venerdì, luglio 18, 2025

Gocce d'inchiostro: Le braci - Sàndor Màrai

Sono trascorse alcune settimane prima che mi approcciassi a un autore ungherese, acclamato da critica e pubblico, come Sàndor Màrai. Terminato l'ultimo romanzo che mi aveva tenuto compagnia per una manciata di ore, decisi di leggere Le braci accettando l'invito che un generale ungherese, onesto, sensibile e galante mi aveva deliberatamente concesso. Tuttavia non mi illudevo che dietro a questa offerta ci fosse molto più di quel che credevo. Una certa concretezza, una certa passione, un certo sentimento, riversate in pagine che apparentemente non possiedono niente di speciale ma in cui serpeggia la perpetua sensazione che si nasconde qualcosa. Nelle ossa, nel sangue, nella carta, nel mistero del tempo e della vita, qualcosa che non si può comunicare agli altri e non si può tradurre in alcun modo: segreti che le parole non sono in grado di sostenere.


Titolo: Le braci
Autore: Sàndor Màrai
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 181
Trama: Dopo quarantun anni, due uomini, che da giovani sono stati inseparabili, tornano a incontrarsi in un castello ai piedi dei Carpazi. Uno ha passato quei decenni in Estremo Oriente, l'altro non si è mosso dalla sua proprietà. Ma entrambi hanno vissuto in attesa di quel momento. Null'altro contava per loro. Perché? Perché condividono un segreto che possiede una forza singolare: " una forza che brucia il tessuto della vita come una radiazione maligna, ma al tempo stesso dà calore alla vita e la mantiene in tensione". Tutto converge verso un "duello senza spade" ma ben più crudele. Tra loro, nell'ombra, il fantasma di una donna.

mercoledì, luglio 16, 2025

Danzando su carta: 35°

I bookhaul, le cosiddette entrate librose, da quant’è che Sogni d’inchiostro è in vita, non sono più assidue come un tempo, in quanto indirizzata nel leggere ciò che posseggo, o, comunemente, languisce sullo scaffale, anziché << acquistare compulsivamente >>, come disgraziatamente è accaduto in passato, in anni di passione e dedizione. Che pizza dover sacrificarsi, non lasciarsi sedurre dall’ennesima scontistica, che apparentemente sembrano voler attempare non solo alla nostra salute economica ma anche spirituale, trascinandomi per le strade di città roventi o nei cuori di personaggi algidi e implacabili.

Ma capitano dei momenti nel quale, nel cammino insidioso della tua vita, incroci uomini o donne che timidamente si affacciano sul tuo mondo con nient’altro che l’umile gesto di dedicargli qualche minuto del tuo tempo. In un vasto cosmo di tante cose, in cui linfa vitale è l’inchiostro di cui essi sono costituiti, senza dubbio quelle storie di quegli autori che personalmente prediligo maggiormente, come di certo è stato il mio desiderio di appropriarmi di questi testi, al quale ho riservato un certo entusiasmo nel rievocare il ricordo del nostro incontro, qualche settimana fa, a cui spettono questa volta le attenzioni di una donna, che tuttavia si lascia ancora irretire da certe cose. Figure di carta, espedienti mediante cui posso affrontare la vita rifugiandomi in un mondo tutto mio, un mondo popolato da amici immaginari, che vedono al di là di qualunque barriera. E mentre si veste altri panni, ci si sente parti integranti di qualcosa che in un certo senso ci tocca, fa vibrare le corde del nostro animo trovando quel coraggio di viverle in prima persona.

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Questa fantastica, vivace, stimolante e divertente declinante forma d'amore per la letteratura inglese. Come una formale distinzione, che lessi tre anni fa, in ebook, e che adesso, in veste di carta e inchiostro,  è nelle mie mani.


Titolo: I segreti del college

Autore: Catherine Lowell

Casa editrice: Garzanti

Prezzo: 18, 60 €

N°di pagine: 325

Trama: Nelle antiche aule di Oxford riecheggiano le voci degli studenti seduti ai banchi in legno. Tra loro, Samantha sente di essere nel posto giusto. Anche se lei non è come le altre matricole: è la discendente delle famose scrittrici Charlotte e Emily Brontë. Un'eredità scomoda, un segreto che vorrebbe tenere solo per sé, perché ciò che più conta per lei è l'amore per la letteratura e per i libri. Un amore che le ha trasmesso suo padre, che l'ha cresciuta da solo e con cui condivideva il suo gioco preferito: una caccia al tesoro attraverso segnalibri nascosti nei romanzi. Quello stesso padre che, da poco, è scomparso nell'incendio dell'immensa biblioteca di famiglia. Samantha è al college per buttarsi tutto alle spalle e ricominciare. Ma, appena arrivata, il passato si ripresenta a darle il tormento: nella sua stanza trova copie di Jane Eyre e Cime tempestose che credeva distrutte dal fuoco. Non ci sono spiegazioni plausibili sul perché ora siano tra le sue mani. Giorno dopo giorno, i dubbi si fanno strada in Samantha, fino a quando un nuovo indizio la riporta a suo padre: dal testamento scopre che le ha lasciato un segnalibro, un semplice pezzo di carta che per lei ha mille significati. Lei sola sa che è una traccia per un percorso a ritroso nel tempo che non può esimersi dall'affrontare. Lo deve a lui. Lo deve al nome che porta e alla famiglia a cui appartiene. Perché Samantha ha la certezza che dietro quell'intreccio ci sia la verità che molti cercano da anni: il mistero delle sorelle Brontë e della loro opera, che nessuno ha mai svelato. E ora forse è arrivato il momento di farlo. I segreti del college è un romanzo unico che unisce segreti, letteratura e un'ambientazione senza tempo come le aule di Oxford. Un romanzo che la stampa e il passaparola hanno decretato come uno dei più grandi successi degli ultimi anni. Una storia in cui il fascino di Charlotte e Emily Brontë e dei loro libri amati da tutti si veste di un insolito mistero.

