sabato, settembre 22, 2018

Gocce d'inchiostro: Stoner - John Williams

Di tutte le storie che i romanzi mi hanno tramandato, Stoner viene fuori come un uomo di buon senso, contrario all'ignoranza e alla mancata libertà individuale, alla guerra, a un mondo ostile e crudele in cui l'individuo non può essere ciò che effettivamente è: una creatura idonea che di tanto in tanto accogliamo fra noi. Un lettore che vorrebbe tempestarlo di domande intellettuali e che torna alla carica dopo aver letto di lui e della sua avvincente storia, John Williams risponde con la storia di questo giovane uomo trafitto dalle frecce del tempo, sfiancato dai segni crudeli della vita.
Questa piccola introduzione solo per dire quanto sia irrivelante scrivere: 'Stoner, mi è piaciuto da matti!', perché, qualunque frase, gesto o parola, quel che per me ha più contato è stato capire il significato del nascere, la sua relativa importanza, del morire e del soffrire. Senza inutili preamboli, vi racconto dunque cosa ha suscitato a me il giovane Stoner e come, talvolta, le parole siano delle vere e proprie trappole. Quanta importanza ha avuto il passato, come sia sgorgato dalle tenebre, come il protagonista di questa storia ha fluito nel presente in mezzo ai vivi, stringendomi a lui in un'unica densa realtà da cui non ho voluto staccarmi.
Titolo: Stoner
Autore: John Williams
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 15 €
N° di pagine: 332
Trama: William Stoner ha una vita che sembra essere assai piatta e desolata. Non si allontana mai per più di centocinquanta chilometri da Booneville, il piccolo paese rurale in cui è nato, mantiene lo stesso lavoro per tutta la vita, per quasi quarant'anni è infelicemente sposato alla stessa donna, ha sporadici contatti con l'amata figlia e per i suoi genitori è un estraneo, per sua ammissione ha soltanto due amici, uno dei quali morto in gioventù.

La recensione:

<< Non si dovrebbe chiedere a un uomo di lettere di distruggere ciò che ha passato la vita a costruire. >>

