mercoledì, dicembre 04, 2019

Gocce d'inchiostro: La famiglia Audrey - Rebecca West

Intrigata dalla bellissima copertina, mi sono avvicinata alla famiglia Aubrey, sul finire dell’undicesimo mese dell’anno, mentre coloro che mi avrebbero presto conquistata si erano stanziati dinanzi a me come splendide apparizioni.
Le tematiche sono piuttosto simili a quelli narrati in altri romanzi, come Company Parade, la saga dei Cazalet o I Buddenbroch per il loro continuo stare così ben avvinghiati al passato; alcuna frescura, alcuna ventata di positività o serenità nel buio, se non nei cuori di chi legge e di chi parla.
Mi sedetti nella mia poltrona preferita, con il plaid sulle gambe e il romanzo a mò di leggio non sapendo proprio cosa dovessi aspettarmi da questa famiglia così disgraziata; infatti, da quant’è che la Fazi ne ha acquistato i diritti l’impulso di distanziarmi soffocò qualunque cosa.
L’avvento inaspettato di questa lettura, tuttavia, avvenne nel momento in cui meno me lo sarei aspettata; mediante una sfida indetta su Facebook, che mi colpì, mi invaghì a tal punto che mi scoprì intrigata, sin dal primo momento in cui vi misi piede, quasi pentita per non averci pensato prima, mentre quell’impulso di allontanamento era completamente scomparso. A stento ho potuto così distinguere ciò che mi ha sussurrato la ragione e ciò che invece mi ha detto il cuore, che intercorrendo fra noi su due stessi binari sarebbe stato un semplice episodio da annoverarsi nella mia carriera d lettrice, di lunga durata e a lungo ricordato; per questo motivo, la recensione di questo romanzo mi vede già impegnata nella lettura del suo successore, considerato dai lettori che lo hanno letto, una sorta di nicchia nascosta dalla quale confido di poter tranquillamente osservare e giudicare l’interessante mondo esterno di queste piccole grandi combattenti, dominate dalla forza e da emozioni contrastanti e inducibili, forti e indomabili.



Titolo: La famiglia Audrey
Autore: Rebecca West
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 570
Trama: Gli Aubrey sono una famiglia fuori dal comune: una famiglia di artisti. Poveri ma molto uniti, fanno fronte alle difficoltà quotidiane con grande spirito. Si spostano in continuazione a seconda dell’impiego del padre, Piers: giornalista e scrittore molto stimato, vive in un mondo tutto suo, ha un problema con la gestione del denaro e un debole per il gioco d’azzardo. E’ la madre Clare a tenere le fila: pianista dotatissima, ha rinunciato alla carriera per i figli; logorata ma mai abbattuta, ha trasmesso la sua passione per la musica anche a loro. Le due gemelle Mary e Rose sono due talenti precoci, votate al pianoforte, sveglie e disincantate. Il fratellino minore, Richard, è adorato e coccolato da tutti; e infine c’è Cordelia, la figlia maggiore: molto bella e naturalmente priva di velleità artistiche, non è dotata come le sorelle ma è troppo ottusa per accorgersene.


La recensione:

Le nostre dita non sono mai abbastanza intelligenti da eseguire gli ordini impartiti dalla nostra volontà; e la nostra stessa volontà quando arriva vicina arretra di fronte a quel livello di perfezione.

