giovedì, agosto 24, 2017

Gocce d'inchiostro: La misura della felicità - Gabrielle Zevin

Titolo: La misura della felicità
Autore: Gabrielle Zevin
Casa editrice: Nord
Prezzo: 16 €
N° di pagine: 313
Trama: Dalla tragica morte della moglie, A. J. Fikry è diventato un uomo scontroso e irascibile, insofferente verso gli abitanti della piccola isola dove vive e stufo del suo lavoro di libraio. Disprezza i libri che vende ( mentre quelli che non vende gli ricordano quanto il mondo stia cambiando in peggio ) e ne ha fin sopra i capelli dei pochi clienti che gli sono rimasti, capaci solo di lamentarsi e di suggerirgli di << abbassare  i prezzi >>. Una sera, però, tutto cambia: rientrando in libreria, A.J. trova una bambina che gironzola nel reparto dedicato all'infanzia; ha in mano un biglietto, scritto dalla madre: Questa è eccezionalmente loquace per la sua età. Voglio che diventi una lettrice e che cresca in mezzo ai libri. Io non posso più occuparmi di lei. Sono disperata. Seppur riluttante ( e spiazzando tutti i suoi conoscenti ), A.J. decide di adottarla, lasciando così che quella bambina gli sconvolga l'esistenza. Perché Maya è animata da un'insaziabile curiosità e da un'attrazione istintiva per i libri - per il loro odore, per le copertine vivaci, per quell'affascinante mosaico di parole che riempie le pagine - e, grazie a lei, A.J. non solo scoprirà la gioia di essere padre, ma riassaporerà anche il piacere di essere un libraio, trovando infine il coraggio di aprirsi a un nuovo, inatteso amore ..

La recensione:
Forse nel mondo intero, in ogni istante, la misura della felicità è pari a quella dell'infelicità.

