La letteratura, i libri. Molti sostengono io sia malata. Fissata, come una paziente affetta da schizofrenia cronica. Lo sono? Mah, chi può dirlo?!? E ciò ha a che fare con la felicità? Quella piccola luce che, in un momento imprecisato della vita, si sprigiona e si posa come un’areola lucente sulla nostra testa? Qualunque cosa sia, certamente c’è da dire che se leggo così tanto una motivazione è racchiusa nell’atto in se. Mi piace il profumo della carta, cibarmi di storie sconosciuti e non che trapelano non solo storie ma tanta magia. Quella magia che solo chi ama certe cose riesce e può percepire. In questa seconda parte, una discreta piletta di romanzi che ho letto e vissuto in passato hanno trasmesso qualcosa. Cosa? Beh, ancora non lo so nemmeno io. Sicuramente lasciato un profumo inebriante che invade ancora le mie narici.
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Titolo: Scrivere per dire si al mondo. Quello che i grandi autori ci insegnano sulll’arte e sulla vita
Autore: Leonardo Colombati
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 20 €
N° di pagine: 303
Trama: Leggere è uno dei più piacevoli vizi solitari, in grado di farci ricordare, immaginare, commuovere con un’intensità che prescinde da dove lo si fa ( a letto o su un treno ) e quando; Italo Calvino sosteneva che quando leggi, << il tempo sei tu che lo decidi >>. I grandi autori, da Dante a Flaubert, da Tolstoj a Proust, da Kafka a Joyce, attraverso i loro privilegiati punti di vista, potenziano la nostra percezione e il nostro sguardo, e così ci insegnano a guardare il mondo con occhi nuovi. Per questo Leonardo Colombati, scrittore, critico letterario e docente di scrittura creativa, ci prende per mano e ci conduce in un percorso di rilettura e analisi delle opere di genio, indagando – dal << principio >> << alla fine>> - le componenti essenziali della creazione letteraria: la definizione dell’io, in apparenza quello dei personaggi, in realtà quello del romanziere e, sorprendentemente, anche del lettore; l’utilizzo multiforme della parola che va a comporre la voce del narratore ( o, per meglio dire, << l’illusione di una voce >>); la creazione dei personaggi, alcuni dei quali sono diventati veri << caratteri >>, come Don Chisciotte, Falstaff, Anna Karenina o Lolita, e che alla fine sono riconducibili a due grandi categorie, gli Ulisse ( << con la sua barba e la cicatrice >> ) e gli Amleto ( << con la sua calzamaglia e il teschio >>); la gestione del tempo, così compresso nei libri rispetto a quello che sperimentiamo nella nostra vita e, diversamente da quanto succede nel mondo reale, capace di procedere in avanti e all’indietro a piacimento dell’autore; e poi l’amore, unico vero tema poetico. E come non soffermarsi sul ruolo della memoria, dalle madeleines proustiane al racconto di Ulisse alla corte dei Feaci, e sul potere curativo della lettura?
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Titolo: Veronica e il diavolo. Storia di un esorcismo a Roma
Autore: Fernanda Alfieri
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 21 €
N° di pagine: 376
Trama: E’ il 23 dicembre 1834 quando due gesuiti bussano a una porta di via Sant’Anna. Sono stati chiamati al capezzale di una giovane donna << ritenuta ossessa >>, Veronica Hamerani, per liberarla dagli assalti del demonio. Inizia così questa vicenda inquietante, di cui la storica Fernanda Alfieri compie un’accuratissima ricostruzione partendo dal ritrovamento di un manoscritto nell’Archivio generale della Compagnia di Gesù. È il diario che gli esorcisti hanno tenuto durante i mesi in cui si è protratto il rito: non solo è un racconto disturbante, in cui il “diavolo”, tra violenti improperi e battute in romanesco, prende direttamente la parola, ma è anche la testimonianza straordinariamente viva delle tensioni di un’epoca. Da una parte lo sguardo della Chiesa, la convinzione che il Maligno abbia preso possesso del corpo della ragazza e la volontà di riportarlo, quel corpo, sotto il proprio controllo; dall’altra quello della medicina che vede le convulsioni di Veronica come una malattia curabile, l’isteria. Dall’anziano padre Kohlmann, che aveva attraversato i continenti, fuggendo dalla Francia in Rivoluzione e approdando, attraverso l’impero russo, negli Stati Uniti, e ogni volta vedendo il mondo, il suo mondo di antico regime, distrutto da un tempo presente ingovernabile; al giovane malinconico padre Manera, il più colto e dubbioso ( e se la ragazza stesse solo fingendo? ) E poi i medici, la famiglia, il Vaticano, la Roma papalina, tesa tra la superstizione e la modernità, fra la chiusura e il cosmopolitismo. Tutti sguardi e volontà di controllo che si stringono intorno al corpo di Veronica. Lo scrutano, lo misurano, lo interpretano. Lo zittiscono.