Le vicende di questo giovane ma sensibile lettore mi fecero subito pensare ad altre storie, altri romanzi, e alle mie imprevedibili impennate letterarie nel bel mezzo della notte. In un bosco di abeti, fra le soglie di una città completamente devastata e distrutta, nel cuore di personaggi in cui quasi sempre si ergono, nitidi e puliti, un tempio di notizie. Attorno, gruppi di funamboli falliti o realizzati che camminano nel sentiero insidioso della vita, che, per qualche stramba coincidenza, acquisteranno un certo spessore.
Di un certo spessore, di una certa importanza, Stoner è una delle letture più belle, indimenticabili e travolgenti della letteratura dei primi anni del XX secolo, uno spaccato temporale che ha sempre destato un certo fascino, che ogni tanto mi piace ripercorrere e rivivere mediante letture di un certo tipo: e solo a chi lascia un solco profondo del loro passaggio, merita una certa importanza. Nei primi anni del Novecento, uno studioso americano, amante dei libri e della letteratura, proveniente da un ambiente povero e liquamoso, vide la professione di professore come un modo per capire gli altri. Lui, il cui nome è  un monito della fine di chi lo attente o un suono che non evoca alcun passato o identità, si affacciò alla realtà circostante consapevole che siamo chi abbiamo scelto di essere. Una voce fuori dal coro che ama la cultura. Un grido dinanzi alla nebbia o, peggio, all'ignoto.
Un numero spropositato di lettori, una stragrande maggioranza, lo aveva conosciuto così com'è. Molti lo avevano accettato, altri non avevano saputo accogliere né ammirare quello che vi porta dentro. Perché Stoner, questo banalissimo individuo dalla vita altrettanto banale, è stato quel personaggio in cui non ho potuto fare a meno di ammirare, nutrire un certo fascino, ogni volta che mi fiondavo fra le sue pagine, impossibilitata a non guardarmi attorno e constatare il posto che aveva occupato. La lettura come mezzo in cui non mi sono sentita estranea, nemmeno per un secondo.
Tutti lo conoscevano. Io ero la sola che non sapeva nulla di lui. Tutti erano stati, anni prima, partecipi alla triste storia che si portava dentro John Williams e ognuno, vi aveva dato una certa importanza. Erano rimasti quasi tutti folgorati dal professor Stoner …. come dargli torto? Non mi era mai capitato di trovarmi in mezzo a una categoria di persone così entusiasta di aver letto un romanzo come questo, e questa esperienza dovevo viverla sulla mia pelle. Mi guardavo attorno e mi sentivo sola, quasi un aliena che era atterrata su un altro pianeta, non una persona con un discreto bagaglio culturale, una certa importanza nel filone letterario. Qualcosa non quadrava, ma non capivo cosa.
Certo, c'è stato qualcosa di particolare quasi trascendentale che hanno reso Stoner bellissimo. La mia prima esperienza letteraria con John Williams che, in un momento di piacevole sorpresa, come un gesto d'amore, di riconoscenza, di unione verso un mondo che lo aveva tradito così profondamente da essergli divenuto quasi insopportabile, inconsapevolmente mi aveva scelto.
Si contempla la letteratura sollevando un velo invisibile, con le sue oscillazioni, le sue dovizie e le sue imposizioni. La genuità con cui è stato scritto è davvero notevole, e forse è proprio questa caratteristica che governano queste trecento pagine, in cui mi sono addentrata in massime di letteratura e  nozioni di vita in cui sono stati scoperchiati lenzuoli intrisi di sangue, lacrime e urine per dimostrarci che il nostro soccorso immediato, la nostra partecipazione costituisce un atto di solidarietà. Per un uomo solitario e incompreso, in qualunque epoca lo si trovi con uno scopo di vita non idoneo per tutti.
Il piacere più raffinato nel leggere questo splendido romanzo è stato quello di salire a bordo di un treno sferragliante, ingombro di gente e polveroso, diretta in un abitazione i cui coinquilini sono una coppia in decadenza, che trascorrono le domeniche a smaltire i dispiacevoli effetti di una settimana fruttuosa ma insoddisfacente.
Per molto tempo non volli sapere niente di quest'uomo. Per un certo periodo della mia vita non volli mai accostarmi a John William. Eppure alla fine accettai di addentrarmi fra le sue pagine per le insistenze di alcune mie amiche blogger - poiché una storia raffinata ed elegante come quella di Stoner non può di certo passare inosservata. Questa prima esperienza di un viaggio repentino e straordinario mi procurò un esaltazione maggiore di quanto mi ero aspettata, poiché la prosa elegante dell'autore è davvero semplice e alquanto visionaria. Un giorno ci tornerò un'altra volta. Essendo la mia prima esperienza con questo autore, pur essendo una lettrice abitudinaria, ho cercato in questo amico d'inchiostro la protezione della sua compagnia.
Tutto questo successe in due giorni, quando giunse la fine dell'estate in cui coincise un periodo di riposo; con questa scusa come una brava pellegrina, andai in cerca del signor Stoner senza pensare alle conseguenze.
Non seppi della coincidenza dei racconti con la lettura di romanzi di semplice lettura finché non mi sono trovata nello stato d'animo giusto per leggere racconti di questo genere e, recentemente, una di queste coincise nel periodo in cui mossi i primi passi con la lettura del romanzo di Williams. E terminato ben presto, come d'abitudine mi guardai in giro, per trovare l'ispirazione e schiarirmi le idee.
Sulle prime pensavo che Stoner fosse da considerarsi come una piacevolissima eccezione in cui io, da inguaribile amante di romanzi dai risvolti romantici e drammatici, non avevo ancora avuto il piacere di conoscerlo. Poi constatai i motivi per cui molti lettori prima di me si recarono a quello che chiamano un'indagine a camera chiusa in casa di un uomo amante delle arti e della conoscenza.
Appiccicata alle pagine, con la stanchezza che prendeva il sopravvento, ho riscontrato le medesime sensazioni che, qualche volta, ho provato con romanzi di questo tipo. Un uomo che vive per il suo lavoro, protagonista di delusioni, dispiaceri, sorprese che la vita spesso ci riserva. Marionetta guidata da un disegno ambizioso e stupefacente che gioca fra il reale e il moderno, realistico e a tratti sentimentale, circondato da strani ed eccentrici personaggi, che ci catapultano inevitabilmente ad immagini dettagliate e peculiari in un epoca che non è più la nostra.
Poche descrizioni ma accompagnate da ottimi dialoghi, una trama che riesce a districarsi perfettamente e un finale in sospeso, che lascia quasi con l'amaro in bocca. Una situazione in cui si fa uno sforzo sovraumano per combattere le maldicenze, la cattiveria, la povertà, in un mondo dove c'è invece molta ipocrisia e lo sforzo per essere buoni e amabili crea un malessere che può riuscire pericoloso.
Una pietra preziosa, bellissima, realizzata su uno sfondo impressionistico, sudicio, che altri non è che un estrema conseguenza su quello che ha riservato il tempo a un uomo di lettere come William Stoner. Una gioia incontenibile e inspiegabile per la parola scritta che indica una mia predilezione, ogni qualvolta vedo Stoner siedere comodamente sul ripiano della mia libreria, che ha sprigionato una musica da cui ho letteralmente attinto dalla sua fonte. Mi sono accaparrata di quello che volevo e lasciarlo andare quando sarebbe arrivato il momento giusto.
Valutazione d'inchiostro: 4

4 commenti:

  1. Hai un modo di scrivere che incanta, eppure non sempre mi arrivano purtroppo i tuoi articoli in bacheca e devo venirli a cercare. Con Stoner ho avuto amore e odio in diversi momenti, ma le tue parole mi han fatto capire che forse non l'ho compreso come hai fatto tu o che forse non era il momento giusto per leggerlo. Devo recuperarlo immediatamente!

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  2. Non avevo dubbi... Sono felice che ti sia piaciuto. Abbiamo guardato questo personaggio con gli stessi occhi e condivido tutto quello che hai scritto. Splendida recensione :-*

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