Titolo: Nel silenzio delle nostre parole
Autore: Simona Sparaco
Casa editrice: DeA
Prezzo: 284
N° di pagine: 18 €
Trama: E' quasi mezzanotte e una nebbia sottile avvolge la
metropoli addormentata. In un palazzo di quattro piani, dentro un appartamento
disabitato, un frigorifero va in cortocircuito. Le fiamme, lente e invisibili dall'esterno,
iniziano a divorare ciò che trovano. Due piani più in alto, Alice scivola nel
sonno mentre aspetta il ritorno di Matthias, il ragazzo che ama con una passione
per lei nuova e del quale non è ancora riuscita a parlare a sua madre, che abita
lontano e vorrebbe sapere tutto di lei. Anche Bastien, il figlio della signora
che occupa un altro degli interni, da troppi mesi ormai avrebbe qualcosa di
cruciale da rivelare alla madre, ma sa che potrebbe spezzarle il cuore e non
trova il coraggio. E' un altro tipo di coraggio quello che invece manca a Polina,
ex ballerina classica, incapace di accettare il proprio corpo dopo la maternità,
tantomeno il pianto incessante del suo bambino nella stanza accanto. Giù in strada,
nel negozio di fronte, Hulya sta pensando proprio a lei, come capita sempre più
spesso, senza averglielo mai confessato, ma con una voglia matta di farlo. Per
tutti loro non c'è più tempo; un mostro di fuoco sta per stravolgere ogni
prospettiva, costringendoli a scelte estreme per colmare quei silenzi, o per dare
loro un nuovo significato.
Tutto ciò
infonde a queste pagine un certo discutibile stato di rassegnazione, inerzia,
quasi una mancata dignità che cresce e si coalizza nella meschina e ineusaribile
prospettiva di accettare alla fine la vita così per come è.
La
recensione:
Se
è vero che i sogni riguardano più i ritorni che le partenze, quando si è svegli
le partenze possono essere l'unico appiglio.
Certi
romanzi sembrano fotogrammi di vita in cui essa stessa è divisa in piccolissimi
pezzi, poi rimontata e corretta, a cui si inseriscono filtri, effetti e anche
diverse colonne sonore. Storie come quelle della Sparaco, nel panorama
letterario italiano, fioriscono e maturano. Nuove o vecchie generazioni di
lettori, critici o recensori e altre effimere creature, si sistemano in luoghi
che sino a qualche tempo fa erano occupati da altri, quando di queste storie
non se ne conosceva nemeno la natura - semplice e intima - o da come essa sia
stata realizzata. In mezzo a un guazzabuglio di disordini e conflitti politici
si è maturata una certa distinzione fra ciò che è forma e ciò che è sostanza,
inducendo a riflessioni profonde ed estremamente private, aprendo i cuori di
chiunqua legga e ne carpisca i segreti in invisibili risucchi e aliti di vento.
Il
fattore Sparaco e il suo splendido romanzo, questi sprazzi di vite lontane
afflitti da un forte senso di solitudine, che attanaglia la loro anima come in
una morsa, mi ha indotta a seguirli in ogni loro mossa, osservarli vivere
comodamente ma inquieti e persino con un
pizzico di dramma e tragedia. Nella letteratura la loro posizione e questo
stato di abbandono che li soffoca incessantemente è forse la più <<
fortunata >> di tutte, stando al di sopra di quella linea dove ha fine il
già visto e al di sotto di essa quella che gli innumerevoli eventi che la
Sparaco tesse in una ragnatela indistricabile e intricata soffocano gli slanci
naturali di un lettore empatico e comprensivo di porgere un gesto di affetto, e
la fatica di conformarsi a questa logora e pessimistica visione della vita, che
si estende non solo alla visione intimistica con cui si giudica le cose ma
mutevole in universale, creò in me un senso di perenne insoddisfazione. Il
mondo era un posto scomodo in cui gli individui sono marionette appese a dei
fili. Sempre sul punto di volare via e riconquistare la sua orbita intorno al
sole, fermo ai bordi di un'immobilità forzata e innaturale.
Così
ho scandagliato l'anima di Nel silenzio delle nostre parole, quando
l'arborescenza individuale dei suoi protagonisti era l'unico scopo di questo
mondo tragico/ reale dinanzi al fragore della vita. La Sparaco inconsciamente
induce a vedere se stessi; induce a guardarsi allo specchio e riconoscere come
l'essere umano ha un forte bisogno di trovare un posto tutto suo ma allo stesso
tempo si adatta ai paradigmi dominanti di una legge universale, come due
torrenti in un'unica valle. Si trattava forse di una tattica della Sparaco di
far capire al mondo esterno che l'uomo è dotato di un'esistenza tutta sua?
