sabato, luglio 13, 2024

Nel disordine delle macerie: la letteratura rivoluzionaria

Mi chiedo cosa gli autori, all’inizio, vollero trasmetterci con queste risme di carta. Leggendo tanto sono consapevole che parlare di guerra o rivoluzione, non è mai semplice. Eppure a me piace questo tipo di letteratura, quella cervellotica e cerebrale. Quelli insomma che lasciano un segno del loro passaggio, poiché ritraggono gente in sé e non semplici spiriti. Era scoppiata la guerra, nel lasso di tempo in cui i loro autori hanno stilato queste pagine, o perlomeno sono stati protagonisti che temettero questi giorni come forme inesprimibili e atroci. E l’ultimo caso che avevo letto non avvenne non molto tempo fa che, improvvisamente, pensai di incunearsi e proiettarlo in un post, nell’ennesimo, assieme ad una carrellata di testi che espugnano questo testo e che ho letto in passato. Mi era stata data un’opportunità, l’ennesima, per poterne parlare. Perché non farlo? La ragione di tutto ciò effettivamente non esiste, ma quando capitano di vivere certe cose credo sia necessario cogliere l’attimo. Viverli. Poiché quel piccolo seme che era stato gettato dai suoi autori, adesso potrà crescere e fiorire.


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Fra la bellezza di scenari noti o mai visti, ho magnificamente accolto il romanzo di Montefiore nel mio cantuccio personale. Non c'erano più inutili ansie o preoccupazioni: solo una ragazza che correva infreddolita all'interno di una limousine. Su uno scenario meraviglioso, freddo, quasi ostico, che batteva sul terreno tutta affannata a richiamare la mia attenzione. L'anima si era accordata al frenetico e appassionato ritmo di questo sogno russo, che fa cenno a quello di altri romanzi, facendomi cadere inebetita in uno stagno di parole e gioie infinite.

Titolo: Sasenka

Autore: Simon Montefiore

Casa editrice: Tea

Prezzo: 9, 80 €

N° di pagine: 623

Trama: San Pietroburgo, Inverno 1916. La rivoluzione è alle porte. Davanti all'istituto Smol'nyj per nobili fanciulle una governante inglese aspetta una ragazza, che però è attesa anche dalla polizia segreta dello zar; Sasenka Zejtlin ha solo sedici anni, un padre ricchissimo, una madre devota di Rasputin, e uno zio bolscevico che la converte alla causa rivoluzionaria. 1936. Sposata con un compagno che ha fatto carriera, madre di due figli e direttrice di un mensile, Sasenka conduce una vita agiata all'interno dell'èlite vicina a Stalin. Sopravvive alle purghe, ma alla vigilia della guerra commette un imperdonabile errore: per la prima volta in vita sua s'innamora veramente, con conseguenze impensabili per lei e per la sua famiglia.

1994. Più di mezzo secolo è trascorso, di Sasenka Zejtlin e dei suoi famigliari, dei colleghi e dei conoscenti, dello stesso Paese in cui hanno vissuto e si sono perse le tracce .. finché, Katinka, una giovane storica, viene incaricata di compiere una misteriosa ricerca. Destreggiandosi nei meandri degli archivi di partito, da poco aperti, Katinka mette insieme i pezzi di un puzzle drammatico che viene da un passato lontano e dimenticato, ma che riaffiora coinvolgendola ben più di quanto non avesse mai potuto immaginare…

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L'anima sembrava pesasse della stessa tenebra, netta, senza passaggi e mezze tinte che l'attenuassero. Questa duplice fusione, incrociata oscurità conferiva una certa inquietudine come la lettura di un necrologio o un sommesso borbottio. Fra echi di un discorso sorpreso, in mezzo a fantasmi che si tengono per mano, facendo come cenni di ringraziamento alla storia che mi è stata raccontata e che ho visto così bene.

Il libro della vita di un uomo le cui gesta hanno fatto storia, e che poi giunge irrimediabilmente alla fine, alla pagina più preziosa d'ogni cosa sacra. Ove ogni cosa si compirà e che io ho lasciati si compisse.

Titolo: Limonov

Autore: Emmanuel Carrère

Casa editrice: Adelphi

Prezzo: 13 €

N° di pagine: 356

Trama: Limonov non è un personaggio inventato. Esiste davvero: " è stato teppista in Ucraina, idolo dell'underground sovietico, barbone e poi domestico di un miliardario a Manhattan, scrittore alla moda a Parigi, soldato sperduto nei Balcani; e adesso, nell'immenso bordello del dopo comunismo, vecchio capo carismatico di un partito di giovani desperados. Lui si vede come un eroe, ma lo si può considerare anche una carogna: io sospendo il giudizio" si legge nelle prime pagine di questo libro. E se Carrère ha deciso di scriverlo è perché ha pensato " che la sua vita romanzesca e spericolata raccontasse qualcosa, non solamente di lui, Limonov, non solamente della Russia, ma della storia di noi tutti dopo la fine della seconda guerra mondiale". La vita di Eduard Limonov, però, è inanzittutto un romanzo di avventure: al tempo stesso avvincente, nero, scandaloso, scapigliato, amaro, sorprendente, e irresistibile. Perché Carrère riesce a fare di lui un personaggio a volte commovente, a volte ripugnante - a volte perfino accattivante. Ma mai, assolutamente mai, mediocre. Che si trascini gonfio di alcol sui marciapiedi di New York dopo essere stato piantato dall'amatissima moglie o si lasci invischiare nei più grotteschi salotti parigini, che vada ad arruolarsi nelle milizie filoserbe o approfitti della reclusione in un campo di lavoro per temprare il "duro metallo di cui è fatta la sua anima", Limonov vive ciascuna di queste esperienze fino in fondo …

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Solo l'inizio di quel che si potrebbe pensare fra fatti o eventi storici di cui non si avrà scampo. D'altra parte prototipo di peccati dell'anima, sensi di colpa verso un futuro utopico che non ci sarà mai, e che giustifica i rapporti illusori, sereni fra famiglie paragonandoli a gruppi di soldati in guerra contro un paese straniero. Ogni uomo ha bisogno di un po' di conforto, specie se all'indomani potrebbe non esserci più. 

