A intervalli regolari di un anno, mi sono allontanata dalla mia
scontrosissima amica Vani Sarcia, interrompendo o rimandando letture che languivano
sullo scaffale da tempo. Del resto, pensare di poter accomiatarsi facilmente da
una ghostwriter di questo calibro, furba, nerd patentata, una specie di capolavoro
della Natura, il suo diamante meno tagliato, la prova vivente di dove la mano
di Dio non abbia potuto giungere a compimento, è stato un gesto piuttosto
ingenuo da parte mia.
Non bisognava evitare il momento in cui sarei giunta alla fine, ma
l'ultimo lavoro di Alice Basso è un opera a dir poco grandiosa la cui lettura ha
sprigionato una melodia che fa venir voglia di rimandare quel momento fatidico
da cui saremo costretti a separarci da Vani, Riccardo, il commissario Berganza,
Morgana e lasciarli andare. Perlomeno questa è stata la mia esperienza di
lettura con questa ultima fatica dell'investigatrice ficcanaso Vani Sarcia, che
si è aggrappata alle parole come scialuppa di salvataggio dinanzi a un mare in
tempesta.
Pazienza se tutto si è ormai volto al termine. Da Vani, a Torino,
potrò tornarci quando voglio e come mi pare. Ma adesso che ripongo queste poche
righe, non posso fare a meno di spiegare quel senso di vuoto che attanaglia le
mie viscere.
Titolo: Un caso speciale per la ghostwriter
Autore: Alice Basso
Casa editrice: Garzanti
Prezzo: 17, 90 €
N° di pagine: 384
Trama: Per Vani le parole sono importanti. Nel mondo in cui una
persona le sceglie o le usa, Vani sa leggere abitudini, indole, manie. E sa
imitarlo. Infatti Vani è una ghostwriter; riempie le pagine bianche di
scrittori di ogni genere con storie, articoli, saggi che sembrino scaturiti dalla
loro penna. Una capacità innata che le ha permesso di affermarsi nel mondo
dell'editoria, non senza un debito di gratitudine e nei confronti dell'uomo
che, per primo, ha intuito la sua bravura: Enrico Fuschi, il suo capo. Non
sempre i rapporti tra i due sono stati idilliaci, ma ora Vani, anche se non
vorrebbe ammetterlo, è preoccupata per lui. Da quando si è lasciato sfuggire un
progetto importantissimo non si è fatto più vivo: non risponde al telefono, non
si presenta agli appuntamenti, nessuno sa dove sia. Enrico è sparito. Vani sa
che può chiedere l'aiuto di una sola persona: il commissario Berganza. Dopo tante
indagini condotte fianco a fianco, Vani deve ammettere di sentirsi sempre più
legata all'uomo che l'ha scelta come collaboratrice della polizia per il suo
intuito infallibile. Insieme si mettono sulle tracce di Enrico. Tracce che li
porteranno fino a Londra, tra le pagine senza tempo di Lewis Carroll e Arthur
Conan Doyle. Passo dopo passo, i due scoprono che Enrico nasconde segreti che mai
avrebbero immaginato e, soprattutto, che ha bisogno del loro aiuto. E non solo
lui. Vani ha di fronte a sé un ultimo caso da risolvere e fra le mani, dalle
unghie rigorosamente smaltate di viola, stringe le vite di tutte le persone a
cui ha imparato a voler bene.
La recensione:
Le cose
cambiano.
Le storie
finiscono.
Altre storie
iniziano.
Non
mi pongo mai nella condizione di confessare qualcosa che mi metta sotto una
luce piuttosto debole. Non concepisco mai l'idea di confessare quanto un
romanzo a cui ho dedicato diligentemente tutta la mia attenzione celi un
mucchio di emozioni o sentimenti che, a un lettore dalla scorza più fragile,
inducono a vivere sensazioni di disagio o incertezza. Non mi rende entusiasta,
sicuramente, dedicare a queste poche pagine un trafiletto colmo di
sentimentalismi e sdolcinatezze varie, soprattutto a chi si imbatte in queste
pagine. Ma se desidero parlarvi dell'ultimo romanzo pubblicato da Alice Basso,
finirei comunque in un altro campo minato, col rischio di apparire fredda e
indifferente, coinvolgendo con le mie parole pochissimi lettori. Ma purchè una
storia, un racconto, le parole, prendino vita, abbiano un proprio scopo, avanzo
sgomitando in modo quasi automatico in un mondo colmo di figure e parallelismi
come se fosse un istinto naturale.
Nella
mia carriera di lettrice, non ho mai pensato che un autore italiano potesse
sconvolgere ampiamente - per usare un eufemismo - il mio universo personale.
Nessuno aveva fatto breccia nel mio cuore, sino a quattro anni fa. Nessuno
tranne ovviamente gli autori stranieri che amo e osanno continuamente. Anzi,
confesso impunemente che autori nostrani non hanno mai avuto una certa
importanza. << Se fossero più sorprendenti, meno ripetitivi o presuntuosi
… >>, mi ripetevo spesso. Intendevo dire che se avessi trovato qualcuno
che avrei giudicato il suo romanzo, la sua opera discretamente valido, sarei
riuscita ad ampliare maggiormente il mio bagaglio culturale italiano. Perciò,
fin da quando ho abbracciato la lettura come uno stile di vita ho evitato qualunque
delusione di questo tipo. Leggevo un romanzo nostrano solo se avevo una ragione
precisa per farlo, e controllavo i dettagli di ciò che me lo avrebbe fatto
giudicare positivamente o negativamente come per sbrigarmi di una faccenda
spinosa. Comportarmi in questo modo mi ha indotta, con gli anni, ad
allontanarmi quasi completamente dalla narrativa italiana.
