante il richiamo della stessa, mediante ragione ma anche verità che possiamo cogliere attraverso un processo di armonia, di coesione fra uomo e anima, uomo e natura.
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Testimonianza diretta, quasi ricordo pescato dalla nostra coscienza, di un paese che lentamente si avviò lungo la distruzione, e a cui si lasciano andare, inevitabilmente. Consapevoli di non poter mutare gli eventi. Figure cresciute nel grigiore, nel terrore in cui la vita è ammantata di polverose ragnatele, i giorni si susseguono di sordi dolori e insoddisfazioni. Una certa prosperità per il futuro, ma un luogo in cui il passato non ha perso la sua dolcezza e la sua linfa.
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Neppure alla religione famigliare e ai suoi paradigmi. Alle sue usanze o ai suoi preconcetti, mal visti soprattutto nei riguardi di una giovane ragazza non sposata. E la musicalità che si avverte, durante il corso della lettura, non a caso è fatta di un unico pezzo di stoffa, senza cuciture e nodi: quella relativa al sogno. Quando tutto finirà non resteranno nient’altro che le parole, quelle frasi che estrapolate dalla corrente di un fiume generano emozioni, suscitano ricordi, donano e trasmettono qualcosa che buttati in un fiume anziché nuotando, avanzando a fatica pur di restare a galla, travolge. Inibisce per la sua bella irruenza.
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Sentimenti scaturiti da un corollario di immagini, tra passato e presente, di cui io ho osservato imbambolata ma dibattendomi fra il possibile e il discutibile. Non conferendo alcun messaggio particolare ma trasmettendo qualcosa.
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La voce di un cantastorie si era intersecata allo stile di vita di una giovane donna la cui esistenza assume una certa luce, una certa importanza, solo grazie alla voce altisonante di certe storie. A dialoghi che, come uno scambio, si contrappongono fra lei e l’anima di chi le scrive, in una ricerca costante alla complicità attraverso cui le vicende di Ahmed si erano contrapposte alla mia: generando fascino, ammirazione, ammaliamento, pietre in giardini rigogliosi e già verdeggianti, in cui la bellezza delle emozioni sfocia nella sua costruzione onirica, surreale.
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Una storia lenta, densa ma non priva di emozioni che, dopo una settantina di pagine, mi aveva contagiata del tutto rendendomi comprensiva. La speranza che fra le sue pagine ci fosse un chè di profondo, tangibile, evaporò al sole nel momento in cui le parole che fuoriuscivano dalla bocca di Angela cozzarono nel mio petto, soffocarono la mia gola.
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Ibrido del dolore, della perdita, scritto come cogliendo una nota musicale, un dipinto, che se per un momento sembra disperdersi nel testo, in un secondo sorreggersi in un corpo, in una struttura architettonica robusta, le cui fondamenta sono l’amore e la perdita. Delineando i limiti dell’eredità di una famiglia nonché ossessione malsana che rivela la verità, l’identità, la natura. Lettera d’amore al potere delle parole, un connubio di emozioni in cui la vita e la morte sono protagonisti o spettatori di qualcosa di potente e nostalgico mediante cui possiamo comprendere per intero la vita.
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Satira o antiutopia che contrasta ogni forma umana innocente e bonaria, una Russia spettatrice di qualcosa che disgraziatamente ancora persiste, il cui finale è ambiguo seppur lascia spazio all’immaginazione, che prevede quella ennesima dimostrazione del passato che si fonde nel presente e nel futuro.
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Allegoria del percorso, del tunnel in cui sarà intrappolato l'individuo, una prigione da cui è impossibile scorgere la luce, guidati dalla voce carezzevole dell’autrice - abile cantastorie che ha riesumato questa storia dalle lande deserte del suo animo - è una storia a cui è stata donata la vita. Ha aperto una porta sull'anima, e ci ha invitato ad entrarci letteralmente dentro.
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Miglior racconto:
Non decifrando quanto ritenendo esattamente ogni cosa com’è. In un carosello di azioni, gesti, un numero spropositato di volti a cui ha una certa prevalenza quella dell’infante, della bambina come simbolo di mutamento continuo. Poichè nonostante possa apparire superfluo, gli infanti rivelano quella possibilità di scandagliare ogni cosa, sussurrare il tutto a fior di labbra, in un paradiso terrestre mancato, glorioso e verdeggiante in cui rifugiarsi è opportunità di rinascita.