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Titolo: La sera, il giorno e la notte
Autore: Octavia E Butler
Casa editrice: Big Sur
Prezzo: 17 €
N° di pagine: 209
Trama: Pochi scrittori hanno saputo aprire nuove riflessioni sulla contemporaneità partendo da premesse vertiginosamente fantastiche come quelle che troviamo nella narrativa di Octavia Butler. Perennemente sospese tra utopia e distopia, le sue storie ci obbligano a salti del pensiero in apparenza paradossali, ma ci riportano ogni volta alle radici concrete e umanissime del nostro stare nel mondo. Cosa accadrebbe in una società in cui la parola fosse scomparsa per sempre, e con essa la capacità di mediare i conflitti tramite il dialogo, lasciandoci come unica risorsa disponibile l’uso della violenza? Si può immaginare un mondo in cui siano gli uomini e non le donne a dover sopportare il fardello della gravidanza? Cosa chiederemmo a Dio, se avessimo la possibilità di incontrarlo ( o di incontrarla ) e di esprimere uno e un solo desiderio per salvare il genere umano dall’autodistruzione?
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Titolo: Bussola
Autore: Mathias Enard
Casa editrice: EO
Prezzo: 19 €
N° di pagine: 418
Trama: Con questo straordinario romanzo-fiume uno dei più prestigiosi e raffinati autori francesi ha vinto il Premio Goncourt nel 2016. È la storia d’amore tra Franz, uno specialista dell’Oriente, e Sarah, anch’essa studiosa delle civiltà orientali, un amore che dura anni e si snoda attraverso Europa, Iran, Siria e Turchia, attraverso timidezze, tradimenti, equivoci, passioni, rifiuti, incontri, partenze e ritrovamenti. Ma è anche la storia di un altro amore tormentato: quello tra l’occidente e l’oriente. Un amore raccontato attraverso le centinaia di storie di donne e uomini europei che nel corso dei secoli hanno dedicato le loro vite (e spesso le hanno perse tragicamente) all’inseguimento di questa passione “impossibile”. Con un’erudizione impressionante che non offusca mai il piacere della lettura, Enard racconta le vite avventurose e appassionate di quanti hanno scelto di viaggiare in Oriente, immergersi in quelle culture, vivere tra palazzi da Mille e una notte e suk variopinti, perdersi nei fumi dell’oppio, innamorarsi di donne e uomini misteriosi. Scorrono sotto gli occhi del lettore le immagini di scrittori, avventurieri, musicisti e viaggiatrici che si sono lasciati ammaliare dall’esotismo e dalla sensualità di luoghi come la Persia, Costantinopoli, Palmira; luoghi di questa passione divisa tra miraggio e illusione da una parte, e vite reali e ben concrete dall’altra. Cos’è stato l’orientalismo? Un miraggio del deserto favorito dai fumi dell’oppio e dai profumi delle spezie, o un vero incontro tra culture diverse ma complementari, una bisognosa dell’altra, alla continua ricerca dell’Altro che ci completa? Si è parlato per questo romanzo-capolavoro di “erotismo della cultura”, la sbalorditiva erudizione che sorregge le sue cinquecento pagine è un piacere, il frutto di una sensualità da cui il lettore si lascia cullare come fosse in un magico palazzo.
