E così questo periodo incerto e insolitamente freddo ha deciso che
io e Luigi Pirandello dovevamo conoscerci, o, meglio, ritrovarci. Dovete sapere
che io e questo autore ci siamo persi in un maledetto incidente …. e sulla
soglia dei ventisette anni dovevo obbligatoriamente cogliere al volo
l'occasione.
Quello che segue è una raccolta di alcuni dei tanti pensieri che
vorticano ancora nella mia testa come uno sciame di api impazzito, ed essendo
decisa ad accogliere nel mio cantuccio personale Pirandello e il suo figlio di
carta, l'ho ascoltato attentamente, esaminandolo in ogni sua forma e
sfaccettatura.
Titolo: Il fu Mattia Pascal
Autore: Luigi Pirandello
Casa editrice: Oscar Mondadori
Prezzo: 8 €
N° di pagine: 324
Trama: Il protagonista del romanzo, dopo essere stato dato per
morto e aver trascorso una "vita parallela" torna al suo paese
d'origine con l'intenzione di vendicarsi dei torti subiti; ma si ritrova
invischiato in una situazione paradossale, da cui esce solo rinunciando allo
status di essere vivente.
La recensione:
Siamo non
siamo su un'invisibile trottolina, cui fa da terza un fil di sole, su un
granellino di sabbia impazzito che gira e gira e gira, senza sapere perché,
senza mai prevenire al destino, per farci morire - spesso con la fantascienza
d'aver commesso una sequela di piccole sciocchezze.
Ho
osservato a lungo Mattia, il suo modo di porsi con gli altri, attraverso parole
che hanno salvato nel momento del bisogno, ed io non presentì se non in questi
ultimi giorni di maggio, mentre osservo le pile di romanzi ancora da leggere e
vivere, che dietro il nero copioso dell'inchiostro si nascondono fantastici e
straordinari portali segreti: uomini che promettono di essere il raggio
sanguigno nel futuro della mia vita. Tuttavia un certo attributo mi fu di
svantaggio, e fu quello di non aver ancora letto completamente l'opera più
celeberrima di Luigi Pirandello. Si trattava di una certa lacuna letteraria che
dovevo colmare molti anni fa, una comprensione per certi temi trattati che
danno un'idea alquanto fedele e realistica sulla condizione di disagio che
l'individuo vive giorno dopo giorno. La sfortuna di avere coscienza della
propria vita, sentendo come la vita gli si scivola addosso come minuscoli
granelli di sabbia la cui caratteristica è l'ingannevole mutezza. Mi sono
tormenta, a fondo, per questo, più volte, finchè la mia anima non si
tranquillizzò del tutto sussurrando alla coscienza che la lettura di Il fu Mattia Pascal era un <<
difetto >> a cui il tempo avrebbe posto rimedio.
Per
un istante, per una manciata di minuti, mentre seguivo e mi inerpicavo fra le
pagine di questa storia, tra mucchi di libri e tomi impolverati, fui folgorata
dal pensiero che forse questo non era il momento più adatto … nemmeno adesso
dopotutto… Ma no, poi ci ho ripensato e mi sono lasciata andare.
E
così ebbe inizio il mio percorso con questo povero disgraziato, imperfetto come
ogni individuo esistente sulla faccia della terra, ma credulone e un po'
ingenuo che facilmente si lascia ingannare dalla natura. Parte integrante di un
gruppo di atomi infinetisimali che nell'insieme formano un ammasso gigantesco e
incalcolabile. Se avessi potuto afferrare l'importanza di questi tempi, quando
anni fa mi imbattei in questa opera, non mi sarei sorpresa se il giorno della
sua lettura fosse destinato a data incerta e desiderata da un uomo che si sente
sbagliato, diffidente di se stesso e di chi lo circonda, con un forte senso di
apatia e oppressione in cui la libertà d'azione o di pensiero sono un idillio
irraggiungibile. Come se Pirandello fosse in grado di offrire un'idea perfetta
ma incomprensibile per molti su ciò che l'uomo vorrebbe ma che poi non ottiene.
