martedì, settembre 16, 2025

Gocce d'inchiostro: Il gioco della vita - Mazo De La Roche

Chi mi legge sa che talvolta io e il mio blog ospitiamo letture già vissute e la loro anima che la maggior parte dei casi mi sorprende, lasciano un segno del loro passaggio che in un momento particolare della mia vita si sono incrociati con la mia anima. Fra i libri, nei meandri della letteratura, diciamocelo, ce la spassiamo con incoscienza e foga, ma per quanto mi riguarda l’ho sempre fatto con una certa attenzione, una certa discrezione per i dettagli, la qualità della scrittura o la natura della storia che mi donano la possibilità naturale di riconoscere se quel romanzo o lettura sia valida o meno.
Nel mese di giugno, per caso o non, ho avuto l’occasione di ospitare Mazo De La Roche. Donna dallo sguardo attento e pronunciato che, agli occhi del mondo, ci propinò in chiave romanzata la storia della sua famiglia con nient'altro che il desiderio di essere ascoltata. Bussando alla porta del mio cantuccio personale con una storia semplice ma reale, tangibile, quel poco e abbastanza per scorgere la sua anima. Semplice ma introspettiva che è una miscela disomogenea di svariati generi, i cui valori come la famiglia, l’amicizia, la solidarietà per salvaguardare se stessa e chi la circonda, ricucirà ben o male lo strappo che si aprì tanti anni fa, quando la De La Roche era una ragazzina e la vita la strappò dall’abbraccio caldo e confortevole dei suoi genitori. Perché anche se a guarire le sue ferite ancora sanguinanti sarà la letteratura, la parola scritta - nel romanzo, la nonna - non basta poiché un simile dolore svanisca. Ma certi dolori non svaniscono. Più che altro vengono definiti come delle sfide a cui soppiantare certe situazioni, e non è stato un caso che la vita le procurerà conseguenze e ripercussioni che le si rivolteranno contro. Divenire una milizia, un tentativo coraggioso di dare voce a chi non ha mai avuto una sua voce, dal quale sembra una semplice casualità dimostra come mi sono trovata dinanzi a qualcosa che aveva del potenziale. Qualcosa che tiene conto di ciò che talvolta ci riserva la vita, non sapendo se vivere o morire sia la scelta più adatta, isolata dal mondo, chiusa nel buio dell’incomprensione e della solitudine, avviata lungo una strada di cui se ne conosce l’inizio ma non la sua fine.   

Titolo: Il gioco della vita
Autore: Mazo De La Roche
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 18
N° di pagine: 300
Trama: È trascorso un anno da quando abbiamo lasciato la turbolenta Jalna. Eden è scomparso e non si hanno più notizie di lui, Alayne è tornata a New York, Pheasant ha avuto un figlio da Piers e lo ha chiamato Maurice, come suo padre. Ritroviamo la famiglia riunita attorno al tavolo davanti a un invitante soufflé al formaggio e una bottiglia di rum di quelle buone per gli uomini. Manca solo Adeline. La nonna ormai passa la maggior parte del tempo a letto: quello stesso letto che è stato testimone di concepimenti, nascite e addii, e che ora sembra attendere un commiato. Difficile credere che la complicata trama tessuta da Adeline nelle stanze di Jalna possa squarciarsi. Ma una preoccupazione domina su tutte: a chi andrà l’eredità? Per tenere tutti in pugno, la furbissima nonna ha dichiarato che sarà destinata a una sola persona. Così, fra gelosie e sospetti reciproci, scatta la rincorsa all’ingente patrimonio: finirà forse nelle mani di Renny, per cui tutte le donne, nonna compresa, perdono la testa? O il fortunato sarà Nicholas, il più anziano, il figlio preferito? O l’adorabile piccolo Wakefield? Nel frattempo, il giovane Finch ha ben altro a cui pensare e coltiva in gran segreto la sua passione per le arti nell’attesa di entrare finalmente a far parte del gruppo degli uomini Whiteoak, mentre Renny non riesce a dimenticare l’affascinante Alayne, che tornerà a rimescolare le carte.

domenica, settembre 14, 2025

Amori di carta: Paul Auster

La notizia di pubblicare un post con protagonista indiscusso un autore che amo molto, ovvero Paul Auster,  che inconsciamente giunse nel mio salotto virtuale già qualche anno fa, arrivò una mattina d’inizio dicembre, con un sole spaventoso che sembrava promettere niente di buono e nel mio tablet una storia che in poche ma indispensabili pagine racchiudeva elementi riguardo l’universo e il modo per cui si <<muove>>. Lì per lì certe notizie non mi procurano assolutamente nulla. Ma adesso che sono qui, seduta dinanzi alla scrivania, mi rendo conto come tutto ciò mi ha procurato una certa gioia. Questo espediente però fu la scusa di parlare nuovamente di Auster e in un futuro non troppo lontano, parlare ancora di lui, con cui ho nutrito un certo piacere nel condividere questa piccola gioia nel riportare i miei più nitidi pensieri, il mio amore così travolgente nei suoi riguardi. La testa mi esplode in mille domande, frantumi di pensieri, ognuno che va avanti da sé. Penso a quante ore di scrittura Auster abbia avuto bisogno; a chi può essere stato a bordo di questo vascello letterario, e a chi ancora non ha avuto il piacere di essere fra l'equipaggio. Un sentimento di innamoramento precoce costellato di arrivi solenni, lacrime, voci sommesse e corse frettolose nella libreria più vicina della mia zona, oltre che l'abietta eccitazione che tenne a bada i miei sentimenti in questo ultimo periodo dell'anno, oltre il semplice divertimento e lo svago, rivolto contro come un calzino e scoperchiato il cervello, scottandomi, gelandomi, mettendomi a nudo e scaraventandomi fra i venti furiosi dell'universo. Essere capitata con un uomo che si era compenetrato con i drammi e le delizie temporali è stata una meravigliosa sorpresa. Per gran parte del mio tempo trascorso fra le sue pagine, ho pensato come sia valsa la pena di rischiare e sfidare pagine e pagine in cui ho potuto riscontrare alcuni dei miei gesti nell'adolescente di una volta, nel suo temperamento, nella sua passione per i libri e la buona letteratura condita da esplosioni di umorismo, amore, violenza e diabolica turpitudine, fra sognatori passivi, sentimentali, destinati a trascinarsi per la vita nel desiderio e nel rimpianto. Ho confessato a queste pagine di diario la mia sete di esperienze e curiosità che, in questi primi giorni di settembre, ho riservato a Paul Auster.