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Inondata da una sferzata di violenza, rabbia e dolore, il linguaggio che è stato adoperato per indagare una storia così infame come questa, un'ininterrotta contraffazione delle pagine più nere della storia del Cile in cui il ruolo di protagonista è riservato ai capisquadra delle forze armate cilene, che malgrado le torture e l’esilio, tennero in vita la fiamma della legittima resistenza, del dover opporsi con tutti i mezzi, comprese le armi, garantirono un modello economico basato sull’essenziale al pericolo della pena.
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Miglior romanzo rosa:
Non un capolavoro come gli innumerevoli classici che amo leggere, vivere, respirare, quanto fabbisogno di rievocare il passato che concili con l’idea di scovare una ricetta specifica che, in una sferzata di sentimentalismi ed emozioni varie, porti dritto dritto dinanzi alla felicità.
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Migliori saggi:
L’abitudine, la forza d’animo, il coraggio, la determinazione, forse caratteristiche individuali inconcepibili per qualcuno ma non per me, si affinano nel momento in cui il nostro spirito entra in coesione. E, poi, diviene difficile staccarsi. Riconoscere un’identità diversa da quella formata, discendente da forme improprie di vita che in poco tempo divengono proprie.
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Accanto a scene di vita non sempre piacevoli, quanto spaventose e sofferenti, esistono anche quelle di grande serenità, accanto a boia che tengono in mano asce che incutono terrore, macchine che possono radere al suolo intere città, ma in cui danzano ballerine dai corpi sinuosi, nel bel mezzo di certe macerie fioriscono fiori dallo stelo forte e rigoroso. Il tutto sotto i grandi sorrisi di pietra, sotto gli occhi socchiusi delle innumerevoli maschere che ci mostra la vita.
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La solitudine, l’atto di congiunzione fra due spiriti affini, è motivo di forza, alimentata da una perdita di un proprio sé passato, conoscitore di un presente da cui ne derivano tante cose. Perché se non esiste motivazione, capacità intellettive a comprendere come dalle brutture della vita è possibile coglierne ogni bellezza, non è possibile vincere quella battaglia insormontabile che ci tiene prigionieri. Perché la vera vittoria deriva dal principio, e, le prime ore del mattino, eroi.
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In questo marasma putrescente di anime corrotte è possibile anche combattere per non essere sopraffatti o trascinati. Pensando che forse di noi, del modo in cui vediamo la vita non importi a nessuno, né io desidero cambiare o porre alcunché quanto tentare di non diventare complice del più semplice dei crimini: l’indifferenza. Quel mancato interesse di porre quelle giuste domande che, nel tempo e per fortuna, la Scienza, ha asservito sul nostro credo messo sull’altare filosofico come un dogma.
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Ho letto questo saggio, così come tanti altri che ne hanno susseguito la lettura per intero della Ricerca, consapevole di ciò che avevo appena assistito, della magia che il tono, la trasposizione della gamma centrale di questi testi fosse così elevato, quasi tendesse all’infinito. Proust, in questo lasso di tempo, è divenuto per me come una specie di mito, una trama così complicata che a molti potrebbe condurre all’esasperazione, alla parodia di un sogno romantico che tuttavia ha le fattezze di una portentosa bolla di piacere. Quel tipico piacere che sarà caro anche a D’Annunzio, ma che in Proust avviene come un moto volontario a cui si riflette nella bellezza dell’arte e delle parole.
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Questa raccolta di saggi non toglie niente né aggiunge ad altri testi letti e vissuti in passato, scritti da altri autori, ma con tema principale la scrittura, i libri, i testi classici, come fonte d'inesauribile sapienza, specchi in cui è possibile rifletterci. La pace che ne deriva, - quale pace? Quella che coincide col momento di congiunzione all’autore - ricrea una personalissima bolla in cui ci si nasconde o protegge: quella dei curiosoni ma timidi che non vogliono mostrare le loro conoscenze in merito; quella dei più intraprendenti che desiderano farsi conoscere.
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Miglior romanzo storico:
Un viaggio che è un cammino di crescita personale che era marcato formalmente da un rito di passaggio, quello cioè di lottare o mettersi in gioco dinanzi ai patimenti della vita terrena, sulla responsabilità dei cristinani, indirizzando il mondo su riforme che possano essere razionali, sobrie o lucide.
