venerdì, aprile 25, 2025

Gocce d'inchiostro: Tutti i figli di Dio danzano - Murakami Haruki

 Ormai è tanto tempo che ascolto Murakami Haruki. Mi sembra incredibile, ma da qualche tempo a questa parte lo considero un caro amico. Un legame ardente e indissolubile ci lega, poiché la sua prosa è l’unica che scaturisce una melodia che arriva dritto dritto al mio cuore. Adesso, storcio un po' il naso nel riporre queste poche righe, ma non perché ciò che scrivo sia falso. Assolutamente no! Semplicemente perché questa forma assolutistica e universale di un tempo non è più riservata all’autore giapponese, ma anche a tanti altri. Per citarne qualcuno, si pensi al mio amato Thomas Hardy. Eppure c’è sempre quel bell’impianto di sentimenti, sensazioni, emozioni che se li metto in ordine penso che non potrei non ascoltare opera più bella di questa per il resto della mia vita. E non mi riferisco solo a questa raccolta di racconti, a queste forme di << vita >>, ma alla produzione murakamiana che fa cenno ad essere guidata in silenzio, consapevolmente, con lo sguardo concentrato e dritto dritto a una meta. Niente di sconvolgente e che io non abbia mai visto, ma bruscamente proiettato in un paesaggio che genera inquietudine, malessere, insoddisfazione, desiderio di integrarsi nel mondo degli altri così lontana ma molto molto vicina.

 

Titolo: Tutti i figli di Dio danzano
Autore: Murakami Haruki
Prezzo: 12 €
Casa editrice: Einaudi
N° di pagine: 155
Trama: Sei incontri che possono cambiare il corso di un'esistenza, o che promettono una via d'uscita dal dolore, la cura di una ferita, la decifrazione di un mistero, o addirittura la salvezza di una città intera. Un uomo abbandonato dalla moglie parte per l'isola di Hokkaido per consegnare un pacchetto alla sorella di un collega. Cosa contiene il pacchetto? Forse il vuoto che sente dentro, quella "bolla d'aria" per cui la moglie lo ha lasciato. In una località di mare una ragazza stringe amicizia con un pittore la cui unica vera passione è accendere falò sulla spiaggia. Qual'è la forma del fuoco? Quale il modo di ottenere un fuoco veramente libero?

mercoledì, aprile 23, 2025

Parole di troppo: mattonazzi di cui non aver paura

Spesso ci si lascia andare a degli inutili pregiudizi. Non sappiamo, ne siamo consapevoli che siano fondati, veri, concreti, quanto ci si lascia andare a pensieri inutili e insensati. Quella dei mattonazzi è un tipico amore letterario che, sin da quando ho memoria, prediligo poiché mi piace pensare che una storia, un testo, il suo cuore pulsante, possa protrarsi per un certo lasso di tempo nelle nostre coscienze. E la loro mole non dovrebbe inorridire, spaventare, quanto fungere da ponte per collegare solidamente il nostro mondo con quello che alberga le nostre coscienze. E questo post, l’ennesima mia dichiarazione d’amore ai romanzi voluminosi, non dovrebbe togliere nè concedere niente che non sia stato detto, poichè i mattonazzi non dovrebbero essere quello spettro a cui tentiamo di sfuggire o scappare, quanto uno slancio del cuore per comprendere affondo non solo la vita ma anche noi stessi.

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Divertentissimo, avvincente, avventuroso, le vicende di Mr Pickwick, con la sua faccia tonda come una luna piena e la sua meravigliosa, infantile, gioiosa ingenuità, che vivrà un’avventura mediante cui si impegna ad osservare scrupolosamente e a riportare ogni dettaglio relativo, festosi a partecipare alla gloria di scoperte umane. 


Titolo: Il circolo Pickwick

Autore: Charles Dickens

Casa editrice: Adelphi

Prezzo: 16 €

N° di pagine: 1040

Trama: Pubblicato nel 1836-37 da un autore poco più che venticinquenne, Il Circolo Pickwick è un capolavoro assoluto dell'umorismo, che riscosse fin dal suo primo apparire uno strepitoso successo. La trama, intessuta di innumerevoli episodi, è poco più che un pretesto per mettere in scena una miriade di personaggi, tra cui rimane indelebile nella memoria del lettore il protagonista Pickwick, con la sua faccia tonda come una luna piena e la sua meravigliosa, infantile, gioiosa ingenuità. Come scrive Chesterton nell'Introduzione a questo volume "Dickens non si è fatto scrittore affinché le sue creature copino la vita e ne ricopino le ristrettezze; egli è scrittore perché esse abbiano la vita, e sia una vita sovrabbondante. [...] Il signor Samuel Pickwick è il principe delle favole, la creatura per metà umana e per metà fatata sorretta da quel barlume di divinità che nell'ora più nera gli ricorda che è destinato a vivere felice per tutta la vita. [...] Egli avanza nella vita armato di quella divina facondia che è la chiave di tutte le avventure".

