lunedì, aprile 09, 2018

Gocce d'inchiostro: Orgoglio e pregiudizio e zombie - Seth Graham Smith

La cosa più bella dei classici è la loro efficienza, oltre che la magnifica originalità e veridicità che trasudano dalle pagine.  Quello di cui vi parlerò quest'oggi, amici lettori, non si può dire sia stata una "rivelazione". Ne penso che, se la Austen fosse stata in vita, avrebbe fatto i salti di gioia constatando come una delle sue opere di spicco sia stata profanata e ridicolizzata così bene. Con semplicità, sarcasmo, ma anche tanta tanta saccenza. Che peccato! Attribuirgli un voto, quindi non è stato per niente facile e, sebbene la riserva di immagini propinatami sia stata identica a quella della Austen, pur di non cercare il pelo nell'uovo ho decretato e concluso il romanzo di Smith con un sonoro "Ni". Perché, vi starete chiedendo? Perché quello che cercavo io era una vera e propria ode alla letteratura, e qui di letteratura seria ne ho trovata molto poca.
Titolo: Orgoglio e pregiudizio e zombie
Autore: Seth Graham Smith
         Casa editrice: Nord
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 367
Trama: E' cosa nota e universalmente conosciuta che uno zombie in possesso di un cervello debba essere in cerca di un altro cervello. Così inizia "Orgoglio e pregiudizio e zombie", versione fedelmente aggiornata          del celeberrimo ( e amatissimo ) capolavoro di Jane Austen, grazie a numerose scene "inedite" in cui, a farla da protagonisti, sono appunto gli zombi.  
La recensione:
Ho letto il manoscritto di Smith con una certa speranza nel cuore, ma rivelatosi un po' inconsistente, superficiale, vago. Una rivisitazione di uno dei miei classici preferiti, in cui vi ho riscontrato poche sensazioni positive. Poca profondità, potenza. Un lungo travaglio. Ho desiderato cimentarmi nella sua lettura, facendomi prendere per mano dall'autore. Mi sembrava di aver sentito la sua voce, così profonda e ironica, ma ciò che Smith ha scritto non mi ha colpito come speravo. La mia eroina preferita qui è concepita come uno zombie. Darcie come il bello di turno il cui volere sarà di poco conto. L'ho immaginata materialmente, poeticamente, fantasticamente. Il risultato? Beh, un po' di delusione c'è stata.
L'autore, all'età di soli quattordici anni, lesse e odiò il romanzo della Austen. All'età adulta decise di parlarcene in una nuova veste, esplicando il suo desiderio di dare ai personaggi austeniani una nuova veste grafica. 
Non ho potuto fare a meno di constatare come sono scaturite sensazioni sgradevoli, durante il corso della lettura. Un pomeriggio di primavera, fui convocata nell' Inghilterra del 1800, nel bel mezzo del niente, lasciandomi trascinare dalla risacca disomogenea dei ricordi. Una me giovane e presuntuosa. Una sognatrice sensibile e romantica, con un bagaglio di propositi e aspettative di cui solo il tempo saprà dare risposta. Questa volta si trattava della chiamata di un autore sconosciuto che ho accolto, senza nemmeno farci caso, vagliando scrupolosamente il numero spropositato di possibilità che abbiano indotto Green di interagire con la sottoscritta.
Tutt'a un tratto mi sono accorta che non ero più circondata dalle vecchie e ingrigite mura di casa mia. Mi trovavo in una terra avvolta quasi completamente dal silenzio. In una città in cui i volti sono decurtati da tagli e escoriazioni, sporcati e imbrattati di sangue, zolfo, paura e polvere. Un sole spaventoso si affacciava a malapena sull'orizzonte prima di affondare di nuovo. La solitudine rivestiva ogni cosa, mostrava un immagine talmente strana, poco originale, da darci l'impressione che il paesaggio sfoglio in cui mi trovo - con quel susseguirsi di corse a ostacoli, alberi frondosi e tappeti di neve che rivestono ogni cosa - assunse contorni sfocati e poco nitidi. Ero in uno scenario che conoscevo a menadito. L'aria che respiravo era pesante. Non ero sola, figure a me famigliari avanzavano a tentoni in questo sentiero impervio, diverso da come l'avevo conosciuto. Grazie a loro ho fatto fatica a prendere consapevolezza di cosa mi circondava. Lì, tutt'attorno, si vedeva solamente una porzione di cielo perfettamente vasta. Uno spiraglio di luce, nascosto nei cuori di chi vede, sente, diffondeva i suoi raggi pallidi come resti di memorie lontane. Stranamente tutto questo non mi piacque per niente, mi sembrava del tutto strana la Elizabeth che conoscevo. Quello che mi sorprese maggiormente fu il non essermi accorta, se non grazie a lei, di come era diventata. Uno dei tanti zombie esistenti al mondo, in una delle tante dimensioni.
