martedì, maggio 28, 2019

Gocce d'inchiostro: Nel silenzio delle nostre parole - Simona Sparaco

L'aria sembrava impregnata di qualcosa di estremamente pesante. Sentimenti profondi radicati nell'animo umano che si contorcevano febbrilmente sotto l'angoscia opprimente di un'emozione gettata  nei cuori di queste figure di carta e inchiostro da una crudele legge naturale; emozioni che non erano attese ma che in un certo senso dovevo immaginarmi. La lettura del romanzo della  Sparaco ha ravvivato la fiamma che già bruciava nel mio cuore e il desiderio di leggere questo romanzo era superiore alla capacità di indirizzare le mie letture su altro. La differenza che la distingue dalle altre voci del panorama letterario furono annullate quando decisi finalmente di leggere anch'io qualcosa della Sparaco e ogni lettore è una porzione di un unico organismo che costituisce quella che è la vera forza della letteratura. In essa vi è tanta passione, tanta franchezza ma poca speranza.

Titolo: Nel silenzio delle nostre parole
Autore: Simona Sparaco
Casa editrice: DeA
Prezzo: 284
N° di pagine: 18 €
Trama: E' quasi mezzanotte e una nebbia sottile avvolge la metropoli addormentata. In un palazzo di quattro piani, dentro un appartamento disabitato, un frigorifero va in cortocircuito. Le fiamme, lente e invisibili dall'esterno, iniziano a divorare ciò che trovano. Due piani più in alto, Alice scivola nel sonno mentre aspetta il ritorno di Matthias, il ragazzo che ama con una passione per lei nuova e del quale non è ancora riuscita a parlare a sua madre, che abita lontano e vorrebbe sapere tutto di lei. Anche Bastien, il figlio della signora che occupa un altro degli interni, da troppi mesi ormai avrebbe qualcosa di cruciale da rivelare alla madre, ma sa che potrebbe spezzarle il cuore e non trova il coraggio. E' un altro tipo di coraggio quello che invece manca a Polina, ex ballerina classica, incapace di accettare il proprio corpo dopo la maternità, tantomeno il pianto incessante del suo bambino nella stanza accanto. Giù in strada, nel negozio di fronte, Hulya sta pensando proprio a lei, come capita sempre più spesso, senza averglielo mai confessato, ma con una voglia matta di farlo. Per tutti loro non c'è più tempo; un mostro di fuoco sta per stravolgere ogni prospettiva, costringendoli a scelte estreme per colmare quei silenzi, o per dare loro un nuovo significato.
Tutto ciò infonde a queste pagine un certo discutibile stato di rassegnazione, inerzia, quasi una mancata dignità che cresce e si coalizza nella meschina e ineusaribile prospettiva di accettare alla fine la vita così per come è.

La recensione:

Se è vero che i sogni riguardano più i ritorni che le partenze, quando si è svegli le partenze possono essere l'unico appiglio.

