mercoledì, novembre 19, 2025

Gocce d'inchiostro: Fahreneit 451 - Ray Bradbhuri

La storia che ho letto fra le pagine di Fahrenheit 451 è stata davvero utilissima, seppur concisa. Io mi ero fatta un'idea dell'autore - ha sempre suscitato un certo fascino in me, ma mi rattrista leggere di efferati quanto ingiusti incendi soprattutto nella cosa che amo più fra tutti - e l'autore, Ray Bradbury, se n'è fatta una un po' particolare. Un'idea ingiusta, mi è parso di capire fra le pagine del suo romanzo più conosciuto, perché quando la sera mi mossi agile sotto la luce di lampioni a gas che si facevano sempre più tenui, strade buie e ombrose e un cielo luminoso, fulgido di stelle, scorsi una parte di me stessa, catapultata in una storia toccante, magica, oscura, la cui energia è celata nella cosa in se. Nella bellezza dei libri. Con la quale il mondo raccontato è dipinto, è caratterizzato, tetro come un fiore smorto.

Meraviglioso. Ma come non tornarci indietro? Cosa fare per coglierne la sua vera essenza?

Innanzitutto, procedo spedita con una recensione che pullula di ammaliamento persino di giorno. Mi scopro sbalordita, arrabbiata nel fissare magnifici libri che sovente vengono dati in pasto alle fiamme, in una dimensione affascinante come un dipinto, in cui le notti si rivelano spettacolo di grandi sofferenze, così spaventose che indugiano persino nella testa. Dissolvendo la tranquillità, la pace dei sensi, spingendo all'angoscia, alla paura nel cuore, afferrandolo e stringendolo nella presa salda del terrore.


Titolo: Fahreneit 451

Autore: Ray Bradbhuri

Casa editrice: Oscar Mondadori

Prezzo:12, 50 €

N° di pagine: 180

Trama: Morgan fa il pompiere in un mondo in cui ai pompieri non è richiesto di spegnere gli incendi, ma di accenderli: armati di lanciafiamme, fanno irruzione nelle case dei sovversivi che conservano libri e li bruciano. Così vuole fa legge. Montag però non è felice della sua esistenza alienata, fra giganteschi schermi televisivi, una moglie che gli è indifferente e un lavoro di routine. Finché, dall'incontro con una ragazza sconosciuta, inizia per lui la scoperta di un sentimento e di una vita diversa, un mondo di luce non ancora offuscato dalle tenebre della imperante società tecnologica.

La recensione:


... per la prima volta mi sono accorto che dietro ogni libro c'è un uomo. Un uomo che ha dovuto pensarle. Un uomo a cui è occorso molto tempo per scriverli per buttar giù tante parole sulla carta.


Sempre più spesso e con immenso piacere partecipo a letture di gruppo pur di "guardare" e carpire scrupolosamente i segreti di un attento lettore e a volte dipingerlo mentalmente con modestissimi acquerelli dalle tonalità più artificiose. Leggo da quando ero una bambina. Scrivo dalle soglie dell'età adulta. Non mi considero una scrittrice, ma il cercare di riprodurre sulla carta non tanto quel che vedo, quanto ciò che sento, nell'aura lucente in cui tutto ciò che percepisco continua a piacermi, è sempre stato beneficio per la mia anima sognatrice e romantica.

Lentamente il mondo della scrittura, che mi era sembrato così unico, particolare e, soprattutto, inavvicinabile, cominciò ad apparirmi, nel fondo, non molto diverso dall'universo parallelo che si cela nei romanzi. E, all'inizio, interessata esclusivamente alla lettura e tutta presa dalle storie per cui avrei sottratto gran parte del mio tempo, con gli anni e qualche limitata esperienza alle spalle, tendevo sempre più a relazionarmi, ad aggregarmi, a stabilire un contatto. La scrittura stessa è una società, un giardino in cui è possibile spingerci a dismisura, pur di non sentirsi mai soli abbastanza: diversi autori si sono contesi, pur con grazia, il diritto di muoversi liberamente.

Chi ha letto il romanzo di Bradbury e pensa che entrando in questo harem segreto sfugge alle trappole della vita si sbaglia. Certo, tutto ciò che apprendiamo tocca in minima parte le corde sensibili del nostro animo. Ci sentiamo in dovere di essere solidali, comprensivi e lottiamo per un posto migliore. Più vicino possibile ai piedi della nostra anima. I libri divengono, a modo loro, trappole. Diatribe fra professori che si danno reciprocamente dell'idiota, correndo affannati a spegnere le stelle e ad offuscare il sole. Non più quel rifugio che offrono protezione e garanzia, ma come qualcosa che limita la libertà. Rivelano i pori sulla faccia della vita, una vita che scorre come una fiumana in infinita profusione. 