lunedì, aprile 21, 2025

Gocce d'inchiostro: Il ballo e Come le mosche d'autunno - Irène Némirovsky

In una manciata di minuti mi sono trovata davanti a due racconti brevi che fanno parte della produzione letteraria nèmirovskiana, che sfogliando le sue pagine mi accorgo che hanno urtato la mia sensibilità. Penso che ogni romanzo di questa autrice contenga messaggi criptati, un barlume di verità che potrebbe cambiare le cose. Ma poi, ripensandoci, comprendo come non si tratti nient’altro che di semplici coincidenze: ciò che l’autrice ritrae nei suoi romanzi sono frammenti di un'anima romantica, semplice ma perennemente tormentata. E meditando su questa cosa, il mio amore per Irène Nèmirovskij con gli anni è cresciuto a dismisura. Decidendo così di cibarmi di qualunque sua opera scritta e pubblicata. Potrà sembrare azzardato ma è così che mi sono imbattuta, ancora una volta, in questa splendida avventura che fornisce diversi indizi su ciò che più mi piace.
Il ballo e Come le mosche in autunno, quest’oggi con una recensione condensata in un unico post, sono piccoli indizi di segreti che sono sempre alla ricerca di un disegno. Così onesti, forse fin troppo pur di creare delle illusioni, e che ci rende consapevole come quanto è accaduto è qualcosa che non si potrà dimenticare.


Titolo: Il ballo
Autore: Irène Nèmirovskij
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 9 €
N° di pagine: 83
Trama: La quattordicenne Antoinette decide di gettare nella Senna tutti gli inviti che la madre, volgare e arcigna parvenue, ha stilato per il ballo destinato a segnare il suo ingresso nella brillante società parigina. E’ una vendetta, che la ragazza consuma nei confronti della madre.


Titolo: Come le mosche d’autunno
Autore: Irène Nèmirovskij
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 10 €
N° di pagine: 99
Trama: E’ lei, Tat’jana Ivanovna, la vecchia nutrice, a preparare i bagagli di Jurij e di Kirill, i ragazzi che partono per la guerra; ed è lei a tracciare il segno della croce sopra la slitta che li porterà via nella notte gelata. Sarà ancora lei a rimanere di guardia alla grande tenuta dei Karin allorchè la famiglia dovrà, come tantiu, rifugiarsi a Odessa e ad accogliere Jurij quando tornerà, sfinito, braccato. Né si perderà d’animo, la vecchia nutrice, quando dovrà camminare tre mesi per raggiungere i padroni e consegnare loro i diamanti che ha cucito a uno a uno nell’orlo della gonna. Grazie a quelli potranno pagarsi il viaggio fino a Marsiglia, e proseguire poi per Parigi. Nel piccolo appartamento buio che hanno preso in affitto Tat’jana vede i Karin girare in tondo, dalla mattina alla sera, come fanno le mosche in autunno. Lei, che è stata testimone del loro splendore, che li ha visti crescere, che li ha curati e amati per due generazioni con fedeltà inesausta, li vedrà adesso vendere le posate, i pizzi, perfino le icone che hanno portato con sé. Sembra che nessuno di loro voglia ricordare ciò che è stato; solo lei. Tat’jana Ivanovna, ricorda: così una notte, quella della vigilia di Natale, mentre tutti sono fuori a festeggiare, si avvia da sola, avvolta nel suo scialle, verso la Senna.

sabato, aprile 19, 2025

Anime alla deriva: la malattia in letteratura 2°

Per quanto possa essere paradossale, anche in letteratura la realtà incontra l’immaginazione. Spesso ci lasciamo contagiare da forme atipiche di crescita, o decrescita, in cui non prendiamo consapevolezza che, al di là della semplice trama, dei temi, o dei personaggi, si cela quasi sempre un pizzico di verità. La letteratura, come dico sempre, ha a che fare con una certa magia, ma serba il sapere veritiero di tutta una vita. Insisto sul fatto che possa fungere da redentente, da beneficio per la nostra anima, ed io stessa mi aggrappo a questa consapevolezza come una cozza sullo scoglio. Eppure, recentemente, ho letto un romanzo che ha sollevato alcune domande e riflessioni in cui la malattia era il fulcro di ogni cosa. Solleticando l’orgoglio, la coscienza di chiunque, intesa come quella corda, che presto o tardi dovrà spezzarsi.

Alla mia giovane età non credo sia il caso di parlare di malattia. Eppure la letteratura, specialmente quella classica, ci conferisce uno splendido quadro, una pila gigantesca e infinita di romanzi in cui la malattia è il centro o il deperimento di ogni cosa. Ed ecco come non si può fare a meno di discostarsi dalla realtà, a non poter immaginare nulla di più pericoloso di ignorarla, trasformare questa massa gelatinosa e appiccicosa, in una materia malleabile a cui spesso si può scovare una forma. Una cura.

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Mio, moglie e madre, è morta a soli ventotto anni per una malattia tanto fulminea quanto inspiegabile.