Numerosi lettori non avevano esagerato nel definire questo romanzo ricco di dettagli, corposo ma classico. La cosa è stata per me affascinante, sin dall’inizio, in quanto ero stata condotta mediante una sfida di lettura. Dei tre volumi, questo è il preludio alle trascuratezze, i disagi, al fallimento di una famiglia, che lentamente è andata a sfacellarsi e defomarsi come materia grezza, a cui però si aspira a qualcosa di moderato, nei limiti del possibile, come una prova di sforzo alle sofferenze, alle disgrazie, ai dispiaceri.
Non ho potuto fare a meno di restare a guardare. Affascinata, incuriosita, ammaliata. La pazienza, a questo proposito, è una buona compagnia, non una caratteristica secondaria che molti abbracciano pur di sostenersi.
Il mondo in cui i membri di questa disgraziata famiglia furono costrette a vivere si estendeva per quasi seicento pagine in un unico appezzamento letterario, nei migliori posti in classifica fra romanzi di questo genere, spiccando per colori, suoni, melodie, provocati nient’altro che da piccole ma agili mani invisibili sui tasti recalcitranti di un pianoforte il cui motivo è così triste e concitato da non poter non scalfire l’anima dei più coriacei. Ci si aggrappa alla speranza che le cose possano migliorare, volgere le spalle a qualunque conseguenza o evento che possa interferire in futuro. Il primo capitolo di questa nuova saga, nuova per me, è stata da me ingerita in una manciata di giorni purchè qualcosa dentro di me andasse al suo posto. Poiché ogni pagina è stata fagocitata, assorbita in ogni fibra o essenza da un intero campo di colori, voci e suoni; La famiglia Audrey aveva una parvenza di già visto, dato i suoi tratti estremamente politici, sociali, scanzonati, drammatici, quasi tragici. Nel mio personalissimo cielo si è presentata in una tonalità opaca di colori, ma con un aspetto diverso da come me l’ero immaginata; una bianca vacuità senza rilievi. Così, fra questi due fronti, ho visto anime dannate, ma forti e alla deriva inserirsi fra le pieghe del mio cuore strisciando impunemente come piccoli vermicelli.
Isolata dal resto del mondo, ho così compreso il suo importante messaggio, che coincide con quello relativo al tempo rubato, e all’importanza della musica; quest’ultimo, unico surrogato per allontanarsi dalla tristezza, dalla sofferenza. In mezzo a tutto questo mi ci sono avvicinata con regolarità, prima meccanicamente, poi impetuosamente. Ma senza avvertire o sentire il macigno della piattezza, che disgraziatamente recano alcune vicende descritte, come un fardello fin troppo pesante. Sono una lettrice che ama questo tipo di saghe, quelle problematiche, forti e unite da famiglie numerose, scapellate e distratte o inconscienti, dove la vita non è mai generosa nei suoi doni, sostanzialmente per tutti ed emotivamente per me stessa.
Romanzo che non si discosta, nemmeno per poco, dall’idioma di infelicità e trascuratezza, La famiglia Aubrey è un opera che è stata difficile da gestire. Si lotta per ciò che si crede veramente, e ci si accanisce tanto alacramente, con poche possibilità che rechino comprensione. La sua autrice firma una storia in cui ha dato libero sfogo alla frustrazione e all’insoddisfazione morale, lei che, donna forte e ribelle, suffraggetta tenace e impavida, non pensò nemmeno per un secondo di mentirci nel rivelarci una parte di una medaglia cui spesso si ignora, in qualunque circostanza, persino nei momenti più improbabili. Allargando i suoi orizzonti, propinandoci le sue idee nel parlarci di una comunissima famiglia inglese, recisa tuttavia da drammi morali, economici e fisici che mostrano una certa attitudine a conoscere un mondo “nascosto”, non potendo però nient’altro che sperare in un miglioramento, ammirando ciò che non era degno ai loro vacui occhi.
Fra le viscere di una biografia romanzata che si fonda sul ricordo di regressione, l’avvento di sgregolati eventi, quello che compresero la famiglia Aubrey e la stessa autrice nel periodo di inizio del Dopoguerra, le vicende di queste giovani eroine evidenziano quel lato ribelle, coraggioso ma impudico della stessa West che molto probabilmente albergò in lei sino alla morte, in un punto cruciale e significativo della sua vita.
Con l’irruenza di un abbraccio non del tutto caldo ma sentito il cui sapore è agro, sebbene abbellito da lunghe e dettagliate situazioni, minuziose curiosità sulll’identità degli stessi personaggi, la determinazione nel montare sogni o speranze che mi hanno condotta a viverle quasi in prima persona tali tristi vicende, La famiglia Audrey è un quadro famigliare che supera ogni intento di abbellire una storia apparentemente semplice ma evocativa a generare sconforto, tedio o fastidio. Personalmente, una splendida avventura in cui predominano il rancore, la compassione, l’amicizia, l’amore, in cui ho scoperto diverse forme di vita che cercano di ridere alla stessa mentre il resto del mondo resta saldamente ottuso.

Valutazione d’inchiostro: 4 +

4 commenti:

  1. Ciao Gresi, ho conosciuto la Howard con la saga dei Cazalet: ho sentito parlare di questo romanzo ma, prima di iniziarlo, vorrei portare a compimento la serie ;-)

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    1. Comprendo perfettamente!! La penso anche io come te ☺️☺️❤️📖

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  2. non è tanto il mio genere, ma adoro leggere le tue recensioni su questi libri

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