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Titolo: Belladonna
Autore: Dasa Drndic
Casa editrice: La nave di Teseo
Prezzo: 22 €
N° di pagine: 416
Trama: Quando l’università decide di fare a meno di Andreas Ban, uno psicologo che non esercita più e uno scrittore che non scrive più, l’ex professore si ritrova con una misera pensione nel suo appartamento in un piccolo paese della Croazia. Circondato da libri, fotografie, risultati di esami medici, lettere senza risposta e scatole di ricordi, cerca di salvare dall’oblio le storie di famiglia, dei suoi amici perduti, degli ex pazienti. Storie irrimediabilmente intrecciate con l’ombra dell’occupazione nazista nella seconda guerra mondiale, con l’implosione della Jugoslavia e con la vita luminosa delle città d’Europa – Amsterdam, Trieste, Venezia – così vicine e al tempo stesso così lontane dai Balcani.
Andreas Ban sfida la malattia che indebolisce il suo corpo per scavare nei suoi tanti passati: ironico, ribelle, romantico, alla deriva in una società che opprime il pensiero critico e dimentica i propri errori. E mentre tutti, intorno a lui, sembrano ricordargli che il tempo scorre sempre più in fretta, Andreas si ritrova improvvisamente con nuovi e insperati motivi per ricominciare a vivere.
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Titolo: L’acqua del lago non è mai dolce
Autore: Giulia Caminito
Casa editrice: Bompiani
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 304
Trama: Odore di alghe e sabbia, di piume bagnate. È un antico cratere, ora pieno d’acqua: sulle rive del lago di Bracciano approda, in fuga dall’indifferenza di Roma, la famiglia di Antonia, madre coraggiosa con un marito disabile e quattro figli. Antonia è onestissima e feroce, crede nel bene comune eppure vuole insegnare alla sua figlia femmina a non aspettarsi nulla dagli altri. E Gaia impara: a non lamentarsi, a tuffarsi nel lago anche se le correnti tirano verso il fondo, a leggere libri e non guardare la tv, a nascondere il telefonino in una scatola da scarpe e l’infelicità dove nessuno può vederla. Ma poi, quando l’acqua del lago sembra più dolce e luminosa, dalle mani di questa ragazzina scaturisce una forza imprevedibile. Di fronte a un torto, Gaia reagisce con violenza, consuma la sua vendetta con la determinazione di una divinità muta. La sua voce ci accompagna lungo una giovinezza che sfiora il dramma e il sogno, pone domande graffianti. Le sue amiche, gli amori, il suo sguardo di sfida sono destinati a rimanere nel nostro cuore come il presepe misterioso sul fondo del lago.
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Titolo: Il duca ed io
Autore: Julia Quinn
Casa editrice: Oscar Mondadori
Prezzo: 14, 50 €
N° di pagine: 341
Trama: Londra, 1813. Simon Arthur Henry Fitzranulph Basset, nuovo duca di Hastings ed erede di uno dei titoli più antichi e prestigiosi d’Inghilterra, è uno scapolo assai desiderato. A dire il vero, è letteralmente perseguitato da schiere di madri dell’alta società che farebbero di tutto pur di combinare un buon matrimonio per le loro fanciulle in età da marito. E Simon, sempre alquanto riluttante, è in cima alla lista dei loro interessi. Anche la madre di Daphne Bridgerton è indaffaratissma e intende trovare il marito perfetto per la maggiore delle sue figlie femmine, che ha già debuttato in società da un paio d’anni e che rischia di rimanere – Dio non voglia! – zitella. Assillati ciascuno a suo modo dalle ferree leggi del “ mercato matrimoniale”, Daphen e Simon, vecchio amico di suo fratello Anthony, escogitano un piano: si fingeranno findanzati e così saranno lasciati finalmente in pace. Ciò che non hanno messo in conto è che, ballo dopo ballo, conversazione dopo conversazione, ricordarsi che quanto li lega è solo finzione diventerà sempre più difficile. Quella che era iniziata come una recita sembra proprio trasformarsi in realtà. Una realtà tremendamente ricca di passione e coinvolgimento.
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Titolo: Amy e Isabel
Autore: Elisabeth Strout
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 19, 50 €
N°di pagine: 450
Trama: È la storia, questa, di una cittadina anonima della provincia americana. Di un'estate straordinariamente torrida. Di un microscosmo di donne, impiegate presso gli uffici di una fabbrica locale. Tra wjegse de Isabelle, ancora giovane, che tenta di celare il proprio misterioso passato dietro una facciata di decoro e perbenismo; e c'è la figlia Amy, una timida adolescente con un segreto che non riesce a tenere nascosto. Il rapporto tra le due è teso, intessuto di cose non dette e di una reciproca incomprensione che si trasforma in aperta ostilità quando la madre scopre nella figlia l'esuberanza e la voglia di vivere che un tempo erano state le sue, il suo stesso desiderio di darsi a un altro e di essere amata. Il mondo di Am e Isabelle crollerà violentemente all'improvviso, e dopo un toccante, impietoso confronto durante una drammatica notte niente sarà più come prima.