Titolo: Quando cadrà la pioggia tornerò

Autore: Takuji Ichikawa

Casa editrice: Tea

Prezzo: 13 €

N° di pagine: 265

Trama: Takumi e Yuji, un giovane padre e il suo bambino, sono rimasti soli: la dolce Mio, moglie e madre, è morta a soli ventotto anni per una malattia tanto fulminea quanto inspiegabile. Ma prima di andarsene per sempre Mio ha fatto una promessa: Quando cadrà la pioggia tornerà. E inspiegabilmente, ad appena un anno dalla sua morte, con l'arrivo della stagione delle pioggie, una creatura identica a lei con il suo viso e i suoi occhi, ricompare al loro fianco. Un fantasma, pensa sbalordito Takumi. Ma questa nuova Mio è fatta di carne e sangue, anche se non ha memoria di nulla; così Takumi, pazzo di gioia per quell'assurda, insperata seconda possibilità, decide di raccontarle tutta la loro storia: come si sono incontrati, come è nato il loro amore, come hanno finito per sposarsi… e mentre Takumi racconta, rinnova l'incanto dell'incontro, il magico gemellaggio di due anime, la tragedia della separazione. E il miracolo della ricomparsa di Mio, la sua profezia, un mistero che Mio scioglierà in un finale capace di piegare il nostro cuore e demolire le nostre incertezze.

giovedì, aprile 17, 2025

Gocce d'inchiostro: Il filo avvelenato - Laura Purcell

La mente, quel centro operativo che come una gigantesca metropoli, detiene gruppi di anime che si affastellano nella lotteria della vita, è quasi sempre un filo sottilissimo che inevitabilmente guida ogni essere umano. Forse scrivere << guida>> è un eufemismo: ciò che svolge la mente è un processo che ha a che fare con i gesti, le parole, alcuni volontari, altri no, in cui ognuno andavano a ritirare un manipolo di esperienze mediante cui tenta di adornarsi per comprendere meglio se stessi o la realtà. Sul finire dell’ottocento, numerosi furono i testi, le letture, le ricerche attuate in relazione al cervello. Da sempre oggetto di studio, da sempre simbolo di rivolta per chi invece preferiva affidarsi ad altro. Basta guardarsi attorno, tutt’ora, purtroppo, in epoca moderna, per comprendere come quando si parla di cervello, di mente, ci sarebbe da fare un discorso un po più ampio. Ognuno ragiona con la propria testa, ognuno possiede una visione particolarissima del mondo e se si accrescono le nostre vedute mediante un certo rendimento culturale, è possibile organizzare qualcosa in cui la conoscenza può spingersi oltre. Forse, quello che ritrae questo romanzo, secondo romanzo che leggo di questa autrice, era una tematica simile. Perlomeno, questo, doveva essere l’intento della sua autrice, che fece della mente, specialmente del tema della frenologia, la linfa vitale di queste pagine, così seducenti, all’inizio, impantanate in una cortina di insoddisfazione e malessere dalla metà fino alla fine. Il risultato? Una famiglia che fu divisa dalle << nobili >> gesta di una pazza, cavia di un’abile dottoressa di frenologia che non solo tenterà di studiare ogni parte del corpo, ma persino lo spirito. Un filo invisibile che aveva acceso il mio interesse, reciso dalla natura di questa malattia, il suo legame intrinseco con la protagonista e i tentativi innumerevoli di poterne uscire salvi o indenni da cui non ne sono ancora convinta di averne subito il fascino.


Titolo: Il filo avvelenato

Autore: Laura Purcell

Casa editrice: Oscar Vault

Prezzo: 20 €

N° di pagine: 420

Trama: Gran Bretagna, prima metà dell'ottocento. Dorothea Truelove è giovane, bella e ricca. Ruth Butterham è giovane, ma povera e consumata da un segreto oscuro e terribile. Un segreto che rischia di condurla alla forca. I loro destini si incrociano alla Oakgate Prison, dove Ruth è rinchiusa in attesa di processo per omicidio e dove Dorothea si dedica ad attività caritatevoli; soprattutto, qui la ragazza trova il luogo ideale per mettere alla prova le neonate teorie della frenologia – secondo cui la forma del cranio di una persona spiega i suoi peggiori crimini – che tanto la appassionano. L'incontro con Ruth fa però sorgere in lei nuovi dubbi, che nessuna scienza è in grado di risolvere: è davvero possibile uccidere una persona usando solo ago e filo? La storia che la prigioniera ha da raccontare – una storia di amarezze e tradimenti, di abiti belli da morire – scuoterà la fede di Dorothea nella razionalità e nel potere della redenzione.

martedì, aprile 15, 2025

Uno squarcio sull'anima: abitudini letterarie parte 2

Di abitudini, di gesti ripetuti e a ripetizione, ne sono una grande estimatrice, che quando mi chiedono come faccia a fare così tante cose, a rendere la mia vita sempre così colorata e ricca di tante cose, la mia piccola capanna poggia su dei solidi pilastri, delle abitudini che nel tempo ho finalizzato alla mia felicità. E’ grazie a questi gesti, ormai meccanici, che riesco a leggere così tanto, a non sobbarcarsi dietro all'inutilità del quotidiano, quanto a perseguire i miei obiettivi e i miei successi. Quest’oggi, parte due delle abitudini letterarie che costellano la cittadella del mio spirito, senza le quali questo post, queste parole perderebbero lucentezza, magia, spirito.

