lunedì, luglio 30, 2018

Gocce d'inchiostro: Il mulino sulla Floss - George Eliot

Mi sono sentita eccitata, entusiasta. Sfogliavo continuamente e avidamente queste pagine rifacendo della storia della poco socievole Maggie la storia della stessa autrice - non completamente, ma in buona parte -, delle svolte della sua vita, delle continue vicende che popolano queste seicento pagine. Ma io non ci ho fatto caso; ho preso solo appunti, e maledetto me stessa per non aver mai ascoltato la sua chiamata. Mi dissi che sarei stata bene se lo avessi letto e anche dopo, forse, la mia libreria avrebbe vantato altri volumi di quest'autrice. Non credevo possibile essere giunta a questa conclusione. Mi sento una stupida nell'aver snobbato impunemente un opera magistralmente intensa e profonda come questa, e adesso che è tutto finito non mi resta altro che prendere in considerazione quello che la vita mi riserverà. Il proseguimento del mio percorso di lettrice nel mio arricchimento culturale.


Titolo: Il mulino sulla Floss
Autore: George Eliot
Prezzo: 10, 50 €
Casa editrice: Oscar Mondadori
N° di pagine: 638
Trama: Cresciuti insieme e legati da un tenace affetto i due figli del mugnaio Tulliver vedono le loro strade dividersi drammaticamente quando l'impetuosa Maggie scopre che la società, e il suo stesso fratello, non le lasciano spazio per vivere e amare.

La recensione:

Non c'è sconforto più triste di quello della prima giovinezza, quando l'anima è fatta di desideri e non ha vecchi ricordi, ne una vita supplementare in quella altrui; e tuttavia noi che l'osserviamo, consideriamo con leggerezza questa disperazione prematura, come se la nostra visione dell'avvenire rischiarasse il cielo presente di chi soffre.

