sabato, agosto 08, 2020

Gocce d'inchiostro: Il professore - Charlotte Bronte

Adesso comprendo i motivi per cui le sorelle Bronte sono così ampiamente amate, perlomeno dalla maggior parte dei lettori. Sono loro quelle autrici i cui romanzi furono una sorta di propaganda sociale, politico, individuale, che senza di loro devo dire non saprei cosa voglia dire << letteratura>>. Quando ci incontrammo non sapevo nemmeno chi fossero, ero un adolescente che divorava un fantasy dietro l’altro e che arrancava a testa alta nel mondo insidioso della letteratura con curiosità e interesse. All’età di diciassette anni, però, conobbi una delle sue sorelle, Emily, e ciò proclamò il nostro incontro: un incontro definitivo che negli anni mi ha visto recarmi in bellissimi posti, in caldi e furiosi abbracci. 
Questo romanzo sarà l’ennesima bellissima lettura che recensisco riguardo queste sorelle, che devo dire man mano leggo i loro romanzi desidero voler conoscere maggiormente. E mi pento fra me e me per non averle conosciute prima. La situazione adesso è nettamente migliorata, ma mi trovo nella condizione che il mio bagaglio culturale è quasi completo. Quasi tutti i loro romanzi sono stati da me letti, e date le circostanze non mi resta altro che lasciarmi andare. Le riletture, a questo proposito, sono un buon surrogato per riabbracciare qualcosa o qualcuno che si ha disgraziatamente salutato. Perché per me è anche questo il bello della letteratura: tornare in un luogo che ho ampiamente amato, quando e dove mi pare e piace. Il professore è stato un romanzo che mi ha conquistata lentamente, ma ha alimentato quella fievole fiamma che ha già divampato in passato. Arricchita da un corredo di situazioni o elementi naturalistici, che sebbene hanno rallentato l’andamento della lettura hanno dissetato con uno sprazzo di luce quel particolare elemento che amo tanto: una luce in cui l’ardore si dissolve in morbidezza, l’amore intenso muta in affetto, il pensiero gioca sul piacere.




Titolo: Il professore
Autore: Charlotte Bronte
Casa editrice: Fazi
Prezzo:18 €
N° di pagine: 298
Trama: Il protagonista è William Crimsworth, primo e unico narratore maschile da lei utilizzato, il quale racconta in prima persona la sua storia: un uomo sensibile e colto, fugge da un lavoro pesante e competitivo nella zona industriale dello Yorkshire e si trasferisce in Belgio per insegnare presso un istituto femminile. Qui conosce Frances Henri, studentessa indigente e particolarmente dotata della quale poco alla volta si innamora, corrispoto. Ma la coppia non avrà vita facile: saranno infatti molte le avversità che i due dovranno affrontare – a cominciare dall’aperta ostilità dell’astuta direttrice della scuola – prima di riuscire a coronare il loro amore.


La recensione:


La mano sua sentii con lieve peso
Posarsi sulla mia.
Risponder con un piccol segnale
Volevo per mostrargli comprensione
Ma non riuscivo a muovermi o parlare,
avvertivo soltanto dentro al cuore
della Speranza il senso,
la forza dell’Amore,
la loro buona cura cominciare.

