Finora ho avuto molte occasioni di restare sola, in silenzio, in
compagnia di amici d'inchiostro di lunga data che tuttavia non avevo mai accolto
nel mio cantuccio personale. Questa nuova inazione mi ha procurato un certo
entusiasmo; le mie letture procedono piuttosto bene, il numero prefissato a
inizio di ogni mese cresce a dismisura, e sebbene non mi trovo con nulla di
concreto per le mani, c'è però in tutto questo una sorta di magia che mi fa
distinguere una lettura da quella seguente. Tracciare una linea di confine fra
ciò che è stato bello o brutto, occupandomi totalmente e unicamente del mio
mondo interiore, della cui esistenza sono cosciente, ma come se fosse un'entità
ignota, lontana, remota e pertanto inavvicinabile sino a qualche settimana fa.
Dunque, muovendomi spedita verso i miei obiettivi, studiandone ogni
minimo particolare, valutando i pro e i contro, ancora una volta ho goduto di
questo rapporto col mondo << di là >>, per cui ai miei inutili
tormenti non chiedevo nient'altro che di lasciarmi in pace. E, con questa pace
interiore, stagliata sin dalle prime ore del mattino, la lettura di questo romanzo
ha dichiarato una sua importanza nel cosmo, così perfetto a se stesso, non facendo
altro che indugiare al suo cospetto e vivere di lui.
Titolo: Quando cadrà la pioggia tornerò
Autore: Takuji Ichikawa
Casa editrice: Tea
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 265
Trama: Takumi e Yuji, un giovane padre e il suo bambino, sono rimasti
soli: la dolce Mio, moglie e madre, è morta a soli ventotto anni per una malattia
tanto fulminea quanto inspiegabile. Ma prima di andarsene per sempre Mio ha fatto
una promessa: Quando cadrà la pioggia tornerà. E inspiegabilmente, ad appena un
anno dalla sua morte, con l'arrivo della stagione delle pioggie, una creatura
identica a lei con il suo viso e i suoi occhi, ricompare al loro fianco. Un fantasma,
pensa sbalordito Takumi. Ma questa nuova Mio è fatta di carne e sangue, anche
se non ha memoria di nulla; così Takumi, pazzo di gioia per quell'assurda,
insperata seconda possibilità, decide di raccontarle tutta la loro storia: come
si sono incontrati, come è nato il loro amore, come hanno finito per sposarsi…
e mentre Takumi racconta, rinnova l'incanto dell'incontro, il magico gemellaggio
di due anime, la tragedia della separazione. E il miracolo della ricomparsa di
Mio, la sua profezia, un mistero che Mio scioglierà in un finale capace di piegare
il nostro cuore e demolire le nostre incertezze.
La recensione:
Dio mi ha
fatta perché mi innamorassi una sola volta nella vita. Perciò non mi restava
che trascorrere il resto dei miei giorni pensando a te.
Il
mio primo incontro con questo autore non era prevvisto, verso la fine del mese,
perciò adesso che ne ho concluso la lettura mi siedo alla scrivania per
riportare nero su bianco le mie vivide impressioni al riguardo. Nei primi due
mesi di questo 2019 le mie letture sono state maggiormente straordinarie,
estremamente emozionanti, avvincenti, affascinanti, intriganti persino, non più
lunghi di 400 pagine, sebbene qualche piccola eccezione, ma limitati
all'essenziale; e anche questa volta ho seguito questo schema. Tuttavia ogni
qualvolta si conclude un mese un nuovo post che riepiloghi le mie letture,
nella speranza di cogliere in poche parole quello che ha contenuto ventotto
giorni di scrittura, musica e parole, sembra una sfida piuttosto ardua. Ma
queste sono solo piccole inerzie.
Come
dicevo, una mattina soleggiata di fine febbraio mi sono affrettata a sentire
come mie la storia di un uomo e del suo piccolino la cui storia, indirizzata
alle vie più recondite del cuore umano, passeggiando attorno al concetto di
amore, fede e amicizia, mi ha permesso di sbirciare nei loro cuori puri, nelle
loro anime lacerate e deteriorate dalle crudeltà del passato, pur di cogliere
un barlume di speranza. In un certo senso, di speranza in Quando cadrà la pioggia tornerò ce né, e non poco. E l'autore,
Takuji Ichikawa, in un romanzo che altri non è che una confessione sussurrata
nel cuore della notte all'anima di chiunque, un urlo lanciato dalla soglia
della nostra coscienza, non ebbe motivo di sospettare che questa sua opera ne fosse
del tutto esente. L'ho notato sin dal primo momento in cui ho cominciato ad
aggirarmi nel suo cerchio, determinata a restare qui finchè non apparvero
Takumi e Yuki, con gli occhi ancora colmi di lacrime, il cuore lacerato e
frantumato in minuscoli pezzettini, ciascuno con una storia diversa, ciascuno
con il suo diverso segreto.
La
vita è breve, gli attimi o i momenti di felicità si contano sulla punta delle
dita, eppure Ichikawa ci propina una storia che nonostante tutto scalda il
cuore, fermandosi ogni tanto in un punto a caso per poi riprendere la marcia.
Intorno, ogni cosa appare opaca, sporca, come se il tempo invernale da fuori
fosse entrato nella loro casa che odora ancora di strazio e perdita.