Titolo: Pastorale americana

Autore: Philip Roth

Casa editrice: Einaudi

Prezzo: 14 €

N° di pagine: 425

Trama: Seymour Levov è alto, biondo e atletico. Malgrado sia di origine ebraica al liceo lo chiamano "Lo Svedese". Negli anni '50 sposa miss New Jersey, avviandosi ad una vita di lavoro nella fabbrica del padre. Nella sua splendida villa cresce Merry, la figlia cagionevole e balbuziente. Finchè arriva il giorno in cui le contraddizioni del paese raggiungono la soglia del suo rifugio, devastandola. La guerra del Vietnam è al culmine. Merry sta terminando la scuola e ha l'obiettivo di "portare la guerra in casa". Letteralmente.

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Ossessioni tiranniche che straziano il cuore, tendenze soffocanti che dilaniano ogni rimasuglio della nostra anima, un opera straordinariamente bella da cui non si avrà alcuna via di scampo. Prototipo di peccati dello spirito, sensi di colpa verso un futuro utopico che non ci sarà mai, e che giustifica i rapporti illusori, sereni fra famiglie paragonandoli a gruppi di soldati in guerra contro un paese straniero. 


Titolo: La macchia umana

Autore: Philip Roth

Casa editrice: Einaudi

Prezzo: 13, 50 €

N° di pagine: 397

Trama: Il professor Coleman Silk da cinquant'anni nasconde un segreto, e lo fa così bene che nessuno se n'è mai accorto, nemmeno sua moglie o i suoi figli. Un giorno però basta una parola detta per sbaglio, e su di lui si scatenano le streghe del perbenismo, gli spiriti maligni della political correcteness. Allora tutto il suo mondo, la sua brillante vita accademica, la sua bella famiglia crollano. E non c'è scampo, perché << noi lasciamo una macchia, lasciamo la nostra impronta. Impurità, crudeltà, abuso, errore, escremento, seme: non c'è altro mezzo per essere qui >>.

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Prototipo di peccati dell'anima, sensi di colpa verso un passato che non si può annullare, sensi di colpa verso un futuro utopico che non ci sarà mai, e che giustifica i rapporti illusori, sereni fra famiglie paragonandoli a gruppi di soldati in guerra contro un paese straniero. Ogni uomo ha bisogno di un po’ di conforto, specie se all'indomani potrebbe non esserci più.

Titolo: Notte a Caracas

Autore: Karina Sainz Borgo

Casa editrice: Einaudi

Prezzo: 17 €

N° di pagine: 208

Trama: In una terra meravigliosa, che prima della crisi era la più ricca del subcontinente americano e ora è dilaniata dalla corruzione, dalla criminalità e dalla repressione politica, Adelaida cerca solo di sopravvivere. Ma un giorno, tornando a casa, scopre che la chiave nella serratura non gira più: il suo appartamento è stato sequestrato e devastato da una banda di donne legate al regime. Senza un posto in cui andare, cerca rifugio dalla vicina, la cui porta è stranamente aperta, ma la trova stesa a terra, morta. Ogni speranza sembrerebbe svanita, invece quell'ennesimo evento tragico potrebbe rivelarsi la sua unica occasione di salvezza.

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Un toccante viaggio nella Londra dei primi anni 20 è quella narrata in queste pagine. La sua autrice non nasconde un forte attaccamento nei riguardi dei suoi figli di penna, sorvolando nei tetti di borghi umidi e maleodoranti, a bordo di una vettura diretta in un Paradiso mancato. Una zona dimenticata persino da Dio, illesa da simili torture. Quel genere di storia che ho ascoltato con un certo fascino, ammaliamento, perturbamento, constatando quanto ci sia di magnifico e allo stesso tempo terribile fra le sue pagine.

Titolo: Company Parade

Autore: Margaret Storm Jameson

Casa editrice: Fazi

Prezzo: 18 €

N°di pagine: 403

Trama: Nel 1918 la giovane Hervey Russell si trasferisce a Londra lasciandosi alle spalle il marito, ufficiale di terra dell'Air Force impiegato a Canterbury, e il figlio piccolo, che viene affidato alle cure di una nutrice. Hervey è forte e vulnerabile al tempo stesso, a muoverla è la voglia di affermarsi, ma anche il desiderio di dare al figlio le migliori condizioni di vita. Viene assunta come assistente copywriter presso un agenzia pubblicitaria, dove lavora per David Renn, solitario e disilluso veterano di guerra; ha due amici storici, Philip e T. S, due ex soldati che hanno in mente di dare vita a un nuovo giornale; Philip è innamorato dell'amica mentre T. S. è sposato con Evelyn Lamb, direttrice e editor del << London Review >>. Mentre scopre la vivace scena culturale londinese, popolata da scrittori presuntuosi, intellettuali salottieri e spregiudicati uomini d'affari, Hervey è tormentata dalle sue vicende sentimentali. Il rapporto con il marito Penn non è affatto semplice: Hervey non è più innamorata di lui e ha una relazione con 'l' americano'. Dal canto suo, anche Penn tradisce la moglie con la giovane Len Hammond, e la scoperta da parte di Hervey della relazione del marito accresce i problemi nella coppia. Il mondo va avanti, ma la guerra ha lasciato un segno indelebile nelle vite di tutti e ognuno, guardandosi dentro, non può fare a meno di scontrarsi con un grande buio. 

