lunedì, novembre 03, 2025

Gocce d'inchiostro: Il padrone di Jalna - Mazo De La Roche

Il mondo aveva acquisito una struttura irreale, le cose cominciarono ad acquisire significato, tutto mi sembrava allo stesso tempo famigliare e irriconoscibile. La magia galleggiava nell'aria e la fantasia che abita nei libri era la vivida trasposizione tangibile di fatti vissuti dall'autrice.

Grazie alla bellissima opportunità concessami dall'autrice, non ho esitato a leggere Il padrone di Jalna con una certa irruenza, in quanto la trama appariva ai miei occhi come una proposta piuttosto allettante, un opportunità per vagare felice, con lo sguardo acceso da una strana vertigine. Inebriata dalla consapevolezza che quello che stavo vivendo fosse un posto simile al Paradiso.

Adagiata sulla mia poltrona di pelle preferita, ho letto e considerato la storia della De Roche come una sorta di talismano che mi avrebbe allontanato dai brutti pensieri. E, anche se sconosciuto, ha dato inizio a un nuovo cielo di persecuzione. Lei, che come la sottoscritta, ha sempre amato scrivere, aveva distillato sulla carta le oscurità che avvolgono l'anima dei suoi figli d'inchiostro. Posseduta dal veleno della creazione artistica, proiettata sulla carta con qualche imperfezione, raccontandoci la storia di ragazzi, uomini o donne comuni che potrebbero far parlare di se. La sua voce, così dolce ma penetrante, ha rimbombato contro le pareti spoglie del mio animo, producendo un baccano esilarante e travolgente, come una specie di sortilegio che evoca un mondo dal quale sono ospite da qualche tempo. Un mondo che ho potuto sentire come mio, e che non sospettavo nascondesse un certo fascino.

Titolo: Il padrone di Jalna

Autore: Mazo De La Roche

Casa editrice: Fazi

Prezzo: 18 €

N° di pagine: 414

Trama: 

È primavera inoltrata a Jalna, e Renny Whiteoak passeggia nella tenuta. Dopo la scomparsa di Adeline ha preso in mano le redini della dimora e dell’intero clan. Il denaro scarseggia e le preoccupazioni domestiche sono all’ordine del giorno; eppure, non può fare a meno di provare gioia e soddisfazione mentre calca quei sentieri che sente suoi, percorsi da lui e dai suoi cari per decenni, tracciati dalla famiglia dove prima c’erano solo foreste: sentieri che sono stati testimoni di scene di ogni tipo, pensa sorridendo fra sé e sé. Così, quando l’amministrazione locale decide di abbattere le querce secolari nei pressi della tenuta per allargare la strada che la costeggia, Renny non ci sta: quegli alberi fanno parte della storia dei Whiteoak. Li proteggerà dall’abbattimento, costi quel che costi. Nel frattempo, il suo rapporto con Alayne si fa sempre più complicato: l’attitudine da donnaiolo non aiuta, e anche la gestione della figlia è terreno di scontro. La piccola Adeline, che ha ereditato i capelli rossi, la forza di volontà e il carattere feroce dell’omonima bisnonna, è una mina vagante. Dal canto suo, invece, Wakefield ha presto messo da parte l’amore per la poesia in favore di una scoperta ben più appassionante: le ragazze. Una in particolare. E mentre i giovani di casa vanno avanti ognuno per la propria strada, gli adulti sono divisi da antichi risentimenti…

La recensione:

Pian piano, volgendo le spalle a tutto, ho accolto la storia della De Roch, in questo quarto volume di Finch, a dire il vero, ma che, stando da qualche dichiarazione letta su internet, fu l’altergo della sua creatrice, che tracciò un sentiero su un mondo, in un altro posto e in un altro tempo, in cui era nascosta la chiave che ha aperto la porta di tutti i suoi segreti. Segreti che dilaniano l'anima, e che avvolgono le sue fragili membra, ripescati in qualche piccola e oscura cavità. L'ho sorpresa nel momento in cui la sua vita era stata posta dinanzi a un bivio, in un incontro che l'avrebbe condannata o salvata. Danzando in un teatrino zeppo di fantocci, che tuttavia non hanno una loro importanza, ma che restano sullo sfondo come piccole figure.

In una realtà molto simile alla nostra le cui nefandezze della vita prosciugheranno in modo gradevole e spietato ogni cosa, interpretando e leggendo questa storia pensando che al suo interno ci fosse racchiuso la magia di cui io necessito per sopportare la mia esistenza. Quando leggo necessito di sognare, ho bisogno di credere nei miraggi, al falso e all'irreale, di credere che la mia vita sia qualcosa in più della miserabile e ostile realtà che mi asfissia. La De Roche è stata in questo caso una sarta sufficientemente abile da collezionare illusioni su misura per lettori disincantati, come la sottoscritta.

A mano a mano che la conoscevo, scortata dalla mia immancabile agenda, cominciò ad albergare la certezza che l'anima di questa giovane donna ed i suoi tremuli passi nella cittadella della mia coscienza stavano andando a delinearsi e a trasformarsi in qualcosa di davvero meraviglioso, motivo per cui della De Roche mi aspetto di leggere i romanzi successivi. Perché le sue storie sono così conturbanti che a leggerli si corre il rischio di restare incagliati per sempre nelle ossessioni della sua bellezza.