I protagonisti di questa storia vivono in un posto in cui l'irruenza dell'acqua, il rimbombo di un mulino, infondono il tutto in uno stato di sognante stordimento che sembra acquisire una certa quiete al paesaggio. Come un ampio scenario sonoro, Il mulino sulla Floss mi ha colta del tutto impreparata celando al suo interno un mondo di cui non ne conoscevo nemmeno l'esistenza.
Le mie intenzioni riguardo le sorti di questo romanzo erano avvolte in una nebbia di dubbi e perplessità, e l'ennesima sfida indetta su Facebook mi aveva "costretta" a prendere consapevolezza che Il mulino sulla Floss fosse attinente alle tracce scelte mentre io mi preparavo una lista infinita di letture che sapevo non avrei potuto completare.
Avessi fatto marcia indietro avrei provocato una grande delusione. Perché se io mi trovavo qui, con la curiosità e tanta speranza di trovare qualcosa che potesse soddisfarmi del tutto, appena arrivata capii che lì il problema ero io. Io ero stata l'enorme dispiacere per l'autrice: una lettrice onnivora insicura e poco appagante ( certamente mi avrebbero presentato così alla celeberrima George Elliot ), giunta in una città di campagna nei primi anni del XIX secolo. Dovevo intuirlo che questo sarebbe stato un temibile e irrecuperabile pregiudizio. I libri sono per me il rifugio preferito nella vita, specie quando il sole non scalda con i suoi raggi luminosi; qui mi abbandono a tutti i miei malumori e ogni tanto mi sorprendo a dialogare con personaggi fatti solo di carta e inchiostro. Qui conservo sempre una piccola parte di me i cui libri contribuiscono a darmi l'impressione che ci sia un mondo a parte. Un mondo staccato dalla vita quotidiana che si svolge all'esterno.
La storia raccontata in Il mulino sulla Floss ha equivalso la medesima cosa, ed è stata piuttosto semplice. Spesso mi faccio condizionare dall'istinto, ma anche a questo sono preparata e la soluzione arrivò presto a bordo di una nave che aveva appena dispiegato le sue vele. Il suo è stato un viaggio che mi ha lasciato addosso una strisciante malinconia. Il propagarsi di tanta insoddisfazione, con tutte le conseguenze implicite, coincidenze miracolose, avvenimenti e persone che ritornano e poi svaniscono, è stato talmente contagioso che gli oggetti inanimati sembravano dotati di una qualche magia. Poiché non esiste alcuna magia o differenza fra ciò che è e ciò che potrebbe essere, e chi legge si sente legato ai protagonisti. Soprattutto per la viziosa Maggie, priva di colore, amante dei libri e della buona letteratura, sofferente per tutto e per tutti, dalla natura contorta e opprimente per emozioni gettate sul suo cuore da qualche crudele legge della natura: qualcosa che forse non arriverà mai.
Solenne e superstiziosa fantasia architettonica, caso fantasmagorico dell'amore forte, indomito e incondizionato di due fratelli, Il mulino sulla Floss è stata una delle migliori letture inglesi di questo 2018 in cui la protagonista principale dell'intero romanzo è  la natura come Paradiso mancato.
Realtà e fantasia si sfiorano anche mentre il sole illumina le sue figure contro il verde delle siepi e le facciate delle case, paesaggi nettamente realistici in quanto ciò che è narrato è narrato attraverso gli elementi della produzione elliotiana. Il cui mondo che la circonda è zeppo di meschinità, ipocrisia, cattiveria, che rivelano l'intento dell'autrice di esaminare, con profondità e un certo distacco, un tema piuttosto importante nella produzione dell'autrice: il senso della vita.
Ritratto umano terribilmente realistico e coinvolgente di protagonisti intrappolati nel lungo limbo delle convenzioni sociali, che incorrono esclusivamente l'ideale dell'uomo intrappolato nella mentalità del secolo, incapace di vedere la netta differenza fra verità locale e verità universale, quella della Elliot è una complicata emozione che custodisce gelosamente due fratelli nella sfera insondabile dell'amore. Unico moto perpetuo dell'universo, unica ragione accidentalmente intrufolabile, creata apposta per impedire ai due fratelli di non consolidare la loro separazione. Unica dimensione in cui è semplicissimo riconoscersi, assistendo alla crescita di qualcosa di bellissimo, tattile  e profondo, devastati nell'anima e nel corpo. Creature piene di poesia, tradizioni tradotte nella realtà, i cui cuori ardenti lottano contro una sola povera coscienza, inteneriti e un po' folli che vegliano sulle sorti dell'uno e dell'altro.
Una storia che è stata raccontata con la consapevolezza di recare sofferenza, capace di logorare dall'interno lo spirito di chiunque. Suscita un empatia naturale, risvegliando zone assopite nel fondo della coscienza, e che ci parla di due fratelli e del loro affacciarsi sul mondo.
Il mulino sulla Floss è un dramma sentimentale, realistico e profondo che mi ha resa prigioniera delle stesse colpe, degli stessi peccati di Maggie. Un opera raffinata, delicata come un tulipano, che non lo fa sembrare un romanzo, piuttosto una proiezione in cui si provano più sofferenze che gioie. Sciorina continuamente descrizioni dettagliate, e cattura l'attenzione per il toccante e sano sentimento di fratellanza che si respira fra le sue pagine e in cui diviene sempre più forte l'esigenza dell'autrice di esplorare la zona dei sentimenti e la natura circostante.
Una storia che, in una notte di fine luglio dall'aria torrida ma pulita, è emersa dal passato come un'immagine definita nell'immediato. Con una voce apprezzabile, matura, profonda, e i contorni simili a quelli degli antichi poemi cristiani.

E' cosa tanto profondamente radicata in questa nostra vita, che gli uomini debbono soffrire a vicenda per i loro peccati, e tanto inevitabilmente diffusiva è la sofferenza umana, che persino la giustizia miete le proprie vittime, e non è concepibile un castigo che non si propaghi oltre il suo affetto con pulsazioni di dolore immeritato.

Valutazione d'inchiostro: 4+

2 commenti:

  1. Grazie Gresi per questa recensione, George Eliot è una di quelle scrittrice che spero di affrontare prima o poi.

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    1. Grazie a te, Beth! Anche per me questa è stata una delle mie prime esperienze, e sono contenta di averlo letto ☺

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