sabato, luglio 15, 2023

Gocce d'inchiostro: Hotel Magnifique - Emily J Taylor

 Gli young adult, i paranormal fantasy, i fantasy puri, nel senso letterale del termine. sono generi letterari che hanno sempre destato un certo fascino su di me. Un corredo di parole che negli anni ho studiato bene e a fondo, fin quando uno di essi ha prevalso più di tutti.
Il romanzo di cui vi parlerò quest’oggi fa parte di una tipologia di romanzo che non leggo più con la stessa frequenza di una volta, ma fu una bellissima scoperta. Una piacevole poesia fantastica, che mi impedì di staccarmi dalle sue pagine se non dopo una manciata di giorni avevo accolto il romanzo nel mio cantuccio personale. Perché non ci volle molto per capire che il bello in tutto questo era la magia che impregna ogni cosa, un wordbulding stabile e ben sorretto da qualcosa che è fulcro di irrimediabili eventi, un corredo di personaggi che al momento restano sullo sfondo ma si muovono in una landa deserta di insoddisfazione e perplessità. La copertina era bellissima, e fortunatamente anche la storia lo è stata, in mano il mio immancabile bloc notes in cui ho riempito pensieri fitti di annotazioni e quisquilie varie. Soddisfatta di aver accolto l’ennesima sfida di lettura, ma, soprattutto, di aver soggiornato, anche solo per poco tempo, in questo Magnifico Hotel.


Titolo: Hotel Magnifique
Autore: Emily J Taylor
Casa editrice: Oscar Vault
Prezzo: 25 €
N° di pagine: 444
Trama: Per tutta la vita Jani ha sognato l'altrove. Ma ormai si è rassegnata: non lascerà mai la sporca città portuale di Durc, dove si guadagna a malapena da vivere lavorando alla Conceria Fréllac e si occupa della sorellina Zosa. Tutto cambia però quando arriva il leggendario Hotel Magnifique. Celebre per i suoi stupefacenti incantesimi, l'edificio si sposta per il mondo comparendo in un nuovo luogo allo scoccare di ogni mezzanotte. Quando vengono a sapere che l'hotel sta cercando personale, Jani e Zosa colgono al volo l'occasione e subito vengono rapite da un universo di candelieri scintillanti e magie impossibili. Ma Jani scopre che l'albergo itinerante nasconde pericolosi segreti... Assieme a Bel, portiere dal fascino quasi irritante, e suo unico alleato, Jani cerca di svelare il mistero celato nel cuore dell'hotel per liberare tutto lo staff, compresa Zosa, dal crudele potere del maître. Per riuscirci, dovrà mettere a repentaglio tutto ciò che ama, ma non ha scelta: fallire sarebbe un destino ben peggiore che non tornare mai a casa.

La recensione:

Per qualche momento, ho esitato a valicare la porta di un nuovo mondo. Cominciai a chiedermi se, fiondarmi fra le pagine di una nuova avventura, dentro fino in fondo, sortisse effetti positivi o negative e se il fascino che trasmetteva semplicemente la copertina si infilò in una fessura del mio cuore e lì ci rimase fin quando potei scovarla con i miei stessi occhi. Ancora cieca, estasiata riempio queste poche pagine con un sorriso stampato in faccia: mi ero infilata in una delle stanze polverose di questo Hotel, e non volevo più andare via. E, mugolando come un animale selvatico, un’ondata di emozioni invase il mio spirito che non potei smorzare perché francamente non li avevo previsti. Le parti visive riuscendo a cancellarle dalla mia memoria, anche tappandosi le orecchie sentivo ancora la voce melodiosa della sua autrice, niente avrebbe potuto zittirli, e nessuno mi avrebbe impedito di acquistarne una copia cartacea. Fin quando ogni cosa improvvisamente finì, la magia che aveva inzuppato la ma anima era evaporata, non fu più possibile sguazzare impunemente in un mondo che ha sortito un certo fascino, né questo Hotel né la sua protagonista, era tutto finito, e dovetti filare via, avevo divorato queste quattrocento pagine senza nemmeno rendermene conto, e finito comunque, finito per adesso.
Si, per adesso. Perché come dico sempre, quando un romanzo mi piace così tanto posso tornare a valicarne i suoi confini, quando e come mi piace fare. Perché basta un semplice gesto: sedersi sulla mia poltrona preferita, aprire il romanzo e immergersi a tal punto da non saper più distinguere la realtà dalla finzione.
Hotel Magnifique entrò nei miei polmoni, letteralmente, come un’ondata d’aria fresca, leggerezza, bellezza e semplicità che non respiravo da un sacco di tempo, e che mi riempì al punto di soffocarmi. Aria che ho respirato disgraziatamente tutto in una volta, come un malato di bronchite cronica che necessita di essere curato mediante ossigeno liquido, un singhiozzo prolungato, un convulso rumoroso come un colpo di tosse, come un latrato, un ululato mozzo che salì sino alla trachea, esplose nello spazio circostante e mi lasciò senza fiato. La sensazione più bella di sempre. La soddisfazione più efficiente di sempre. Con ogni pregio e difetto, qualunque assetto non completamente in piena maturazione ma assolutamente godibile e straordinario.
Una specie di limbo, forse, nel ristretto spazio di descrivere e cogliere quella vana illusione di far sembrare naturale ciò che è artificioso, poiché la sua anima è racchiusa nei vani tentativi di cercare se stessi, trovarsi affinchè è possibile conoscersi. Vasto e colorato spazio fra il mondo di qua e quello di là di uno squallido ma seducente passato, che modifica le nostre prospettive nell’osservare e cogliere aspetti che sono invisibili ai nostri occhi rispetto a ciò che si crede. La prima metà dell’anno mi vide impelagata in una vicenda che mai mi sarei aspettata si rivelasse entusiasmante e magica, o per essere precisi fu tale vicenda a sorprendermi, in quanto giunse all’improvviso, senza nessun serio sforzo da parte mia, un dono dell’infausto destino, che una volta iniziato, mi accorsi non potei più abbandonare, perché non solo mi piacque, ma questo piacere mi assuefò completamente con il sorprendente effetto di un’illusione. Restringere gli effetti del possibile, di un futuro qualunque, per una miriade di possibilità di ridursi in qualcosa di impalpabile, intoccabile.
Un gigantesco Hotel era quella sentinella silenziosa che si stanziò dinanzi a me come quel luogo seducente e attraente, attorno al quale ruotano le vicende di svariati personaggi. Era quel luogo in cui è stato possibile perdersi e poi ritrovarsi, riflettersi in condizioni o eventi nel quale spicca la nostra anima, il nostro modo di fare, di cui la sua autrice lo delinea mediante immaginazione. Si, perché quella de Hotel Magnifique è una narrazione semplice che segue gli avvenimenti di una linea temporale continua di giovani disillusi e cinici, attori, lettori, popolani, curiosi o sognatori la cui magia risiede nel modo per cui funzionano le cose. Combattenti nel ripristinare un passato che sembrava perduto, ripetitivi e delle volte incomprensibili perché impossibilitati a confrontarsi col prossimo. L’individuo dovrebbe osservare attentamente ciò che lo circonda, sebbene caparbio a detenere quel potere che possa conferirgli un certo tipo di perfezione, approfondendo e cogliendo quei messaggi che compaiono disseminati in questo canto corale come provenienti da un mondo lontano. Da un luogo onirico, quasi surreale che mette in risalto non solo qualunque aspetto di forma buona o cattiva, ma anche l’importanza dei ricordi e “l’approccio” di chi desidera interpretarli, andando incontro a qualunque conseguenza. Coinvolti in tutta la loro meravigliosa diversità poiché speranzosi di redimersi da qualunque forma di perversione, di mancata libertà, conoscitori fini di un mondo limitato. Una realtà parallela in cui perdersi è stata davvero inevitabile, impossibile, e che adesso, dopo qualche giorno di distanza dalla sua lettura, credo ancora di farne parte. A quanto pare, Jani, Zosa, sono ancora parti di me, così sfortunati ma determinati a compiere e raggiungere il loro scopo, un momento cruciale della loro vita che coincise con la diffusione di una forza superiore. Ritrovati, cioè, in quello che alla fine non ha decretato il vincitore di una sfida propiziataci dall’inizio: la solidificazione di una tregua che avrebbe decretato una nuova sfida. Un nuovo viaggio.
Ho deciso di abbracciare questa ennesima sfida letteraria, di prendere questa direzione col proposito di cogliere la sua essenza. Sebbene la stessa essenza sia racchiusa in questo splendido e ammaliante hotel, nel periodo in cui si snodano le vicende e la palpabile dicotomia che si avverte fra i suoi colori cupi ma sfolgoranti. Non solo, dunque, un romanzo per ragazzi, ma un aspetto simbolico per cui è rappresentata la società o la realtà circostante che non sempre è compresa fra gli individui. E quale mezzo se non l’illusione del visto e non visto, come barzelletta di camuffare la realtà con l’illusione?
Sulla scorta di questa mera magia, Hotel magnifique è stata quella doviziosa lettura che rivela basilari principi artistici e morali mediante il << comportamento >> più appropriato di giovani o uomini astuti, le cui vicende hanno sconvolto e drammatizzato del tutto il mio universo personale. La Taylor, come un abile incantatrice, cattura un pezzo di anima di qualcosa a cui dovremmo fare i conti nel momento in cui ci si sente soli, incompresi, e lo fa mediante la struttura di un mastodontico edificio che come un effetto scatenante coglie qualunque forma o aspetto nascosto. Coglie i tratti dei protagonisti, il loro minuscolo battito, la loro solitudine, il tempo che resta sospeso ma che non si può definire, intrappolato nel cono di una luce che denuncia l’impossibilità di essere completamente liberi.
Un certo turbamento persino per me, viaggiatrice di passaggio, nel quale ha assistito al collegamento di due mondi completamente diversi ma intrappolati nella clessidra del tempo. E, il tutto, dipinto in un frammento di qualcosa che solo pochi credo abbiano potuto contemplare. Qualcosa di perduto e impossibile da recuperare in cui la speranza affiora da un buio e vasto fondale.
L’atmosfera onirica e ovattata, i colori vellutati e sfarzosi, quel sentore di inquietudine che aleggia tutt’intorno, il concetto di illusione che evidenzia quanto siano importanti i ricordi, far prevalere la nostra identità, che ti inducono a vivere in un tipo di illusione che sconvolge ma dalla quale determina il tipo di persona che siamo.
Opera straordinaria e bellissima che non dà completamente credito a qualunque sussulto del cuore, non risponde a qualunque quesito dettato dalla nostra coscienza, ma che mi ha trascinato nel meraviglioso intento di scovare la crudeltà, l’innocenza, in uno squarcio di luce che ne risalta le tenebre.

Valutazione d’inchiostro: 5

2 commenti:

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