Giungere all'epilogo di ogni suo libro è una sensazione davvero fastidiosa, consapevole che di romanzi ce ne sono a centinaia a cui potrei chiedere conforto. Eppure il cuore batte dolorosamente quando tutto, la magia al suo interno, finisce; perfino il peso del mio corpo sembra ridursi, perché credeva di lievitare nell'aria. Proprio come quel palloncino rosso che ho inseguito anch'io recentemente. Questa lealtà irrazionale verso una donna di cui conosco poco e niente, in effetti mi ha dato prova del fatto che sono stata vittima di un "innamoramento" involontario. E qui sono rimasta, in preda allo stupore più assoluto.

Ma perché mi trovo nuovamente qui a parlarvi della De Roche, se dall'ultima volta che ho pubblicato un post con inciso il suo nome non è trascorso nemmeno un mese? Per quale motivo un groviglio di angoscia, amore, tristezza, felicità, emozioni che si sono agitate dentro e che adesso sto riversando in quel contenitore imperfetto che è la scrittura, si smossero dentro di me e lì ci rimasero per un tempo assurdamente lungo? Non lo si percepisce? O forse sono io che non voglio perder tempo a dimostrare che ogni storia sfornata dalla penna di questa autrice è la migliore per me perché mi bastava saperla dentro di me e pertanto mi è stato impossibile ignorarla? Tutte queste domande svolazzano rumorosamente nella mia testa, come mosche che tentano di trovare una via d'uscita dal mio cranio. Ma io non ho motivo di vivere nell'incertezza, mi dico, soprattutto se penso a tutto quello che ho visto e vissuto. Se mi trasferisco nella testa dei suoi personaggi, quanto basta, attraverso un piccolo salto, volgo le spalle a una vita monotona e ripetitiva per volare insieme alle anime di coloro che da un anno a questa parte hanno popolato le mie nottate miti, su una stanza piccola ma importante come un santuario, diretta nel punto in cui si è trovata la sua autrice.

Lo spettacolo che ho osservato mi ha ricordato un elaborata coreografia: una famiglia che è oggetto di tribolazioni dell’anima e le cui nobili gesta sono osservate o valutate dalla fatiscente dimora di Jalna, che pulsa e vive; il loro profumo inebriante che invade le narici di chiunque; il picchiettio carnoso di cuori giovani che batteno furiosamente in una gabbia toracica. Sembrano i primi accordi di una melodia, ai quali si giunge subito allo sferragliare del groviglio dei pensieri acuti che invadono la mente di banalissimi ragazzi, componendo un sgraziato arco con colori vivaci e forti, che tuttavia non riescono a nascondere nella loro pelle rossiccia il freddo di un passato dilaniante. Povere anime nate con ogni tribolazione del passato! 

Adesso che è nuovamente tutto finito e mi appresto a scrivere queste poche righe, se ripenso a quei lunghi pomeriggi trascorsi in loro compagnia vengo assalita da una luminosa sensazione di benessere. In realtà, tutto ciò che ho visto, l'avevo già visto, si reggeva su un pilastro che ha il nome di una sfinge: la tenuta di Jalna, il cuore pulsante, la ragione dietro ogni cosa che immortalò ogni cosa: un amore senza tempo, inviolabile e inviolato, il desiderio di far prevalere la proprie voce in un coro di voci e suoni assordanti, il mancato affetto di una vita rocambolesca che destabilizza e tramortisce, prendendosi gioco persino di me, spazzolando per qualche momento quella patina di tranquillità da ogni rapporto amoroso.

Finch, Renny, Adeline, Philip Whiteoak e la moglie Adeline e il resto dell’allegra brigata esistono se non grazie all'ingegno dell'autrice, che li ha messi al mondo con una certa cura, forse in modo inconsapevole, mossa dalla necessità di riconoscersi al mondo con un ruolo completamente diverso nel proprio destino, una funzione che l'ha per me trasformata in un elemento imprescindibile nel panorama della letteratura inglese.

La battitura di una tastiera aveva contribuito a riunire in poche ma salienti pagine la forma di un sogno, a cui non ho riscontrato alcuna discrepanza sebbene la semplicità della storia trattata. Senza di lei, tutta la devozione e la mia ossessione per le sue storie per ricondurmi nuovamente in America non sarebbe servito a nulla.

Come i volumi precedenti penso sia impossibile spiegare quelle emozioni che si agitano dentro ne esprimere quanto sia stato meraviglioso condividere questa ennesima meravigliosa storia che l'autrice si porta dentro, il mio <<stare>> lì, fra le sue pagine, ma anche averla trovata intrisa di amore e drammaticità. Oscurità, perversione e ossessione in cui fa da sfondo una luminosa e brillante America, in un quadro puro e armonioso in cui si parla di personaggi intrappolati in una rupe di acque nere e profonde dove non si riesce a vedere sul fondo.

Sono stata letteralmente trasportata da una corrente di emozioni forti e inspiegabili che, proiettata nella mente dei personaggi, in cui ho potuto ascoltare persino i loro più temibili pensieri, ho visto anime dannate nutrire l'impellente bisogno di redimere la propria anima e, giocando con la natura dei sentimenti umani, il desiderio di poter essere accettati. Accettando tutto ciò che hanno passato e che non avrebbero dovuto avere, tornando a vivere pur di riottenere la pace.

Una lettura ammaliante e ipnotica, una commedia inglese che suscita un'empatia naturale, che ha un ché di tragico e solenne, come un valoroso eroe tornato nella sua amata terra. Un paradiso ottenuto, nel qual ho potuto rifugiarmi da ogni amarezza terrena, senza dovermi privare del libero arbitrio, senza dover rispettare assurde norme.

Valutazione d’inchiostro: 4

2 commenti:

You can replace this text by going to "Layout" and then "Page Elements" section. Edit " About "
 

Sogni d'inchiostro Template by Ipietoon Cute Blog Design and Bukit Gambang