sabato, novembre 03, 2018

Gocce d'inchiostro: Il diavolo nel cassetto - Paolo Maurensig

Riconosco ancora una volta come le vicende più strambe, surreali, impensate,
non sfiorino semplicemente la mia anima semplice e appassionata: posso affermare con certezza che il mio spirito si bea di certe storie, seppur consapevole che molti lettori non vedono ciò che vedo io. L'episodio tormentoso di questi giorni ha avuto come protagonista un autore di cui ho sentito e letto elogi da ogni dove, ma che, fra gli scaffali della mia strapiena libreria, era ancora piuttosto sconosciuto.
Ma forse ho ragione ogni tanto nel pensare che certi romanzi hanno bisogno del suo momento, per raccontarsi, e quest'ultima opera pubblicata da Maurensig è giunta nel momento più proprizio. Letta e divorata in una sera, qualunque siano le ragioni, a me ha conquistato parecchio. Ed rievocando le magiche, spettacolari atmosfere di Murakami Haruki - perlomeno a me ha ricordato questo - una buona dose di aspettative, sorprese, pensano siano le migliori compagne da tenere strette per la felicità di quei giorni in cui acquisterò finalmente La variante di Lunderberg; e nel mio silenzio spero di osannarlo anch'io come dovrà essere.


Titolo: Il diavolo nel cassetto
Autore: Paolo Maurensig
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 13, 50 €
N° di pagine: 114
Trama: Quando la pace dei boschi è percorsa da un fremito improvviso di rabbia silvestre, e di notte le volpi sembrano mettere sotto assedio il villaggio, forse bisognerebbe credere a una premonizione. In quel villaggio svizzero che vive da sempre in armonia, tutti e mille gli abitanti si sentono scrittori. Ma l'uomo che sta arrivando è il diavolo in persona. Le sue sembianze, neanche a dirlo, sono quelle di un editore.

La recensione:
Come molti oramai sapranno, da quant'è che mi conoscono, le storie zeppe di surrealismo magico in cui si sprofonda, quasi senza volere, nella pazzia, nella follia, rendono più bella la mia anima; un lettore, che non è avvezzo a questo tipo di storie e che moderatamente osserva tutto questo con un certo stupore, per le difficoltà di certi andamenti e certi sviluppi, vedrà sbocciare una sorprendente bellezza agghindata al suo essere lettore, ai suoi gusti, con l'aiuto dell' arte di stimati autori. Adesso, come tante altre volte in passato, mi è capitato di valutare l'artistica moderazione di certi romanzi e rimanerne parecchio affascinata.
Influenzata dunque dalla fama che si cela dietro un autore italiano come Maurensig, non ho potuto obbedire e rispondere con prontezza nel momento in cui questi mi convocò. A quanto pare l'autore aveva qualcosa da dirmi, e questo piccolo romanzo sembrava fatto apposta per me.
Fu così che in una sera estremamente noiosa, fredda e uggiosa, ho consumato e divorato la storia de Il diavolo nel cassetto, come se un gigante avesse posato la sua grande mano su di me. Mi aveva provocata, e ora doveva sorbirsi la mia presenza.
Idee confuse, nozioni di una città che conoscevo solo per sentito dire, mi si attorcigliarono attorno come un nodo alla gola e, mentre l'autunno avanzava, pensai che non potevo rimandare questa lettura oltre il momento in cui mi sarei persa in questo splendido mondo gioioso in cui ero improvvisamente precipitata: un piccolo paesino con protagonista di grande spessore William Goethe; case lungo le sponde di un fiume, un'oscurità straordinaria che repentinamente è calata sopra ogni cosa. Il sagrestano protagonista di questa storia, come me del resto, si domanderà se questo non sia uno strambo tentativo per trovare la pace … Chi può dirlo con certezza?
Paolo Maurensig ha scritto un romanzo atipico, di semplice lettura in cui, pagina dopo pagina, è cresciuta in me una sensazione di fascino e ammaliamento di natura sconosciuta. Ragionandoci, alla fine della storia, non si arriva a nessun risultato. Eppure è stato questo sentirmi confusa, questa mancata percezione, a domandarmi cosa realmente ci facessi qui.
Sono dunque sprofondata nel cuore pulsante di una storia che ha avuto come luogo primordiale un ché di innaturale, in cui ogni cosa era sbagliata. Ad accrescere il mio fascino, questo continuo sentirmi distorta, col risultato però che ogni cosa combaciava perfettamente con l'altra.
Il diavolo nel cassetto è una storia banalissima ma straordinaria, in cui fra le sue viscere ho percepito il respiro stesso della sua esistenza. Io ero dentro la storia, e lei era dentro di me. Respirava e oscillava accompagnando i movimenti lenti del mio corpo. In uno spettacolo a dir poco fantastico, con la realtà che ha superato già da un pezzo la fantasia, frantumato le barriere della mia coscienza.
Cento pagine zeppe di strane creature dai mantelli rossicci, preti che si esprimono mediante la parola scritta in quanto la scrittura è l'unica forma di vita ancora esistente, frammenti di memorie di un'altra vita o dimesione, che si ammantano di fantascienza e macabro, che riescono a coinvolgere e condurre il lettore in una piccola e spettrale cittadina dalle mura e dagli abitanti strambi, animata da mostruose e maligne creature.
Un viaggio infinito, in cui nulla ha un senso e dove realtà e finzione si mescolano. Un' esperienza meravigliosa in cui non tutti, credo, avranno apprezzato o captato le fosforescenze dell'autore. Bisogna chiudere gli occhi, azzerrare i pensieri, ed inoltrarsi in questo splendido racconto che ha un ché di straordinario.
Un romanzo innaturale e sbagliato in cui la bellezza della sua lettura sta proprio in questo suo essere sbagliato. Estraneo ed erroneo, probabilmente agli occhi di molti. Un'accozzaglia di circostanze e avvenimenti possibili e impossibili, che si verificano e sorgono senza motivo, e che non troveranno una sua collocazione esatta, nemmeno nella maniera più conveniente.
Valutazione d'inchiostro: 4

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