Nella
sua fantasiosa descrizione di un mondo apparentemente irreale, ben disposto
nell'universo e conforme ad esso senza alcuna imperfezione, raramente chi si
incappa provoca il brivido dell'avventura; si scova qualcosa che non abbia
qualche difetto o imperfezione, quando viene il momento in cui Mattia Pascal
muore per ben 3 volte. La natura non dice spesso: << Guarda, quella povera creatura
>> nel momento in cui l'atto del guardare porta a una lieve confusione
dei sensi, all'interrogarsi su esiti o quesiti svariati, finchè tutto questo
nascondersi e cercarsi diventa un gioco penoso e senza mordente.
Sulla
soglia del XXI secolo certi anacronismi sono oggetto di dibattito, spesso
compresi mediante intuizioni migliori, da un più stretto ingranaggio sociale,
che ci scuote in ogni direzione. Così io e Pirandello, come due parti di un
perfetto insieme, ci siamo incontrati nel momento più opportuno, vagando
indipendente da una zona a un'altra, da una città a un'altra, nel cuore di
svariati personaggi la cui identità sarà svelata tardivamente.
Da
qui nascono le teorie del doppio, dell'inadeguatezza, della mancata libertà di
azione e di pensiero, di una realtà utopistica molto simile a quella reale ma
lontana dai concetti moderni. Quello di Pirandello è certamente uno dei
migliori tentativi di seguire i canoni leviani, un tentativo che miseramente
fallisce in cui l'analisi dell'esistenza umana dovrebbe costituire l'argomento
principale del romanzo.
Conferire
un'identità più definita a un personaggio bizzarro come Mattia, influenzato da
un quarto di secolo di vita, a fianco di personaggi dalle mille sfaccettature,
diventa sempre più evidente il suo sentirsi inadeguato in un posto come quello
in cui è costretto a vivere.
Il fu Mattia Pascal è certamente
un romanzo che ti dà numerose risposte, risposte a quel naturale desiderio di
giustizia e di armonia che la gente ha in se, ma che conclude il mio percorso col
suo autore. Ciò che ho letto e vissuto mi è bastato.
Fatti
realmente accaduti che hanno adempiuto alla sua realizzazione, un quadro
prettamente realistico in cui si sono mosse schiere di anime contrite ma
dannate che camminano nella lotteria della vita, un opera che respira e che
prende vita. La sua bellezza infatti si è accordata al frenetico e appassionato
ritmo del mio cuore, che ha emesso piccoli sussulti quando si imbatte in storie
di questo calibro, facendomi cadere zuppa in uno stagno di parole e gioie
infinite.
Opera
che delinea una precisa prospettiva sul percorso individuale del protagonista,
sulla sua condizione di non essere libero, che spicca fra le figure maschili
come un personaggio caparbio e orgoglioso, portatore di disordini e irrazionalità.
In una società conforme all'ignoranza, alla miseria, ritratto estremamente realistico/
naturale in cui si fugge nell'apparente silenzio del Cosmo, nel muto silenzio
di un cuore giovane, nell'ineffabilità di un destino netto e reciso.
Di quante cose
sostanziali, minutissime, inimmaginabili ha bisogno la nostra invenzione per
ridiventare quella stessa realtà da cui fu tratta, di quante fila che la riallacciano
nel complicatissimo intrico della vita, fila che noi abbiamo reciso per farli
diventare una cosa a sé.
Valutazione
d'inchiostro: 3 e mezzo
Uno dei miei classici preferiti... ciao Gresi :-)
RispondiEliminaCiao, Ariel! 💋
Eliminabella recensione😊
RispondiEliminaGrazie mille ☺️
EliminaIl mio libro di Pirandello preferito, letto tante volte *_*
RispondiEliminaAnche per me è stata una lettura godibile ☺️
EliminaÈ passato un sacco di tempo da quando ho letto questo libro, ma ne conservo un buon ricordo. Dovrei anche io riprendere un po' di autori italiani classici che negli ultimi anni ho molto trascurato.
RispondiEliminaIo pian piano vorrei colmare tutte quelle lacune letterarie che ancora non ho potuto colmare ☺️ Pirandello rientrava in questa categoria, e sebbene non mi ha entusiasmato molto la sua lettura non mi è dispiaciuta ☺️
EliminaPurtroppo questo libro al liceo non mi piacque molto, ma forse è stata colpa della mia giovinezza, però non penso lo leggerò mai più! 😀
RispondiEliminaTi capisco. Nemmeno a me ha conquistato particolarmente 😊
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