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Una storia in cui prevale una generale malinconia che, alla fine, guarisce tutti. I problemi che affliggevano la povera Ester e tormentavano senza posa la nostra anima sono finiti. Ci si convince di aver preso in mano la vita di un altro, e che questo alla fine ha trovato la sua strada e che da peccatore aveva espugnato le sue colpe.
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Miglior romanzo thriller:
Pregno di quell’idealismo più sfrenato che abbia mai prodotto la coscienza mediante letteratura. Irretita, quasi priva di anima, mi sono scagliata contro un così ignobile atto, immaginando che ci sarebbe stata una via di salvezza senza speranza come quella di quest’uomo rendendolo scevro di qualunque umana considerazione Non potendo esserci, per chi legge, l’illusione più grande di questa: perdere completamente il senno.
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Quel palazzo solenne e maestoso che si è eretto inaspettatamente nei meandri della mia mente umana, in cui i temi affrontati sono alquanto forti da trasmettere quasi un senso di malessere, disagio, in cui il centro del nostro corpo accusa un malessere intenso e inspiegabile. Sono state tante le immagini che hanno camminato da sole come in un sogno e che si sono stagliate solitarie sporgendosi oltre la superficie torbida di un ruscello. Immagini il cui significato è sconosciuto, poiché il significato della mente stessa è sconosciuto.
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Miglior romanzo young adult:
Omaggio alle favole che ero solita vedere quando ero bambina ed, efficace e fantasioso, traccia una linea invisibile tra presente e passato. Ritagliando un posto speciale persino nei cuori di coloro che credono che leggere questo genere di storie non sia altro che una perdita di tempo.
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La storia della vita di un ragazzo che tuttavia non ha una sua vita. Sebbene mi ha reso partecipe dei suoi sogni, sebbene i suoi pensieri siano stati spesso costellati di dettagli e scoperte. Imprimendo nel mio organismo un impronta che non svanirà tanto facilmente.
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Moony Witcher però fa di questi racconti il clausole momento di ricordare l'infanzia trascorsa. E, in questo caso, cosa accade quando essa si rivela tragica, drammatica, difficile.
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Peggiori letture:
E l'autrice, in un romanzo che altri non è che una confessione sussurrata nel cuore della notte all'anima di chiunque, un urlo lanciato dalla soglia della nostra coscienza, non ebbe motivo di sospettare che questa sua opera ne fosse del tutto esente.
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Un inizio e una fine, allusivo ma poco intrigante che ho visto come tracce di lotta, orme in cui ci si dispera a trovarne le origini, la sua essenza, il bandolo di una matassa ingarbugliata, in cui le risposte alle mie domande non sono state soddisfatte, l’incantesimo della lettura frantumato in un battito di ciglia.
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Così algido, imperscrutabile, quasi privo di fondamento che non è solito nel mio temperamento, è stato motivo di biasimo da parte mia, perché, a quanto pare,sino a quando non giunse una lettera in cui lui esprimeva chiaramente il suo desiderio di abbandono, ne ignorava i motivi e le necessità. E senza questa missiva non comprendo perché, al di là di tutto questo, non si sia interrogata sul suo passato. Sul suo essere tanto medico quanto uomo, riproduzione di un dramma che, miscelato al mistico e al sentimentalismo, ha un ché di familiare ma inespressivo.
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Ci si perderà nel labirinto del tempo, dei ricordi di cui è prigioniera e, vagando in una grande casa che è una specie di labirinto, cercherà quella stanza particolare dove passato e futuro formano una corda ininterrotta e infinita. Uno spazio in cui è sospeso un codice che nessuno ha mai saputo decifrare, un accordo che nessuno ha mai ascoltato.
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Nulla di così memorabile, dunque, ma sicuramente che tiene su un meccanismo a dir poco affascinante per gli amanti del genere che tuttavia mi si è rivolto con un sorriso. Un sorriso che, per educazione e curiosità, ho ricambiato serbando però la speranza nel cuore di un prossimo incontro con la sua autrice. Un incontro che possa lasciare un segno nella sabbia del tempo, proprio come accadde qualche tempo fa.
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Un indagine che non ha mai fine, perché va oltre l'infinito, entro i limiti del possibile e del necessario. Qui dentro c'era qualcuno che protestava. Scalciava, impaziente e ossessivo. Ed io sapevo che avrei dovuto cogliere già prima questi atti.