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Nel concetto d’espressione di intrappolare il pensiero astratto su carta concedendo qualunque opportunità, qualunque permesso di critica o denuncia. Ci si pongono domande, quesiti sull’importanza dell’esistenza umana, sulla concezione animalesca dell’individuo nel suo abbraccio carnale col sesso femminile. Leggere questo romanzo è stato come vivere a ritroso la pellicola di un film d’epoca che ho sentito come mio, ne ho fatto completamente parte, in un momento breve d’intimità, di struggimento, di puro e scarno interesse con i quali mi sono abbandonata allo struggimento più totale. Non una semplice lettura, bensì un trasmettitore di messaggi dal forte senso di libertà, di ribellione, che invita a distaccarsi dalle convenzioni sociali, dal pozzo oscuro in cui si è inevitabilmente sprofondati mediante figure sinuose e aggrazziate. Eroi che si mossero più su questioni relative al concetto di vedere che di sapere.

Titolo: Un tram chiamato Desiderio

Autore: Tennessee Williams

Casa editrice: Einaudi

Prezzo: 11 €

N° di pagine: 117

Trama: Un tram che si chiama Desiderio è il capolavoro di Tennessee Williams; e la storia che racconta è raccontata a far parte dell’immaginario di ognuno di noi. Blanche DuBois bussa alla porta della sorella Stella, a New Orleans. Sono le due eredi di una famiglia di propietari terrieri del Sud da tempo decaduta. Blanche però non ha mai smesso di vivere in quel passato ormai svanito, e a casa della sorella si socntra con la prosaica realtà dell’America delle città, delle strade, dei quartieri popolari. In particolare si scontra con il marito di Stella, Stanley Kowalski, immigrato di origini polacche: bello, brutale e dalla prorompente sessualità. E in questo scontro tra due mondi, tra disgusto, odio e feroce attrazione, non potrà che essere lei a farsi del male.

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Un opera solennemente letteraria che evidenzia come la bellezza talvolta può essere colei che lega qualcosa di forte, tangibile, indelebile che ha funto da filo conduttore fra me e questo mondo, che però non fa trattenere il fiato come credevo ne richiama la narrativa romantica vittoriana a cui sono abituata, che è arrivato in sordina, mi ha reso partecipe di una vicenda dolce in un mare di ricordi che fluttuano nel tempo sempre più remoto.


Titolo: Il giardino segreto

Autore: Frances H Burnett

Casa editrice: Feltrinelli

Prezzo: 9, 50 €

N° di pagine: 280

Trama: Apparso a puntate nel 1909, fin da subito << Il giardino segreto >> incontrò uno straordinario successo, poi rinvigorito dai giovani fanti di lingua inglese durante la Prima guerra mondiale, che ne fecero uno dei loro libri preferiti in assoluto. Al centro della storia, la vicenda di una bambina orfana, Mary, affidata a uno zio indaffarato e sempre lontano da casa. La prima reazione della bambina, appena arrivata nella villa dello zio, è di rifiuto. Nulla le piace. È scontrosa, capricciosa, scontenta. Ma a poco a poco, grazie ai suggerimenti di Martha, una giovane cameriera di origine contadina, la bambina scopre la bellezza dei luoghi intorno alla casa, si avvicina alla natura e si addolcisce. Ed è sempre Martha a raccontarle una storia che come un dardo colpisce la sua immaginazione: esisteva un tempo un giardino, dove l’adorata moglie dello zio amava stare e che per una tragica fatalità – cadendo dall’altalena – è diventato anche luogo della sua morte.

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Pieno di animosità, in sintonia col mio essere coraggioso, intraprendente ma introverso, che crede ancora di non aver letto abbastanza per conoscere la vita. Non aver vissuto pienamente quelle idee letterarie o artistiche indipendenti o rivoluzionarie, che sono parecchie diverse dalle mie ma che concretizzano la mia idea di passato.

Titolo: Diari

Autore: Sylvia Plath

Casa editrice: Adelphi

Prezzo: 14 €

N° di pagine: 433

Ttrama: Quando si comincia a leggere questi diari si ha l’impressione di seguire le febbrili annotazioni di una bella ragazza americana che scopre l’Europa: tutto vibra, tutto sprizza energia, c’è un senso di attesa che si impone su tutto. Ma presto ci accorgiamo che le cose non stanno così. O meglio, non soltanto così. E ci immergiamo in una lettura sempre più appassionante e talvolta angosciosa: il giornale di bordo di una sensibilità acutissima, lacerata e drammatica, quella di una scrittrice che per i suoi versi e per il suo tragico destino è diventata un emblema, un vero culto, per molti lettori.

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Torre di pattuglia a cui si riferisce il titolo fornisce un introito sostanzioso e discreto nel farci un’idea alquanto chiara sul processo impuro della vita, miscelati mediante aspetti puramente biografici da cui tuttavia si può scorgere una certa “ironicità”. Sebbene sia del tutto assente, ma intesa come destabilizzante, nociva. Un sogno di sangue, gloria, pianti e sorrisi che ha tenuto chiunque immobili, incollati alle pagine di una storia che è lo specchio della vita dell’autrice. Un piccolo universo raccolto e gentile, che in un brusco istante si è formato attorno a me.


Titolo: Mirador, Irene Nemirovsky, mia madre

Autore: Elisabeth Gille

Casa editrice: Fazi

Prezzo: 18 €

N° di pagine: 360

Trama: “Mirador” non è una semplice biogradia di Irène Nèmirovsky. È la scrittrice stessa che, attraverso la voce della figlia, Elisabeth Gille, ci racconta in prima persona di sé e della propria vita. E rievoca con accenti intimi e originali la Russia lacerata e suggestiva dell’infanzia e dell’adolescenza. Poi, dopo l’elisilio seguito alla Rivoluzione d’Ottobre, sono la Francia e Parigi lo scenario in cui Irene spicca il volo e diventa famosa. Infine la provincia francese è il teatro che vede svolgersi l’ultimo atto della sua esistenza, che è anche l’ultimo atto di una borghesia colta ma incapace di cogliere i segni premonitori della tragedia che si sta abbattendo sull’Europa e che troppo tardi si accorge della furia che travolgerà milioni di persone, come la stessa Irène, deportata nel 1942 ad Auschwitz, dove morì di tifo un mese dopo.

