sabato, ottobre 20, 2018

Gocce d'inchiostro: Rosemary's baby - Ira Levin

La trama di questo libro prevedeva e prometteva una storia sconcertante, incastrara nella sfera della modernità, che inevitabilmente si era piegata ai miei gusti di lettrice. Ebbene il romanzo di cui mi premurò di parlarvi quest'oggi ha riposato per qualche tempo sul mio Kobo, appoggiato tranquillamente sulla scrivania, mentre alternavo al digitale una lettura cartacea. E la storia non è stata esattamente come immaginavo, ma ha morso ogni parvenza di bontà, semplicità, per poi uscirne quasi casto. Il genio di Ira Levin ha puntato dritto verso una nuvola nera di sbigottimento, ansia, paura, che ha sovrastato ogni cosa, lasciando nulla al caso . Fissando con sguardo vuoto ciò che l'autore ha sapientemente dipinto, in mezzo a spettri che si tengono per mano e voci sussurrate all'orecchio, provenienti chissà da dove.
Titolo: Rosemary's baby
Autore: Ira Levin
Casa editrice: Sur
Prezzo: 16, 50 €
N° di pagine: 253
Trama: Guy e Rosemary Woodhouse sono una giovane coppia di sposi. Lui è un attore, in attesa della sua grande occasione; lei sogna una normalità borghese fatta di sicurezza economica, una bella casa, tanti figli. Dopo lunghe ricerche hanno trovato un appartamento nel Bramford - uno storico palazzo nel cuore di Manhattan, circondato da un alone di prestigio sociale ma anche da sinistre leggende - e di li a poco la loro vita sembra arrivare a una svolta: Guy ottiene una parte in un importante commedia e Rosemary resta finalmente incinta del primo figlio. Ma non tutto è destinato ad andare per il verso giusto. La gravidanza di Rosemary viene turbata da premonizioni e incubi notturni, da inspiegabili dolori addominali e strani incontri, e soprattutto dall'invadenza di due vicini, troppo premurosi per non risultare sospetti.

 La recensione:
Trascorsi due intensissimi giorni in compagnia di una coppia, Rosemary e Guy, contemplando in assoluto silenzio ciò a cui presto avrei assistito. Si tratta di una banalissima coppia trasferitasi a Manhattan che, a detta degli stessi coniugi, avrebbe dato una svolta alle loro vite. Evito di proseguire oltre con la trama. Oltre il trasferimento e la svolta decisiva, l'autore mi condusse dinanzi alle porte dell'inferno. Il problema era che io ne ero del tutto inconsapevole. E guardando questa coppia avanzare in una trama che ha di per se nulla di originale, capì che non avevo capito proprio niente. Ho avvertito quasi lo sghembo satanico dell'orribile entità che popolerà ben presto la loro vita, il suo modo riservato di uscire allo scoperto solo nel momento più adatto, e, chiaramente, nessun idea di quello che poteva essere. Da dove essa deriva, o quale sconcertante spiegazione che ne eplichi la provenienza.
C'è stato un certo trambusto quando i coniugi si trasferirono nel nuovo appartamento di Manhattan, dove si erano trasferiti ignari di chi avrebbero incontrato o conosciuto. Il problema è che non avevano idea di ciò che avrebbero incontrato, chi avrebbe potuto difenderli o chi li stesse attaccando.. Per evitare tutto questo, sarebbe bastato orientarsi altrove. Non trasferirsi a Manhattan, ma imbattersi in una dozzina di gente che avrebbe lasciato un segno del loro passaggio.
Ira Levin ha riempito una storia di quasi trecento pagine logorando lo spirito da dentro. E' un orrore che si aggiunge ad altri orrori, che è stato creato con certe immagini, tenuto a bada grazie al filo della routine e alla compagnia. Raccontate in poche ma salienti pagine, separato dall'unità della totalità e della concretezza, scritto con parole che hanno avuto una sua importanza
Il male alla fine prenderà il sopravvento, tessendo un farneticante elogio di quello che potrei definire << stanza dell'inferno >>, magnetico e orribilante allo stesso tempo, circondato dal silenzio della notte e da tutti quei rumori ai quali  non si è abituati.
Rosemary's baby è quel romanzo in cui la mente umana è soggetta a diversi giochi di vita. L'individuo è signore e padrone di tutto ciò che vede e che immagina, talmente forti da trasmettergli ogni tanto malessere o disagio, in cui il centro del suo corpo si intorpidisce come quando un treno in corsa si arresta a una stazione. Immagini vaghe, quasi incerte, hanno camminato da sole come in un sogno, si sono stagliate solitarie sporgendosi oltre la superficie torbida di un ruscello. I miei occhi hanno bevuto di queste cose, e talvolta distinguere la realtà dalla finzione è stata un'impresa.
Il romanzo di Iva Levin mi ha portato fra le vecchie mura di un palazzo maestoso, bellissimo e stupefacente che apparentemente non trasmette alcun aura di scetticismo, impressione, affronta una tematica davvero assurda che, elaborata minuziosamente, claustrofobica e dal ritmo moderato, mi ha permesso di sprofondare abilmente nel sotterraneo buio della psiche umana di cui non si trovano limiti, non si conosce la fine e che forse non dà alcuna via d'uscita. Ci invita a percorrere questo cammino tenebroso avvicinandoci a tentoni verso suoni confusi, rumori, voci, grida.
Una lettura davvero avvincente che nonostante l'epoca in cui è stata scritta ha un chè di originale, e che inconsapevolmente ci conduce lungo una strada da cui non ci sarà più alcuna uscita. Un opera che non designa nulla di così speciale da definirlo indimenticabile, ma ritratto di immagini, figure recise i cui messaggi senza codice sono verità che salvano.
Valutazione d'inchiostro: 3 e mezzo.

8 commenti:

  1. Ciao Gresi, non conosco il romanzo ma mi incuriosisce...

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    1. Io l'ho scoperto per caso, e tutto sommato è stata una bella lettura ☺

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  2. Conosco l'autore di fama, ma non go letto nulla di suo. Questo romanzo sembra piuttosto inquietante, quindi perfetto con l'avvicinarsi di Halloween.

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  3. Ciao, ritrovo finalmente qualche ritaglio di tempo libero per tornare al mio amatissimo blog e per sbirciare qualche recensione... Non sono propriamente un'amante del genere, nè cinematograficamente nè quando si parla di libri, eppure non posso dire che non sia un genere che mi piace. Diciamo che amo le storie ben scritte, quali che esse siano, e non disprezzo immergermi nel paranormale, di tanto in tanto.
    Non conosco nè l'autore nè il libro, anche se la trama a grandi linee la conoscevo vista la fama del film... Non posso che metterlo nella mia wishlist, la tua recensione mi ha convinta.
    E, soprattutto, le giornate piovose d'autunno chiamano questo genere di libri..... ^_^

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    1. Ciao, Letizia!!!!! Mi fa sempre piacere trovarti qui ☺❤ il romanzo è davvero una lettura gradevole, non una delle mie preferite. Ma se ti interessa o incuriosisce te la consiglio 😉

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  4. E' da tanto che voglio leggerlo, anche se temo risulti troppo inquietante >-<

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    1. Mmmm per certi versi si, non lo nego..ma ti assicuro è una bella lettura ☺

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