Titolo: La lettrice di mezzanotte
Autore: Alice Ozma
Casa editrice: Sperling e Kupffer
Prezzo: 16, 90€
N° di pagine: 264
Trama: Alice, figlia di un bibliotecario di una scuola elementare, ha nove anni quando, durante un viaggio in treno, fa un patto con suo padre Jim: ogni sera, per cento giorni, prima che scocchi la mezzanotte, lui leggerà per lei ad alta voce. Da allora, la vita che scorre veloce intorno a loro si ferma quando, la sera, iniziano quel rito, soprannominato << la Serie >>, in cui padre e figlia viaggiano insieme sulle ali dei libri, scambiandosi pensieri ed emozioni. Ma, una volta raggiunto il traguardo, Alice e Jim non riescono a fermarsi. Basta uno sguardo ed entrambi capiscono che il loro rituale deve andare avanti perché è diventato un momento irrinunciabile, l'unica costante in una quotidianità semplice e complicata, in una vita fatta di sogni, cambiamenti e scoperte. Leggere insieme diventa così una medicina contro la tristezza, un modo per ritrovarsi e conoscersi, un angolo di cielo in cui le nuvole non possono arrivare. Una certezza che li accompagnerà ogni sera, senza eccezioni, fino alla vigilia della partenza della ragazza per il college.
La
recensione:
Uno stato
d'animo doloroso e quasi contrito, quasi come una penitenza, mi ha impedito di
giudicare l'esordio di una giovane autrice come speravo: venne Pasqua e questo
romanzo non fu il mio antidoto alla tristezza, anche se scacciare la noia o sentirmi sussurrare una storia sconosciuta
che prometteva mille porte verso altrettanti mondi inesplorati era quello che
avrebbe fatto al caso mio. Eppure il mio desiderio sembrava essere quello di
leggere una storia che mi portasse lontano. Un concentrato di ottimismo e un
inno viscerale all'amore per i libri e la buona letteratura che, nonostante
qualche incongruenza, mi avrebbe fatto scoprire una me forse un po' più diversa
di adesso.
Le
giornate stavano cominciando ad allungarsi, e c'era abbastanza caldo nelle
prime ore del mattino per oziare all'aperto dopo la colazione, con il libro riposto
sulle ginocchia a mò di leggio, perché in questo periodo dell'anno mi piace
concedermi un momento di libertà all'aperto. Posando lo sguardo su un manto
dorato, in direzione di una città che ha sempre destato il mio fascino, si è
rivelata ai miei occhi, sotto lo sguardo attento di una giovane donna, una
scintillante trama increspata di sottili ragnatele di vita, simili a un raggio
di luna riflesso sul mare.
Sprazzi di
vita, la cui collocazione è stata saltuaria e un po' confusionaria, che vagavano
attraverso il luccichio di questa storia, non irradiandola come se avesse un
fuoco in se stesso, uscendo dal canale della vita e rimanendo lì per tutta la
vita. Davanti a questo spettacolo più che altro, intuii che l'amore per i libri
era meramente accennato. E che, in ogni pagina, in ogni dialogo, non c'era
quell'intensità spassionata di chi ama i libri.
Talvolta
mi sono interrogata, di notte, accompagnando queste mie spericolate avventure
con profonde e serie riflessioni. Si trattavano quasi sempre di pensieri di
svariato genere, per riflettere sulla natura della loro genesi. Quella infatti
di La lettrice di mezzanotte era quel
genere di storia che aveva portato grandi mutamenti alla sua autrice nel mondo
della letteratura: lei e suo padre avevano aperto una finestra su un mondo, ed
avevano abbracciato la letteratura come uno stile di vita. Un abitudine, quanto
di più di lontano tra quello che un padre e una figlia possono fare assieme.
Di ritorno
da un avventura che non aveva mai fine, perché continuava oltre la carta
stipularono un patto, poco prima che Alice compiesse 9 anni, che sarebbe durato
sino ai primi anni del college. Il corso del tempo, intanto, si alzava, zampillava
e tintinnava come l'acqua di un torrente: non si poteva pretendere scorciatoie,
e come anime dannate che girovagano nella lotteria della vita erano obbligati a
seguire questo solito schema già stabilito. Fra le spoglie mura di una stanza
piccola e moderna proveniva la voce gracchiante di un uomo che ogni sera si
spingeva, con l'immaginazione, in luoghi che forse non potrà mai visitare, ai
piedi di una grande città, nel cuore di personaggi in veste di carta e
inchiostro che, in una manciata di pagine, finiranno per raccontarsi.
Figure
splendenti di luce, che vedo e sento ogni giorno. Talvolta dolci, talvolta
aspri che danzano in una stanza stipata di libri, solleticano la pelle,
dipingono figure di vetro colorate nel vuoto.
La storia
della giovane Alice, una biografia e una esplicita dichiarazione d'amore fra
lei e il padre, avrebbe potuto essere molto di più di quello che in effetti è:
estimatore di un racconto emotivo e indelebile, in cui staccarsi di dosso il
vizio della lettura è davvero impossibile. Tuttavia, non quell'ode all'affetto
famigliare, ai libri passionale e mai banale che mi ero immaginata. Una giovane
ventitreenne è riuscita ad interpretare il linguaggio contorto delle parole,
dipanando un racconto lucido ma poco brillante che conduce verso mondi di
incredibile tenore. Ha lo stesso sapore agro di chi desidera condividere
qualcosa con qualcuno. Semplice, veritiero ma poco entusiasmante. A tratti venato
da un sottilissimo filo di drammaticità che, nonostante tutto, non sedimenta
dentro l'anima di chi legge. Privo di pathos, poco avvezzo a trascendere nello
sconfinato mondo dell'immaginazione.
Una
lettura semplice e realistica, niente di più. Un racconto che, sebbene parla di
persone, non ha una voce tutta sua. Ci parla di sogni, speranze, che avrebbe
dovuto donare conforto. Pera di fantasia, solidarietà che è stata mantenuta.
Ho
intrapreso questo viaggio sapendo che fosse un viaggio di un certo tipo.
All'inizio ero certissima ne valesse la pena, e adesso ancor meno. In alcune
fasi della mia vita mi sono trovata nello stato d'animo giusto per leggere racconti del genere. Una
di queste fasi è coincisa nel periodo in cui mossi i primi passi verso la
lettura di questo romanzo, apparentemente bellissimo, che tuttavia non si è
sposato con i miei gusti di lettrice.
Valutazione d'inchiostro: 2
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