Mi domando se sia realmente possibile conoscere perfettamente una persona. Non mi riferisco esclusivamente alla persona come massa instabile di carne e ossa, no; non in questo momento. Piuttosto a figure di carta e inchiostro su cui puoi contare sempre e che, in una manciata di giorni, tracciano un segno del loro passaggio. Lasciano uno spazio vuoto che aveva una forma nitida e distinta.
Col romanzo di cui avrò il piacere di parlarvi oggi, del mio amato Murakami Haruki, mi sono trovata in una situazione analoga: anche quando mi sforzavo di conoscerlo, non riuscivo a cogliere a pieno la sua natura. Ma in che misura avrei potuto farlo? Forse sarebbe stato veramente essenziale conoscere esclusivamente quello che ho potuto vedere? A circa dieci anni dal nostro primo incontro, dopo aver chiacchierato con lui un mucchio di volte, dopo tanto tempo mi sono posta sul serio queste domande; fino ad allora non avevo mai preso seriamente a cuore certi problemi. Chissà come mai! Dopotutto sono già impegnata ad attribuire un significato alla mia inutile esistenza, nel faticoso compito di dargli una stabilità, e può mai essere possibile che la storia apparentemente semplice e innocua di un uomo come tanti detenga invece quel fascino che niente, nè il tempo o lo spazio, potrà mai dissipare?
L’arte della corsa come espediente per concepire altri mondi, mettere in relazione qualcosa di irreversibile ma potente, trascinando nell'oscurità più profonda. In una trama in cui si può vedere solo il nulla, e di cui ne sono diventata parte. Nel fondo di un pozzo enorme in cui, alla fine, si acquisiscono facoltà, nozioni in cui afferrare l'estensione è un'impresa.
Titolo: L'arte di correre
Autore: Murakami Haruki
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 11 €
N° di pagine: 146
Trama: Una riflessione sul talento, sulla creatività e più in generale sulla condizione umana; l'autoritratto di uno scrittore - maratoneta, di un uomo di straordinaria determinazione, di profonda consapevolezza - dei propri limiti come delle proprie capacità -, di maniacale disciplina nel sottoppore il proprio fisico al duro esercizio della corsa; e non da ultimo la sorpresa di scoprire che un autore celebrato per la potenza della sua fantasia sia in realtà una natura estremamente metodica, ordinata, agli antipodi dello stereotipo dell'artista tutto <<genio e sregolatezza>>.