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Ugualmente conosciuto fin dall’antichità che è il valore in se dell’intero romanzo. Una prassi in cui si racconta la vita in se, ma dipinta in una tela raffinata ed esaudiente che è un frammento di veridicità, consapevolezza di una realtà politica, sociale in cui non bisogna lasciarsi contagiare.

Oggi certi preconcetti sembrano quasi delle banalità e l’arte di far sentire la propria voce fra tante altre voci, come lo scrivere un romanzo, produrre un film con fini esclusivamente spirituali, divenuti atti fisici, centrati sul corpo e intrapresi solo per comprendere chi e cosa siamo.

Titolo: Middlemarch

Autore: George Eliot

Casa editrice: Bur Rizzoli

Prezzo: €12

N° di pagine: 830

Trama: Al centro della storia è proprio l’immaginaria cittadina inglese di Middlemarch, all’interno della quale si articolano i destini di quattro personaggi e di due matrimoni infelici, indagati da George Eliot nel loro più impercettibili interstizi attraverso lo strumento chirurgico di uno stile espressivo sempre acuminato.




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Opera che non nasconde un certo fascino, in cui non vi ho trovato nozioni e concetti particolari ma che mi ha particolarmente colpita per la capacità dell’autrice di aver tessuto una trama affascinante, abile nell'intreccio ma povera di emotività. Scevra di passione, fremiti di autoaffermazione dell'anima, rabbia o follia. 

Titolo: La confessione

Autore: Jessie Burthon

Casa editrice: La nave di Teseo

Prezzo: 20 €

N° di pagine: 526

Trama: Londra, 1980. In un pomeriggio d’inverno ad Hampstead Heat, Elise Morceau, che fa la maschera a teatro e ha tutta la bellezza dei vent’anni, incontra Constance Holden, detta Connie, e ne rimane stregata. Connie è una scrittrice di successo, arrogante e seducente in egual misura, con un romanzo in procinto di diventare un film a Hollywood. Le due donne si innamorano e stringono un rapporto che velocemente scivola verso l’ossessione e la reciproca dipendenza. Connie convince Elise a seguirla a Los Angeles, ma, se la prima è elettrizzata dall’eccitazione di un nuovo mondo dove tutti mentono pur di diventare una stella, l’altra vi annaspa, esasperata dagli umori della sua compagna con cui si susseguono rotture e riappacificazioni, e dalla falsità di quell’ambiente competitivo e irreale. Così Elise prende una decisione impulsiva, che cambierà la sua vita per sempre: sparisce nel nulla, senza lasciare tracce. Trent’anni dopo, una giovane donna di nome Rose decide di mettersi alla ricerca di sua madre, scomparsa quando era ancora una bambina. Bussa così alla porta dell’ultima persona che l’ha incontrata, una scrittrice ormai anziana che vive reclusa dopo essersi ritirata dalla vita pubblica al picco della sua fama, e da cui Rose è determinata a ottenere una confessione: Constance  Holden.

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Nient’alto che lo specchio dei desideri di ogni lettore che ama rifugiarsi in storie di questo tipo, mostratosi così evidente nella stanchezza e nello sforzo di pomeriggi solitari, intensi nel riporre nero su bianco, in pagine di diario, quanto ciò visse l’autrice. Un introito sostanzioso e discreto nel farci un’idea alquanto chiara sul processo impuro della vita, miscelati mediante aspetti puramente biografici da cui tuttavia si può scorgere una certa << ironicità >>. Sebbene del tutto assente, ma intesa come destabilizzante, nociva. Sogno utopico di lacrime, rimpianti e desideri repressi che mi ha tenuta immobile, incollata alle pagine in cui facilmente possiamo riconoscersi. Un piccolo universo che compone uno splendido quadro, gentile, raccolto, che in un brusco istante si è formato attorno a me.

Titolo: La ricompensa di una madre

Autore: Edith Warthon

Casa editrice: Elliot

Prezzo: 17, 50 €

N° di pagine: 286

Trama: Dopo aver trascorso un lungo periodo sulla costa francese insieme a una comunità di americani espatriati, Kate Clephane decide di tornare dopo molti anni dalla sua famiglia a New York, dove la buona società l'aveva messa al bando per aver abbandonato il marito e la figlia piccola. A desiderare il suo ritorno è la figlia Anne che vorrebbe la madre al suo fianco per le sue prossime nozze con Chris Fenno, eroe di guerra ma anche uomo senza particolari talenti e abile arrampicatore sociale. Le vere intenzioni di Chris nei confronti della figlia sono però l'ultima delle preoccupazioni di Kate, poiché in passato l'uomo è stato suo amante e lei sente di esserne ancora innamorata. Il dilemma morale della donna (confessare alla figlia il suo segreto o tacere?) e il dramma che ne deriverà riflettono i miti eterni di Edipo e Amleto e conducono a un finale che sorprese profondamente la morale dell'epoca.

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Una miscela disomogenea di colori che convergono in un unico quadro, un pasto lauco per un lettore avido di storie ma non soddisfacente del tutto, una pace interiore perfettamente rimodellata e costruita come una corazza, abilmente realizzata mediante un momento di perpetua follia. 

Titolo: Una nobile donna

Autore: Frances Hodgson Burnett

Casa editrice: Elliot

Prezzo: 17, 50 €

N° di pagine: 256

Trama: Quale sorpresa sarà quest'incredibile romanzo per il lettore italiano. Chi si aspetta una semplice storia d'amore ambientata in epoca vittoriana o chi crede di ritrovarvi elementi comuni con la letteratura per l'infanzia ("Il piccolo Lord" e "Il giardino segreto"), per cui Frances Hodgson Burnett è maggiormente nota, rimarrà meravigliato e positivamente colpito. La scrittura e i contenuti eccezionalmente moderni, i protagonisti dallo spessore profondamente realista, i dialoghi vivaci, i temi trattati rivoluzionari per l'epoca e, in alcuni casi, persino per quella odierna rendono la storia di Clorinda, la nobile donna cui fa riferimento il titolo, un'eroina indimenticabile. La sua storia è emblematica di una condizione femminile comune nei secoli passati: alla sua nascita, la madre muore di parto e il fatto che sia una femmina la priva di ogni valore agli occhi del padre, il quale rifiuta ogni contatto e l'abbandona. Qualche anno dopo, l'uomo torna e trova una bimba fuori dal comune, i cui modi lo conquistano, creando così un forte legame tra loro, destinato a durare nel tempo. Clorinda diventerà una giovane donna dalla lingua tagliente e dalla volontà di ferro, capace di capovolgere gli schemi che la vorrebbero docile e sottomessa alla volontà degli uomini, una donna di nobili sentimenti in grado di affrontare ogni esperienza (incluso l'amore) con coraggio e determinazione.