venerdì, settembre 12, 2025

Gocce d'inchiostro: Suite francese - Irène Némirovsky

Un riflesso pervinca e argento ha sfiorato le strade, i parapetti lungo la senna, le torri di Notre Dame, in uno scenario fantastico, quasi surreale, costellato da momenti di angoscia, voci lente e rauche intonate da qualcosa di grosso e potente. Parigi ha avuto in tutto questo uno scenario luminoso ma angosciante, con i suoi profumi dolci, gli ippocastani in fiore, e nell'aria o nel silenzio un angoscia tattile.
Un posto in cui è stato possibile sentire palpitare l'anima di un paese che si affanna a rincorrere la beatitudine eterna, rughe che ricordano uomini e donne che si affannano ad amare sempre più il suolo con cui si è cresciuti. E in mezzo a tutto questo il brivido religioso di un anima, la cui voce è sprigionata dalla solitudine, dalle tenebre, che sovrasta ogni cosa e che con romanticismo e drammaticità condivide ciò che la sua coscienza si portava addosso.

Titolo: Suite francese
Autore: Irene Nèmirovsky
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 12, 90 €
N° di pagine: 415
Trama: Nei mesi che precedettero il suo arresto e la deportazione ad Auschwitz, Irène Nèmirovsky compose febbrilmente i primi due romanzi di una grande "sinfonia in cinque movimenti" che doveva narrare, quasi in presa diretta, il destino di una nazione, la Francia, sotto l'occupazione nazista.

mercoledì, settembre 10, 2025

Uno squarcio sull'anima: romanzi di crescita personale

Fu proprio un forte desiderio di comprendere appieno il mondo, un certo tipo di empatia che sorge quasi sempre quando leggo romanzi i cui protagonisti sono ragazzi, donne o uomini che si sentono inadatti al tempo o alla società, che misi il naso fra le pagine dei romanzi di crescita personale, che mi costrinse a restare seduta sulla mia poltrona preferita, e guardare come spesso la nostra anima viene sballottolata da una parte all’altra, urlando al mondo che noi non siamo capi espiatori, quanto possibilità di cambiamento. Espressione che mentalmente ho associato ai ricordi del passato che si scontrano col presente, con quella matassa della vita sbrigliata come gomitoli di cotone indirizzati verso il nulla. Eppure questa processione di anime inquiete che vagano senza la certezza di avere alcuna meta se non popolare questo strambo cosmo, hanno suscitato il mio interesse e indirizzato all’appassimento più totale. Era ora di cogliere ciò che fosse guasto e apportarne ogni modifica. La cittadella della mia coscienza aveva partorito l’insana idea che da certe esperienze avrei potuto farne esempio, e dopo qualche anno che questa tipologia di testi mi ha fagocitato, ne comprendo la loro inestimabile importanza.

La vita è bella, come diceva Benigni, ma a volte sa essere anche crudele e diabolica, e l’amore un buon surrogato dinanzi agli assalti esterni della stessa. Ma l’uomo quando si ammala vive l’emozione della malattia non facendo niente per guarire, se non affondando i suoi dispiaceri nel triste calice dei ricordi.


Titolo: Voltare pagina

Autore: Ester Viola

Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 14 €

N° di pagine: 144

Trama: Curare le pene d’amore coi libri si può, ma bisogna saper leggere. C’è una storia giusta per ogni struggimento del cuore, il romanzo perfetto per voltare pagina: è cosí che la penna sulfurea di Ester Viola diventa un balsamo per lenire le ferite. Anna Karenina, Nick Hornby, L’amica geniale, Sally Rooney, Domenico Starnone, Frammenti di un discorso amoroso: nelle loro pagine ogni innamorato tradito, geloso o non corrisposto potrà trovare risposte impreviste alle sue domande impossibili. Dieci racconti irresistibili, un manuale di self-help letterario, una microterapia per cuori infranti. «Non esistono libri capaci di salvare la vita ai lettori, ma alcuni ci provano meglio di altri». C'è chi non si è mai ripreso dal primo amore; chi di amori ne ha mille, e nessuno buono; chi è tradito e vede tutti traditori; chi è tradito e fa finta di niente, perché la coppia funziona meglio in tre; chi è alle prese con un narcisista. E poi c'è la ragazza che dalla vita ha avuto tutto e adesso non le piace niente; quella che non ha avuto niente e pensa che niente è quello che si merita... In una Milano scintillante ma severa, soprattutto negli uffici legali frequentati dalla protagonista di questi racconti, proliferano solitudini e matrimoni andati a male, rimpianti per la provincia e dipendenze dai social network. Ma l'amore rimane comunque un affare complicato, basta rileggersi Anna Karenina. Esistono i libri medicinali? Quelli capaci di farci «voltare pagina» nella vita? Ci si rifugia nei libri per distrarsi, per trovare conforto, per capire meglio cosa non ha funzionato e non ripeterlo. Una pagina, un personaggio, perfino una frase: a volte bastano per curare una ferita del cuore, se non per raddrizzare una storia storta. Perché se trovi le parole per raccontarle, «le cose perdono la punta, l'ago e il veleno».

