Titolo: Memento. I sopravvissuti
Autore: Julianna Baggott
Casa editrice: Blugiano
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 496
Trama: Un grande boato, il sole
che emana la luce e il calore di tre stelle sovrapposte, e il mondo svanisce,
cancellato, spazzato via dal fuoco. E' il giorno delle Detonazioni, il giorno
in cui l'umanità si divide in due: da un lato i Puri che, rifugiatasi nella
Sfera, sono privi di deformazioni o cicatrici sul corpo; dall'altro i
Sopravvissuti che, con i loro corpi deformi, fusi con gli oggetti più
disparati, si aggirano tra i detriti e le pozzanghere nere di pioggia della
terra esplosa.
Pressia aveva sette anni quando
le Detonazioni le regalarono una bambola al posto di una mano. Le vite e le
cose si intrecciano in una massa confusa quel giorno, e la testa della bambola
che lei stringeva si trasformò nella sua mano. Ora ha quasi sedici anni e la
bambola è divenuta parte di lei: gli occhi che si aprono e si chiudono, la
testa di gomma che si agita come un pugno ogni volta che lei fa un passo.
Tuttavia, nel magazzino sul retro di un negozio di un barbiere dove vive con
suo nonno - una stanzetta con un tavolo, due sedie, due vecchi materassi sul
pavimento e una gabbietta per uccelli appesa a un gancio sul soffitto - Pressia
pensa a volte che sarebbe bello essere Puri, cancellare le cicatrici, avere di
nuovo una mano vera, anziché una bambola, vivere in quella Sfera da dove da
qualche settimana dopo le Detonazioni lasciarono cadere sulla terra devastata
da un messaggio che diceva: << Sappiamo che siete lì, fratelli e sorelle.
E un giorno emergeremo dalla Sfera per unirci a voi, in pace. Per il momento vi
guardiamo da lontano, con benevolenza >>.
Invece Pressia deve ora
guardarsi dall'ORS, il gruppo emerso subito dopo le Detonazioni il cui acronimo
significava Operazione Ricerca e Salvataggio, e aveva l'obiettivo di
ripristinare le unità mediche, redigere liste dei morti e sopravvissuti e poi
formare una piccola milizia per mantenere l'ordine. Trasformata in Operazione
Rivoluzione Sacra, l'ORS governa infatti col terrore e arruola tutti i
sedicenni con lo scopo di abbattere, un giorno, la Sfera. Quella Sfera da cui
verrà fuori Partridge, il ragazzo alla ricerca della madre, l'adolescente solo
e diverso come lei con cui Pressia si accompagnerà in una disperata fuga dai
loro reciproci mondi ostili e separati.
La recensione:
<< Il passato è tutto ciò che
abbiamo, qui... È così che si arriva all'oblio cancellando il passato,
rifiutandosi di parlarne. >>
Ed eccomi qui, senza fiato. Un cielo
deformato da banchi di nuvole annerite, l'aria carica di cenere e polvere. Una
processione di morte, nella speranza di scovare un posto che è stato
risparmiato. Le stelle che sembrano piccoli fiori luminosi - quasi invisibili
nell'aria densa di polvere - ma non sono fiori. Non è il soffitto della mia
camera, dipinto di un bianco immacolato. Il cielo che ho visto era infinito.
Non ha limiti.
Un ritorno in un luogo che avevo visto
fugacemente qualche anno fa? Quando ero ancora un adolescente?
Forse.
Mi sono trovata su uno spazio grande e
arioso. In una perpetua collisione fra passato e presente, scottature che si
prendono involontariamente, il tutto dipanato in una storia che è una
canzoncina. Una melodia composta da parole ritmate accompagnate da gesti delle
mani. In un mondo che è stato modificato per sempre. Popolato da sventurati che
sono sopravvissuti in atrocità viventi, deformi fino a diventare
irriconoscibile, versione perversa delle rispettive forme vitali.
La storia era sempre la stessa. La bambina
mutante si aggrappava a ricordi che non le appartenevano. Convivere con l'idea
che ci sia qualcosa di tremendo, qualcosa che costringe ad annegare in un pozzo
oscuro e profondo è come se un giovane principe, il principe dei suoi sogni, le
avesse rubato le ali e l'avesse costretta a sposarlo. Divenendo un brutto re.
Ma cosa c'era di cattivo in questa storia?
Un popolo che si bea di menzogne
benintenzionate, che dovrebbero essere di conforto. Una ragazzina che si sente
tagliata fuori dal mondo, sospesa nell'aria come un granello di cenere in
controluce. La speranza che tutto può accadere e cambiare.