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Amo i mattonazzi, li leggerei sempre. Ma la loro mole, quasi sempre gigantesca, mi induce a doverli alternare ad altre letture.

domenica, aprile 13, 2025

Gocce d'inchiostro: Papà Gambalunga - Jean Webster

Di storie famigliari incasinate, caotiche e catastrofiche, la letteratura, quella odierna ma anche classica, ci dona un corrolario di informazioni infinitesimali. In un modo o nell’altro, come diceva il buon Tolstoj, “ tutte le famiglie felici sono uguali, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo", e pur quanto passi il tempo, cambino i luoghi o le tempistiche, quando ci si imbatte nuovamente in una storia che avevo vissuto, parecchio tempo fa, in veste cinematografica, ora letteraria, mi indusse a pormi una serie di riflessioni sul concetto di vita e destino. Ogni cosa, qualuncue cosa, ha un suo perchè, una sua importanza, e quando certe storie sortiscono certe riflessioni è bene accettarsi della loro validità. Ho letto questo piccolo gioiellino della letteratura per ragazzi con San Valentino alle porte, e in cui ho potuto soggiornare, per non più di due soli giorni, a dire il vero, nel mondo di una ragazzina che aveva le fattezze di un piccolo elfo ma il cui visto nel mondo dei normali era come un invito per un altro giro di giostra.

Quale giro? Quello attorno al cerchio ottenebrato da una spessa coltre di ansie o dubbi di una ragazzina, desiderosa di scoprire la sua identità, il suo perchè, il suo stare sul mondo, in un processo di anestesia in cui non saranno ottenebrati solo i sensi ma anche i sentimenti, quelli che forti e indomabili ci indurranno a valicare verità scomode, a vivere avventure non sempre avvincenti e piacevoli, a valicare i confini celesti di un mondo in cui la pace, la felicità è solo rappresentazione, forma d’arte cui molti suoi coetanei, prima di lei, hanno rincorso.

Titolo: Papà Gambalunga

Autore: Jean Webster

Casa editrice: Caravaggio

Prezzo: 15, 50€

N° di pagine:264

Trama: Jerusha Abbott (Judy) è un’orfana dell’Istituto John Grier, una ragazza sola e senza speranze. Un “deprimente” mercoledì, la sua vita cambia radicalmente e in modo inaspettato: grazie alle sue ottime potenzialità, in particolare nella scrittura, un misterioso benefattore decide di pagarle gli studi presso un prestigioso college, in modo da permetterle di conquistare istruzione e indipendenza; ciò a due condizioni: Judy dovrà scrivere regolarmente all’ignoto filantropo, che ribattezzerà Papà Gambalunga (avendone visto solo la lunga ombra proiettata su un muro), per aggiornarlo sui suoi progressi, e il benefattore stesso dovrà restare sempre nell’anonimato. Inizierà così questo splendido romanzo epistolare “a senso unico”, ma capace – grazie alla simpatia, al senso dell’umorismo e alla sfrontatezza di Judy – di coinvolgere fino all’imprevedibile finale.

venerdì, aprile 11, 2025

Anime alla deriva: la malattia in letteratura 1°

Quando si parla di malattia ci sarebbe da fare un discorso un po più ampio. Non mi riferisco, naturalmente, a qualcosa che inevitabilmente si contrae, in un dato momento della nostra vita, quanto a una specie di condizione o condanna a cui ci si lascia andare, oppure tentiamo di domare o cavalcare come un’onda, che si fa strada nella nostra coscienza.

Non mi vergogno a dirlo, ma quando si parla di malattia io sono una di quelle pazienti meno avvezze a lamentarsi. Silenziosa e riservata per natura, mi lascio andare ad inutili piagnistei e lamenti solo quando necessari, solo quando sopraggiungono o toccano il limite, e in letteratura, nei romanzi che leggo e che mi piace leggere, non poche volte mi è capitato di incontrare figure, dilaniate dal passato o da un presente peccaminoso che, in un dato momento della loro vita, contraggono malattie incurabili a cui ci si lascia andare con rammarico o, con, rassegnazione, fin quando non sopraggiunge la morte. Nel bene o nel male, alla fine, queste storie, tracciano un segno del loro passaggio da cui io stessa posso osservare tante cose. Faccio testo di nozioni, paradigmi, vivo esperienze, altre vite, altre coscienze, che effettivamente non mi appartengono ma sono il fulcro della mia intere esistenza. Suddiviso quindi in due parti, ecco questo primo post in cui la malattia è al centro di certe narrazioni, certi classici, che, nel tempo, ho compreso, amato, lambiccato il cervello affinché qualcosa, quel qualcosa di malato che pulsava all’interno del loro piccolo cuore, non solo mi aveva fagocitato ma espulso una cura mediante cui ho interpretato il mondo.

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La piccola Ruth, la protagonista di queste pagine, vivrà stuazioni talmente rischiose in cui mi sono trovata invischiata, che lascia poco spazio all’immaginazione, specie per la ricerca spirituale. La letteratura, i libri, nel tempo, diverranno medicina per l’anima. Non solo per la sua, ma anche di chi legge.


