sabato, giugno 22, 2019

Gocce d'inchiostro: Foulsham - Edward Carey

Sotto un certo punto di vista è vero; il mio approccio con i romanzi di Edward Carey non fu entusiasmante. Dal principio una storia offuscata dai fumi e i gas di scarico, imbevuta di una sorprendente aura luminosa intrisa ancora di nostalgia e drammaticità. Eppure, rileggere il primo volume a distanza di anni, se faccio un ragionamento logico, mi ha aiutato a rispettare solo una discendenza, quella degli Iremonger, così spaventosamente orribilanti, puzzolenti, tristi, senza nessuna considerazione per il mondo esterno. Ma questa notizia 6 anni fa non aveva destato minimamente la mia attenzione non immaginando quanto di straordinario ci fosse fra le sue pagine.
E straordinario è anche questo secondo volume che, assimilato in un pomeriggio, col ticchettio dell’orologio che emetteva un regolare tic tac e la casa immersa nel silenzio, non potevo immaginare quanto fosse avvincente e straordinario. Magnetico, magico, introspettivo, entusiasmante, che strizza l’occhio ai romanzi di Lemony Snicket e ai suoi Sfortunati figli Bodelaieur. 


Titolo: Foulsham
Autore: Edward Carey
Casa editrice: Bompiani
Prezzo: 18€
N° di pagine: 311
Trama: Foulsham, la grande discarica di Londra, è sull’orlo del collasso. Le mura che contengono i rifiuti stanno per cedere, la spazzatura straborda dall’alto per tornare nella città da cui proviene. Negli uffici della famiglia Iremonger, nonno Umbitt, accecato dalla sete di potere, ha trovato un modo per far assumere forma umana agli oggetti di tutti i giorni e, allo stesso modo, per trasformare le persone in carne e ossa in oggetti. Abbandonata nelle profondità dei cumuli, Lucy Pennant è stata portata in salvo da una creatura terrificante, Binadit Iremonger, più un animale che uomo. È disperata e decisa a ritrovare Clod. Ma, a sua insaputa, Clod è diventato una mezza sovrana d’oro ed è ‘perso’. Viene passato di mani in mano come denaro contante in giro per Foulsham, eppure lo stanno cercando tutti. Potrebbe essere lui, infatti, il pericoloso Iremonger che si pensa abbia il potere di far finire il regno di Umbitt. Nel frattempo, però, in città gli oggetti, oggetti comuni, prendono vita…

 La recensione:

Siamo uniti da un amore oscuro. Siamo il suo opposto, il suo contrario. Lo reprimiamo. Lo abbiamo soffocato quell’amore proibito. Forse non per nostra scelta, eppure è così. 