lunedì, luglio 14, 2025

Gocce d'inchiostro: Gli ultimi fuochi - Francis S Fitzgerald

Francis Scott Fitzgerald sarà stato un tipo incomprensibile – mezzo genio e mezzo pazzo – di cui ho potuto però comprendere bene il suo stato d’animo sin dal principio. Dieci lunghi anni fa, quando di classici e letteratura, quella con la L maiuscola ne capivo poco, e reso sensibilissimo sin dalla giovane età. Fitzgerald toccò il fondo quando meno se lo aspettò e da cui lo stesso Fato gli impartì bene nel suo cervello, completamente atrofizzato in una massa gommosa di fili mentali squagliato e valvole di linguaggio bruciato da tormenti e preoccupazioni varie, l’attesa di riporre in pagine bianche pensieri che si sono avvicendati dentro e che sono un eco stagnante della cittadella caotica della sua coscienza che lo divorarono come tarlo. D’altra parte, scrivere è qualcosa che ha a che fare con il perfezionismo, specialmente quando di mezzo ci sono quelle onnipresenti necessità, e vedersi avanzare come un’anima in pena in mezzo a donne avvenenti e uomini ricchi, richiede una bella strigliata. 

Estraneo del gioco perverso in cui sarà trascinato, condannato a vagare per il mondo in fiamme che lo ha segnato, in cambio di qualche attenzione in più o di una promessa che adesso sembra la più dolce delle ricompense -, Gli ultimi fuochi è quel capolavoro mancato, pubblicato incompiuto e postumo, un oscuro labirinto che, mediante un montaggio di immagini a rapidità, trasmette una piacevole inquietudine per tutto il tempo della lettura e, strutturato alla maniera dei romanzi della narrativa contemporanea, è ambientato in un epoca in cui il tempo e lo spazio scorrono a loro libero arbitrio.

Lontanissimo dal tipo di storie di cui sono avvezza, una storia che non mi ha soddisfatta completamente proprio per il suo essere incompleto, che è una nostalgica rievocazione del passato, nonché rivisitazione di un intero mondo di tenebre e ombre. Quale mondo? Quello, naturalmente, dell’autore.


Titolo: Gli ultimi fuochi

Autore: Francis S Fitzgerald

Casa editrice: Mondadori

Prezzo: 12 €

N° di pagine: 176

Trama: Gli ultimi fuochi è il lascito di un romanzo incompiuto che Francis Scott Fitzgerald non terminò a causa di un attacco cardiaco, e che possiede tutte le caratteristiche del capolavoro letterario. L’autore vi lavorò quando la sua stella era declinata e aveva cercato, senza successo, di far carriera nel mondo hollywoodiano come sceneggiatore. La sua esperienza trova eco nell’opera che solleva il sipario sul retroscena del mondo della produzione cinematografica: Fitzgerald coglie la cupidigia degli azionisti e dei direttori amministrativi, il servilismo dei dipendenti, l’esibizionismo delle star e la facilità con cui si entra e si esce dalla scena, per essere abbandonati lontani dai riflettori. Si contano innumerevoli appunti e commenti dell’autore, intenzionato dunque a scrivere un romanzo curato nei minimi dettagli e quanto più fedele al mondo reale. Nulla, invece, è stato ritrovato sull’epilogo e l’incompiuto lascia sempre spazio all’immaginazione del lettore e a tutte le possibili alternative.

sabato, luglio 12, 2025

Nella baia delle parole: Romanzi salutari parte 2

E' in questi momenti, dove il mio spirito sembra splendere di una luce tutta sua, che mi piace pensare che esistono testi che non sono altro che lettere indirizzate a nessuno in particolare. Fermi ai bordi dell'anima, come un brusco scorto di sensibilità che spiega qualcosa sull’autore o sulla sua trama contorta. Cose che si possedevano già sotto la pelle, ma che non sapevo dire. Ma, pur di scrollarsi addosso la tristezza, la curiosità, o l'inappagamento dei sensi, la scrittura avrebbe allietato ogni cosa. I miei pensieri, mentre leggo, rivolti chissà dove, verso mete sconosciute o luoghi da cui non so se ne uscirò più come prima, ma in cui ci si interroga quasi sempre sul vero e proprio significato della vita. Qual’è il suo significato? Quanto si può apprendere da ciò, e quanto si può fantasticare sulle vite altrui dall'osservazione di un dettaglio o un gesto? Da questa riflessione ho concepito il proposito di rispondere mediante letteratura, in un dato o specifico momento in cui ci sentiamo 