Titolo: Storia della pioggia

Autore: Niall Williams

Casa editrice: Neri Pozza

Prezzo: 9,00 €

N° di pagine: 367

Trama: Ruth Swain, viso affilato, labbra sottili, pelle pallida incapace di abbronzarsi, lettrice di quasi tutti i romanzi del diciannovesimo secolo, figlia di poeta giace a letto, in una mansarda sotto la pioggia, "al margine tra questo e l'altro mondo". Un giorno è svenuta al college, e da allora, malata, trascorre le sue ore in compagnia dei libri ereditati dal padre. Romanzi, racconti e versi attraverso i quali si avventura su sentieri sconosciuti, apprende cose che pochi sanno: che Dickens, ad esempio, soffriva d'insonnia e di notte passeggiava per i cimiteri; o, ancora, che da giovane Stevenson aveva attraversato la Francia dormendo sotto le stelle, in compagnia di un'asina. Mentre la pioggia batte sul tetto della mansarda, Ruth rovista così tra i libri e legge e raduna attorno a sé tutto quello che può: la vecchia edizione arancione di Moby Dick della Penguin, la copia di Ragione e sentimento con il ritratto di Jane con la cuffietta in testa, le memorie del Reverendo, il bisnonno che nella sua mente assomiglia al vecchio Gruffandgrim di Grandi speranze, gli appunti di Abraham, il nonno, che anziché abbracciare la chiamata del Signore abbracciò quella della pesca al salmone, i quaderni da bambino su cui Virgil, figlio di Abraham e suo amato genitore, annotava con la matita le sue poesie. Storie che, come tutte le storie, si raccontano e si leggono per scacciare il male di vivere o, come nel caso di Ruth, per mantenersi ancora "al margine tra questo e l'altro mondo".

mercoledì, aprile 09, 2025

Gocce d'inchiostro: Guanciale d'erba - Natsume Soseki

Essere vuoti come un guscio, desiderosi di essere riempiti da qualcosa, in una realtà che è un grande tuffo nel vuoto, è davvero logorante. Viaggiare, dunque, identificarsi e stabilire dei rapporti col prossimo è la linfa vitale dell'anima. Rinascita di un nuovo sole, come quello della Creazione, mentre alcune forme oscure escono da un'oscurità cosmica per svanire completamente come per dare speranza, sulla soglia della vita e della morte. Pur quanto possedeva ogni ingrediente, in questo ricettacolo acceso della vita, quella di Guanciale d’erba non fu quel genere di storia che, come tanti altri romanzi di questo tipo, ha istigato delle nozioni, mi ha impartito delle lezioni da cui ne sono uscita diversa,  un piccole lentamente sboccerà maggiormente. Ma proveniente da un mondo in cui la ragione spiega tutto e la solitudine è l’unica forma concreta per comprendere noi stessi. Dove ogni cosa è precaria, la certezza e l'incertezza divengono enormi masse congenite. In compagnia di un viandante che, a tentoni, diverrà poi fiore. La sua anima cresce e dà frutti e i suoi vizi lavati via dalla fatica del viaggiare, che reclama la nostra attenzione. Ma che in forme sofisticate e anonime di insoddisfazione, come aggregati di un universo nell’immensità del cosmo, non sortisce l’effetto desiderato.


Titolo: Guanciale d’erba

Autore: Natsume Soseki

Casa editrice: Beat

Prezzo: 9 €

N° di pagine: 173

Trama: Un giovane artista, pittore e poeta, si avventura per un ameno sentiero di montagna di un piccolo villaggio giapponese. Lungo il cammino, in un'atmosfera incantata, incontra viandanti solitari, contadini, paesani, nobili a cavallo e ogni specie d'umanità, finché, sorpreso della pioggia, si rifugia in una piccola casa da tè tra i monti. Qui, dalla dolce voce della vecchia tenutaria, apprende la storia della fanciulla di Nakoi, che ebbe la sfortuna di essere desiderata da due uomini e di andare in sposa a quello che lei non amava. Il giorno in cui partì, il suo cavallo si arrestò sotto il ciliegio davanti alla casa del tè e dei fiori caddero come macchie sul suo candido vestito.

lunedì, aprile 07, 2025

Nel folto della macchia: gli animali in letteratura

Ed eccoci qui, a parlare di animali in letteratura! Ve lo aspettavate, da una che legge così tanto, divora romanzi, uno dopo l’altro, come se fossero Nutella?!? Forse si, se avrete imparato a conoscermi, in così tanti momenti in cui, mediante letteratura, mi metto a nudo, mostro ogni parte del mio spirito, oramai completamente libero di vagare dove mi pare e piace. Eppure, ora che ci penso, di animali in letteratura, sino ad ora, non ne avevo mai parlato… Buffo, dato che uno dei miei tanti autori preferiti, Murakami Haruki, tanto per cambiare, nei suoi romanzi li osanna. Sono onnipresenti, immancabili, legati a mondi a dir poco surreali e onirici… Ma non è ugualmente bello creare questo post, in cui i principali protagonisti sono gli animali in letteratura? La maggior parte, figure presenti, in carne e ossa, in altri, invece, riferiti alle azioni o ai gesti che spesso l’uomo, essere rozzo e primitivo, induce a compiere. Gesti che macchiano la sua anima di azioni e gesti da cui sembra non esserci alcuna cura. Ma, nell’insieme, conferendo un quadro forse un po ' stucchevole di queste creature, non sempre amabili e comprensive.

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Una miriade di situazioni forti, passionali, che trascinano in un turbinio di emozioni inspiegabili, attraverso una sorta di monologo interiore che mette a nudo l'anima dei protagonisti. Un harem fatto di lettere che tuttavia prende vita, ci divora da dentro anche solo per poco tempo, pochi secondi. Impressi nella nostra anima, e già conoscerlo a memoria.


