mercoledì, aprile 09, 2025

Gocce d'inchiostro: Guanciale d'erba - Natsume Soseki

Essere vuoti come un guscio, desiderosi di essere riempiti da qualcosa, in una realtà che è un grande tuffo nel vuoto, è davvero logorante. Viaggiare, dunque, identificarsi e stabilire dei rapporti col prossimo è la linfa vitale dell'anima. Rinascita di un nuovo sole, come quello della Creazione, mentre alcune forme oscure escono da un'oscurità cosmica per svanire completamente come per dare speranza, sulla soglia della vita e della morte. Pur quanto possedeva ogni ingrediente, in questo ricettacolo acceso della vita, quella di Guanciale d’erba non fu quel genere di storia che, come tanti altri romanzi di questo tipo, ha istigato delle nozioni, mi ha impartito delle lezioni da cui ne sono uscita diversa,  un piccole lentamente sboccerà maggiormente. Ma proveniente da un mondo in cui la ragione spiega tutto e la solitudine è l’unica forma concreta per comprendere noi stessi. Dove ogni cosa è precaria, la certezza e l'incertezza divengono enormi masse congenite. In compagnia di un viandante che, a tentoni, diverrà poi fiore. La sua anima cresce e dà frutti e i suoi vizi lavati via dalla fatica del viaggiare, che reclama la nostra attenzione. Ma che in forme sofisticate e anonime di insoddisfazione, come aggregati di un universo nell’immensità del cosmo, non sortisce l’effetto desiderato.


Titolo: Guanciale d’erba

Autore: Natsume Soseki

Casa editrice: Beat

Prezzo: 9 €

N° di pagine: 173

Trama: Un giovane artista, pittore e poeta, si avventura per un ameno sentiero di montagna di un piccolo villaggio giapponese. Lungo il cammino, in un'atmosfera incantata, incontra viandanti solitari, contadini, paesani, nobili a cavallo e ogni specie d'umanità, finché, sorpreso della pioggia, si rifugia in una piccola casa da tè tra i monti. Qui, dalla dolce voce della vecchia tenutaria, apprende la storia della fanciulla di Nakoi, che ebbe la sfortuna di essere desiderata da due uomini e di andare in sposa a quello che lei non amava. Il giorno in cui partì, il suo cavallo si arrestò sotto il ciliegio davanti alla casa del tè e dei fiori caddero come macchie sul suo candido vestito.

La recensione:


La natura in un attimo coltiva il nostro animo, lo purifica e lo conduce in un limpido mondo poetico.


La pace che generalmente sortiscono letture come queste, specialmente se possiedono quella magia che solo una lettura di crescita spirituale sortisce, crea una specie di fortezza in cui l’anima può essere rinchiusa e custodita. Come una reliquia sacra, quella che è generata è una prova mentale che mette a nudo le nostre sensazioni, le nostre capacità, erigendo una piccola fortezza da cui trarre ispirazione o riflessione. Quando abbraccio questo tipo di letture, si ripete la situazione del passato; quella che prevede un’immersione, un percorso in cui in esame sono soggette le mie emozioni, i miei desideri e dove la realtà, quella metafisica e letteraria, diviene riflesso di ciò. Eppure quello che ci propina questo testo possedeva una teoria diversa: al centro, un pellegrinaggio, ma in cui l’anima era corrotta da fattori esterni, dalla società che ne impedisce una maturazione, instilla nelle coscienze un forte senso di impasse, una privazione o impossibilità ad avanzare verso il progresso, a cui l’autore riversa mediante una critica accesa, perentoria mediante cui, chi legge, deve seguire l’autore, deve prendere esempio dai suoi paradigmi, da ciò che scrisse, in questo clima di combattimenti politici, storici e culturali che investono il paese, raccontando l’incertezza, la curiosità, la difficoltà di pensare liberamente, alla nazione stessa, rivendicando sempre la propria libertà intellettuale.

Le incredibili gesta di Natsume Soseki finirono all’età di quarantanove anni, quando il mondo era rifiutato, deteriorato da forme di negazione all’omologazione, alla libertà di sentirsi unanimi al prossimo dando priorità alle opinioni e alle scelte personali ma il cui prezzo da pagare era la solitudine, una costante dell’uomo moderno. Quando il mondo era ignaro di ciò che possedeva in cui l’arte dell’emozioni era chiara, netta su una tela di colori sgargianti e visibili in cui fu possibile riconoscere il mondo, riprodurlo come una macchina fotografica nella mente, scrutandola mediantei le proprie emozioni e uscendo in questo universo di purezza. La natura avrebbe fortificato lo spirito, lo avrebbe purificato al punto di condurlo in un limpido mondo poetico. E, l’amore per se stessi, per la patria, come fondamento per non renderci ciechi dinanzi la bellezza, la perfezione.

