venerdì, agosto 29, 2025

Romanzi su misura: Agosto

Anche volendo non potrei riuscirci. La vita mi mette sempre dinanzi a sfide che non rifiuto mai di affrontare a testa alta e questa volta il Caso volle che i romanzi letti e vissuti mi condussero in luoghi che da sempre sortiscono il mio fascino in un corredo di immagini e colori che sciorinano elementi e nozioni che, seppur dalle origini fantastiche, mostrano aspetti di letteratura che negli anni ho letto, vissuto e apprezzato. Sapevo che questo sarebbe stato solo un assaggio di ciò che mi avrebbe concesso Luglio. Il mese dei cosiddetti mattonazzi, non così assurdi come un tempo, quando di questa tipologia di testi nutrivo qualche timore. E, adesso, consapevole che l’arricchimento culturale di ogni lettore, perlomeno il mio, in primis sia dovuto da questo genere letterario. L’odore di una storia che profuma di antico, amori sopiti nel tempo, segreti che mescolano la normalità con l’anomalia furono una catena di elementi che solo in età adulta mi fecero abbracciare i romanzi, i classici come parte di sostentamento della mia vita. Ricordo quando, mi imbattei per la prima volta in Cime tempestose.. Era l’epoca dei primi amori, delle prime cotte, dei primi << veri >> pensieri. Era un mondo in cui amavo viverci. Cosa chiedere di più?

Questo settimo mese dell’anno, dunque, non toglie niente che non sia stato detto o fatto nei mesi precedenti. I romanzi sono sempre tanti, il tempo quello che è, ma io in grado di poterlo dominare come più mi piace, affinchè i miei sforzi non si rivelino poveri di contenuto quanto zeppi di una miscela disomogenea di tante cose che arricchiscono non solo il mio corpo, ma anche il mio spirito.

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Romanzi su misura in digitale:

Raggiungendo svariati traguardi, conoscendo a fondo me stessa e ciò che più mi piace e mi fa stare bene, al punto che mi ha arricchito così tanto che lo dimostra questa ennesima recensione. Questo desiderio ardente di parlarne con qualcuno, promulgare il suo pensiero e i suoi piccoli segreti per << sopravvivere >> dinanzi all’inesorabile strisciare del mondo che, a me, non interessa più di tanto.

Valutazione d'inchiostro: 4

mercoledì, agosto 27, 2025

Gocce d'inchiostro: Sanguina ancora - Paolo Nori

Sapevo bene che niente è perenne, ma volevo evitarmi di continuare a divorare pagine su pagine come se non ci fosse più alcuna certezza. Vivendo però un milione di vite, giorno dopo giorno, settimana per settimana, non riesco a fare a meno di prolungare la mia presenza per più di una manciata di giorni, in quanto se la trama realizzata a tavolino, uno stile penetrante e diretto, segreti o misteri che sospendono il tutto in una piscina di dubbi e perplessità non trovano maggiore sfogo nelle mie interpretazioni varie, qualcosa dentro di me non cambia. Nel senso che, quando leggo, una volta che attraverso il confine che suddivide il mondo di qua con quello di là, tornare indietro è davvero difficile, nonostante a volte mi sia sentita a disagio, sulla sponda sbagliata, e il mio essere famosa divoratrice di libri come se fossero Nutella resta ugualmente intatta. Potrei impormi dei limiti, centellinare le pagine affinchè la mia permanenza sia prolungata. Ma che fare quando ci si sente divorati da qualcosa che nemmeno io riesco a tenere a bada?