Ricordo di quando lessi la storia della
quindicenne Pressia. La Detonazione, questa "condizione" che prostra
un intero popolo, erano stati quei luoghi che qualche anno fa avevo considerato
come una seconda casa. Il posto che, con la vista annebbiata, ho scorto
mediante frammenti di pneumatici esplosi. Lo scheletro arrugginito e marrone di
un furgone delle consegne, e più lontano, quando il vento calava d'intensità,
la cenere che si posava a terra, nel punto dove l'orizzonte e lo strato grigio
di cielo si incontrano. La Terra mi aveva completamente risucchiata. Il
risucchio dei Polverosi scorreva nel mio corpo. Il mondo era una terra desolata
ricoperta da cenere, mancanza di vita e sabbia immota.
Nulla di tutto ciò mi sembrava reale.
Sembrava si trattasse di un elaborata messa in scena della Distruzione. Un
mostro disumano, che mieta piccole e grandi vittime. Un sole grande e disumano
che giorno dopo giorno ricorda di essersi scottati. E' solo una storia.
Partridge lo sa bene. Non deve dimenticarla, ma nemmeno crederci. Non bisogna
vedere ciò che appare, ma ciò che è realmente stato e i fantasmi che vivono
dietro gli eventi.
C'è stato qualcosa di meraviglioso, una
sensazione alimentata col tempo fra le pagine di Memento. Ho
intravisto fiocchi di cenere svolazzare nei cieli plumbei di maggio e cha da
lassù hanno osservato l'avanzata lenta di una ragazza che un tempo viveva
dentro l'armadio. Ero consapevole che ero scortata da dei ragazzi macchiati da
entità impure, la cui aura lucente mi aveva circondato da tutte le parti. A
guidare il gruppo non era nessuno in particolare.
Rimanendo sveglia fino a notte inoltrata,
ho visto come una corrente torbida e oscura mi aveva trascinata lentamente
nelle profondità di una storia nuova, originale e avvincente, che in una
manciata di giorni aveva preso il sopravvento. Camminando senza fermarmi e
rendermi conto che, arrestandomi, il mondo che credevo di conoscere esisteva
ancora e liberasse quella parte animalesca che ringhia e agogna la libertà.
Eppure hanno un ché di doloroso i ricordi
che hanno sommerso la coscienza di Pressia, come un'inondazione che si è sporta
oltre la superficie torbida dell'acqua, nel periodo in cui feci mia la storia
di Pressia e Partridge. Ho riposto Memento sullo
scaffale, e come un vecchio amico dato un arrivederci.
Il romanzo della Baggott fa parte di
quella cerchia di romanzi che, nel panorama della narrativa per ragazzi, sono
stati denominati e classificati come dispotici. Crudeli,
sadici, inflessibili. Globi instabili di soggetti indotti al dramma, costretti
a respirare grumi di polvere condensati in varie forme, che se ne stanno
sospesi nel cielo.
Ho girato l'ultima pagina del romanzo in
balia di una vastità di sentimenti contrastanti. Variazioni dell'aria. Un
condensarsi della luce. Particolarità che fanno vibrare il vuoto, che hanno
illuminato persino i corridoi più bui della mia anima. Questa storia così
cruda, stramba e originale al tempo stesso, che ha avuto un certo fascino su di
me, ha avuto la forma di una matassa che si forma nello stomaco e procura irritazione.
Il sapore amarostico di un frutto sgradevole propinatoci dalla destrezza di un
autrice che gioca con i sentimenti delle persone. Ricco di piccole perle di
saggezza, dove i detriti trascurati della nostra memoria rivelano indistinti i
grandi tormenti dell'esistenza dei due giovani protagonisti. Tutte le loro
azioni che tendevano solo a sfuggire da una realtà che li ha presto risucchiati
e in cui non hanno trovato limiti.
Scorrevole, macchinoso, avvincente,
corrode e annienta lo spirito senza che io me ne accorgessi. Seduce, incanta,
inducendo a divorare le pagine tutte d'un fiato. Ritmo serrato e asciutto,
descrizioni semplici e modeste, l'intimità che nasce, cresce e va a piena
maturazione che sorprende e fortifica.
Colorato da particolari sfumature, Memento è
un gioco adrenalinico che non impedisce di divorarti da dentro. Una corsa
inarrestabile per la sopravvivenza, un eco che si diffonde nei vicoli.
Accompagnato a volte da un grido acuto.
<<Le nostre storie sono tutto ciò
che abbiamo. Le nostre storie ci preservano. Ce le scambiamo una con l'altra.
Le nostre storie hanno un valore. >>
Valutazione d'inchiostro: 4 e mezzo
Ciao, non conoscevo questo titolo ed anche se non è propriamente il mio genere, la tua opinione mi ha particolarmente incuriosita. Credo proprio che lo aggiungerò in wishlist :)
RispondiEliminaGrazie mille! Spero possa piacerti ☺
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