lunedì, settembre 08, 2025

Gocce d'inchiostro: L'uccello che girava le viti del mondo - Murakami Haruki

Il mondo ritratto in queste pagine è un mondo che ha vasti richiami a quello incantato, in cui l’illusione, il surreale e l’assurdo si mescolano ad aspetti di vita quotidiana che si scontrano o incontrano, fra belle donzelle affamate di sesso e telefonate nel cuore della notte, apparentemente superstiti  di una razza persa e disorientata che ha poco in comune col romanzo precedentemente recensito. Ma con Murakami è così: i luoghi che disegna e in cui vorrei viverci mi fanno dimenticare dove vivo, perdere letteralmente il senso del tempo, completamente immersa, al punto di non saper distinguere la realtà dalla finzione, la mia vita, i miei affanni sul mondo, costruita e sorretta giorno dopo giorno da esperienza di vita che ne arricchiscono il mio bagaglio culturale. Non fosse stato per i rumori esterni, la quotidianità che presto o tardi mi induce a svegliarmi, non credo che da questo ennesimo splendido ritratto umano sarei uscita tanto facilmente.

Eppure in questo immenso arazzo c’è un complesso di vita, fiati, respiri di figure che camminano sul sentiero insidioso della vita, quella passata e quella futura, quasi una profezia lasciata ad un tempo indefinito. O almeno così mi parve, quando mi ci approcciai, quando ci arrivai fui come cullata da un sogno la cui impressione si è mantenuta positiva per tutta la sua durata. Visitatrice attenta e curiosa, sopravvissuta ad un mondo apocalittico che rispecchia perfettamente la grandezza di certe tragedie, in una zona remota del mio cervello ho visto il protagonista, alter ego del suo autore, valicare i cieli celesti del mio iperuranio, viaggiando in un mondo di infinita bellezza. Certe storie giungono nel tuo cerchio personale quando meno te lo aspetti. Sono lì, scolpite in un foglio invisibile, in attesa che tu li viva, li legga, li senta. Una profezia, un mantra? Forse, la semplice constatazione dell’immutabilità della vita che è sempre gioia e violenza, piacere e tortura. In letteratura, quella con la L maiuscola, a me piace tutto questo. Non amo più infatti le storie sdolcinate, semplici, quelle corredate da un corollario di situazioni in cui una ventata di sofferenza è repentinamente spazzata da un amore irruento, sorprendente, persino spontaneo. Nel mio piccolo, ho costruito il mio mondo di carta con serenità, passione, in un marasma di delusioni e incredulità, il tutto sotto l’osservazione attenta del mio blocnotes preferito. Ma è questo per me il vero respiro della letteratura: scalpellare una scrittura che traduca la nostra anima. La mia.

L’uccello che girava le viti del mondo ha molte di queste caratteristiche, di cui ho potuto cogliere la voce del suo autore provenire da zone remote, lontane libera di andare dove ho desiderato. La tacita promessa di assaporare, in un futuro non troppo prossimo, il fresco e dolce sapore di questa storia. Una favola moderna dalle tonalità drammatiche e intense, la cui lettura avventurosa ha destato persino coloro che non sono più abituati a leggere storie di questo tipo. Storie che riescono a farmi rammentare così bene chi siamo. Un omaggio ai ricordi dell’infanzia, pieno di candore e semplicità in cui ci si rifugia in arti espressive il cui ritmo un po’ lento e cadenzato e una morale triste, esplica il bisogno di saper trovare il coraggio di andare avanti. Piacevolissima favola che dà luce a un mondo visionario e affascinante, il genere di storia che saprà di certo entusiasmare i più piccoli ma anche gli adulti, riesumando dal passato ricordi belli e piacevoli che pensavamo di aver dimenticato del tutto.

Titolo: L’uccello che girava le viti del mondo

Autore: Murakami Haruki

Casa editrice: Einaudi

Prezzo: 17, 50 €

N° di pagine: 832

Trama: In un sobborgo di Tokyo il giovane Okada Toru ha appena lasciato volontariamente il suo lavoro e si dedica alle faccende di casa. Due episodi apparentemente insignificanti riescono tuttavia a rovesciare la sua vita tranquilla: la scomparsa del suo gatto e la telefonata anonima di una donna dalla voce sensuale. Toru si accorgerà presto che oltre al gatto, a cui la moglie Kumiko è molto affezionata, dovrà cercare Kumiko stessa. Lo spazio limitato del suo quotidiano diventerà il teatro di una ricerca in cui sogni, ricordi e realtà si confondono e che lo porterà a incontrare personaggi sempre più strani: dalla prostituta psicotica alla sedicenne morbosa, dal politico diabolico al vecchio e misterioso veterano di guerra. A poco a poco Toru dovrà risolvere i conflitti della sua vita passata di cui nemmeno sospettava l'esistenza. Un intrigante romanzo che illumina quelle zone d'ombra in cui ognuno nasconde segreti e fragilità.

sabato, settembre 06, 2025

Slanci del cuore: romanzi vissuti più volte 3°

Fra le pagine di queste storie, che per un certo periodo di tempo mi hanno permesso di viverci come una forestiera, un'estranea di un luogo che tanto estraneo poi non è, un po' brusca, drammatica, in una realtà parallela, cruenta e un po' incompleta in cui ci si risveglia repentinamente, ho potuto camuffarmi e nascondermi fra la bellezza delle cose che talvolta, inconsapevolmente, ci riserva la vita. Furti, persecuzioni, fughe e corse verso la salvezza avevano lacerato le mie orecchie. Il cuore aveva emesso un battito. E un pezzo di ognuno di queste storie avevano assunto diverse tonalità. Spogliandomi di ogni debolezza, codardia, esitazione.