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Rifugio ove vi sono custoditi ricordi di due grandi pittori, desideri di una donna inchiodata a vita in un letto. Frutto di un brutto scherzo, allucinazione di un idillio romantico che si frantuma con la visione di una realtà distorta, Diego e Frida è un monologo bello e particolare che ha scandito bellissimi momenti in sua compagnia. Ha sorvolato i cieli celesti del mio cerchio personale, libera di seguirli, libera di volare via assieme a loro e di brillare alla luce del sole, come un riflesso perpetuo nel tempo.

Titolo: Diego e Frida. Un amore assoluto e impossibile sullo sfondo del Messico rivoluzionario

Autore: Jean Marie G. Le Clèzio

Casa editrice: Il Saggiatore

Prezzo: 12, 50 €

N° di pagine: 192

Trama: Quando nel 1929 la giovane pittrice messicana Frida Kahlo annuncia le sue nozze con Diego Rivera, nessuno accetta il matrimonio tra questa ragazza vivace ma di salute precaria e il genio dei muralisti messicani che ha il doppio dei suoi anni, il triplo del suo peso e una reputazione di orco e seduttore. Il loro passato travagliato, il loro incontro, la fede nella rivoluzione, il viaggio in America e il fascino inaspettato del capitalista Henry Ford, i rapporti con Breton e Trotskij sono raccontati in queste pagine, in cui lo stile del grande romanziere francese fa rivivere due icone del Novecento. Quella di Diego e Frida è una storia d'amore fuori dall'ordinario, attraversata da tradimenti e fughe, vivida e intensa come i colori della loro pittura.

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Un punto alla fine di un capitolo di cui personalmente avrei voluto che la sua autrice argomentasse. Non che abbia le competenze letterarie per criticare o giudicare un opera, un testo letterario, ma il bello in tutto questo penso stava nel comprendere i personaggi, leggerli a tal punto da comprendere qualunque ragione li spinse a prendere quella determinata decisione, a comportarsi in quel determinato modo, non solo lasciandosi alle spalle una vita domestica che l’avrebbe rinchiusa sempre più nel prototipo della casalinga sottomessa quanto << spiegarci >> perché avvertì questo desiderio di essere libera e soprattutto cosa esso comportò In relazione al periodo storico, all’approccio con il prossimo, agli eventi che, come piccoli tasselli di un puzzle, sono stati sparsi qua e là in un paesaggio apparentemente famigliare ma esacerbato. Vederla “muoversi” non come una qualunque, ma come emblema di riscatto e libertà. 

Titolo: La portalettere

Autore: Francesca Giannone

Casa editrice: Nord

Prezzo: 19 €

N° di pagine: 416

Trama: Salento, giugno 1934. A Lizzanello, un paesino di poche migliaia di anime, una corriera si ferma nella piazza principale. Ne scende una coppia: lui, Carlo, è un figlio del Sud, ed è felice di essere tornato a casa; lei, Anna, sua moglie, è bella come una statua greca, ma triste e preoccupata: quale vita la attende in quella terra sconosciuta? Persino a trent'anni da quel giorno, Anna rimarrà per tutti «la forestiera», quella venuta dal Nord, quella diversa, che non va in chiesa, che dice sempre quello che pensa. E Anna, fiera e spigolosa, non si piegherà mai alle leggi non scritte che imprigionano le donne del Sud. Ci riuscirà anche grazie all'amore che la lega al marito, un amore la cui forza sarà dolorosamente chiara al fratello maggiore di Carlo, Antonio, che si è innamorato di Anna nell'istante in cui l'ha vista. Poi, nel 1935, Anna fa qualcosa di davvero rivoluzionario: si presenta a un concorso delle Poste, lo vince e diventa la prima portalettere di Lizzanello. La notizia fa storcere il naso alle donne e suscita risatine di scherno negli uomini. «Non durerà», maligna qualcuno. E invece, per oltre vent'anni, Anna diventerà il filo invisibile che unisce gli abitanti del paese. Prima a piedi e poi in bicicletta, consegnerà le lettere dei ragazzi al fronte, le cartoline degli emigranti, le missive degli amanti segreti. Senza volerlo – ma soprattutto senza che il paese lo voglia – la portalettere cambierà molte cose, a Lizzanello. Quella di Anna è la storia di una donna che ha voluto vivere la propria vita senza condizionamenti, ma è anche la storia della famiglia Greco e di Lizzanello, dagli anni '30 fino agli anni '50, passando per una guerra mondiale e per le istanze femministe. Ed è la storia di due fratelli inseparabili, destinati ad amare la stessa donna.

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Un’entità umana riesumata dal tempo che esplica valori universali fondamentali, immutabili nella dignità dell’intelligenza, sicuro ma fin troppo sterile per i miei gusti che, privo di quei guizzi letterari che mi piacciono tanto, merita una certa importanza ma non marchia al punto da considerarlo incensurato per qualunque approccio o età.