Titolo: Il delta di Venere

Autore: Anaïs Nin

Prezzo: 12, 00 €

Casa editrice: Bompiani

Trama: Un misterioso collezionista di libri nel 1940 offrì a Henry Miller cento dollari al mese per scrivere dei racconti erotici. Miller cominciò entusiasta, ma si stancò presto e passò l'incarico all'amica Anais Nin che aveva bisogno di soldi. "Cominciai a scrivere ironicamente, divenendo così improbabile, bizzarra ed esagerata che pensai che il vecchio si sarebbe accorto che stavo facendo una caricatura della sessualità" ricorda Anais Nin. "Passavo giorni in biblioteca a studiare il Kama Sutra, ascoltavo le avventure più spinte degli amici.. Tutte le mattine, dopo colazione, mi sedevo a scrivere la mia dose di pornografia..." Solo ogni tanto riceveva una telefonata dal mandante. Una voce diceva: "Va bene. Ma lasci perdere la poesia e le descrizioni di tutto quello che non è sesso. Si concentri sul sesso." Nacquero così questi racconti erotici che si possono meritatamente annoverare tra le opere della letteratura erotica di maggior successo.

sabato, aprile 05, 2025

Gocce d'inchiostro: La ragazza che leggeva nei cuori - Teri Brown

La tradizione prevede che, ad ogni romanzo letto e vissuto, se ne sussegua un processo di analisi, ricerca e scrittura. Una grande composizione che nel tempo si è intensificata mediante la lettura di testi che, nel Bene e nel Male, mi hanno arricchita, culturalmente e spiritualmente parlando. Ho intrapreso e appreso delle nozioni, che qualche anno fa ignoravo impunemente, e che con la lettura di svariati saggi, testi di critica letteraria, hanno diradato quella fitta nebbia dello sconosciuto e dell’ignoranza. La lettura di questo testo e ciò che hanno trapelato le loro pagine, durata una manciata di giorni, era stata ancor più divertente della volta precedente, con una me ingenua e imberbe nel panorama della critica letteraria, nella valutazione di un testo, specie se ci fosse un confronto o un giudizio in cui i valori sociali sfornassero un sistema sociale e culturale mediante cui la conoscenza, la mia, potesse essere diffusa. Quando decido di leggere questa tipologia di testi, tuttavia, di diffusione conoscitiva a dire il vero se ne diffonde molto poco, dato che trattasi di testi innocui, di poco conto che possono definirsi << fortunati >> di essere letti semplicemente perché possessori di qualcosa, elementi o tematiche che stuzzicano la mia curiosità, altrimenti incuneati nel dimenticatoio, nell’inutilità di aprire un libro datato, consapevole che la sua storia avrebbe sortito non pochi effetti benefici. Eppure, a volte, mediante certi periodi che si vivono, certe letture si rivelano adatte, salvifiche. specialmente se reduci da un’immersione letteraria come quella donchisciottiana, e la fortuna incastonata fra me e questo testo fu quella relativa al nostro incontro. Un Incontro non destabilizzante, ma gradevole, lieto, come fu quello di scovare anche la bella America degli anni 20, che tuttavia mi ha permesso di sopravvivere, dinanzi al incontrollabile strisciare del mondo.


Titolo: La ragazza che leggeva nei cuori

Autore: Teri Brown

Casa editrice: Corbaccio

Prezzo: 14, 90 €

N° di pagine: 320

Trama: 

New York, anni Venti, i famosi Roaring Twenties: Anna ha sedici anni e fin da bambina aiuta la madre, una famosa medium, negli spettacoli. Ma, contrariamente a sua madre che è un’abile attrice, Anna ha veramente il dono di «sentire» le emozioni altrui e di predire il futuro. E in questo futuro vede sua madre in pericolo: le sue visioni si fanno sempre più intense e spaventose, al punto che Anna decide esplorare fino in fondo questa parte di sé che aveva sempre negato. Così, quando Cole, un ragazzo misterioso, si trasferisce in un appartamento vicino e introduce Anna a una società segreta che studia proprio persone come lei, Anna si trova costretta a confrontarsi con il suo passato e con le certezze della sua vita. Ma Anna è anche una sedicenne come tante altre, con i suoi istinti ribelli, i suoi capricci e la sua rabbia esplosiva. E, come tutte le ragazze della sua età, anche lei è alla ricerca dell’amore dellʼaffermazione di se stessa. Riusciranno le sue abilità a districare la rete di intrighi in cui, suo malgrado, è caduta? E, soprattutto, la sua sensibilità sarà in grado di farle individuare qual è il suo vero destino? Riuscirà Anna lʼillusionista, brava a liberarsi da quasi tutto, a liberarsi dei condizionamenti e a seguire il suo cuore?

giovedì, aprile 03, 2025

Le TBR: richiami dell'anima 48°

Di romanzi da leggere, di pile gigantesche e svattanti giungere fino al soffitto, questo profilo, questo salotto letterario, non ne sarà mai privo, arido. Nel mio salotto o santuario magico, come mi piace definire questo mio piccolo angolino, i romanzi fungono una parte essenziale del mio spirito. Sono slanci di un cuore avido di storie, passione, magia i cui versi, le cui strofe, riassumono l’intera visione di vite che, affollandosi nella lotteria della vita, tentano di carpire l’anima. Io carpisco la loro, e viceversa.