Storie che in una manciata di mesi o di anni mi hanno spinta a fiondarmi fra le loro pagine, a viverle e riviverle, abbagliando la mia anima con estrema cura. Inondando i sensi, annidandosi sulla mia coscienza come piccole e invisibili formichine. Insensibile all'occhio, ma non al tatto. Con funamboli che altri non sono che sognatori, spettri, fantasmi che sono apparsi dal nulla come fiati di vapore, accumunati da incubi, lotte interiori ed esteriori. Artefici di un destino che è stato raccontato molto bene, e che ho potuto vivere sulla mia pelle.

Un piede di metallo che scintilla tra il manto della notte. Una tenue luce che disegna i bordi di una città luminosa e sfavillante. Una ragazza, sotto certi aspetti comuni, ma affetta da una brutta "condizione" . La storia della Meyre mi ha portata lontana. Fra i quartieri vecchi di una città futuristica, e una massa indistinta di forme e figure che si sono confusi alla mia. Alle soglie di un sanguinoso e violento conflitto mondiale, con un manipolo di potenti cavalieri e l'occhio vigile di una potente regina, che ha legato la mia anima a quella di questi personaggi senza che io me ne accorgessi.


 Titolo: Cronache lunari

Autore: Marissa Meyer

Casa editrice: Mondadori

N° di pagine: 1200

Trama: Cinder è abituata alle occhiate sprezzanti che la sua matrigna e la gente riservano ai cyborg come lei, e non importa quanto sia brava come meccanico al mercato settimane di Nuova Pechino o quanto cerchi di adeguarsi alle regole. Proprio per questo lo sguardo attento del Principe Kai, il primo sguardo gentile e senza accuse, la getta nello sconcerto. Può un cyborg innamorarsi di un principe? E se Kai sapesse cosa Cinder è veramente, le dedicherebbe ancora tante attenzioni? Il destino dei due si intreccerà fin troppo presto con i piani della splendida e malvagia Regina della Luna, in una corsa per salvare  il mondo dall'orribile epidemia che lo devasta. Cinder, Cenerentola del futuro, sarà combattuta tra il desiderio per una storia impossibile e la necessità di conquistare una vita migliore. Fino a un'inevitabile quanto dolorosa resa dei conti con il proprio oscuro passato.

giovedì, settembre 04, 2025

Gocce d'inchiostro: Lair of dreams - Libba Bray

E così la Bray è stata in mia compagnia negli ultimi giorni di luglio, la soddisfazione di essere affiancata da una donna che non troppo tempo fa mi aveva regalato il primo volume di una trilogia che nel tempo ho letto e riletto un mucchio di volte, una lettura intensa e il duro lavoro su un libro che non è perfetto ma è una costante, un esempio per quegli autori emergenti che abbracciano la scrittura come semplice valvola di sfogo. La storia di Lair of dreams, le situazioni narrate, l’avvento di una nuova minaccia che induce a riflettere, dalle parvenze alquanto anomale a dispetto di tanti altri romanzi del genere, e che invitano a vivere il presente affinchè gli errori commessi fossero estirpati, tolti pur di comprendere le conseguenze di un umanità recisa da qualcosa di più grande di quel che immaginano. Perché aspirare all’avvento o alla venuta di un profeta scelto da Dio, che gli ha assegnato un certo ruolo, genera fascino ma anche inquietudine, così attaccato alla vita e alla morte e al futuro dell’universo. Idioma particolarmente elegante, arguto e sofisticato di letteratura odierna in cui il presente induce a riflettere affinchè il futuro sia migliore, diverso, conferendo dalla stessa autrice un bagaglio culturale vasto che non si afrotizza nemmeno quando una strana malattia, quella del sonno, condanna chiunque. Persino me, che da questo tipo di letture è timorata dall’idea possano presto o tardi deludermi.


Titolo: Lair of dreams

Autore: Libba Bray

Casa editrice: Oscar Vault

Prezzo: 24 €

N° di pagine: 768

Trama: Ci sono sogni per cui vivi. E sogni per cui muori. Dopo aver lottato con un serial killer soprannaturale, Evie O'Neill ha svelato la propria natura di Divinatrice. Ora che il mondo sa della sua capacità di "leggere" gli oggetti, e quindi di conoscere il passato, è diventata una beniamina dei media, l'"Adorabile Veggente" d'America. Sono tutti innamorati di lei… tutti tranne gli altri Divinatori. Henry DuBois, pianista, e Ling Chan, di Chinatown, fanno di tutto per tenere nascosta la loro facoltà di camminatori nei sogni. E mentre Evie si gode la bella vita, per New York si diffonde una strana malattia del sonno. E così, un potere malefico sembra infestare persino i sogni di Henry in cerca del suo amore perduto e di Ling che tenta di farsi accettare da un mondo che la rifiuta. In tutto ciò, nascosto nell'ombra, un uomo misterioso che indossa un cappello a cilindro tesse le sue trame oscure, molto più vaste di quanto chiunque possa sospettare, mentre l'inspiegabile morbo dilaga. Riusciranno i Divinatori a discendere nel mondo dei sogni e salvare la città?