Un giovane sognatore ha emesso una melodia che alle mie orecchie ha prodotto solo frastuono, con venature malinconiche, che ha avuto l'effetto di una lente litania, una cocente delusione su tutto, inoltrandomi in uno spazio freddo e silenzioso nel quale girano gli astri, fra un gioco di parole corte e già lette, promesse di speranza sciolte e sbiadite. Un cantastorie ha tirato i fili di una matassa che è stata concepita con deprovolezza, in cui è racchiuso nel palmo delle sue mani l'anima di ragazzi soli, contriti ma forti, coraggiosi e combattenti a cui è stato riservato un destino crudele ed egoista. Ragazzi che hanno avuto la sfortuna di vivere con una brutta condizione, intrappolati come vittime, attanagliati dal forte senso del dovere, dal forte senso di colpa, dai tormenti  che inducono ad ascoltare le parole degli altri, ma a tenersi per se le proprie.
In un viaggio in corsa verso la salvezza, la libertà, come guide sapienti, onniscienti e furbe, l'autore di questo romanzo avrebbe potuto attirare involontariamente la mia attenzione, grazie alla forza, al coraggio, alla dolcezza che si cela in una semplice frase, in una stretta di mano o in una semplice confessione, la semplicità con cui ha carpito anime che inducono a leggere Orgoglio e pregiudizio e zombie come un modo per far rivoltare la Austen nella tomba: il modo e la condizione in cui due celeberrimi amanti, seppure barcollando, mi hanno raccontato del loro bellissimo sogno d'amore.
La genesi del romanzo è completamente fedele all'originale, mal celata scrupolosamente, che non lascia adito a dubbi, ennesima rivisitazione del romanzo ottocentesco, che non mi ha attratto come desideravo proprio perché non incalza, non sollecita, ma annoia e non poche volte mi ha indotto a storcere il naso. Come con altri romanzi letti in precedenza, la sua operosità procede con lo scandirsi dell'orologio della vita: dalle gelide mani di un uomo desideroso di farsi conoscere si traggono anime vagabonde, zombie e guerriere che cadono a terra come gusci vuoti. Sfuggono da tutto e da tutti, assolutamente indifferenti. Osservando  una tela dipinta d'azzurro mutarsi in grigio al colore della pioggia. Assumere svariate sfumature a seconda dell'infinita serie di colori con cui l'autore si serve.
Spingendomi a vivere il romanzo della Austen come qualcosa di crudo e scabroso, che ci indirizza verso strade buie, anfratti, caseggiati piccoli, in un viaggio poco avvincente e turbolento diretto verso l'insoddisfazione. Un romanzo scritto con semplicità, ma di cui l'autore poteva risparmiare il suo tempo.
Una storia che mi ha permesso di viverci come una forestiera, un'estranea di un luogo che tanto estraneo poi non è. Brusco, drammatico, in una realtà parallela, cruenta e un po' incompleta in cui ci si risveglia repentinamente. Una coltre di malessere, sofferenza aveva nascosto la bellezza delle cose che la Austen aveva raccontato così bene. Furti, persecuzioni, fughe e corse verso la salvezza. Un pezzo di storia che ha fatto davvero storia e che qui assume diverse tonalità. Spogliandomi di ogni fascino, curiosità e interesse.
Valutazione d'inchiostro: 3

8 commenti:

  1. Io ho visto il film ... e mi basta.
    Cioè ero sì curiosa di leggere anche il libro ... ma non mi sembra migliore del film.

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    1. Io,invece,non penso vedrò il film. Ho letto il romanzo, e sinceramente mi è bastato XD

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  2. Non ho letto il libro (e non credo lo farò)... ma una cosa te la devo dire: le tue recensioni sono sempre così poetiche! Il modo in cui scegli le parole, il tuo stile... è inconfondibile! È una cosa veramente preziosa nella blogosfera, mantienila sempre! :)

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  3. Ciao Gresi, pur essendo un'amante di "Orgoglio e pregiudizio" questa rivisitazione non mi ispira per niente e le tue parole sembrano confermare la mia sensazione ;-)

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  4. Questo libro non mi attrae proprio... rimango legata all'originale, che oltretutto ho appena letto! :)

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