Probabilmente
la storia che la Sparaco si porta dentro non la leggerò nuovamente con la
stessa intensità cui lo letta: mi sono trovata fisicamente e intellettualmente,
all'unisono col paesaggio che mi circondava. L'arboscello che aveva affondato
le sue radici in uno strato nocivo, nel luogo stesso della sua semina, per
tutta la durata del romanzo sono stati trapiantati in un terreno più fertile.
Non ho fatto nulla purchè mi allontanassi da questo terreno controverso fra
simpatia e amore, dramma e tragedia, dove solo i sentimenti sono approfonditi e
scandagliati e dove le riflessioni del cuore portano a domande pericolose,
come: << Perché evidenziare una visione così pessimistica della vita?
Quale significato assume nel romanzo la mancata fiducia in se stessi, dove e perché
si scappa dalle incombenze odierne anziché affrontarli? Perché ci si rimane
incastrati dentro e non se ne esce più facilmente? >>
Nel silenzio delle nostre parole è certamente
una storia isolata, una grigia prospettiva del lungo e impervio cammino che
ogni individuo imbocca nel corso della sua esistenza. La Sparaco si concede
questo interesse, pensando forse si trattasse niente poco di meno che una
semplice riflessione da mamma, giornalista e scrittrice per un esemplare non
eccezionalmente nuovo, ma fresco e interessante che coinvolge repentinamente
nel suo atipico abbraccio.
In
due giorni liberi e soleggiati ho così potuto accostarmi ai cuori algidi di
queste figure. Le loro urla, i loro vocii giunsero alle mie orecchie come una
lenta litania, con un sordo rumore di eventi o ricordi del passato non ancora
cancellati, sbucando dall'esoscheletro di un edificio berlinese dove vi convivono
questi inquilini dove stanno abitualmente, mantenendo tuttavia coraggiosamente
la loro posizione sulla carta al passaggio di qualunque forte vento proveniente
da Nord, come pupazzi mossi da un congegno meccanico.
Insieme
ho visto il caos, la distruzione di queste rovine, sia dell'anima sia del
cuore, evidenti sin dall'inizio e scrupolosi da parte dell'autrice nel voler
rivelare la natura estremamente crudele della Vita. Apparentemente non più
spessi di una coltre, diffusi ovunque. Riconoscibili poi come una nebbiolina
più densa in mezzo a quella generale.
L'amore,
fra queste pagine, non vi ha quasi nulla a che fare. Perlomeno non quello fra
un uomo e una donna, ma fra una madre e il figlio, di cui l'autrice ce lo
descrive come un guasto durante il processo di scrittura.La sofferenza
descritta prevale su ogni cosa, il senso di disagio assale. Un romanzo che gode
di un'importanza tutta sua. Una storia a cui non manca un certo lato penoso, la
certezza che l'esperienza avesse colpito il punto debole della sua creatrice.
Simile a un'immensa ferita sanguinante nel mezzo del cielo. Pregna di quel tono
mesto, distaccato, simile a quello di un vecchio amico di cui ho sciupato la
confidenza.
Chi ci ha
messo al mondo quando muore si accovaccia dentro il nostro sguardo per il
semplice bisogno di continuare a guardare.
Valutazione
d'inchiostro: 4
Nonostante remi contro la vittoria della Sparaco, è così affermata che avrebbe pubblicato il romanzo comunque, poteva lasciare il posto a un esordiente, resta il fatto che il romanzo ispiri forti emozioni. Con il pregiudizio, ma voglio leggerlo.
RispondiEliminaSono d'accordo. Mi ha parecchio incuriosita la vittoria dell'autrice. Così ho colto l'occasione di voler leggere il suo romanzo, che fra l'altro penso sia una bella lettura ma non meritevole a vincere un premio. 😊
EliminaIl nome dell'autrice mi è familiare, ma non ho mai letto nulla di suo. Le trame dei suoi romanzi sono molto drammatiche in genere e mi se,mbra che questo non faccia eccezione. Credo che per apprezzarla debba trovare il momento giusto.
RispondiEliminaCertamente non è una lettura semplice, ma mi incuriosiva conoscere i motivi per cui la Sparaco ha vinto questo prestigioso premio. In parte mi trovo d'accordo, in parte no... In ogni caso il romanzo è una bella lettura, e non nascondo che mi ha piacevolmente colpito 😊
EliminaHo sempre provato a pelle una certa "avversione" nei confronti di questa autrice. Avevo iniziato a leggere Nessuno sa di noi ma poi l'ho abbandonato perché mi sembrava troppo "forte" per me in quel periodo. Non nego però che questo suo nuovo libro mi incuriosisce, devo solo sentirmi pronta per leggerlo :)
RispondiEliminaCome nei commenti sopra, ribadisco che non è una lettura malvagia. E a me ha incuriosito proprio perché ero curiosa di scoprire se ne valesse effettivamente la pena.. Bella storia, ma eccessiva la sua premiazione ��
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