martedì, settembre 02, 2025

Le TBR: richiami dell'anima 53°

Dal principio, la fine di un mese sortisce quasi sempre un certo fascinoa. Inconsapevolmente, gli autori che hanno affiancato la mia avanzata lenta in trenta e intensissimi giorni avevano varcato la soglia del mio piccolo angolo di Paradiso senza chiedere nulla in particolare. Ed io, cercando di dare un senso alle parole di un libro aperto sfogliato dal tempo davanti agli occhi del mondo, ho fatto un bellissimo viaggio in luoghi che disgraziatamente conosco solo per sentito dire, ma che serberò e custodirò gelosamente. Ho passeggiato così in compagnia di uomini soli e contriti alla ricerca della propria identità e dei ricordi di un amore non ancora sopiti dal tempo, mi sono sforzata di concentrare l'attenzione su quello che ho effettivamente provato, sentito, finchè ogni cosa si conclude e ciò che ne resta sono i ricordi. Le emozioni o sensazioni che una determinata lettura mi ha trasmesso, così bene. Con quelle ottenebrante desiderio di comprendere il mondo, osservarlo con altri occhi, riporre i miei pensieri su carta come quel battesimo magico che mette in relazione due mondi, quello intimo o personale e quello della realtà, riponendo queste poche righe penso che quella delle TBR è una dottrina filosofica che non tutti abbracciano, ma che a me sortisce sempre effetti benefici. Perchè, in linea col mio temperamento, col mio essere precisa, disciplinata, equilibrata, programmare una bella piletta di libri che in un mese mi impegnerò a leggere, è una forma d’abbandono da cui difficilmente potrò mai sfuggire. Non ne conosco le ragioni, nè voglio conoscerle e anche questo settembre, questo nono mese dell’anno, mi vede pronta a guardarmi dentro con gli occhi di altri, voci sconosciute e non che in un modo o nell’altro vivo quasi sempre sulla mia pelle come una bellissima esperienza.

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Questa Donna Eterna aveva stabilito delle regole e i cui << spettatori >> non avrebbero dovuto fare nient’altro che adattarsi. Quel poco che ricordo mi ha donato un'immagine splendida, ma dimenticabile. E presto o tardi questo testo sarà nuovamente vissuto..

Titolo: Lei, la donna eterna

Autore: Rider H Haggard

         Casa editrice: RBA

Prezzo: 9, 90 €

N° di pagine: 322

Trama: Che Lei non muoia mai è testimoniato non solo da questo omonimo romanzo di uno dei capostipiti del genere fantasy, scritto nel 1887, e che ha venduto ottantatré milioni di copie, tradotto in quarantaquattro lingue, e in italiano apparso per la prima volta nel 1928 con il significativo titolo La donna eterna. Lei non muore mai perché ha certamente ispirato tanti autori che si sono cimentati in opere di narrativa con caratteristiche analoghe e che godono di grandissimo successo ai giorni nostri; pensiamo per esempio alla saga di Harry Potter di J. K. Rowling. Lei non muore mai perché "ce n'è sempre una sola ed è sempre la stessa, fuori dal tempo": da qui la sua contemporaneità, in culture e tempi radicalmente diversi. E non sorprende dunque che, come riferisce l'autore della postfazione, Freud ne parli raccontando un suo sogno, Henry Miller ne faccia il suo "monumento", e Carl Gustav Jung prenda la Regina Ayesha - Lei - come esempio della forma archetipica di anima: guida e mediatrice verso il mondo interiore. Ieri come oggi.

domenica, agosto 31, 2025

Gocce d'inchiostro: Slow reading. Leggere con lentezza nell'epoca della fretta - David Mikics

Quel che è innegabile è che io, la concentrazione che proietto a semplici fogli bianchi macchiati d’inchiostro, è che accresce il volume del mio stato mentale, il mio modo di approcciarmi alla letteratura, all’arte delle parole, arricchendo il mio bagaglio culturale, donando la vita, facendo della lettura molto più di quel che è un semplice oggetto, il libro, così insignificante per molti. Ma non è così che molti autori arrivano all’anima di chi legge? Non è questo il senso della famosa storia della vita che ogni tanto ci sussurrano persone che ai nostri occhi posseggono come una certa luce, un certo magnetismo? Un bagaglio di emozioni altalenanti aveva distorto la mia anima, ma ricordo con nitidezza quegli strani e forse per molti irrilevanti “dettagli” che a me hanno dato molto più di quel che credevo. Per esempio che dietro a una prosa asciutta e semplice si nascondono abili lettori di anime. Attori, sceneggiatori, cantautori che mediante versi si sono avvicinati alle cose, sottolineandole nel modo più accurato possibile.


