mercoledì, novembre 08, 2023

Gocce d'inchiostro: Holly - Stephen King

Penso a quanto devo ancora leggere di Stephen King. Penso agli innumerevoli romanzi che attendono silenziosamente di essere letti, vissuti. Ragione e sentimento? Intelligenza o slanci motivi del cuore? Dopo l’ennesimo romanzo letto, ho preso consapevolezza che Stephen King è davvero il Re di cui tutti parlano e che, nonostante sia ancora una novellina, pian pianino recupererò ogni romanzo scritto. Perché? Contano le sensazioni riscontrate, le immagini che ancora vivide balenano ai miei occhi. Del resto, non si parla sempre e solo di puro genio innovativo. Ciò che io credo fortemente non è altro che qualcosa che avviene esclusivamente nella mia testa. Eppure si sta bene nella mia testa. Ci si può soggiornare con tazze fumanti di caffè e un bloc notes sempre a portata di mano. Si soggiorna comodi con una morbida poltrona che aiuta a riposare le tue fragili membra, e la luce di una bod jour che si proietta nelle pagine. Ho soggiornato bene fra le pagine di Holly, in cui il mio cuore ha emesso qualche battito in sintonia a quello della sua protagonista, che mi ha affiancata per molto più tempo di quel che credevo. Concependo questa ennesima fatica del re non come un minestrone indigesto, trito e ritrito quanto come materiale altamente godibile, interessantissimo, che ha girato non solo con la penna affilata dell’autore, quanto lasciando un segno netto che ancora brucia nella mia anima.

Titolo: Holly
Autore: Stephen King
Casa editrice: Sperlyng & Kupfker
Prezzo: 21, 90 €
N° di pagine: 512
Trama: Quando Penny Dahl chiama l'agenzia Finders Keepers nella speranza che possano aiutarla a ritrovare la sua figlia scomparsa, Holly Gibney è restia ad accettare il caso. Il suo socio, Pete, ha il Covid. Sua madre, con cui ha sempre avuto una relazione complicata, è appena morta. E Holly dovrebbe essere in ferie. Ma c'è qualcosa nella voce della signora Dahl che le impedisce di dirle di no. A pochi isolati di distanza dal punto in cui è scomparsa Bonnie Dahl, vivono Rodney ed Emily Harris. Sono il ritratto della rispettabilità borghese: ottuagenari, sposati da una vita, professori universitari emeriti. Ma nello scantinato della loro casetta ordinata e piena di libri nascondono un orrendo segreto, che potrebbe avere a che fare con la scomparsa di Bonnie. È quasi impossibile smascherare il loro piano criminale: i due vecchietti sono scaltri, sono pazienti. E sono spietati. Holly dovrà fare appello a tutto il suo talento per superare in velocità e astuzia i due professori e le loro menti perversamente contorte.

La recensione:

Invece di aspettare e conoscere Holly nella giusta modalità che richiede pur di essere conosciuta, leggendo cioè quei romanzi in cui è protagonista, fui mandata quasi inconsapevolmente al suo cospetto con l’ordine di non andarmene fin quando di lei e di questa storia non avessi letto, condiviso ogni cosa. Un sabato mattina di inizio ottobre, dunque, nel mentre il sole si espandeva nel bel mezzo di un banco di nuvoloni grigi e ingombranti, sorseggiavo una fumante tazza di caffè, Holly giunse nel mio cerchio personale quasi senza nemmeno rendermene conto. Di bella presenza, ma silenziosa e solitaria come un satellite lasciato solo nell’immensità del cosmo, sputava poche parole ma necessarie ed essenziali pur di farsi capire, comprendere, apprezzare così com’era, essere imperfetto e senziente, dicendo che avrebbe dovuto impegnarsi in un ennesimo caso investigativo perchè una ragazza era stata uccisa e le indagini erano riconducibili ad uno o più colpevoli.

Disorientata da questo tipo di approccio, poichè non avvezza ad essere sballottata, così, su due piedi, da una parte ad un’altra, quasi come priva di volontà, ho dovuto impiegare qualche momento in più del mio tempo per capire dove Holly mi avrebbe condotto. Sembrava uno scherzo, ma questa volta ero stata incastrata in un genere di storia che a me non piace affatto. Il giallo. E quindi, cosa fare, dato che Holly aveva bussato prepotentemente alla mia porta?