Certi romanzi sembrano fotogrammi di vita in cui essa stessa è divisa in piccolissimi pezzi, poi rimontata e corretta, a cui si inseriscono filtri, effetti e anche diverse colonne sonore. Storie come quelle della Sparaco, nel panorama letterario italiano, fioriscono e maturano. Nuove o vecchie generazioni di lettori, critici o recensori e altre effimere creature, si sistemano in luoghi che sino a qualche tempo fa erano occupati da altri, quando di queste storie non se ne conosceva nemeno la natura - semplice e intima - o da come essa sia stata realizzata. In mezzo a un guazzabuglio di disordini e conflitti politici si è maturata una certa distinzione fra ciò che è forma e ciò che è sostanza, inducendo a riflessioni profonde ed estremamente private, aprendo i cuori di chiunqua legga e ne carpisca i segreti in invisibili risucchi e aliti di vento.
Il fattore Sparaco e il suo splendido romanzo, questi sprazzi di vite lontane afflitti da un forte senso di solitudine, che attanaglia la loro anima come in una morsa, mi ha indotta a seguirli in ogni loro mossa, osservarli vivere comodamente ma  inquieti e persino con un pizzico di dramma e tragedia. Nella letteratura la loro posizione e questo stato di abbandono che li soffoca incessantemente è forse la più << fortunata >> di tutte, stando al di sopra di quella linea dove ha fine il già visto e al di sotto di essa quella che gli innumerevoli eventi che la Sparaco tesse in una ragnatela indistricabile e intricata soffocano gli slanci naturali di un lettore empatico e comprensivo di porgere un gesto di affetto, e la fatica di conformarsi a questa logora e pessimistica visione della vita, che si estende non solo alla visione intimistica con cui si giudica le cose ma mutevole in universale, creò in me un senso di perenne insoddisfazione. Il mondo era un posto scomodo in cui gli individui sono marionette appese a dei fili. Sempre sul punto di volare via e riconquistare la sua orbita intorno al sole, fermo ai bordi di un'immobilità forzata e innaturale.
Così ho scandagliato l'anima di Nel silenzio delle nostre parole, quando l'arborescenza individuale dei suoi protagonisti era l'unico scopo di questo mondo tragico/ reale dinanzi al fragore della vita. La Sparaco inconsciamente induce a vedere se stessi; induce a guardarsi allo specchio e riconoscere come l'essere umano ha un forte bisogno di trovare un posto tutto suo ma allo stesso tempo si adatta ai paradigmi dominanti di una legge universale, come due torrenti in un'unica valle. Si trattava forse di una tattica della Sparaco di far capire al mondo esterno che l'uomo è dotato di un'esistenza tutta sua?
Probabilmente la storia che la Sparaco si porta dentro non la leggerò nuovamente con la stessa intensità cui lo letta: mi sono trovata fisicamente e intellettualmente, all'unisono col paesaggio che mi circondava. L'arboscello che aveva affondato le sue radici in uno strato nocivo, nel luogo stesso della sua semina, per tutta la durata del romanzo sono stati trapiantati in un terreno più fertile. Non ho fatto nulla purchè mi allontanassi da questo terreno controverso fra simpatia e amore, dramma e tragedia, dove solo i sentimenti sono approfonditi e scandagliati e dove le riflessioni del cuore portano a domande pericolose, come: << Perché evidenziare una visione così pessimistica della vita? Quale significato assume nel romanzo la mancata fiducia in se stessi, dove e perché si scappa dalle incombenze odierne anziché affrontarli? Perché ci si rimane incastrati dentro e non se ne esce più facilmente? >>
Nel silenzio delle nostre parole è certamente una storia isolata, una grigia prospettiva del lungo e impervio cammino che ogni individuo imbocca nel corso della sua esistenza. La Sparaco si concede questo interesse, pensando forse si trattasse niente poco di meno che una semplice riflessione da mamma, giornalista e scrittrice per un esemplare non eccezionalmente nuovo, ma fresco e interessante che coinvolge repentinamente nel suo atipico abbraccio.
In due giorni liberi e soleggiati ho così potuto accostarmi ai cuori algidi di queste figure. Le loro urla, i loro vocii giunsero alle mie orecchie come una lenta litania, con un sordo rumore di eventi o ricordi del passato non ancora cancellati, sbucando dall'esoscheletro di un edificio berlinese dove vi convivono questi inquilini dove stanno abitualmente, mantenendo tuttavia coraggiosamente la loro posizione sulla carta al passaggio di qualunque forte vento proveniente da Nord, come pupazzi mossi da un congegno meccanico.
Insieme ho visto il caos, la distruzione di queste rovine, sia dell'anima sia del cuore, evidenti sin dall'inizio e scrupolosi da parte dell'autrice nel voler rivelare la natura estremamente crudele della Vita. Apparentemente non più spessi di una coltre, diffusi ovunque. Riconoscibili poi come una nebbiolina più densa in mezzo a quella generale.
L'amore, fra queste pagine, non vi ha quasi nulla a che fare. Perlomeno non quello fra un uomo e una donna, ma fra una madre e il figlio, di cui l'autrice ce lo descrive come un guasto durante il processo di scrittura.La sofferenza descritta prevale su ogni cosa, il senso di disagio assale. Un romanzo che gode di un'importanza tutta sua. Una storia a cui non manca un certo lato penoso, la certezza che l'esperienza avesse colpito il punto debole della sua creatrice. Simile a un'immensa ferita sanguinante nel mezzo del cielo. Pregna di quel tono mesto, distaccato, simile a quello di un vecchio amico di cui ho sciupato la confidenza.

Chi ci ha messo al mondo quando muore si accovaccia dentro il nostro sguardo per il semplice bisogno di continuare a guardare.

Valutazione d'inchiostro: 4


6 commenti:

  1. Nonostante remi contro la vittoria della Sparaco, è così affermata che avrebbe pubblicato il romanzo comunque, poteva lasciare il posto a un esordiente, resta il fatto che il romanzo ispiri forti emozioni. Con il pregiudizio, ma voglio leggerlo.

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    1. Sono d'accordo. Mi ha parecchio incuriosita la vittoria dell'autrice. Così ho colto l'occasione di voler leggere il suo romanzo, che fra l'altro penso sia una bella lettura ma non meritevole a vincere un premio. 😊

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  2. Il nome dell'autrice mi è familiare, ma non ho mai letto nulla di suo. Le trame dei suoi romanzi sono molto drammatiche in genere e mi se,mbra che questo non faccia eccezione. Credo che per apprezzarla debba trovare il momento giusto.

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    1. Certamente non è una lettura semplice, ma mi incuriosiva conoscere i motivi per cui la Sparaco ha vinto questo prestigioso premio. In parte mi trovo d'accordo, in parte no... In ogni caso il romanzo è una bella lettura, e non nascondo che mi ha piacevolmente colpito 😊

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  3. Ho sempre provato a pelle una certa "avversione" nei confronti di questa autrice. Avevo iniziato a leggere Nessuno sa di noi ma poi l'ho abbandonato perché mi sembrava troppo "forte" per me in quel periodo. Non nego però che questo suo nuovo libro mi incuriosisce, devo solo sentirmi pronta per leggerlo :)

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    1. Come nei commenti sopra, ribadisco che non è una lettura malvagia. E a me ha incuriosito proprio perché ero curiosa di scoprire se ne valesse effettivamente la pena.. Bella storia, ma eccessiva la sua premiazione ��

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