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Titolo: Concerto di una sera d’estate senza poeta
Autore: Klaus Modick
Casa editrice: Neri Pozza
Prezzo: 15 €
N° di pagine: 240
Trama: All’inizio del secolo scorso a Worpswede, nel nord della Germania, si erge una dimora che, con le pareti bianche e le finestre chiare, spicca fra le tante fattorie tozze e cupe della regione. È circondata di rose e, soprattutto, di betulle e si chiama perciò Barkenhoff, la casa delle betulle. Dal tetto fino alle cantine, non c’è stanza né oggetto dell’edificio che non sia stato elaborato o modellato dal suo creatore: Heinrich Vogeler, il << principe azzurro di Worpswede >>, il re dello Jugendstil, lo stile nuvo che ha elevato ad arte l’ornamento; un giovane uomo che si aggira nelle campagne intorno alla casa in completo da bohèmien Biedermeir, con tanto di colletto rialzato e fazzoletto da collo, cilindo e bastone da passeggio. Vera e propria opera d’arte totale, Barkenhoff ha attratto presso di sé i maggiori artisti e letterati dell’epoca. Tra tutti, il poeta uniuto da un intenso sodalizio spirituale con Vogeler: Rainer Maria Rilke, il giovane Bohèmien che ha dato del filo da torcere a tutti a Worpswede, andandosene in giro con la camicia fuori dai pantaloni e declamando versi nella sua stanza, mentre picchiava sull’assito i suoi stivali rossi a ritmo indolente e irregolare. Invitato per l’Esposizione d’arte della Germania nordoccidentale, Vogeler è in partenza per Berlino, dove si presenterà nel suo travestimento da << principe azzurro di Worpswede >>. E la granduchessa o il granduca, con indosso l’uniforme di gala, gli consegneranno la Gran medaglia d’oro per l’arte e la scienza per il suo Concerto, un quadro celebrato da un esperto come un inno sonoro alla pace della sera, un momento di festa, di gioia di vivere meditativa. L’esperto non sa che l’opera rappresenta per Vogeler l’esatto opposto: una tragica assenza e un follimento. La tragica assenza è quella di Rilke. Il poeta, nel dipinto, avrebbe dovuto sedere fra paula e Clara, là dove si è seduto quando è comparso per la prima volta al Barenhoff, un genio enigmatico e precoce le cui parole e sguardi facevano struggere le due donne. Il posto, invece, è vuoto, in un’opera che sancisce deliberatamente la fine del sodalizio tra un artista e un poeta che non si limitava a poetare. Il fallimento è quello dell’intera famiglia del Barkenhoff, la comunità di artisti andata in pezzi quando le dolci parole del poeta, per il quale le donne erano amanti o, nella migliore delle ipotesi, muse, sono improvvisamente apparse solo come vuote ideologiche, prediche di un ciarlatano.
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Titolo: Le gratitudini
Autore: Delphine De Vigan
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 17, 50 €
N° di pagine: 160
Trama: Michka sta perdendo le parole. Ora che le lettere e i suoni si agitano nella sua testa in un turbinio incontrollabile, l’anziana signora deve arrendersi all’evidenza: ha bisogno di un nuovo inizio. Anche se questo significa scendere a patti con un’esistenza a metà. Nella casa di riposo in cui si trasferisce, a Michka rimangono le visite di Marie, un’ex vicina che da bambina passava molto tempo con lei, e le sedute settimanali con Jèrome, un giovane ortofonista che la aiuta a ritrovare le parole. Saranno proprio loro a permetterle di realizzare un ultimo, importante desiderio: dire << grazie >> a chi, tanti anni prima, compì il gesto più coraggioso. Quello che le salvò la vita.
Di questi ho letto solo Il duca e io della Quinn; ottimo post, grazie
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