Titolo: Da duemila anni

Autore: Mihail Sebastian

Casa editrice: Fazi

Prezzo: 18 €

N° di pagine: 278

Trama: Romania, anni Venti. L’antisemitismo è sempre più diffuso e violento. Il protagonista, uno studente ebreo dell’Università di Bucarest, insieme ai colleghi correligionari subisce quotidianamente angherie e soprusi, un martirio che gli altri sposano quasi fosse un processo di redenzione, mentre lui si sente intimamente antisionista eppure incapace di rinnegare la propria religione. Questo insanabile dissidio interiore lo induce al vizio. Il suo tempo trascorre infatti in lunghe passeggiate solitarie e notti alcoliche che spartisce con rivoluzionari, fanatici e libertini. Ed è attraverso il suo vissuto quotidiano e le conversazioni con i suoi compagni di strada – il determinato marxista S.T. Haim, il sionista Sami Winkler o il carismatico professor Ghita Blidaru – che il protagonista ricerca il senso di un mondo che sta cambiando e dell’oscurità che sta scendendo sul suo paese e minaccia di distruggerlo.

Uscito per la prima volta nel 1934, il romanzo è una tragica testimonianza dell’ascesa dell’antisemitismo in Europa. Un documento inestimabile e un racconto doloroso su uno dei periodi più feroci della storia europea che, in questi tempi oscuri di irragionevoli spinte nazionalistiche, ci insegna a dare un senso al passato offrendoci un ritratto dei molti volti dell’antisemitismo e provando a dare una risposta all’inevitabilità dell’odio.

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Pur quanto il lavoro dietro sia stato ben ponderato, ben studiato, quasi certosino, non lo ha reso classificabile, perfettamente simile alla visione che si era sposata nel mio animo, dotato di << vita >> in un buco arretrato come quello in cui fu costretta a vivere, di cui sfido chiunque sarebbe impossibile non esserne coinvolti. Perché ritrovare la forza di rialzarsi, rinascendo dalle sue stesse ceneri è uno degli assetti principali su cui ruota l’ideale concezione che la Cullhed riversò in queste pagine.

Titolo: Euforia. Un romanzo su Sylvia Plath

Autore: Elin Cullhed

Casa editrice: Mondadori

Prezzo: 19, 50 €

N° di pagine: 300

Trama: Quando il romanzo si apre, Sylvia, incinta del secondo figlio, è entusiasta all'idea della nuova avventura in cui lei e Ted Hughes si sono imbarcati insieme: ristrutturare una vecchia canonica lontano dalla grande città, crescere una famiglia in un regno tutto per loro. Prima dell'arrivo dei bambini Ted era il suo compagno in ogni cosa: da intellettuali vivevano intensamente la vita e ne prendevano ciò che volevano. Ma ora Ted scompare sempre più spesso nel suo studio per scrivere mentre Sylvia si ritrova abbandonata, un animale assediato dai suoi piccoli. Il suo desiderio è scrivere, amare, vivere, lasciare un segno nel mondo. Ma dove sarà la sua immortalità? Nei bambini che nutre con il suo corpo o nelle parole che appunta sulla pagina nei pochi momenti rubati? Quando Ted la abbandona definitivamente per andare dalla sua amante a Londra, Sylvia si scopre al contempo intossicata dal suo stesso potere e annientata dalla perdita. In questo stato di euforia, si sente sul punto di raggiungere il massimo dei suoi poteri creativi come scrittrice. Ha deciso di morire, ma l'arte a cui darà vita nelle sue ultime settimane infiammerà il suo nome. 

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Un bellissimo ritratto alla vita, al passato, alla misericordia mediante la profondità di sentimenti e sensazioni che sono inculcati nell’animo umano, che sebbene affonda le sue radici nell’antichità è un romanzo attualissimo poiché narra di sommosse che disgraziatamente sono ancora diffuse come piaghe suppurante, nella Cina odierna. La poesia sarebbe divenuta struttura architettonica di un meccanismo letterario che non credo siano appropriati per tutti, ma sicuramente per chi desidera comprendere la vita mediante la bellezza di parole non sempre chiare quanto velate.


Titolo: Fuga di morte

Autore: Keyi Sheng

Casa editrice: Fazi

Prezzo: 18, 50 €

N° di pagine: 429

Trama: Sulla piazza principale di Beiping, capitale dello Stato di Dayang, un giorno compare un enorme escremento a forma di pagoda: un atto dissacrante, che fa esplodere le gravi tensioni sociali latenti da tempo, innescando un movimento di protesta guidato da poeti e intellettuali. Yuan Mengliu, giovane e rispettato poeta, vive però una crisi profonda. Da un lato si dimostra incapace di sopportare la violenza della rivolta e della sua repressione da parte del governo, dall'altro non riesce ad abbracciare gli ideali rivoluzionari della sua compagna Qi Zi, la quale si afferma invece come leader della protesta. Quando la ragazza scomparirà in circostanze misteriose, Yuan Mengliu, ormai abbandonata la poesia e diventato un chirurgo, si metterà alla sua ricerca. Dopo anni di viaggi, si ritroverà in un luogo sperduto chiamato Valle dei Cigni: un mondo utopico apparentemente perfetto che si rivelerà invece sottoposto a imposizioni ferree dall'alto, dove ogni aspetto della vita è regolamentato ai fini del benessere dello Stato, con tragiche conseguenze.

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Il lungo e indefinibile pellegrinaggio nella psiche, ma anche nell’assetto etico e sociale in relazioni fra gli esseri umani che puzza di crudeltà, sangue appena riverso sulle strade, ricordi che lacerano la mente e che non riescono a portare via le impurità, con sangue continuamente riverso che è assetto passionale di un uomo che ripudia moralità, dedizione di certi dogmi spirituali e individuali.