Infilare il naso tra le pagine di un romanzo sconosciuto, ma che ha come protagonista indiscusso Dostoevskij, i cui romanzi mi hanno catapultata in una realtà che presto sarebbe diventata mia  - dinanzi a una razza umana che selvaggiamente avanza lungo la riva dell’assurdo - nonostante esso possa essere caotico e un po' scomodo, conferisce allo spettatore un immediato senso di familiarità che ne mitiga almeno in parte gli aspetti negativi. A tal proposito Paolo Nori, in questo ennesimo saggio o << studio sul campo >> non dona nè evidenzia niente che non ci sia stato detto, ma mi ha permesso di seguirlo scrupolosamente durante la stesura di questo testo, nel periodo più disastroso degli ultimi tempi, quello del Covid in cui scrivere sconvolgerà del tutto la sua esistenza, i suoi ricordi attaccati bene come alla carta stampata. Fra figure imperscrutabili che vagano lungo la riva dell’insoddisfazione e che, sebbene debbano incutere l’aspetto negativo del romanzo, rivelano solo un piccolo squarcio di quello che la letteratura dostoevskiana ci dona. Un piccolo ma soddisfacente squarcio da cui si tenta di avere possibilità di riscattarsi e redimere la propria anima.

Titolo: Sanguina ancora

Autore: Paolo Nori

Casa editrice: Mondadori

Prezzo: 18, 50 €

N° di pagine: 288

Trama: Tutto comincia con "Delitto e castigo", un romanzo che Paolo Nori legge da ragazzo: è una iniziazione e, al contempo, un'avventura. La scoperta è a suo modo violenta: quel romanzo, pubblicato centododici anni prima, a tremila chilometri di distanza, apre una ferita che non smette di sanguinare. "Sanguino ancora. Perché?" si chiede Paolo Nori, e la sua è una risposta altrettanto sanguinosa, anzi è un romanzo che racconta di un uomo che non ha mai smesso di trovarsi tanto spaesato quanto spietatamente esposto al suo tempo. Se da una parte Nori ricostruisce gli eventi capitali della vita di Fëdor M. Dostoevskij, dall'altra lascia emergere ciò che di sé, quasi fraternamente, Dostoevskij gli lascia raccontare. Perché di questa prossimità è fatta la convivenza con lo scrittore che più di ogni altro ci chiede di bruciare la distanza fra la nostra e la sua esperienza di esistere. Ingegnere senza vocazione, genio precoce della letteratura, nuovo Gogol', aspirante rivoluzionario, condannato a morte, confinato in Siberia, cittadino perplesso della "città più astratta e premeditata del globo terracqueo", giocatore incapace e disperato, marito innamorato, padre incredulo ("Abbiate dei figli! Non c'è al mondo felicità più grande", è lui che lo scrive), goffo, calvo, un po' gobbo, vecchio fin da quando è giovane, uomo malato, confuso, contraddittorio, disperato, ridicolo, così simile a noi. Quanto ci chiama, sembra chiedere Paolo Nori, quanto ci chiama a sentire la sua disarmante prossimità, il suo essere ferocemente solo, la sua smagliante unicità? Quanto ci chiama a riconoscere dove la sua ferita continua a sanguinare?