Le vicende dello sfortunato e malaticcio Clod proseguono in questo secondo volume in maniera alquanto sbrigativa, che nessun lettore avrebbe trovato la forza di non renderlo così: in verità nessuno penso abbia potuto evitare di non leggere Foulsham. Quanto a me, io ero stata invitata a Heap House. Il resto dovevo vedermela da sola. Ero stata scelta e tirarsi indietro sarebbe stato completamente inutile. Assicurando al mio essere un forte senso di tranquillità, una pace interiore che non avvertivo da un mucchio di tempo e che mi rese felice, anche se per poco tempo. Le pagine, la mole… nemmeno ci facevo caso. Probabilmente intricata, avvinta fra gli ingranaggi di un marchingegno letterario che ha vasti richiami alla letteratura vittoriana, dickensiana e stickettiana, mentre il piccolo Clod sgomitava in mezzo a masse di carne putrescenti, tristi, malconce, inermi, indifese persino fra i più ‘cattivi’, in cui ci si affanna a scovare quella parte nascosta, sepolta, di noi stessi, in mezzo a strati e strati di cumuli e marciume, nel cuore algido di figure ignare della vita e del senso che essa spesso cela. Deplorando la loro fretta di tornare in questo stato opprimente in cui si trovano, non facendo niente per vivere diversamente, il cui Fato egoista e crudele si prende gioco di un ragazzino che, sino a qualche tempo fa, faceva parte di questo marasma putrescente. 
Questo forte senso di oppressione da parte di questi strambi personaggi conferisce un profondo senso di dolore, incrementato dall’impossibilità di scovare una strada quando non si aveva nemmeno la certezza di averne una, ma l’Io narrante in queste pagine fu davvero sorprendente. Presentarci dapprima un ragazzino qualunque, poi il suo dolce e tenero legame con la coraggiosa Lucy, rivelarci quel segreto che frantumerà quella pace interiore che si ha fatto tanta fatica a costruire, familiarizzato nella società del secolo e dalle casualità abitudinarie, mi ha condotta ad essere oramai onnipresente. Spettatrice attenta e instancabile di un paesaggio che brilla di originalità, una certa luce, sebbene l’aura malaticcia che grava attorno, conoscendo chiunque, qualunque forma, oggetto o persona con un certo trionfo, non è propriamente degna di una discendenza. È il sogno letterario che ogni lettore, ogni amante della letteratura e dei buoni libri che cova sin dal primo momento che si innamoró dei libri: forse se la saga degli Iremonger l’avessi letta quando ero ragazzina avrebbe avuto maggior valore per me più del suo stesso autore. 
Rendendomi conto che il mio amore per questa trilogia non cambia assolutamente, ma cresce maggiormente, giorno dopo giorno, malgrado la lettura fervida di questo secondo volume non vedo l’ora di trascorrere altro tempo con Clod e la sua amata Lucy. In un certo senso queste figure, sebbene la loro eccentricità e imperscrutabilità, sono entrati nella mia vita inaspettatamente, come una lacrima trattenuta a lungo e ora scesa sulla guancia, mi ha scossa con raffiche di brutte speranze, pochi ricordi, portandosi addosso la polvere delle disgrazie accumulate sui loro logori abiti. 
Qualche settimana dopo l’arrivo del piccolo Clod, conseguirono giorni e giorni di spassionata lettura, dedicandogli sguardi lunghi e affettuosi, accarezzando con le dita il solido intreccio della trama, annusarne le pagine pur di inebriarmi della sua esistenza. Un piccolo semplice rituale che ho continuato a praticare fra le scalcinate mura di Heap House, trascinata in una palude scura che si sono sovrapposte selvaggiamente a dense strisce nere. Un piccolissimo oggetto mi aveva indicato la rotta come un navigante; dietro ogni oggetto, ogni minimo particolare, avvolti in neri veli di fuliggine e fumo, ombre indefinite che mi hanno impedito di avanzare egregiamente. 
I miei pensieri al riguardo furono parecchio contrastanti; non riuscivano a soffermarsi sulla tragedia che pesa nel cuore di ogni personaggio, ma indugiarono su tutto ciò che li circondava. L’infanzia del piccolo Clod, ad esempio, che è una lavagna nera da riempire, è celata dall’ombra incombente di un grande dolore. Una serie di sfortunati eventi che non hanno ancora una vera e propria nitidezza. 
I romanzi di Carey sono quel genere di romanzi che a me piace definire come ‘splendide letture d’evasione’, che non brillano nella volta celeste per la loro bellezza piuttosto per l’originalità del tema trattato. Non per il nostro giovane eroe, bensì per un profondo e intraducibile senso di insoddisfazione. Indolenza. Impotenza, che si trascineranno fin quando l’autore non metterà il punto finale, affinché possa mettere a nudo una parte della sua anima a noi completamente sconosciuta. Un opera radicata nel territorio dell’immaginazione urbana e negli spazi urbani, in cui fa da sfondo una Londra distesa in una cappa di fumo e marciume.
Valutazione d’inchiostro: 4

2 commenti:

  1. Non conosco questo autore, questa trilogia, ma nonostante non sia del mio genere lo sai che mi hai affascinata? Chissà, intanto lo segno :)
    P.s. Grazie per avermi fato conoscere Zia Mame, leggo di lei con entusiasmo già da qualche giorno e la adoro xD

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    Risposte
    1. Grazie a te, Maria! Sono davvero contenta di leggere questo 😊💖

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