martedì, novembre 13, 2018

Gocce d'inchiostro: Belli e dannati - Francis Scott Fitzgerald

La bellezza che trasuda da queste pagine, siede in una specie di anime vagabonde che vagano nella lotteria della vita, senza alcun fine se non quello di vivere questa insana esistenza. Di tanto in tanto mi è sembrato sentire dietro le mie spalle lo sguardo attento dell'autore che, occhieggiando sulla mia avanzata lenta, si mosse in fretta senza però mancare di confidarmi, sussurrarmi cose che non avevo ancora udito.
E' stata senza alcun dubbio una lettura splendida quella di Belli e dannati; incomprensibile sotto certi punti di vista, profonda e fragile sotto altri. E, nel suo insieme, quell'elemento necessario che mi ha spinto a sognare e vaneggiare assieme a Anthony e Gloria. Ed è così che in questa sala d'aspetto all'aperto, completamente soggetta al richiamo vasto del suo creatore, siedo dopo quasi un anno in pacifica contemplazione di queste creature, Rendendomi conto che quella qui narrata non è una storia di rinascita, bensì di un viaggio delicato e introspettivo che trascina in posti meravigliosi, quasi surreali, fatiscenti che hanno luccicato e infervorato le mie nottate  miti.







Titolo: Belli e dannati
Autore: Francis Scott Fitzgerald
Casa editrice: Oscar Mondadori
Prezzo: 14 €
N° di pagine: 392
Trama: "Belli e dannati" è il ritratto di una coppia inquieta nei ruggenti anni Dieci: lei, Gloria Gilbert, bellissima rubacuori venuta dal Kansas nella Grande Mela, lui, Anthony Patch, giovane rampollo di una ricca famiglia che a venticinque anni si sente già stanco della vita. Sono giovani, belli e innocenti, ma l'alcol e l'avidità finiranno per dannarli. Lo stile di vita dei Patch è quello tipico della 'generazione perduta' che Fitzgerald e la moglie Zelda si trovarono a rappresentare e i personaggi di "Belli e dannati", debitori alla vicenda e alla personalità dell'autore ma non rigidamente autobiografici, sono parenti stretti dei protagonisti di altri scritti di Fitzgerald, da "Di qua dal Paradiso", il romanzo - scandalo che lo ha rivelato, al capolavoro "Tenera è la notte". Una nota di particolare pessimismo distingue tuttavia questo romanzo in cui lo scrittore americano rinuncia alla ricerca di un senso dell'esistenza per rappresentare una velleitaristica rivolta della gioventù contro le convenzioni vittoriane, all'interno di una visione del mondo assolutamente priva di significato: quasi un'epica disincantata e dolceamara sulla caduta dei sogni e delle illusioni.

La recensione:

Certe volte mi pare che il mondo sia mio, certe altre, mi pare di essere invece lo zimbello del mondo. Oggi però il mondo è mio e tutto mi va per il verso giusto. Tutto riesce facile. Anche il Nulla riesce facile.