Io vivo per i libri. Non sono mai stata portata per gli sport, troppo timida per non richiudermi in me stessa. Nei primi anni dell’adolescenza, sembrava non ci fosse niente di meglio che della letteratura: i libri mi rendono felice, più delle persone che mi circondavano. Salvo ora qualche eccezione. Non sono mai stata una studentessa modello, ma studiavo per apprendere, acculturarmi. La mia vocazione però sarebbe bastata per farmi sopravvivere dall’incuria del tempo: ma la vita è imprevedibile, le cose cambiano facendo apparire questi piccoli e forse inutili pensieri come semplici scuincuiglie. Perché alla soglia di quasi ventotto anni, se mi guardo alle spalle, mi rendo conto come ciò era davvero inutile. Le passioni sono ciò che alimenta la nostra anima, l’unico beneficio dinanzi alla morte, e sebbene non sono circondata da un carosello di amici nel mio piccolo sono davvero contenta: felice perché leggere mi rende completa. Una ragazza assolutamente normale … ma con un insana passione per la letteratura. Più normale della norma, più in armonia con me stessa: un istinto quasi selvaggio, prepotente.
Il professore Charles, che ho avuto il piacere di conoscere recentemente, non aveva un carattere spavaldo ne vivace. Per gran parte della sua vita aveva sonnecchiato in solitudine, fin quando qualcosa e qualcuno lo sollevarono dal suolo come un alveare circondato in cui le forme vaghe sprofondarono come nebbia leggera e vaporosa. Dall’invisibile e quasi impalpabile forza d’animo in cui il sentimentalismo però fu stravolto da turbamenti, incertezze, mancanze di fiducia in se stessi, che salendo dal misterioso paradiso a cui aspira, penetrarono al punto di frapporsi in meravigliosi marasmi della sua solitudine. Sarebbe stato assurdo pretendere di più di un semplice sforzo mentale. Eppure è nel raggiungimento di questo culmine, di questa indulgenza, che essere irremovibile è ciò che districa e libera dal golfo dell’imbecillità. Sotto un velo di compostezza, sembrava nascondere una grande oscurità: una necessità di cimentarsi in qualcosa, di correre dei rischi, trovarsi sul filo del rasoio. Da figura introversa e solitaria adorava inculcare paradigmi letterari nelle scuole o negli ambienti sociali, inerpicandosi per scale e impalcature, restando in equilibrio su assi incerte sopra un baratro di disperazione e spossatezza. Mentre vedevo la trama di questa storia districarsi dinanzi ai miei occhi io mi tenevo in disparte, fra me e me confidando che presto o tardi la sorte potesse concedergli più di un semplice gesto di carità. Non potevo andarmene, ora che Charles stava aprendo il suo cuore. Slanci apparentemente incerti ma che parlano al cuore con il semplice scopo di << assaporare la vita >>. Cercare soddisfazioni morali osservando certi doveri sociali, politici, individuali, mantenendo intatto il carattere e le consuetudini di uomini rispettabile. In breve è questo il messaggio che Il professore trasmette con un certo lirismo, una bontà d’animo che è tipica delle sorelle Bronte, e che ho avvertito sempre più intensamente mentre leggevo. Ho vagabondando nel suo cuore con la certezza che l’amore avrebbe misurato ogni sua resistenza. Tappa fondamentale della Bronte, che fece di questo suo primo romanzo un nuovo passo per verificare o assecondare i suoi ideali letterari, sentimentali, controversi che solo il piacere sordido, indescrivibile che dona la parola scritta stordisce, partecipa alla ricerca di una realizzazione personale. Una ragazza, all’epoca, che come Charles si mise in gioco per guardare la battaglia che desiderò combattere prevalere su se stessa.
In vicende che non tolgono nulla ad altri romanzi, in un bosco di abeti, fra le soglie di una città completamente sconosciuta e fiorente, nel cuore di personaggi in cui quasi sempre si ergono, nitidi e puliti, un tempio di notizie. Attorno, gruppi di funamboli insoddisfatti e combattivi per la realizzazione di ideali che avrebbero fatto della loro esistenza espedienti per corrodere il passato. Abbracciando la religione, la forza dei sentimenti in un epoca che poteva essere afflitta, da un momento all’altro, dalla sofferenza.
Non indimenticabile come Jane Eyre o Agnes Grey, ma di un certo spessore, una certa importanza, Il professore è stata una bellissima lettura che mi ha travolto lentamente, mediante squarci dell’anima che la sua autrice ha ripercorso mediante un processo a ritroso. Lasciando così, nell’anima di chi legge, un solco profondo del suo passaggio, meritando così una certa importanza. Nei primi anni del Novecento, uno studioso inglese, amante dei libri e della buona letteratura, proveniente da un ambiente povero e liquamoso, vide la professione di professore come un modo per raggiungere la libertà.
Molti non l’avranno accettato, né saputo accogliere né ammirare come si deve. Per me è stato quel personaggio in cui non ho potuto fare a meno di ammirare, nutrire un certo fascino, ogni volta che aprivo il libro e leggevo di lui, che non mi ha fatta sentire estranea nemmeno per un secondo. Quasi folgorata dalla sua anima semplice, quasi tragica, particolare e trascendentale che come un gesto d’amore, di riconoscenza, di unione verso un mondo che lo ha tradito, inconsapevolmente mi aveva scelto.
Ho contemplato questo romanzo sollevando un velo invisibile, con le sue oscillazioni, le sue preoccupazioni, i suoi gesti << arditi >>, che scritto con una certa genuità, mi ha indotto ad addentrarmi in massime di letteratura e nozioni di vita in cui sono stati scoperchiati lenzuoli intrisi di desiderio, affetto, lacrime per dimostrarci che il nostro soccorso immediato, la nostra partecipazione, avrebbe costituito un atto di solidarietà. Un vascello di soccorso dinanzi un mare in tempesta.
Valutazione d’inchiostro: 4

6 commenti:

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