Ma Holly, fortunatamente, aveva molto da rivelare anziché descrivere nel dettaglio il suo resoconto investigativo, informazioni che francamente non necessito di sapere. E tutto questo è stato assolutamente fantastico. Fantastico, cazzo. A dire la verità, non sapevo cosa aspettarmi e non certamente tutto questo.

A dire la verità non sapevo cosa avrei dovuto aspettarmi nel momento in cui Stephen King divenne uno dei miei tanti autori preferiti. Stavo pensando, quanto è assurda la vita. Qualche anno fa non avrei donato nemmeno un centesimo a Stephen King, ai suoi romanzi. Il suo mondo era lontanissimo dal mio, e poiché all’epoca mi cibavo di paranormal fantasy e romanzi rosa come se fossero Nutella perchè allontanarsi dalla mia comfort zone col timore di restarne delusa?

Eppure la ragazza che parla, che scrive adesso è parecchio diversa da quella sedicenne di molti anni fa. Alcuni assetti, ricordi indelebili scolpiti nella mia coscienza, resteranno tali. Ma come sono cambiata nel tempo, sono cambiate anche le mie letture. L’interesse che proiettavo a queste semplici risme di carta, all'inizio come espediente per riempire il vuoto di certi pomeriggi ora come modo di essere. Uno stile di vita di cui non necessito più di compiere alcuno sforzo, quanto istinto naturale. Questa la vera ragione. E ricondurre come le mie preferenze letterarie sono cambiate nettamente credo sia poca cosa. Non risolve alcun problema, né conferisce una spiegazione esaustiva. Certe cose sono insite in noi, e non credo che le parole bastino per esprimerle.

Eppure di parole io mi cibo. Di frasi, riflessioni, pensieri sparsi nel tempo e nello spazio cui faccio credito e dò credito mediante la voce gracchiante di qualche autore, che in momenti particolari della mia vita hanno segnato, lasciato una traccia del loro passaggio e su cui non mi dilungo più di tanto. Ma ci sono sempre quei momenti, capitano quelle giornate in cui tali segni divengono più evidenti, specialmente se essi covano da parecchio tempo nel tuo spirito. Ma non è questa la magia che ci piace attribuire quando ci riferiamo ad un nostro autore preferito? Siamo troppo presi, troppi immersi in una realtà che non concede via di fuga, pur di accorgerci che quello che accade è un semplice rito di passaggio. Un battesimo,come mi piace definirlo, in cui siamo benedetti.

Ci sono voluti alcuni anni, ma questo battesimo di cui parlo è avvenuto anche con Stephen King. Un incontro/ scontro da cui non ne sono uscita illesa, ma una metamorfosi del mio essere lettrice. Perché? Perchè finalmente ho compreso quel respiro prorompente che avrebbe dovuto sgorgare dalla mia gabbia toracica, e silenziosamente avvolgere le mie membra. Non tanto qualcosa che non possedevo già, ma che anni e anni di lettura hanno perfezionato. Reso ancora più netto.

Ora che mi sono nuovamente accomiatata dall’autore, voglio continuare a pensare a lui, alla sua figlia di carta, per me importante come confessò in una recente intervista, la cui voce gracchiante risuonò nelle stanze polverose della mia anima per molto più tempo di quel che credevo. E mi sono resa conto che il modo migliore per farlo era parlare ancora di lei scrivendo. Rinunciando alla mia inutilissima vita affinché mi immergessi in un’altra. In una realtà parecchio simile alla mia, per giunta nel bel mezzo del Covid, ma che mi è stata a cuore, così come lo stesso King, poiché perse un caro amico, durante il processo di scrittura, così scelse di ambientare un romanzo moderno proiettandolo in una realtà assolutamente moderna ma a tratti moralista, ridondante e didascalico, perché anche se bravo a imbastire una trama di cui se ne conosce l’artefice di un violento crimine, il seme della curiosità cresce a dismisura. Le pagine, le parole danzavano sulla mia pelle, il profumo di vecchio mescolato al nuovo, un gioco perverso quasi lovecraftiano che ha del magnetico.