Le
storie di questa donna incurante di tutto e di tutti, nonostante al principio
il nostro incontro non sia stato tanto eclatante, mi hanno colpito sin da
subito. Vani Sarcia era l'alterego di Lisbeth Salander, protagonista indiscussa
dell'acclamata saga di Millenium,
che, quando la conobbi, riuscì a stento a credere che una protagonista così
antipatica e irritante avesse fatto breccia nel mio cuore. Le parole che la
Basso adopera nel raccontarci di questo suo figlio di carta, questo scherzo
della Natura, hanno reso me molto felice. I suoi romanzi conseguirono nel
proseguimento di teorie, idee realizzate nel corso degli anni e che, romanzo
dopo romanzo, indagine dopo indagine, ebbero l'effetto di rassicurarmi,
allietare il mio spirito. Inducendomi quasi a pensare che forse la narrativa
italiana non è poi così brutta, come
avevo sempre pensato, nemmeno le mie poche esperienze di lettura mi hanno mai
concesso l'opportunità di darmene una certezza.
Ma
adesso che sono trascorsi quattro lunghi anni riconosco una certa comprensione
col mio mondo e quello della letteratura italiana. E per la quarta volta mi
sono sorpresa a sedere, quasi incantata, a divorare pagine su pagine con molta
attenzione. Senza alcun atteggiamento narcisistico, critico. Esaminando il
mondo dipinto dalla Basso in maniera alquanto oggettiva, rinvigorendo il mio
interesse nei riguardi della sua autrice.
Come
molti lettori richiamati dalla bellissima copertina, anche io sono stata
<< segnata >> dalla storia che la Basso si porta dentro, come un
oggetto perduto e poi ritrovato. Un caso
speciale per la ghostwriter non è esattamente quella favola per lettori
romantici o sognatori che, dopo tanti anni di indagini e peripezie, si aspettano
di leggere il fatidico "… e vissero per sempre felici e contenti".
Perché non si tratta di un opera. Piuttosto della storia di Vani. Ma è anche la
storia di ognuno di noi. La mia. La vostra. E il bisogno di prenderne atto mi
lega a quella cerchia di lettori che hanno amato e osannato questa saga, sin
dal suo primo vagito. Ci si ritrova in un insolita intimità, ma ben presto ci
si rende conto che la vera ragione del nostro essere lì, in sua compagnia, è proprio
quella di seguire Vani lungo la fine di un cammino spesso accidentato e
insidioso.
E
quello della ricerca interiore è proprio il tema del romanzo. A ruota libera,
senza remore e incertezze, in cui ogni personaggio avrà finalmente una sua
voce, una sua importanza, a volte con spericolati viaggi in una splendida e
scintillante Londra, a volte con sprazzi di una vita lontana, passata, come
quando la parola passò allo scontroso ed enigmatico Enrico Fuschi. Con un
bagaglio di segreti mal celati del tempo, la cui anima ingrigita scintilla ai
bordi di questa storia. Raggiungerà Vani, come ostacolo alla sua <<
volontà di agire e realizzarsi >>.
Ho
letto questo romanzo con profondo interesse e curiosità e con uno stato d'animo
simile all'eccitazione come non mi capitava da tempo; non qualcosa di insolito,
ma di sacro e misterioso, che incute rispetto dinanzi al quale ho camminato in
punta di piedi. Questo era il mondo in cui viveva Vani. Un mondo fatto
esclusivamente di carta e inchiostro. E la magia che ci parlano i libri
esisteva; era relativa.
Al
medesimo modo della ragazza ritratta in copertina, spaparanzata dunque in una
poltrona e attorniata dai miei cari e amati libri, che inondavano la stanza
luminosa con un odore particolare, questo quarto e ultimo volume della saga di
Vani Sarcia è stata la rappresentazione scenica di una sfilza di oggetti e
situazioni simboliche. Una successione di luoghi e figure che condurranno Vani
a crescere, conoscere il suo destino, maturare, prototipo perfetto della
ragazza istruita, suscettibile e permalosa che fra le pagine delle sue
disavventure imparerà a soffocare le emozioni che incorrono nella crudeltà di
un mondo non sempre semplice e i suoi abitanti.
Valutazione
d'inchiostro: 5
Sono indietro di un romanzo. Mi godo l'attesa. Troppa paura di salutare Vani.
RispondiEliminaPer sempre?
Chi lo sa?! 😌😉
EliminaIo ho letto solo i primi due romanzi. ammetto di non amare particolarmente il personaggio di Vani, ma sarei curiosa di leggere come vanno a finire le sue avventure.
RispondiEliminaAnche per me è stato doloroso separarsi da Vani, ma la Basso ha scritto quella che è a mio avviso una degna conclusione 😉☺️
EliminaCiao Gresi, da una parte sono molto curiosa di leggere questo nuovo romanzo di Alice Basso, dall'altra un po' mi dispiace salutare per sempre Vani... ma ammetto che la curiosità prevale!
RispondiEliminaNon posso che consigliarti di completarla ☺️ ti assicuro non te ne pentirai 😉
EliminaIo mi sono arresa al primo :P Vani non mi fa impazzire
RispondiEliminaNeanche a me piaceva, ma la Basso è stata talmente brava a fare maturare questo personaggio che, vedrai, se avrai pazienza, sorprenderà anche te ☺️❤️
Eliminal'ho letto anche io, con lacrime e sorrisi. Semplicemente meraviglioso, ma ora come si fa?
RispondiEliminaMe lo domando anche io?! 😫
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