Ichikawa
inquadra le sue anime dannate in un mirino realistico, coscio che al di là
della morte non vi è niente, e che un dolore troppo forte spesso causa
conseguenze; un fantasma, uno spirito, una figura fatta di sangue e pelle, ma
conseguentemente non bisogna dare nulla di scontato. Nessuna di queste
eventualità prende nel romanzo corpo o sostanza, dato che la morte qui
affrontata oscilla fra il possibile e l'irreale, la realtà con la fantasia; e
malgrado si investi in una storia che ha del surreale e che a tratti richiama
alla mente il surrealismo murakamiano, ho tentato in tutti i modi di immaginare
in che modo si può credere di affrontare un lutto, una mancanza, quale ruolo o
importanza riveste esso in tutto ciò, costrindendoci a rimandare ogni cosa,
rivalutare qualunque certezza, mandarli nell'oblio da cui erano venuti.
Il
quadro sembra molto più complesso di quel che è, ma in soli due giorni
trascorsi in compagnia di Takumi e Yuij, la mia coscienza si è scoperta
estremamente irrequieta. Bene o male funzionava come sempre, ma in tutto ciò
non ha potuto compiere acute riflessioni su quanto è avvenuto fra le pagine di
questo splendido romanzo. Francamente, a fine lettura, non sapevo cosa pensare.
Ritengo plausibile l'ipotesi che, quando certe storie ti lasciano a bocca
aperta, demoralizzato, col cuore pesante e pulsante, penso che nessuno di noi
potrà più essere così libero. Fin dal principio sono stata la donna del mezzo,
la lettrice giunta d'improvviso, affiancata da un uomo sensibile ma provato e
bloccato dalla vita e dalla morte. Curiosamente questa tipologia di narrazione
mi ha ricordato alcuni romanzi, per citarne qualcuno il bellissimo A sud del confine, a ovest del sole del
mio amato Murakami. Ma anche Diario
d'inverno di Paul Auster, o certe poesie strazzianti che sono rimasugli di
anime deboli, quasi certa che dopotutto non ci sia più niente da dire.
L'essere
umano è un individuo che non riesce a stare solo. E se siamo quello che siamo è
dovuto anche dalle situazioni, dalle persone che ci circondano che, a causa di
forze maggiori o eventi sconvolgenti, ci conducono in tempi o spazi in cui
uscirne è davvero difficile. Quando cadrà
la pioggia tornerò evidenzia questo messaggio, e per quanto la morte lasci
destabilizzati penso che non è mai troppo tardi per non recuperare ciò che è
recuperabile.
Il
romanzo di Ichikawa sotto certi aspetti è un grande romanzo sulla morte, sul
conflitto tra il desiderio di unione o congiungimento fra due anime, il bisogno
irrinunciabile di amare l'amata che si presenta lontanissimo da ciò che
raffigura la copertina. Narrazione di una storia realistica, sentimentale,
drammatica, sincera che è una nostalgica
rievocazione del passato, costantemente punteggiato da riferimenti letterari,
il cui titolo è un omaggio a eventi fugaci che accadono in Giappone nel periodo
primaverile. Un insieme di strani suoni, strani sussulti del cuore che, al suo
ascolto, producono effetti devastanti che costringono a compiere profonde
riflessioni. Dovuti dalla sensibilità con cui è raccontato o amalgamato alla
storia e per il suo modo di tradurla in termini riconoscibili, in cui diviene
evidente l'esigenza dell'autore di esplorare la zona dei sentimenti e la
capacità ricettiva dei personaggi, con i quali lo stesso Ikawa si rispecchia.
Un
toccante e sano lirismo capace di esprimere idee o concetti primordiali;
l'insoddisfazione o l'ostilità nei riguardi del prossimo; l'esistenza vuota -
tipico canone della letteratura giapponese - che rendono agli occhi dei lettori
Takumi e Yuji altereghi dello stesso autore, Quando cadrà la pioggia tornerò è una lettura splendida ma
drammatica, tragica, sensibile, romantica e dolce che con semplici e pochi
gesti mi ha reso partecipe dei suoi segreti. Mi ha fatto sentire come un
uccellino che vola e può sentire la forza del vento. Scorgere in lontananza un
paesaggio, ma troppo distante per poterne cogliere i particolari.
Vivida
manifestazione di un amore impossibile, candido e semplice fra due giovani
dall'animo sensibile e tormentato, un'iniezione di vita dalle tonalità
drammatiche e intense che inonderà di luce il fosco e tetro paesaggio della
vita di chiunque decida di godersi un piacevole pomeriggio in loro compagnia.
Valutazione
d'inchiostro: 4
Letto anch'io, forse una decina di anni fa, in un'edizione tascabile pagata pochi euro.
RispondiEliminaLo ricordo a tratti, ma era piaciuto molto anche a me. Delicatissimo.
Anche a me è piaciuto, proprio per questo modo per cui è raccontato. Un pugno nello stomaco per chi è sensibile, proprio come me... nulla toglie che lo consiglierei caldamente :)
EliminaCiao Gresi, il romanzo non fa parte del mio genere di letture, ma mi sembra una storia davvero delicata ed emozionante!
RispondiEliminaLo é, Ariel! Potrebbe persino sorprenderti ;)
EliminaBellissima recensione, lo aggiungo alla mia lista!
RispondiEliminaGrazie mille ♡ fammi sapere se lo leggerai ;)
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