Ho imparato molto, tante cose che prima ignoravo volontariamente adesso mi sono entrate in testa. Quello che avevo davanti era uno spettacolo di burattini, che prevedeva ogni mossa, ogni gesto, ogni movimento prima che lo spettacolo cominciasse. Le persone erano torce che si consumavano fiammeggiando, fino a spegnersi con un sibilo. Privi di ambizioni o di un programma prestabilito. L'atto del distruggere, il piacere di vedere le cose divorate, annerite, diverse. Il sangue che martellava contro le tempie, le mani che diventano le mani di non si sa quale direttore d'orchestra che suona tutte le sinfonie fiammeggianti, incendiarie, per far cadere tutti i cenci e le rovine carbonizzate di anni di storia. La vita come un immensa cicalata senza costrutto, un'interiezione sonora e vuota.

La coscienza non avrebbe potuto rimproverare niente, perchè si trattava di un sistema degradante che designava ogni forma di trionfo, di vendetta da cui non ci può sentirsi condizionati, e se non soggette a forme di oppressione, ogni cosa sembra vano perchè soggetto a fiamme ardenti, un fuoco di recriminazioni che esorcizza ogni cosa, ogni paura, ogni impossibilità, né estirpare l’anima da gesti osceni o meschini.

Considerato come una sorta di ribellione sociale in cui l'autore mette a nudo una parte della sua anima e quella dei libri - incastri e composizioni di parole, musica e suoni che si consumano, nell'inutilità del tempo - Fahrenheit 451 è un romanzo di rivolta che potrebbe apparire semplice ma che cela un infinità di significati. L'epilogo è una rapida assimilazione del processo creativo dell'autore e un accozzaglia di sensazioni e pensieri di vario tipo gettati fra le fiamme, anneriti e distrutti dall'incuria umana. Innumerevoli, persi nell'infinito, così assordanti da promulgare il pensiero a grandi distanze e nel tempo a venire.

In questo ritratto sociale terribilmente conformista l'autore non si limita a raccontarci nei minimi dettagli una storia che parla di libri, ma gli attribuisce concretezza e conformità. Scritto durante il periodo dell’espansione comunista seguita dalla seconda guerra mondiale e dall’era McCarthy, quella cioè in cui vigevano forme di repressione nei confronti di coloro che erano definiti comunisti, ispirati ai roghi avvenuti nella Germania nazista e dalla repressione dell’Unione Sovietica, soggetto a varie interpretazioni di cui Bradbury si << giustificò >> ponendolo alla base di un tipo di denuncia di chi metteva al rogo la cultura, inscenando una barriera invisibile che avrebbe suddiviso il mondo in due parti, denuncia la crescita di una società dispotica all’ombra dei cervellotivi machiavelli che spingevano alla capacità di giudizio, rivolta a un controllo o un consumo di massa dove il fine ultimo era quello di soggiogare l’apparenza, il protagonismo, l’appagamento materialista. Nonostante gli innumerevoli tentativi di porre una realtà utopica in cui non sussistano più forme o manifestazioni deprimenti che erano debellate da alterazioni o allucinogeni. Una fiamma ardente che raggiunge persino il nostro cuore, un gesto impuro che vale come un oscenità. 

Un uomo maturo mi ha accarezzato lentamente l'anima e, nel suo tocco, ho visto un piccolo omino che considera i romanzi come qualcosa di necessario. Una scoperta utile a trarre profitto dalle negatività della vita.

Fahrenheit 451 è una lieve tortura di parole, suoni e musica. Un tributo oltraggiante e dannoso che rende ingiustificabile dare alle fiamme qualcosa che ha una sua anima. Un immenso contenitore di riflessioni e idee su ciò che ha dettato il cuore all'autore che, tra situazioni che scivolano un po' nella malinconia, condensa in pochissime pagine, attraverso una sorta di ammenda interiore in cui riporta personali e modeste riflessioni sui libri, i sogni, sull'essere lettori. Un trattato sociale sulla natura lineare del tempo, sull'incapacità dell'uomo di non saper ribellarsi alle leggi imposte, che in un costrutto massiccio di forme censurate, informazioni manipolate dalla diffusione di notizie che sono in netto contrasto con la realtà povera e abbruttita, forma distorta di compassione e speranza il cui messaggio è una visione positivistica della realtà rivolta alla rinascita, al progresso.


Ci si domanda il perché di tante cose, ma guai a continuare: si rischia di condannarsi all'infelicità permanente.


Valutazione d'inchiostro: 4 e mezzo

8 commenti:

  1. Questo libro lo ho letto un sacco di anni fa, in primo superiore. Ricordo di averlo trovato molto difficile da comprendere all'inizio, poi però mi era piaciuto!

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    1. Si, Ilenia, sono d'accordo ☺ anch'io ho avuto qualche difficoltà, all'inizio, ma alla fine si è rivelata una gran bella lettura ☺

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  2. ho letto questo libro alle superiori. L'ho amato alla follia

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  3. mai letto ma la trama è molto interessante!

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    1. È un romanzo particolare, ma osanna i libri e la cultura ed secondo me è davvero una bellissima lettura ☺

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  4. Letto qualche anno fa e nonostante non mi avesse del tutto conquistata, penso sia una lettura sempre attuale e sicuramente da fare.

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