lunedì, agosto 25, 2025

Amori di carta in sospeso: saghe da completare 2°

Libera dal peso insostenibile dell’incompiuto, dall'aura accecante di una storia incompleta e non vissuta che tuttavia mi seguiva ovunque, quando termino un romanzo la prima cosa che faccio è quella di accarezzare la copertina, infilare la mia vestaglia di puro cotone e abbandonarmi ancora una volta agli effetti riscontrati per qualche altra manciata di minuti. Non mi presi il fastidio di riflettere, cincischiare nel realizzare qualche frase compiuta che abbia senso se non per me stessa e restai come immersa in una sorta di stato ipnotico che filtrava da uno scenario straordinario e stupefacente, lasciando che qualcuno mi trascinasse in strade dalla terra arida e bucata, sull'orlo di un mondo, in uno sfavillio di argenti e cristalli. Appiccicata ai bordi della mia anima come una mosca su una baia zuccherosa, in una profusione di bianco e grigio, la consapevolezza che, questo volume, così come tanti altri che ho letto in passato, fa parte di una saga e che, presto o tardi, avrei dovuto accaparrarmi i volumi successivi. Eppure, nel niente della sera, come un piccolo battito sono saltata a bordo di una invisibile e sferragliante bicicletta, sollevando voci e mormorii di sgomento, lanciandomi dietro con un profumo acido di bruciato. Una profusione di immagini, figure eroiche o meno la vertigine di una solitudine insana, forte e indissolubile capitata nel momento in cui credevo di saperlo, attendevano silenziosamente che potessi accorgermi di loro. E, sebbene non come avrei voluto, l’ho fatto. Ho prestato loro quelle giuste attenzioni che certe storie meritano. E, a distanza di anni dal momento in cui ho evocato il loro ricordo, penso, nel mentre ripongo queste poche righe, come ancora certe storie non riposino silenziosamente fra gli scaffali della mia libreria. Giungerà mai questo momento, quel momento in cui il ricordo di quei giorni soleggiati in cui mi avventuravo come una biglia su un panno inclinato, mi sono svegliata dopo pochissimo tempo in ogni singolo istante del mio avanzare fino a indurmi a registrare, o a conservare intatta l'anima di questo romanzo? E quest’idea di un ritorno, ancora incerto ma scritto sulla sabbia del tempo, rivestiva l'occasione di un manto di felicità e curiosità che non posso fare a meno di non far trapelare. Presto o tardi certe storie, certe avventure vissute, soggiorneranno fisicamente fra gli scaffali della mia strapiena libreria, il cui eco continua ancora a esplodere nella mia testa, nel mentre le parole mi divorano da dentro  un pò' alla volta, trincerandosi dietro ad abbracci di carta e inchiostro che mi spoglieranno mentalmente e un po’ alla volta, non riuscendo a fermarsi finchè qualcosa non andrà automaticamente al suo posto.

La gioia del raccontare che inganna e rende complici, coinvolti ad essere protagonisti di svariati effetti, che seppur non rispecchia perfettamente i canoni della tradizione storica, esige qualcosa di meno prosaico e complicato di quel che sembra, avvincente e coinvolte che mette da parte un certo gusto per l’imperfezione e la non conclusione, nella sua disordinata integrità, e il desiderio insopprimibile di leggere i volumi successivi, che presto o tardi avrebbero tracciato il proprio sentiero. 


Titolo: I tre moschettieri

Autore: Alexandre Dumas

Casa editrice: Feltrinelli

Prezzo: 13 €

N° di pagine: 720

Trama:Francia, 1625. Il giovane d’Artagnan vuole far parte dei moschettieri del re ma, quando incontra sulla sua strada Athos, Porthos e Aramis, i migliori moschettieri in circolazione, li provoca e viene sfidato a duello da ciascuno di loro. Il duello, però, è proibito e quando le guardie del cardinale Richelieu li colgono sul fatto e minacciano di arrestarli, d’Artagnan decide da che parte stare: aiutare i tre moschettieri. Con un approfondimento alla lettura e una mappa concettuale.

sabato, agosto 23, 2025

Gocce d'inchiostro: Il re dei ladri - Cornelia Funke

Un pomeriggio, quasi per caso, un’autrice che amo molto si avvicinò al mio animo più di quanto credevo; con umiltà e gentilezza, quasi un riconoscimento per la mia segreta ammirazione, un’amore ardente e insaziabile per i suoi mondi, le sue storie che quest’anno ho desiderato rievocare, scostò il velo dell’incertezza e mi propose di leggerla nuovamente con un testo il cui ricordo era quasi del tutto svanito. La prima cosa che vidi fu uno scenario molto simile a quello che avevo scorto in altri suoi testi: bambini sconosciuti e alienati come pianeti sconosciuti, di cui il ricordo è stato ravvivato grazie a questa lettura, con alle orecchie la sua dolce e melodica voce, proiettata a scorgerla fra gruppi di angeli e vendicatori, in una Venezia luminosa e affascinante, culla non solo per gruppi di sognatori ma anche di artisti che fanno dell’arte espressione o modo di essere.



