Scrivere una recensione è quasi sempre un impresa per nulla
semplice. Crea confusione, combattimento, con la testa zeppa di parole che non
vogliono sapere di essere riempite, in balia di sensazioni a cui non sempre
riesco a dar voce.
Titolo: Entombed
Autore: Riccardo Giacchi
Casa editrice: Genesis Publishing
Prezzo: 10,60 €
N° di pagine: 170
Trama: Nel 2054 una nuova ondata di sangue scorre sulla Terra, come
mai prima di allora. Nessuna guerra tra gli uomini l'ha causata, ma l'arrivo
lesto e brutale dei nuovi arrivati. Dopo la caduta del meteorite Luxifer,
inabissatosi nell'Atlantico, essi sciamano nelle vie disseminando morte e caos.
La disperazione fa sì che i governi si uniscano sotto un'unica bandiera in nome
della sopravvivenza comune. Quando ormai si teme il peggio e l'invasione sembra
incontenibile, sorge un vecchio programma di combattimento: i Giant 02,
mastodontiche macchine da guerra riadattate per il rastrellamento della feccia
mostruosa. A comandare lo squadrone è il maggiore Garrison, le cui gesta
eroiche faranno affiorare sconvolgenti verità, poiché il misterioso ordine
della Vergine di Ferro, che si credeva scomparso, è tornato..
La recensione:
E' spaventoso come il tempo scorra ininterrotto. Si ha l'abitudine
di dividerlo in fasi, ci si illude che lo sia, ma, solo alla fine, in realtà,
ci accorgiamo che si tratta di un unica entità continua... Per quanto tempo possa passare e per quante cose
possano accadere nel frattempo, ci sono cose che non si riescono a dimenticare
del tutto. Immagini che non svaniscono. Episodi che affondano dentro di noi
come radici, ti avvolgono come una vestaglia troppo larga infuocandoti come un
incendio.
La prima volta che feci la conoscenza di Entombed scoprì qualcosa di cui non
conoscevo nemmeno l'esistenza. Avevo abbracciato con entusiasmo l'ennesima proposta
di una talentuosa autrice emergente e, interpretando il modo in cui dipingeva
la realtà circostante, ne ho carpito il significato dipingendo un ritratto
fortemente realistico e profondo. Una raccolta di racconti che ho ingoiato in
silenzio, arrampicandomi su monti impervi, esplorando mondi di ineguagliabile
bellezza che, al termine, mi hanno permesso di giungere in vetta.
Sul finire del mese di marzo, con
giornate perennemente uggiose e grigie - che sembrava volessero trasmettermi un
forte senso di malessere -, conobbi il romanzo di Riccardo a casa di mia zia
materna, un luogo che considero quasi la mia seconda casa. Avevo appena
terminato l'ennesimo ritratto terribilmente realistico e individuale della mia
amica Sabrina e, come la bella Tatiana della bellissima saga di Il cavaliere d'inverno di Paullina
Simmons - che, con
il suo coraggio, la sua forza interiore e, soprattutto, la passione che la
legava al suo amato, non si arrestò dinanzi a nulla, pur d'inseguire l'uomo
della sua vita -, avevo e possiedo
tuttora anch'io un unica certezza: odio gli ebook con ogni fibra del mio essere. Un foglio bianco imprigionato in una
finestra virtuale dalla luce vaporosa non potrà mai sostituire il profumo
inebriante della carta appena stampata. Santuari in cui sono racchiuse un
infinità di storie. Dove ogni frase possiede una sua anima, l'anima di chi le
ha scritte e di chi le ha lette, di chi ha vissuto e sognato assieme ad esse.
Ma, nonostante leggere ebook non mi avesse mai entusiasmata, intuii che l'opera
di questo giovane autore e l'ozio e il tedio che generalmente scaturiscono da
queste nuove e modernissime tecnologie, che presto o tardi mi avrebbero
stancato per la costante assenza della carta, col romanzo di Riccardo sarebbero
state del tutto vane. Avevo già dato una scorsa alla trama per accettarmi se
facesse o meno al caso mio, e aspettai che la pazienza arrivasse a un punto
tale che la lettura di questo romanzo - apparentemente dispotico -
rappresentasse un sollievo più che una condanna. Dopotutto, stavo soddisfacendo
una mia curiosità sotto quest'aspetto, per cui all'esordiente Riccardo avrei
potuto concedere anche una possibilità.