Titolo: Slow reading. Leggere con lentezza nell’epoca della fretta

Autore: David Mikics

Casa editrice: Garzanti

Prezzo: 19 €

N° di pagine: 340

Trama: Non si è mai letto tanto come in questi anni di rivoluzioni tecnologiche: email, siti web, sms, tweet. Siamo costantemente circondati da testi scritti, eppure mai prima d'ora la lettura è stata così rapida, superficiale, affrettata. Scorriamo sempre più velocemente le parole sui nostri schermi, saltando da una pagina all'altra al ritmo incessante della modernità, continuamente distratti da nuovi stimoli digitali. Slow Reading ci riporta invece a un modo diverso di leggere, capace di far comprendere la profondità della parola scritta e di apprezzarne la sua bellezza. Grazie ai quattordici semplici consigli dell'autore, la lettura paziente e appassionata di un libro può così diventare l'opportunità per reimpossessarsi del proprio tempo, per conoscersi e migliorarsi. Slow Reading è un viaggio tra le pagine più belle della letteratura del mondo; una mappa per potersi orientare, senza fretta, tra grandi classici e romanzi contemporanei, nei versi di una poesia e nell'intreccio di un racconto; un invito a trasformare ogni libro che si incontra in un'occasione per liberare la nostra intelligenza e la nostra fantasia.

venerdì, agosto 29, 2025

Romanzi su misura: Agosto

Anche volendo non potrei riuscirci. La vita mi mette sempre dinanzi a sfide che non rifiuto mai di affrontare a testa alta e questa volta il Caso volle che i romanzi letti e vissuti mi condussero in luoghi che da sempre sortiscono il mio fascino in un corredo di immagini e colori che sciorinano elementi e nozioni che, seppur dalle origini fantastiche, mostrano aspetti di letteratura che negli anni ho letto, vissuto e apprezzato. Sapevo che questo sarebbe stato solo un assaggio di ciò che mi avrebbe concesso Luglio. Il mese dei cosiddetti mattonazzi, non così assurdi come un tempo, quando di questa tipologia di testi nutrivo qualche timore. E, adesso, consapevole che l’arricchimento culturale di ogni lettore, perlomeno il mio, in primis sia dovuto da questo genere letterario. L’odore di una storia che profuma di antico, amori sopiti nel tempo, segreti che mescolano la normalità con l’anomalia furono una catena di elementi che solo in età adulta mi fecero abbracciare i romanzi, i classici come parte di sostentamento della mia vita. Ricordo quando, mi imbattei per la prima volta in Cime tempestose.. Era l’epoca dei primi amori, delle prime cotte, dei primi << veri >> pensieri. Era un mondo in cui amavo viverci. Cosa chiedere di più?

Questo settimo mese dell’anno, dunque, non toglie niente che non sia stato detto o fatto nei mesi precedenti. I romanzi sono sempre tanti, il tempo quello che è, ma io in grado di poterlo dominare come più mi piace, affinchè i miei sforzi non si rivelino poveri di contenuto quanto zeppi di una miscela disomogenea di tante cose che arricchiscono non solo il mio corpo, ma anche il mio spirito.

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Romanzi su misura in digitale:

Raggiungendo svariati traguardi, conoscendo a fondo me stessa e ciò che più mi piace e mi fa stare bene, al punto che mi ha arricchito così tanto che lo dimostra questa ennesima recensione. Questo desiderio ardente di parlarne con qualcuno, promulgare il suo pensiero e i suoi piccoli segreti per << sopravvivere >> dinanzi all’inesorabile strisciare del mondo che, a me, non interessa più di tanto.

Valutazione d'inchiostro: 4

mercoledì, agosto 27, 2025

Gocce d'inchiostro: Sanguina ancora - Paolo Nori

Sapevo bene che niente è perenne, ma volevo evitarmi di continuare a divorare pagine su pagine come se non ci fosse più alcuna certezza. Vivendo però un milione di vite, giorno dopo giorno, settimana per settimana, non riesco a fare a meno di prolungare la mia presenza per più di una manciata di giorni, in quanto se la trama realizzata a tavolino, uno stile penetrante e diretto, segreti o misteri che sospendono il tutto in una piscina di dubbi e perplessità non trovano maggiore sfogo nelle mie interpretazioni varie, qualcosa dentro di me non cambia. Nel senso che, quando leggo, una volta che attraverso il confine che suddivide il mondo di qua con quello di là, tornare indietro è davvero difficile, nonostante a volte mi sia sentita a disagio, sulla sponda sbagliata, e il mio essere famosa divoratrice di libri come se fossero Nutella resta ugualmente intatta. Potrei impormi dei limiti, centellinare le pagine affinchè la mia permanenza sia prolungata. Ma che fare quando ci si sente divorati da qualcosa che nemmeno io riesco a tenere a bada?

Infilare il naso tra le pagine di un romanzo sconosciuto, ma che ha come protagonista indiscusso Dostoevskij, i cui romanzi mi hanno catapultata in una realtà che presto sarebbe diventata mia  - dinanzi a una razza umana che selvaggiamente avanza lungo la riva dell’assurdo - nonostante esso possa essere caotico e un po' scomodo, conferisce allo spettatore un immediato senso di familiarità che ne mitiga almeno in parte gli aspetti negativi. A tal proposito Paolo Nori, in questo ennesimo saggio o << studio sul campo >> non dona nè evidenzia niente che non ci sia stato detto, ma mi ha permesso di seguirlo scrupolosamente durante la stesura di questo testo, nel periodo più disastroso degli ultimi tempi, quello del Covid in cui scrivere sconvolgerà del tutto la sua esistenza, i suoi ricordi attaccati bene come alla carta stampata. Fra figure imperscrutabili che vagano lungo la riva dell’insoddisfazione e che, sebbene debbano incutere l’aspetto negativo del romanzo, rivelano solo un piccolo squarcio di quello che la letteratura dostoevskiana ci dona. Un piccolo ma soddisfacente squarcio da cui si tenta di avere possibilità di riscattarsi e redimere la propria anima.