vuoti come gusci, desiderosi di essere riempiti da qualcosa, in una realtà che è un grande tuffo nel vuoto. Scrivere, identificarsi e stabilire dei rapporti col prossimo è la linfa vitale dell'anima. Rinascita di un nuovo sole, come quello della Creazione, mentre alcune forme oscure escono da un'oscurità cosmica per svanire completamente come per dare speranza, sulla soglia della vita e della morte. E di romanzi che parlano di vita, la letteratura ce ne conferisce un numero gigantesco, se non illimitato. Suddiviso in due parti, questo post promulga questo tema ed espugna la vita esattamente per com’è: crudele e spietata, delle volte, ma bella e soddisfacente, delle altre.

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Racconto di vita di una giovane ragazza, ma anche omaggio alla libertà d'espressione e d'azione di cui Baricco ci parla come in un lungo sonno, in cui l'idea stessa di destino è una fantasia. Una favola per giustificare le proprie viltà.


Titolo: La sposa giovane

Autore: Alessando Baricco

Casa editrice: Feltrinelli

Prezzo: 17€

N° di pagine: 183

Trama: Siamo all'inizio del secolo scorso. La promessa sposa è giovane, arriva da lontano, e la famiglia la accoglie, quasi distrattamente, nella elegante residenza fuori città. Il figlio non c'è, è lontano, a curare gli affari della prospera azienda tessile. Manda doni ingombranti. E la sposa lo attende dentro le intatte e rituali abitudini della casa, soprattutto le ricche colazioni senza fine. C'è in queste ore diurne un'eccitazione, una gioia, un brio direttamente proporzionale all'ansia, allo spasimo delle ore notturne, che, così vuole la leggenda, sono quelle in cui, nel corso di più generazioni, uomini e donne della famiglia hanno continuato a morire. Il maggiordomo Modesto si aggira, esatto, a garantire i ritmi della comunità. Lo zio agisce e delibera dietro il velo di un sonno che non lo abbandona neppure durante le partite di tennis. Il padre, mite e fermo, scende in città tutti i giovedì. La figlia combatte contro l'incubo della notte. La madre vive nell'aura della sua bellezza mitologica. Tutto sembra convergere intorno all'attesa del figlio. E in quell'attesa tutti i personaggi cercano di salvarsi.

giovedì, luglio 10, 2025

Gocce d'inchiostro: L'arte di correre - Murakami Haruki

Mi domando se sia realmente possibile conoscere perfettamente una persona. Non mi riferisco esclusivamente alla persona come massa instabile di carne e ossa, no; non in questo momento. Piuttosto a figure di carta e inchiostro su cui puoi contare sempre e che, in una manciata di giorni, tracciano un segno del loro passaggio. Lasciano uno spazio vuoto che aveva una forma nitida e distinta.

Col romanzo di cui avrò il piacere di parlarvi oggi, del mio amato Murakami Haruki, mi sono trovata in una situazione analoga: anche quando mi sforzavo di conoscerlo, non riuscivo a cogliere a pieno la sua natura. Ma in che misura avrei potuto farlo? Forse sarebbe stato veramente essenziale conoscere esclusivamente quello che ho potuto vedere? A circa dieci anni dal nostro primo incontro, dopo aver chiacchierato con lui un mucchio di volte, dopo tanto tempo mi sono posta sul serio queste domande; fino ad allora non avevo mai preso seriamente a cuore certi problemi. Chissà come mai! Dopotutto sono già impegnata ad attribuire un significato alla mia inutile esistenza, nel faticoso compito di dargli una stabilità, e può mai essere possibile che la storia apparentemente semplice e innocua di un uomo come tanti detenga invece quel fascino che niente, nè il tempo o lo spazio, potrà mai dissipare? 

L’arte della corsa come espediente per concepire altri mondi, mettere in relazione qualcosa di irreversibile ma potente, trascinando nell'oscurità più profonda. In una trama in cui si può vedere solo il nulla, e di cui ne sono diventata parte. Nel fondo di un pozzo enorme in cui, alla fine, si acquisiscono facoltà, nozioni in cui afferrare l'estensione è un'impresa.

Titolo: L'arte di correre

Autore: Murakami Haruki

Casa editrice: Einaudi

Prezzo: 11 €

N° di pagine: 146

Trama: Una riflessione sul talento, sulla creatività e più in generale sulla condizione umana; l'autoritratto di uno scrittore - maratoneta, di un uomo di straordinaria determinazione, di profonda consapevolezza - dei propri limiti come delle proprie capacità -, di maniacale disciplina nel sottoppore il proprio fisico al duro esercizio della corsa; e non da ultimo la sorpresa di scoprire che un autore celebrato per la potenza della sua fantasia sia in realtà una natura estremamente metodica, ordinata, agli antipodi dello stereotipo dell'artista tutto <<genio e sregolatezza>>.

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