In un mese di letture di svariato tipo, possono accadere tante cose. Le TBR, immancabili da qualche tempo a questa parte, non rivelano niente che non sia stato già detto, ma semplificano e rendono meno accidentato quel percorso che intrapresi tantissimo tempo fa, e che, nel Bene e nel Male, mi conduce sempre lontano. Anche questa volta, dinanzi ad un’unica e sola verità: la Verità, il sapere non può essere racchiuso o rinchiuso in una manciata di giorni, in trenta giorni, ma perlomeno si tenta di farlo. E questa ennesima pila, forma di manifestazione di felicità perenne, che solo la parola scritta, quella che vibra di significato, può trasmettere, è la mia pienezza che si manifesta come agitazione.

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Si, lo so cosa state pensando... Potrei anche farne a meno di leggere nuovamente Hardy, no?!? Beh, non è detto che ci riesca, ma... speriamo XD


Titolo: Due occhi azzurri

Autore: Thomas Hardy

Casa editrice: Fazi

Prezzo: 18 €

N° di pagine: 420

Trama: La bellissima e volubile Elfride, orfana di madre e unica figlia del pastore Swancourt, si innamora di Stephen Smith, giovane architetto di Londra erroneamente ritenuto di nobili origini. Poi, quanso questi per poterla sposare accetta un incarico in India, Elfride conosce l’affascinante e maturo Henry Knight, antico mentore di Stephen; ben presto Knight, come già era accaduto al suo pupillo, perde la testa per la fanciulla. Elfride, divisa tra la promessa di fedeltà a Stephen e la nuova passione per Knight, infine accetta la proposta di matrimonio di quest’ultimo. Ma ancora una volta le cose non vanno come immaginato: una presenza oscura dal passato di Elfride insinua in Knight il tarlo del sospetto sull’onestà della sua futura sposa e il fidanzamento è sciolto. Smith e Knight si incontreranno casualmente qualche anno più tardi, entrambi si scopriranno ancora innamorati di Elfride, ma ormai sarà troppo tardi.

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martedì, aprile 01, 2025

Gocce d'incchiostro: Il giovane Holden - J. D. Salinger

Davanti a me un ragazzino introverso, solo e alquanto eccentrico che, pian piano lo conoscevo, si fece più forte, ribelle, e suggerì di rivolgergli completamente la mia attenzione. Stava penetrando nella mia mente, l'atmosfera attorno sembrava alquanto famigliare… Ero tornata nella mia splendida Tokyo murakamiana?
So perfettamente come comportarmi quando mi imbatto in romanzi di questo tipo. E so perfettamente quali sono le mie considerazioni al riguardo, a fine lettura. Se una storia non lascia particolarmente una traccia del suo passaggio, ma solo un impronta, ciò non vuole dire che la melodia sprigionata sia stata rumorosa o stridula. Tutt'altro!
Quella de Il giovane Holden è quel genere di romanzo che io ho ricevuto forse troppo "tardi". Tardi, si intende, prima di conoscere Murakami Haruki, pungendomi e colpendomi come non mai. Holden e la sua turbolenta storia sarebbero stati inevitabili, e dopo tante letture e tante vicende, volgergli le spalle sarebbe stato una specie di insulto.
Con ancora in testa la voce gracchiante del giovane Holden, ho così raggiunto anch'io questo bel posto di cui ci parla Salinger. E venendo incontro a una carrellata di personaggi che non avevo mai incontrato, mi ha concesso una bella opportunità. Una bella occasione di aver finalmente conosciuto Holden e i suoi amici.

Titolo: Il giovane Holden
Autore: J. D. Salinger
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 12 €
N° di pagine: 248
Trama: Sono passati cinquant'anni da quando è stato scritto, ma continuiamo a vederlo, Holden Caufield, con quell'aria scocciata, insofferente alle ipocrisie e al conformismo, lui e la sua "infanzia schifa" e le "cose da matti che gli sono capitate sotto Natale", dal giorno in cui lasciò l'Istituto Pencey con una bocciatura in tasca e nessuna voglia di farlo sapere ai suoi.

domenica, marzo 30, 2025

Nella baia delle parole: romanzi metropolitani parte 2

I luoghi in cui. mediante letteratura, sprofondo, mi hanno sempre spinta a compiere passi o gesti per cui dovetti affidarmi, e non poche volte, a dei modelli che hanno funto da ispirazioni o concretizazzione attraverso diversi aspetti. Rinunciando alla mia inutilissima vita di tutti i giorni, rinfrescando il mio spirito di una luce tutta sua. Questa seconda parte di quei romanzi ambientati nelle metropolitane, non toglie ma aggiunge qualcosina a quei luoghi in cui potei perdermi non molto tempo fa, che con questo ennesimo post, mi impegno a voler valicare, quando posso, e a mio piacimento.

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Buenos Aires: Un romanzo che conduce a Buenos Aires, dove ci attendono le risposte alle tante domande lasciate in sospeso.