Dal primo momento in cui lessi le prime pagine,
il seme della curiosità ha affondato le sue radici e ha cominciato a crescere.
I miei occhi color cioccolato, infatti, che seguivano febbrilmente i caratteri
stampati, non riuscivano a scollarsi se non quando giungevo alla fine del
capitolo. Un uomo coraggioso e forte mi narrava la sua storia quasi come una
lunga e profonda meditazione della vita. Scritte in quelle che non sono altro
che pagine della sua memoria, che si trascineranno fino a quando esalerà il suo
ultimo respiro, per poter così finalmente farlo fuggire nell'unico luogo dove
né il cielo né l'inferno potranno mai trovarlo.
In fondo alle lande deserte in cui è sprofondato,
regna il silenzio. La solitudine vi è depositata come fango morbido. Una debole
luce diffonde i suoi raggi pallidi come resti di memorie lontane. E nemmeno sul
fondo si riesce a scorgere segni di vita. In quale nuova storia sia imbarcata
non saprei dirlo, poiché la misura ordinaria del tempo non esiste. Si espande o
si blocca in accordo dei movimenti del cuore. Emette un battito a seconda di
quello che sente, che prova.
Leggendo Entombed
tutto d'un fiato per la prima volta ho intuito come tutto sembrasse profondo,
impregnato di quella assurda solennità tipica dei classici con la quale la
fugacità di un misero atto d'amore investiva inevitabilmente anche l'atto più
insignificante. Lo specchio in cui ciascun personaggio vede riflesso la propria
immaginazione: ognuna a seconda della propria rappresentazione. Sin dalle prime
pagine si avverte la supremazia di un regime totalitario. In uno scenario
tetro, con un pallido sole che illumina le rovine di una piccola città, fra
detriti macchiati di rosso e miseria, in cui l'uomo brancola tra corpi e
carcasse fumanti, in cerca di una salvezza che non può arrivare.
Costringe ai personaggi, figure evanescenti che vagano lungo la
riva dell'insoddisfazione - che non riescono a provare emozioni ne possiedono
ricordi -, a convivere con la presenza di una realtà che sarebbe presto
diventata loro. Sprazzi di una vita passata, lontana. Un impasto di pensieri e
di sogni, di speranze e delusioni, sospeso nell'aria stagnante, impossibile
d'annullare del tutto. Memoria di una vita rubata di un giovane ufficiale,
nonché storia di un ricordo che non è mai stato tale. Lui che, ambizioso e un po' introverso, abile a indossare
quella maschera di cera cui tanto gelosamente custodisce, convive col timore di
perdere ogni cosa. Lui che, rinchiuso nella solida cella della sua
insoddisfazione morale, con sottofondo gemiti di dolore, pianti, vane suppliche
che decimano persino le più misere speranze, è soffocato dalla paura e dall'incertezza
di non rivedere più la sua famiglia.
Considerato apparentemente come un distopico e
come un romanzo realista e pessimista, l'opera affronta molte questioni
relative alla società e alla politica di un epoca che potrebbe sembrare nostra.
E' un richiamo costante agli affetti repressi, alla libertà delle religioni
costituzionali, alla libertà d'agire, all'amore vero. La rappresentazione
perfetta di una società che diviene oggetto di ribellione per una serie
infinita di soggetti e il terreno ideale per l'indagine accurata del rapporto
fra l'esistenza e la sua rappresentazione fra uomo e vita. Un contenitore di
verità fondamentali che pochi individui sono in grado di comprendere.
Perfetto per trascorrere qualche oretta in
piacevole compagnia, Entombed è un
romanzo coraggioso, crudo e cruento che racchiude al suo interno un infinità di
significati. Mira a ricostruire la società italiana e, in particolare, funge da
monito verso coloro che continuano a costruire delle solide barriere attorno a
se stessi. A trincerarsi dinanzi a un'infinità di pregiudizi che, se abbattuti,
ci permettono di percepire cosa e chi ci circonda. A interpretare il mondo
sotto molti punti di vista e, solo allora, continuare a vivere interamente la
nostra vita.
Valutazione d'inchiostro: 4
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