Titolo: Il richiamo del corno

Autore: Sarban

Casa editrice: Adelphi

Prezzo: 12 €

N° di pagine: 191

Trama: Quando Alan Querdilion, un ufficiale della Marina britannica, si risveglia nel letto di uno strano ospedale sono passati centodue anni, il mondo non è più lo stesso e lui si ritrova imprigionato in un incubo. I nazisti hanno vinto la seconda guerra mondiale e regnano incontrastati. I prigionieri-schiavi vengono allevati e trasformati nella selvaggina di un feroce sovrano. Un terrore remoto e indicibile si impossessa lentamente di Alan: è "il terrore che si prova ad essere cacciati". Qualcosa di notte si muove nella foresta e brama sangue. Lo sente avvicinarsi da lontano, preceduto dal suono di un corno. Sono note isolate, appena avvertibili, separate da lunghi intervalli, "ognuna così solitaria nel buio e nel silenzio assoluto, come un'unica vela su un vasto oceano". Poco dopo la fine della guerra, e ben prima che il genere distopico infuriasse fra i lettori di tutto il mondo, un diplomatico inglese estremamente discreto, che passava da una sede all'altra del Medio Oriente, scriveva questo piccolo romanzo, che fa pensare a un racconto di Wells, e dove all'immagine di un futuro alternativo governato dai nazisti si sovrappone ben presto la terrificante visione di un mondo capovolto e arcaico, regolato dalla caccia fine a se stessa. Ossessione ricorrente da varie migliaia di anni fino a oggi, e forse oggi più che mai. Con una nota di Matteo Codignola.

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Memoria di vita rubata, strappata e poi restituita, dinanzi al fragore del mondo, baluardo in cui ci si oppone con resistenza al mutamento, alla transizione in cui gli eventi nascono dal desiderio di condivisione e comprensione, mai l’esperienza di riabbracciare un autore come in questo periodo mi ha reso più viva, più felice, grata di aver registrato minuziosamente impressioni, ricordi o luoghi comuni che resteranno nella mente, specialmente nella mia, come immagini di alta qualità.

Titolo: Tempesta in giugno

Autore: Irène Némirovsky
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 20 € 

N° di pagine: 339

Trama: «Irène Némirovsky» ha scritto Pietro Citati «possedeva i doni del grande romanziere, come se Tolstoj, Dostoevskij, Balzac, Flaubert, Turgenev le fossero accanto e le guidassero la mano». Per tutti coloro che dal 2005 (anno della pubblicazione di Suite francese in Italia) hanno scoperto, e amato, le sue opere, questo libro sarà una sorpresa e un dono: perché potranno finalmente leggere la «seconda versione» – dattiloscritta dal marito, corretta a mano da lei e contenente quattro capitoli nuovi e molti altri profondamente rimaneggiati – del primo dei cinque movimenti di quella grande sinfonia, rimasta incompiuta, a cui stava lavorando nel luglio del 1942, quando fu arrestata, per poi essere deportata ad Auschwitz. Una versione inedita, e differente da quella, manoscritta, che le due figlie bambine si trascinarono dietro nella loro fuga attraverso la Francia occupata, e che molti anni dopo una delle due, Denise, avrebbe de­votamente decifrato. Qui, nel narrare l'esodo caotico del giugno 1940, e le vicende dei tanti personaggi di cui traccia il destino nel suo ambizioso affresco – piccoli e grandi borghesi, cortigiane di alto bordo, madri egoiste o eroiche, intellettuali vanesi, uomini politici, contadini, soldati –, Némirovsky elimina tutte le fioriture, asciuga e compatta; non solo: ricorrendo alla tecnica del montaggio cinematografico, limitandosi a «dipingere, descrivere», sopprimendo ogni riflessione e ogni giudizio, conferisce a questo allegro con brio un ritmo più sostenuto – e riesce a trattare la «lava incan­descente» che ne costituisce la materia con una pungente, amara comicità.

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L’ennesimo toccante viaggio del cuore umano ma così dilaniante e logorante la cui melodia mi ha permesso di assistere all’avanzata di ombre che corrono verso la supremazia, la superiorità oscurando ogni cosa. Un’enorme quantità d’informazioni su ciò che fu più caro per l’autrice che lentamente si stanno fissando sempre più nel mio cuore, assetata di sapere e amore consapevole di quanto ancora non basti ciò che ho conosciuto.

Titolo: I cani e i lupi

Autore: Irène Nèmirovsky

Casa editrice: Adelphi

Prezzo: 10 €

N° di pagine: 240

Trama: Le basta vederlo una volta sola, quel bambino ricco, ben vestito, dai riccioli bruni, dai grandi occhi splendenti, che abita nella meravigliosa villa sulla collina e di cui dicono sia un suo lontano cugino, per essere certa che lo amerà per sempre, di un amore assoluto e immedicabile. A Kiev, la famiglia di Ada abita nella città bassa, quella degli ebrei poveri, e suo padre appartiene alla congrega dei maklers, gli intermediari, quegli umili e tenaci individui che si guadagnano da vivere comprando e vendendo di tutto, la seta come il carbone, il tè come le barbabietole. Fra le due città sembra non esserci nessun rapporto, se non il disprezzo degli uni e l’invidia degli altri. Eppure, quando il ragazzino Harry si troverà di fronte la bambina Ada, ne sarà al tempo stesso inorridito e attratto: “come un cagnolino ben nutrito e curato che senta nella foresta l’ululato famelico dei lupi, i suoi fratelli selvaggi”. Molti anni dopo il destino li farà rincontrare a Parigi: e Harry cederà a quella misteriosa attrazione del sangue che Ada esercita su di lui.

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Un suggestivo disegno a tinte fosche, un motivo memorabile ricco di scienza e amore che altri non è che omaggio al Prometeo moderno di Mary Shelley, che, così potente, avrebbe potuto lasciare una cicatrice sul petto, causando  una grande infelicità da cui ho riscontrato solamente un vuoto cieco in cui è impossibile scorgere qualcosa. Ha cucito due lembi rossi che strisciavano l'uno verso l'altro, come due satelliti che hanno lentamente segnato la loro orbita, riempiendo il mio animo di una dolce melodia, sentimenti la cui natura infruttuosa confina con l'orrore, la deformità, la follia.