Titolo: Sanguina ancora

Autore: Paolo Nori

Casa editrice: Mondadori

Prezzo: 18, 50 €

N° di pagine: 288

Trama: Tutto comincia con "Delitto e castigo", un romanzo che Paolo Nori legge da ragazzo: è una iniziazione e, al contempo, un'avventura. La scoperta è a suo modo violenta: quel romanzo, pubblicato centododici anni prima, a tremila chilometri di distanza, apre una ferita che non smette di sanguinare. "Sanguino ancora. Perché?" si chiede Paolo Nori, e la sua è una risposta altrettanto sanguinosa, anzi è un romanzo che racconta di un uomo che non ha mai smesso di trovarsi tanto spaesato quanto spietatamente esposto al suo tempo. Se da una parte Nori ricostruisce gli eventi capitali della vita di Fëdor M. Dostoevskij, dall'altra lascia emergere ciò che di sé, quasi fraternamente, Dostoevskij gli lascia raccontare. Perché di questa prossimità è fatta la convivenza con lo scrittore che più di ogni altro ci chiede di bruciare la distanza fra la nostra e la sua esperienza di esistere. Ingegnere senza vocazione, genio precoce della letteratura, nuovo Gogol', aspirante rivoluzionario, condannato a morte, confinato in Siberia, cittadino perplesso della "città più astratta e premeditata del globo terracqueo", giocatore incapace e disperato, marito innamorato, padre incredulo ("Abbiate dei figli! Non c'è al mondo felicità più grande", è lui che lo scrive), goffo, calvo, un po' gobbo, vecchio fin da quando è giovane, uomo malato, confuso, contraddittorio, disperato, ridicolo, così simile a noi. Quanto ci chiama, sembra chiedere Paolo Nori, quanto ci chiama a sentire la sua disarmante prossimità, il suo essere ferocemente solo, la sua smagliante unicità? Quanto ci chiama a riconoscere dove la sua ferita continua a sanguinare?

lunedì, agosto 25, 2025

Amori di carta in sospeso: saghe da completare 2°

Libera dal peso insostenibile dell’incompiuto, dall'aura accecante di una storia incompleta e non vissuta che tuttavia mi seguiva ovunque, quando termino un romanzo la prima cosa che faccio è quella di accarezzare la copertina, infilare la mia vestaglia di puro cotone e abbandonarmi ancora una volta agli effetti riscontrati per qualche altra manciata di minuti. Non mi presi il fastidio di riflettere, cincischiare nel realizzare qualche frase compiuta che abbia senso se non per me stessa e restai come immersa in una sorta di stato ipnotico che filtrava da uno scenario straordinario e stupefacente, lasciando che qualcuno mi trascinasse in strade dalla terra arida e bucata, sull'orlo di un mondo, in uno sfavillio di argenti e cristalli. Appiccicata ai bordi della mia anima come una mosca su una baia zuccherosa, in una profusione di bianco e grigio, la consapevolezza che, questo volume, così come tanti altri che ho letto in passato, fa parte di una saga e che, presto o tardi, avrei dovuto accaparrarmi i volumi successivi. Eppure, nel niente della sera, come un piccolo battito sono saltata a bordo di una invisibile e sferragliante bicicletta, sollevando voci e mormorii di sgomento, lanciandomi dietro con un profumo acido di bruciato. Una profusione di immagini, figure eroiche o meno la vertigine di una solitudine insana, forte e indissolubile capitata nel momento in cui credevo di saperlo, attendevano silenziosamente che potessi accorgermi di loro. E, sebbene non come avrei voluto, l’ho fatto. Ho prestato loro quelle giuste attenzioni che certe storie meritano. E, a distanza di anni dal momento in cui ho evocato il loro ricordo, penso, nel mentre ripongo queste poche righe, come ancora certe storie non riposino silenziosamente fra gli scaffali della mia libreria. Giungerà mai questo momento, quel momento in cui il ricordo di quei giorni soleggiati in cui mi avventuravo come una biglia su un panno inclinato, mi sono svegliata dopo pochissimo tempo in ogni singolo istante del mio avanzare fino a indurmi a registrare, o a conservare intatta l'anima di questo romanzo? E quest’idea di un ritorno, ancora incerto ma scritto sulla sabbia del tempo, rivestiva l'occasione di un manto di felicità e curiosità che non posso fare a meno di non far trapelare. Presto o tardi certe storie, certe avventure vissute, soggiorneranno fisicamente fra gli scaffali della mia strapiena libreria, il cui eco continua ancora a esplodere nella mia testa, nel mentre le parole mi divorano da dentro  un pò' alla volta, trincerandosi dietro ad abbracci di carta e inchiostro che mi spoglieranno mentalmente e un po’ alla volta, non riuscendo a fermarsi finchè qualcosa non andrà automaticamente al suo posto.

La gioia del raccontare che inganna e rende complici, coinvolti ad essere protagonisti di svariati effetti, che seppur non rispecchia perfettamente i canoni della tradizione storica, esige qualcosa di meno prosaico e complicato di quel che sembra, avvincente e coinvolte che mette da parte un certo gusto per l’imperfezione e la non conclusione, nella sua disordinata integrità, e il desiderio insopprimibile di leggere i volumi successivi, che presto o tardi avrebbero tracciato il proprio sentiero. 