Lo avrei considerato drammatico. Per come la vedo io, dove non mi faccio mai scrupoli nel giudicare silenziosamente le letture che compio, non mi è sembrato che Belli e dannati avesse bisogno di scuse e di tributi. Essere dichiarato drammatico, penso, colga una parte dell'anima di questa storia. Si sogna cose che forse non si avranno mai, si teme di essere privi di onori, pazzi ed egoisti, quasi vergognati e orripilati, con un certo sentimento nell'anima. Anthony e Gloria hanno sognato così come altre coppie sognano incorrendo la felicità, la soddisfazione morale e quella economica, ma soprattutto un buon prestigio che li hanno resi quello che in effetti volevano essere. Un attrice e uno scrittore. E se rincorrere i propri sogni, sforzarsi di ottenere i propri scopi, non è qualcosa di così malvagio non c'era alcuna ragione per cui non avrebbero dovuto farlo. Prima di tutto: ritagliarsi un certo posto nel mondo dichiarandosi combattenti, e poi forse adattarsi alle novità. Io che mi appresto a riporre queste poche righe ci ho messo un po' a capirlo, ma, questo, è ciò che i figli di carta di questa bellissima storia dovevano mettere in atto. Sarebbe stato tutto più semplice. Non cadere nello sconforto, pentirsi e lasciarsi sfuggire quasi con un sospiro di rimpianto ciò che la vita gli avrebbe fatto vivere con onore. Sarebbe stato più semplice se avessero colto l'attimo fuggente di felicità con un certo fervore, ed adempiervi con una certa perseveranza.
In tutto questo, c'è stata un'unica importante questione su cui non ho potuto fare a meno di compiere delle profonde riflessioni. Una forma particolare di pensiero che solitamente non mi pongo mai, mentre leggo, e che mi colse impreparata quando avevo definito Anthony e Gloria due annullità. Perché Belli e dannati coglie perfettamente l'impossibilità dei suoi protagonisti a vivere la vita con quei effimeri piaceri, quegli strabilianti giochi di luci e ombre che indorano qualunque cosa e che alla fine rendono l'uomo quello che effettivamente è: una creatura che tenta in ogni modo di afferrarli. Se Anthony avesse trovato quella giusta grinta che gli avrebbe permesso di scrivere il romanzo dei suoi sogni, se Gloria si fosse avvicinata al suo uomo con tutt'altro approccio, se fosse stata devota, moglie e amante al suo unico uomo, non ci sarebbe stato bisogno di parlare di insoddisfazione. Ma dopottutto poteva essere altrimenti? Ritrovarsi soli, con affianco una donna che non ti ama, disilluso e pessimista, in fondo, non è il peggior peccato inflitto? Non vi sarebbe stata alcuna possibilità di essere assolti? Eppure Fitgerald ha evidenziato egregiamente ogni cosa offrendomi così la possibilità di capire il perché alla fine tutto ciò non accadrà. E penso che stia qui la bellezza di certi romanzi. Fitzgerald sapeva che quella che avrebbe scritto sarebbe stata una storia dal mancato lieto fine, ma, del resto, la vita non è qualcosa che riesci a tollerare ma con le sue incronguenze? In un certo senso, lo sapeva molto bene lui che, tradito dalla moglie Zelda, fece di Belli e dannati una sorta di autobiografia di ciò che aspetta a un giovane a cui è stato succhiato ogni rimasuglio di felicità. Fitzgerald era un giovane da poco legato sentimentalmente alla sua Zelda, quando scrisse questo romanzo. Sapeva cosa avrebbe risposto la sua anima. Ma non tutti avrebbero capito. Non tutti i lettori avrebbero capito questo mancato lieto fine, questa felicità effimera, senza esitazione ne garbo. Una volta giunta alla fine, ogni cosa acqisterà un senso … Se ci si lascia avvolgere da quella patina di sconforto e insoddisfazione, nei piaceri di una vita dissoluta.
Lo scenario era piuttosto noto, le tematiche affrontate medesime, ma anche una questione più urgente: Anthony e Gloria avrebbero coronato i loro più temibili sogni? Ci sono stati i momenti, le occasioni. Il flusso sinuoso dei miei pensieri mi condusse da un posto a un altro, da un anima a un'altra. C'è stato qualcosa di particolare, quasi trascendentale, che non riesco a collocare e che ha reso ai miei occhi Belli e dannati l'ennesima indimenticabile lettura fitzgeraldiana. Si parla di giovani rampolli, vanitosi, superficiali, che gettano una particolare importanza al decoro, alle conformità del secolo. Eppure a me è piaciuto tutto questo. Lo spirito dell'autore aleggia ancora fra le vecchie e ingrigite mura di casa mia, con la sua immancabile penna a sfera stretta in una mano, lo sguardo perso nel vuoto, indirizzato chissà dove. Chissà se era riuscito ad evitare l'infelicità di cui ci parla così bene, o se era morto rincorrendola …. Non lo saprò mai con certezza tutto questo. Tutto quello che posso dirvi è che, dopo questa splendida lettura, nella mia libreria entreranno presto a far parte altre sue opere. Intervistarlo, sedere nel salotto di casa mia assieme a lui, scambiare quattro chiacchiere, penso sarebbe stato memorabile.
Così come con Il grande Gatsby e successivamente Tenera è la notte, ho potuto godere della libertà di decidere della mia vita, di programmare il futuro, e constatare che quello che non mi era negato era invece un vincolo per le creature idealizzate dall'autore. Quanto sono state ingannevoli certe illusioni! Anthony e Gloria, così come Dick e Nicole, e Gatsby e Daisy sono l'emblema di quell'ingannevole illusione da cui si agogna una vita agiata, priva di fronzoli, che possa allontanarli dal lungo e temibile girone dell'Inferno. Tra urla di disperazione, gesti folli e sconsiderati, vite simili l'una all'altra si tratta di congegni artificiosi di emozioni, ricordi, esposti quasi sempre ai venti della vita di cui gli stessi personaggi non ne sono responsabili.
Nell'attimo stesso in cui veniamo travolti dalla risacca disomogenea del tempo, la mente mette in circolo un meccanismo che gli rende possibile evocare qualcosa. Un sentimento. Qualcosa che si è saldamente tenuto nascosto e che adesso necessita di uscire. E' così che un uomo adulto, a cui la vita ha riservato alti e bassi, dalla soffitta impolverata della sua anima, aveva sollevato una quantità di domande e li aveva riversati in quel contenitore imperfetto che è la scrittura. Ed è forse così che si spiega la bella storia di Fitzgerald … o meglio dire di Anthony. Complesso e un po' algido che, nel grande bazar della vita, in cui si preferisce la qualità alla quantità, divenuto riconoscibile per la sua somiglianza con lo scrittore americano.
Un romanzo bellissimo ed indimenticabile in cui si entra a contatto con mondi diversi, incompleti, inconsistenti, in cui lottano emozioni e istinti. Una storia modernissima che è tuttavia il ritratto di un epoca che non è più nostra e che darà inizio a una danza di parole che hanno una cadenza rasserenante, dolce, in grado di scandagliare l'anima di chiunque.

La bellezza ha soltanto da essere ammirata, soltanto da essere amata - ha da essere coltivata con cura e poi offerta all'amante prescelto come un dono di rose. A me sembra, fin dove riesco a veder chiaro e giudicare, che appunto così la mia bellezza andrebbe usata …

Valutazione d'inchiostro: 4 e mezzo

2 commenti:

  1. Ciao Gresi, non conosco questo romanzo ma, prima o poi, mi piacerebbe leggere qualcosa di suo...

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