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Inappropriato e inopportuno nel contesto scelto, espediente attraverso cui mi feci fuorviare dall’idea che, da grande amante dei classici e della parola scritta, questa storia potesse essere una bella opportunità. Quanto uno specchietto per le allodole per chi ama i romanzi e spera di incappare fra le pagine di una storia che espugni l’amore per i libri, la letteratura, nonché stratagemma di marketing per indebolire i cuori più pulsanti.
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Anche questa storia, esattamente come le altre in questo ultimo periodo, non è la migliore che possa annoverarsi fra i fantasy che ho deciso di affiancare, in questo sesto mese dell’anno. Di fantasy tuttavia non ne leggo più con la medesima frequenza, non mi considero più del <<target >>, eppure a volte mi piace discostarmi dalla mia comfort zone per varcare i cancelli celesti di una storia che so potrebbe non rivelarsi la migliore dei fantasy che gironzolano in questi ultimi tempi quanto poggiavano su un sistema magico deboluccio ma nel complesso soddisfacente. Ma non in questo caso ...
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Questo testo nacque dalla produzione e dalla realizzazione di fatti realmente accaduti nei primi anni del Novecento in cui i personaggi, come marionette manovrate da un abile doppiogiochista, si muovono come schiere di anime contrite e dannate che entrarono nella lotteria della vita senza dargli una certa importanza.
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L’utile come motivo di azione umana -, consegue azioni che scaturiscono da un principio misterioso. Da una demoniaca forza interiore di cui bisogna postulare l’esistenza, se si vuol spiegare il motivo per cui certi individui a volte agiscono come pazzi.
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Freddo e silenzioso come la solitudine, alla fine, il bello della sua lettura, sta nell'epoca in cui è ambientato. In un mondo senza armonia e amore, che ha segnato i momenti più belli della sua lettura. Non potendomi connettere a un livello così intimo da poter esserne travolta.
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Un romanzo che non spicca per bellezza ne resterà immemore nella mia fervida immaginazione, ma che oltrepassa quella barriera invalicabile dell'insoddisfazione umana. Ci parla di sentimenti, di esperienze conoscitive, dell'amore come un sentimento dolce, sensibile e toccante in cui ho potuto appropriarmi del cielo di un'altra nel momento del suo più grande sconforto.
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Corpi senza vita che apparentemente conducono la vita di un qualsiasi normale adolescente che, checché sostengono gli altri lettori, annoiano. Non ammaliano per il loro incarnato e la loro bellezza nè lasciano un segno inconfondibile del loro passaggio.
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Quello di Keiko non è romanticismo. E nemmeno una forma di sentimentalismo. Fra le sue pagine batte un cuore giovane che è uno specchio perfettamente terso. Dove chi legge può semplicemente specchiarsi, trovandovi solo quanto vi si riflette. Non sforzandosi nemmeno di pensare. Ma, disgraziatamente per me, insufficiente per definirsi carino o accettabile.
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Un opera che non nasconde un certo fascino, in cui ho trovato nozioni e concetti concerni al secolo. Gambarini ha indubbiamente tessuto una trama affascinante, ma confusionario e povera di emotività. Scevra di passione, fremiti di autoaffermazione dell'anima, rabbia o follia. La sua voce non arriva dritto nei cuori di chi legge, nè esamina i burattini di questo teatro allestito dalle sue parole.
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Un romanzo banale, insulso, inappagante a cui non assegno il minor voto semplicemente per il ritmo frettoloso che costellano alcune vicende iniziali. Una lettura che altri non è che un ode alle favole, alla letteratura per l'infanzia, ma che non ho potuto accogliere nel mio cantuccio personale con un certo entusiasmo e che, restando saldo alla materia di cui sono fatti i romanzi ma restando prigionieri di carne, sangue, lacrime e vittime ferite, ci si domanda se incorrere la felicità sia tutto ciò che si cerca da questo tipo di letture.
Bella la foto dell' albero fatto coi libri... Anche se un po' ammetto che mi ha fatto soffrire 😰
RispondiEliminaNon sopporto i libri lasciati aperti con la possibilità che si rompano
Beh si, questo è vero :P Auguroni :)
EliminaOttimo recap
RispondiEliminaGrazie :P
EliminaCiao Gresi, buon anno e complimenti per le tue letture, sempre tante e variegate :-)
RispondiEliminaCiao, Ariel! Grazie, e auguri :P
EliminaCiao Gresi , che bello questo post ricco di letture che spaziano tra generi diversi. Buon anno e un caro saluto :)
RispondiEliminaAnche a te 😘
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