Uscire fuori da tutto questo, non solo entrarci, fu davvero difficile. Una cosa questa lettura però l’aveva sortito. Con la sua presenza costante di innescare nuovi meccanismi di difesa, conoscenza, pragmaticità, creature che aspirano a qualcosa desiderando diventare qualcuno, sono tutti segreti di un’indagine che porta in un’unica direzione. Dalla natura moralista e sconvolgente, archetipo di storie prodotte da un cervello geniale e malato che scava a fondo affinché si scoprono come entità appartenenti a noi ci inducono a dubitare della loro esistenza ma capaci di infliggere danni corporali e mentali. Dal forte effetto scatenante, così incredibile e profondo, entità di una figura che ha una capacità simbolica che agisce sulla mente di una persona sensibile, suggerendo relazioni comiche terribili e oscuri, da cui provengono realtà innominabili che stanno dietro le illusioni.

Ed eccomi qua, dopo una folle immersione nella vita di una figura di carta e inchiostro, che in una manciata di pagine era divenuta una persona, la cui vita era stata intrecciata a quella di personaggi folli, intelligenti e ambiziosi che nascondo un chè di oscuro, sfuggente. Pregni di mistero che è la linfa stessa del romanzo. L’uomo è l’essere più antico e più recente dei signori della terra che costituisce quella semplice materia vitale che, su uno sfondo violetto e mistico contro un paesaggio apocalittico dalle strane tonalità, il mondo è dominato da un caos profondo e maligno in cui l’individuo è intrappolato in una fase di esistenza da cui una volta si è staccato in cui si confida di poter trovare qualche forma per scongiurare il pericolo evocato così vicino. Mosso da una specie di forma che non appartiene allo spazio in cui ci troviamo ma una forza che agisce, cresce e dà forma seguendo le leggi diverse della natura umana.

Mi sono appassionata a questa lettura sin dal principio, influenzata sicuramente da altre letture che mi hanno suscitato fascino, ammaliamento, cosicché la storia, quella di un omicidio particolare. L’anima si perde in meandri irrecuperabili da cui è impossibile recuperare o carpire alcunchè, perfino il più comune degli istinti umani. Ciò che preserva questa storia è che, per quanto mi è stato possibile vedere queste ombre distorte e bruciate, ciò non ha niente a che vedere con gli esseri umani. Poiché sono ombre che si addensano attorno al nostro animo, l’allegria o la bellezza di un paesaggio che lascia il posto ad un vago terrore crescente.

Quella di Holly è una scenografia attualissima ma affascinante che è permeata di odori strani, nauseanti o profumati da cui ho potuto scorgere miraggi filiali di altre storie, ancora per me sconosciute, in cui lo sguardo si è perso all’infinito. Il Male avrebbe esorcizzato qualunque paura, qualunque forma di vita e conoscenza da cui potrebbe scaturire un potere che potrebbe regalarci la supremazia. L’uomo si specchia in tentativi di rincorrere la supremazia che coincide con una delle fasi della vita in cui ogni cosa appare sotto sfumature semplici, senza alcuna vera e propria forma di malvagità.

Valutazione d’inchiostro: 4 e mezzo

8 commenti:

  1. King non fa per me; ottima recensione, grazie

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  2. Boa tarde de quarta-feira. Obrigado pela resenha e dica maravilhosa.

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  3. Io adoro Stephen King e la proiezione delle paure umane nei suoi romanzi. Ho letto con piacere la tua palpitante recensione e Holly è un personaggio dalle mille sfaccettature che ci riserverà molte sorprese. Un caro saluto :)

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  4. Stephen King è uno dei miei autori preferiti, nessun altro è capace di descrivere i tormenti e le paure dell'animo umano come fa lui. Sono contenta che Holly ti sia piaciuto, è un libro ben scritto con una trama terrificante perché il male (in questo caso) non sono i mostri, ma l'uomo.
    Un saluto
    Fra

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    1. Già. Io ancora non sono nemmeno a metà delle sue opere, ma sicuramente leggerò altro 😊😊

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