Titolo: Povere creature
Autore: Alasdair Gray
Casa editrice: Safarà Editore
Prezzo: 22 €
N° di pagine: 408

Trama: Chi è veramente Bella Baxter, giovane donna ritrovata nelle fredde acque del Clyde nella Glasgow tardovittoriana e riconsegnata alla vita grazie agli oscuri esperimenti di Godwin Baxter, tormentato genio della chirurgia? Sarà arduo, quasi impossibile, dare una risposta, perché Bella è molto più della donna che è stata: oggetto di folli passioni amorose, la vedremo attraversare la sua epoca passando per salotti austeri, casinò decadenti e bordelli parigini, con lo stupore di chi per la prima volta vede il mondo nella sua prodigiosa follia, incarnando – con il medesimo desiderio che desta al suo passaggio – i più alti ideali umani, senza mai smettere di suscitare scandalo per l’oltraggio più grave di tutti: vivere un’esistenza radicalmente libera. Da questo romanzo, il film di Yorgos Lanthimos prodotto da Searchlight pictures.

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Una lieve tortura di parole, suoni e musica. Un tributo oltraggiante e dannoso che rende ingiustificabile dare alle fiamme qualcosa che ha una sua anima. Un immenso contenitore di riflessioni e idee su ciò che ha dettato il cuore all''autore che, tra situazioni che scivolano un po' nella malinconia, condensa in pochissime pagine, attraverso una sorta di ammenda interiore in cui riporta personali e modeste riflessioni sui libri, i sogni, sull'essere lettori. Un trattato sociale sulla natura lineare del tempo, sull'incapacità dell'uomo di non saper ribellarsi alle leggi imposte.


Titolo: Fahreneit 451

Autore: Ray Bradbhuri

Casa editrice: Oscar Mondadori

Prezzo:10 €

N° di pagine:

Trama: Morgan fa il pompiere in un mondo in cui ai pompieri non è richiesto di spegnere gli incendi, ma di accenderli: armati di lanciafiamme, fanno irruzione nelle case dei sovversivi che conservano libri e li bruciano. Così vuole fa legge. Montag però non è felice della sua esistenza alienata, fra giganteschi schermi televisivi, una moglie che gli è indifferente e un lavoro di routine. Finché, dall'incontro con una ragazza sconosciuta, inizia per lui la scoperta di un sentimento e di una vita diversa, un mondo di luce non ancora offuscato dalle tenebre della imperante società tecnologica.

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Una sorta di ribellione sociale in cui sono messi a nudo parti dell’anima di chiunque e quella della società – incastrati perfettamente che si consumano nella quotidianità, nell’inutilità del tempo. Romanzo di rivolta complesso, dilaniante, straziante, malinconico, introspettivo che non raggiunge il nostro cuore, bensì la nostra testa. Come gesti impuri che valgono come atti di oscenità. Tortura letteraria e morale, un tributo profanato da atti impuri che rende ingiustificabile differenziare il prossimo per la razza, il sesso o la cultura.

Titolo: Luce d’agosto

Autore: William Faulkner

Casa editrice: Adelphi

Prezzo: 13 €

N° di pagine: 425

Trama: ‘Nella mia terra la luce ha una sua qualità particolarissima; fulgida, nitida, come se venisse non dall’oggi ma dall’età classica ‘. Così William Faulkner spiego il titolo del suo settimo romanzo, uscito nel 1932 e subito acclamato come uno dei suoi capolavori. Ed è tra i riverberi crudeli di quella luce implacabile che si consumano le vicende di una folta schiera di personaggi: una ragazza incinta, amata solo di ‘una riserva di paziente e tenace lealtà ‘, che si avventura dall’Alabama al Mississippi alla ricerca del padre di suo figlio; un uomo solitario dallo strano nome, Jon Christmas, ‘con un’inclinazione arrogante e malevola sul viso immobile ‘, che l’isteria razziale del Sud getta nell’abisso tormentoso del dubbio circa il proprio sangue: un reverendo presbiteriano ripudiato dalla sua Chiesa per l’antico scandalo della moglie adultera e suicida; e, circondati da neri invisibili, gli sceriffi, i taglialegna, i predicatori, le donne ‘dal volto di pietra ‘, chi ‘definitivamente dannato ‘, chi alla ricerca disperata di una chimerica catarsi.

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Un romanzo che appare semplice, ma che, in verità, cela una miriade di significati. Assimilazione del processo di natura predominante sulle donne che produce un'infinità di domande a cui non ci verrà data una risposta, perlomeno non nell'immediato, ma, credo, esclusivamente nel secondo volume. E, accozzaglia di sensazioni forti, straordinarie, inquietanti, sconcertanti, predominio di forze o entità sconosciute che gettano il sesso femminile fra le fiamme, anneriti e distrutte come carta dalla crudeltà umana. Così forte e assordante da promulgare tale 'supremazia' nel tempo a venire, tributo oltraggiante e scandaloso che omaggia l'ingiusta condizione di chi, indifeso e vulnerabile, è dato impunemente alle fiamme.


Titolo: Il racconto dell'ancella

Autore: Margaret Atwood

Casa editrice: Ponte delle grazie

Prezzo: 16,80€

N°di pagine: 400

Trama: In un mondo devastato dalle radiazioni atomiche, gli Stati Uniti sono divenuti uno Stato totalitario, basato sul controllo del corpo femminile. Difred, la donna che appartiene a Fred, ha solo un compito nella neonata Repubblica di Galaad: garantire una discendenza alle élite dominante. Il regime monoteocratico di questa società del futuro, infatti, è fondato sullo sfruttamento delle cosiddette ancelle, le uniche donne che dopo la catastrofe sono ancora in grado di procreare. Ma anche lo Stato più repressivo non riesce a schiacciare i desideri e da questo dipenderà la possibilità è, forse, il successo di una ribellione.


4 commenti:

  1. Libri interessanti, grazie per il recap

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  2. Ho letto alcuni dei libri che hai riportato in questa vasta e interessante vetrina. Noto con piacere che ci sono dei classici, letture senza tempo sempre ricche di riflessioni. Un cordiale saluto :)

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