Esistono libri - voci conosciute, amici con i quali non bisticci mai, amici che la sanno lunga, potenti, impavidi, fini conoscitori del mondo -, capaci di affrontare qualunque imprevisto. Rincuorano quando si è tristi e scacciano la noia. Li senti sussurrare attraverso gli scaffali di una stipata libreria e narrare storie sconosciute che promettono mille porte verso altrettanti mondi inesplorati.
Per me la lettura del romanzo La misura della felicità è uno di questi. L'avevo adocchiato prima ancora che venisse pubblicato. Avevo scorto, fino ad ora, soltanto la bellissima copertina di quello che è il racconto di un film proiettato sulle pagine bianche di un romanzo: sagome scure. Una bambina. Mondi e libri.
Quando entravo in libreria, non vedevo nient'altro. Non guardavo altrove: tra pile e pile di romanzi che aspettano solo il momento perfetto per essere acquistati. I miei occhi non seguivano i caratteri stampati di parole lunghe e corte, aspre o dolci, sibilanti e gutturali che avrebbero danzato per la stanza, solleticato la pelle, dipingendo figure di vetro colorate nel vuoto. La mia testa mi diceva di acquistarlo immediatamente. Il mio cuore caldo, invece, rinchiuso nella cassa toracica, indipendente dalla mia volontà, si contraeva e si dilatava, si dilatava e si contraeva. Il mio sguardo scivolava su quelle due figure evanescenti, ma non le metteva a fuoco. Fin quando successe...
Una finestra dà sul portico del cottage viola in stile vittoriano di una libreria: l'Island Books. Per la prima volta, l'agente di un importante casa editrice non si presenta. Il caldo afoso e soffocante induce persino i turisti più riottosi a intraprendere un viaggio lontano dal paese. Ed io, con gli infradito ai piedi e i capelli stretti in una morbida crocchia, seduta nella mia postazione preferita, ho sentito un uomo parlare e imprecare, nel silenzio della sua solitudine. Le sue parole, venate di disprezzo, cinismo, s'imprimono lungo le pareti del suo ufficio: uno sgabuzzino privo di finestre, quadri, foto di famiglia, soprammobili ma zeppo di libri di vario genere. Parole che danno vita a una serie di racconti. Racconti come quello di qualcuno che attende impaziente la fine della notte - serba la beata speranza che possa esserci un giorno migliore di questo -, il rischiararsi del cielo, per stringere forte nella luce soffusa di una vecchia abajour la persona più cara che abbia mai amato, che abbia condiviso ogni singolo istante della sua vita.
La storia di Gabrielle Zevin, che altri non è che un concentrato di ottimismo e un inno all'amore per i libri e la buona letteratura, mi ha portato lontano. Tra le foglie autunnali di una piccola isola e nella profondità di due esseri umani che - nonostante le diversità, le storie della loro vita completamente diverse, l'età -, sono divenuti quello che non erano prima. Padre e figlia. Estimatori di racconti emotivi e indelebili. A. J. - il padre - avrebbe voluto negare questa sua condizione, avrebbe voluto staccarsi di dosso quello scricciolo dai capelli castani ricciuti e gli occhi blu scuri, con l'innata passione per i libri. Per un momento, lui ci aveva pensato. Portare la bambina al commissariato più vicino della città, sarebbe stata una gran cosa. Nel momento in cui ha realizzato che non era possibile abbandonare al suo destino la piccola Maya - la scrittrice che è divenuta grazie a lui, la bambina prodigio che giudica le persone in base alle scarpe che indossano - ha acquietato l'animale brusco che c'era in lui un tempo. Gli ha permesso di nutrire un forte senso di responsabilità e scoprire come talvolta l'amore ci porta "tre metri sopra il cielo" e arrivare in ogni posto.
Il dolore inespresso nel suo cuore, che lo faceva sprofondare ogni giorno di più nel sotterraneo buio della sua coscienza, ha conosciuto la fine e scovato una via d'uscita. Ha percorso una strada da solo, senza nessuno attorno a lui, senza essere vivente che abbia imboccato il suo stesso cammino tenebroso. Quello oscuro della vita.
A questo pensa A. J, mentre nel cuore della notte sentiva come sue le avventure dei suoi personaggi preferiti. Le strane abitudini dei lettori moderni, agli scrittori narcisisti, stupidi e sgradevoli che evita come la peste per timore che rovinano i suoi libri. Pensa a come sua moglie, Nic, abbia abbandonato lui e sua sorella. Abbia lasciato un solco profondo, mai più cicatrizzato. E pensa alla piccola Maya. Al senso di responsabilità nei suoi confronti. Ai ricordi, adesso meno dolorosi di prima, indistinti, netti, ai margini della sua memoria, che si rifiuta di fermarsi.
La misura della felicità è un inno all'affetto famigliare, ai libri, carino e mai banale, in cui ogni pagina - in mezzo a dialoghi perfetti, titoli veri e inventati, consigli - si trovano pensieri di gente che ama i libri. Lettori comuni che riescono a interpretare il linguaggio contorto delle parole, a dipanare racconti che non perdono mai il loro smalto ma che prendono per mano e conducono verso mondi di incredibile tenore e gioie infinite. Ha lo stesso sapore delle storie cinematografiche che canale 5 trasmette nel periodo natalizio. Semplice, pulito, onesto. A tratti ironico, a tratti venato da un sottilissimo filo di drammaticità sedimenta dentro l'anima di chi legge e, quasi sempre privo di pathos, non riesce a trascendere nello sconfinato mondo dell'immaginazione. La storia appassiona perché è semplice e ha incontrato i miei gusti di lettrice. Qualcosa dotata di una forza travolgente e molto differente da ciò che speravo di leggere, che è nata dentro di me. Vi affondò le radici e stesse continuando a crescere.
Nonostante parla di persone comuni non possiede una voce tutta sua. I protagonisti, funamboli tratteggiati nitidamente, vivono di sola letteratura e di uomini insoddisfatti della propria vita di cui io, tra nascite improvvise e aborti, avrei voluto sapere di più. L'autrice - sceneggiatrice e scrittrice - parla della potenza inaspettata delle parole. Di compagni, amici, sogni concepiti nel tempo come una linea retta. Dipana la storia con velocità disarmante, senza aspettare accenni ne l'approvazione del pubblico, e ci parla di A. J. come se fosse un amico con cui si ha appena condiviso pensieri o ansie. Tormenti o dispiaceri che mi hanno turbato durante il periodo della sua lettura.
Ho intrapreso questo viaggio sapendo che fosse un viaggio di un certo tipo. All'inizio ero certissima ne valesse la pena, e adesso ancor di più. In alcune fasi della mia vita mi sono trovata nello stato d'animo giusto per leggere racconti del genere. Una di queste fasi è coincisa nel periodo in cui mossi i primi verso la letteratura e, a distanza di tempo, con la lettura di questo carinissimo romanzo cui consiglio vivamente.

Nessun uomo è un isola; ogni libro è un mondo.

Valutazione d'inchiostro: 4

6 commenti:

  1. Ciao Gresi, sembra una lettura davvero molto bella! I libri che parlano dell'amore per la lettura, poi, hanno un fascino i più!

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    1. Ciao, Ariel! Si sono d'accordo ☺ e questa si è infatti rivelata una gran bella lettura ☺

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  2. Ciao Gresi, questo è in WL da tempo e dopo la tua recensione non vedo l' ora di leggerlo =)!

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  3. Una lettura che mi ispira moltissimo, così come la cover ... Davvero da leggere!

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