Titolo: I tre moschettieri

Autore: Alexandre Dumas

Casa editrice: Feltrinelli

Prezzo: 13 €

N° di pagine: 720

Trama:Francia, 1625. Il giovane d’Artagnan vuole far parte dei moschettieri del re ma, quando incontra sulla sua strada Athos, Porthos e Aramis, i migliori moschettieri in circolazione, li provoca e viene sfidato a duello da ciascuno di loro. Il duello, però, è proibito e quando le guardie del cardinale Richelieu li colgono sul fatto e minacciano di arrestarli, d’Artagnan decide da che parte stare: aiutare i tre moschettieri. Con un approfondimento alla lettura e una mappa concettuale.

sabato, agosto 23, 2025

Gocce d'inchiostro: Il re dei ladri - Cornelia Funke

Un pomeriggio, quasi per caso, un’autrice che amo molto si avvicinò al mio animo più di quanto credevo; con umiltà e gentilezza, quasi un riconoscimento per la mia segreta ammirazione, un’amore ardente e insaziabile per i suoi mondi, le sue storie che quest’anno ho desiderato rievocare, scostò il velo dell’incertezza e mi propose di leggerla nuovamente con un testo il cui ricordo era quasi del tutto svanito. La prima cosa che vidi fu uno scenario molto simile a quello che avevo scorto in altri suoi testi: bambini sconosciuti e alienati come pianeti sconosciuti, di cui il ricordo è stato ravvivato grazie a questa lettura, con alle orecchie la sua dolce e melodica voce, proiettata a scorgerla fra gruppi di angeli e vendicatori, in una Venezia luminosa e affascinante, culla non solo per gruppi di sognatori ma anche di artisti che fanno dell’arte espressione o modo di essere.



Titolo: il re dei ladri

Autore: Cornelia Funke

Casa editrice: Mondadori

Prezzo: 12€

N° di pagine: 376

Trama: Prosper e Bo, orfani in fuga da due zii malvagi, si nascondono nella magica città di Venezia, dove incontrano una banda di ragazzini che vivono in un cinema abbandonato. Fanno capo a Scipio: è lui il Re dei Ladri che garantisce la sopravvivenza dei compagni grazie ai suoi furti mirabolanti. Prosper e Bo entrano a far parte di questa pittoresca "famiglia", e si trovano coinvolti in un'avventura che cambierà per sempre la loro vita.

giovedì, agosto 21, 2025

Slanci del cuore: romanzi riletti con maggiore consapevolezza

Ci sono romanzi che si leggono con disadattamento. C’è insoddisfazione. C’è incomprensione. Un anima che vaga lungo la riva dell’assurdo che si scontra con altre anime con nient’altro che una vaghissima idea di felicità, tranquillità spirituale, preparato solo nel senso che certe storie possono lenire il tuo spirito. Certi testi che mi hanno fatto sentire una disadattata, un evitante, prevedendo come quel calore di cui avrei voluto esserne invasa sarebbe stato lontano. Quando leggo, però, non mi piace mettere dei paletti tutt’intorno per evitare che il mio sguardo possa incrociare quello del suo autore –  per precauzione cerco di starvi lontana. Ma questo comportamento, indetto da un tipo di tempra che negli anni è stata forgiata, ispirata dalle negatività intramontabili della vita, spesso o tardi finisce per fagocitarmi. Come? Rifletto…. Quel romanzo, quel testo, l’ho davvero letto? E, se così fosse, quale traccia del suo passaggio ha lasciato? Testarda e coriacea che in passato ha potuto godere della bellezza di certe storie, ma, in realtà ha dimostrato come esse siano state utili esclusivamente per il suo istinto di autoconversazione. E, se all’inizio ho tergiversato, alla fine la consapevolezza è stata più bruciante di una ferita.. Che fare? Lasciar perdere, o farvi nuovamente ritorno finchè qualcosa dentro il mio cuore non fosse andato al suo posto? Mediante questa consapevolezza, che, nel tempo, negli anni, rileggo i romanzi. In principio, per diletto. Al presente, come espediente per promulgarne o diffonderne il loro ricordo. Esorcizzando qualunque bruciante sensazione di rifiuto, rinchiusi come in una solida cella dalla quale non vi è alcuna via d’uscita, la possibilità di poter toccare ogni centimetro quadrato di felicità, tipica della spensieratezza di poter farvi ritorno e ascoltare e vedere veramente.

L’uomo fa ammenda delle azioni compiute, la memoria perpetua così nel tempo, nonostante i ricordi dolorosi del passato si scontrano col tormento, l’impossibilità di raggiungere o ottenere qualcosa di cui non si raggiungerà mai. Il cuore si dibatte fra le gabbie dell’impossibile invitandoci a guardarci dentro e osservare con gli occhi di un altro.


Titolo: Lo stregato e il patto con il fantasma

Autore: Charles Dickens

Casa editrice: Elliot

Prezzo: 13, 50 €

N° di pagine: 118

Trama: Il chimico Redlaw, noto come scienziato e uomo pio, vive assillato dai ricordi di un passato doloroso e dal suo fantasma, figura perturbante, doppio demoniaco, che gli offre la possibilità di perdere la memoria (ma non il suo sapere), e di trasmettere questa capacità al prossimo. Redlaw, ben conscio che insieme ai ricordi dolorosi verranno cancellati anche quelli felici, ne approfitta e si prodiga per diffondere questo privilegio, fino a quando non si insinua in lui la consapevolezza che l'oblio comporta il rischio dell'apatia e dell'inerzia dei sentimenti. Quinto e ultimo dei "Christmas Books" che Dickens scrisse tra il 1843 e 1848, il primo dei quali fu "Racconto di Natale", questo breve romanzo contiene le caratteristiche più felici dell'autore, l'acutezza delle descrizioni e l'impareggiabile gusto umoristico, capaci di far emergere allo stesso tempo il lato grottesco e drammatico delle situazioni in cui si muovono i suoi indimenticabili personaggi.

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