Lettori di ogni sesso, età furono padroni di un tesoro di inestimabile bellezza, scovato tempestivamente in un epoca che sta avanzando in un lento declino, abili profanatori di teorie e critiche, desiderosi di un'indipendenza fisica e morale che non tutti possiedono. Tanti, come me all’inizio del mese di febbraio, sono partiti lasciandosi alle spalle una realtà che non soddisfa nella sua massima integrità. Tanti si sono lasciati alle spalle monumenti, tombe, leggende, ricordi bellissimi e tantissimi fantasmi racchiusi in meno di duecento pagine che oggi altro non sono che un viaggio sulla vita. Gran belle esperienze di vita nelle quali sono molto pochi coloro che vi vogliono abitare e posti in cui non si è mai soli.

Per qualche giorno, tra le rovine di un cuore giovane racchiuso nella gabbia toracica di una massa di carne instabile e alquanto malconcia ho visto la sagoma di un uomo, un giovane pellegrino, un uomo la cui anima non ha aderito perfettamente alla mia, che vagava lungo la riva dell’assurdo e sembrava nutrirsi di una sofferenza che, nella mia testa, ha avuto a che fare con un incantesimo che si è innescato quando il Fato aveva già stabilito un certo percorso. Permettendo così all'individuo di guardare, in quel momento, dentro di sé, alla ricerca di una qualche spiegazione che possa appagarlo del tutto. Questa situazione è stata per un certo lasso di tempo un ospizio per il mio povero cuore ma fu incomprensibile che, fra le tante esperienze di vita del signor Soseki, qualcosa fosse andato storto.

E' in questi momenti, dove il mio spirito sembra splendere di una luce tutta sua, che mi piace pensare che questo tipo di letture altro non sono che lettere indirizzate a nessuno in particolare. Fermi ai bordi dell'anima, come un brusco scorto di sensibilità che spiega qualcosa sull'autore. Cose che possedeva già sotto la pelle, ma che non sapeva dire. E, pur di scrollarsi addosso la tristezza, la curiosità, o l'appagamento dei sensi, indirizzava i suoi pensieri verso un unico e fondamentale argomento: qual è il vero significato del viaggio? Quanto si può apprendere da ciò, e quanto si può fantasticare sulle vite altrui dall'osservazione di un dettaglio o un gesto?

In un mondo dove la vita è sempre più artificiale dove l'umanità è ancora corrotta, dove il tempo sembra scorrere ininterrottamente, da un'altura di una montagna Soseki tenta di impartire una lezione mediante cui dovremmo lasciarci il rammarico, l’insoddisfazione alle spalle. Ma, incapace di interprete le anime, quanto osservare esteriormente, come una sfinge, scrittore di parole e di storie di cui tuttavia l’eco è stato fin troppo fievole e non libero dai sensi di colpa, quasi infelice, dipanando la storia di questo pellegrinaggio come una miriade di spiriti radunati che raccontano bisbigliando la loro storia, invocando l'arrivo di molti altri spiriti, molte altre storie.

Una storia che avrebbe dovuto infondere speranza quanto tanta insoddisfazione, quanto sia cattivo e ingiusto il destino, e che non rivela niente che altri saggi pensatori come Aristotele o Socrate ci hanno impartito, strutturato alla maniera di quei poemi epici che fanno scaturire le riflessioni più profonde dell'animo umano. Non bisogna più guardare il mondo circostante da un caleidoscopio - un piccolo gesto, affinché ogni cosa possa apparire bianco e luminoso -, ma mettere fine agli alti e bassi affinché ogni cosa torni alla normalità o abbia un suo equilibrio. Viaggiare diviene così qualcosa di fondamentale. Qualcosa che esalta, rinvigorisce, dà da pensare, e, soprattutto, comprendere. Ma iniezione mancata di adrenalina, che tuttavia avrebbe potuto riempire emozioni. Un mezzo di crescita spirituale, come un compagno di avventure fa le avverse stelle, in cui ogni parte di vita è parte di un tutto dalle mille forme che è la vita.

Valutazione d’inchiostro: 3

2 commenti:

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