Titolo: il re dei ladri

Autore: Cornelia Funke

Casa editrice: Mondadori

Prezzo: 12€

N° di pagine: 376

Trama: Prosper e Bo, orfani in fuga da due zii malvagi, si nascondono nella magica città di Venezia, dove incontrano una banda di ragazzini che vivono in un cinema abbandonato. Fanno capo a Scipio: è lui il Re dei Ladri che garantisce la sopravvivenza dei compagni grazie ai suoi furti mirabolanti. Prosper e Bo entrano a far parte di questa pittoresca "famiglia", e si trovano coinvolti in un'avventura che cambierà per sempre la loro vita.

giovedì, agosto 21, 2025

Slanci del cuore: romanzi riletti con maggiore consapevolezza

Ci sono romanzi che si leggono con disadattamento. C’è insoddisfazione. C’è incomprensione. Un anima che vaga lungo la riva dell’assurdo che si scontra con altre anime con nient’altro che una vaghissima idea di felicità, tranquillità spirituale, preparato solo nel senso che certe storie possono lenire il tuo spirito. Certi testi che mi hanno fatto sentire una disadattata, un evitante, prevedendo come quel calore di cui avrei voluto esserne invasa sarebbe stato lontano. Quando leggo, però, non mi piace mettere dei paletti tutt’intorno per evitare che il mio sguardo possa incrociare quello del suo autore –  per precauzione cerco di starvi lontana. Ma questo comportamento, indetto da un tipo di tempra che negli anni è stata forgiata, ispirata dalle negatività intramontabili della vita, spesso o tardi finisce per fagocitarmi. Come? Rifletto…. Quel romanzo, quel testo, l’ho davvero letto? E, se così fosse, quale traccia del suo passaggio ha lasciato? Testarda e coriacea che in passato ha potuto godere della bellezza di certe storie, ma, in realtà ha dimostrato come esse siano state utili esclusivamente per il suo istinto di autoconversazione. E, se all’inizio ho tergiversato, alla fine la consapevolezza è stata più bruciante di una ferita.. Che fare? Lasciar perdere, o farvi nuovamente ritorno finchè qualcosa dentro il mio cuore non fosse andato al suo posto? Mediante questa consapevolezza, che, nel tempo, negli anni, rileggo i romanzi. In principio, per diletto. Al presente, come espediente per promulgarne o diffonderne il loro ricordo. Esorcizzando qualunque bruciante sensazione di rifiuto, rinchiusi come in una solida cella dalla quale non vi è alcuna via d’uscita, la possibilità di poter toccare ogni centimetro quadrato di felicità, tipica della spensieratezza di poter farvi ritorno e ascoltare e vedere veramente.

L’uomo fa ammenda delle azioni compiute, la memoria perpetua così nel tempo, nonostante i ricordi dolorosi del passato si scontrano col tormento, l’impossibilità di raggiungere o ottenere qualcosa di cui non si raggiungerà mai. Il cuore si dibatte fra le gabbie dell’impossibile invitandoci a guardarci dentro e osservare con gli occhi di un altro.


Titolo: Lo stregato e il patto con il fantasma

Autore: Charles Dickens

Casa editrice: Elliot

Prezzo: 13, 50 €

N° di pagine: 118

Trama: Il chimico Redlaw, noto come scienziato e uomo pio, vive assillato dai ricordi di un passato doloroso e dal suo fantasma, figura perturbante, doppio demoniaco, che gli offre la possibilità di perdere la memoria (ma non il suo sapere), e di trasmettere questa capacità al prossimo. Redlaw, ben conscio che insieme ai ricordi dolorosi verranno cancellati anche quelli felici, ne approfitta e si prodiga per diffondere questo privilegio, fino a quando non si insinua in lui la consapevolezza che l'oblio comporta il rischio dell'apatia e dell'inerzia dei sentimenti. Quinto e ultimo dei "Christmas Books" che Dickens scrisse tra il 1843 e 1848, il primo dei quali fu "Racconto di Natale", questo breve romanzo contiene le caratteristiche più felici dell'autore, l'acutezza delle descrizioni e l'impareggiabile gusto umoristico, capaci di far emergere allo stesso tempo il lato grottesco e drammatico delle situazioni in cui si muovono i suoi indimenticabili personaggi.

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