Titolo: Frieda

Autore: Christophe Palomar

Casa editrice: Ponte delle  Grazie

Prezzo: 18 €

N° di pagine: 306

Trama: La Frieda che dà il titolo a questo sorprendente romanzo è Frieda von Richthofen, figlia di un alto ufficiale tedesco, cugina del Barone Russo e musa di D. H. Lawrence, il chiacchierato e geniale autore dell’ << Amante di Lady Chatterley >>. Donna dalla personalità eccezionale, è lei la grande fonte d’ispirazione e di passione del protagonista e voce narrante del romanzo, Joachim von Tilly. Questi, rampollo di una famiglia di conti tedeschi, sembra destinato a seguire le orme paterne a capo delle acciaierie di famiglia. Nella bellezza della Capri del primo Novecento, Joachim avverte tuttavia la possibilità di un’altra vita. Inizia allora per lui una fuga senza fine, costellata d’incontri, amori, speranze e tradimenti. Una fuga che lo porta da Vienna e Berlino fino a Buenos Aires, dove lo attendono le risposte alle tante domande lasciate in sospeso.

venerdì, marzo 28, 2025

Gocce d'inchiostro: Nel segno della pecora - Murakami Haruki

Era scoppiata, di nuovo a dire il vero, la febbre murakami, una brutta malattia di cui sono affetta e da cui non c’è cura o rimedio, da molti anni. La temperatura corporea aumenta, le nozioni acquisite accrescono sempre più, il piacere di assaporare e divorare un testo dopo l’altro convergente a quello di scoprire i segreti, la nobile arte del suo mondo, i cui simboli, così folli e poco intelligenti, sono in realtà rappresentazione di una realtà che fa parte di un tutt’uno. Di elementi che tracciano un universo vermicolore, e in cui la mediocrità, l’insoddisfazione, l’insofferenza, la mancata fiducia in se stessi, convergono nell’atto di proprietà di ogni individuo. Ispirato a Karl Marx, e all’idea di proletariato, l’uomo murakamiano è un essere che vaga lungo la riva dell’assurdo, analitico alla lotta fra classi, ai problemi del capitalismo e ad una previsione delle potenziali forme future del comunismo. Romanzo costola di un ciclo di romanzi detti del << Sorcio >>, che a distanza di qualche anno genera ancora un certo ammaliamento, un certo fascino da cui, il surrealismo che lo resero noto, divengono qui una forma già tracciabile di un formidabile disegno di macchinazione e individualità.


Titolo: Nel segno della pecora

Autore: Murakami Haruki

Casa editrice: Einaudi

Prezzo: 12, 50 €

N° di pagine: 315

Trama: "In una semplicissima newsletter, un giovane agente pubblicitario inserisce la fotografia, in apparenza banale, di un gregge: uno degli animali, una pecora bianca con una macchia color caffè sulla schiena, suscita tuttavia l'interesse di un inquietante uomo vestito di nero, stretto collaboratore del Maestro, un politico molto potente i cui esordi si perdono nel torbido passato coloniale giapponese. Al giovanotto viene affidato l'incarico - ma si tratta in sostanza di un ordine - di ritrovare proprio quella pecora: unico indizio, la foto in questione, ricevuta per posta dal Sorcio, un amico scomparso da anni. Accompagnato da una ragazza con le orecchie bellissime e dotata di poteri sovrannaturali, attraverserà tutto il Giappone sino a raggiungere la gelida regione dello Hokkaido, vivendo una vicenda mirabolante e al tempo stesso realistica nella descrizione di luoghi e circostanze. Considerato l'esordio letterario di Murakami, 'Nel segno della pecora' introduce molti dei temi cari all'autore: la solitudine dell'uomo, l'arroganza e lo strapotere della politica, la nostalgia per l'atmosfera esaltante degli anni Sessanta, la passione per il rock e il jazz, l'irrompere del surreale nella prosaicità della vita quotidiana. Un romanzo che ci trasporta in uno di quegli scenari onirici che nelle storie di Murakami fanno da cassa di risonanza ai nostri dubbi e alle nostre ansie più profonde." (Antonietta Pastore)

mercoledì, marzo 26, 2025

Romanzi su misura: Marzo

Una roba che la si conosce, si tenta di interpretare e, a fine mese, pagare una specie di dazio. Uno scontrino che riepiloga le nostre entrate, e anche le uscite, e, in particolare, cosa ne rimane, in spericolate e folli immersioni dell’anima, in cui i libri non sono solo battelli da cui assaporare ogni cosa, valicare ogni confine, quanto opportunità sull’anima. In una manciata di giorni, esattamente in trenta, possono accadere tante cose, ma i libri, i romanzi, una costante, nello stradario quasi sempre aggiornato di opere che hanno a che fare con la mia vita. Sono strettamente in contatto col mio mondo, e fanno di esso un posto splendido e luminoso. Non c’è che dire, i libri sanno come lenire la mia anima con estrema cura. E ciò che ne ricavo, è un beneficio mediante cui posso toccare ogni cosa. Frutto di pace, inizio di ogni cosa, essenza di libertà. E, alla fine di ogni mese, ciò che ne resta è sopravvivenza di ciò che se ne ricava. Tutti all’ombra del grande albero della mia coscienza. Cosa ho ricavato da questo ennesimo mese di letture? Sicuramente un guazzabuglio di tante cose, una piccola fortezza su cui le fondamenta sono solide dalla parsimonia, l’amore e la passione che ricavo, giorno dopo giorno.

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Romanzi su misura in carta e inchiostro: 

Una storia che altri non è che la storia di un deterioramento graduale da un mondo a un altro, dalla presa di coscienza di una nuova realtà del tutto sconosciuta, radicata nel profondo di noi stessi che come foglie secche si libra e si rigira nell'aria e scende sprofondando al suolo.

Valutazione d'inchiostro: 4

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