venerdì, febbraio 04, 2022

Gocce d'inchiostro: Il monaco - Matthew G Lewis

Per qualche ragione o magari nessuna ragione che fosse comprensibile nel raggio di quasi quattrocento pagine con le quali ho letteralmente perso il senso del tempo, non conoscevo assolutamente questo scrittore che quando il suo romanzo giunse sulla mensola di una libreria già strapiena, rimasi perplessa, affascinata, stupita che la sua storia racchiudesse un tesoro di così inestimabile bellezza. Non leggevo un romanzo che mi prendesse così tanto da un sacco di tempo! Uno strano modo per dire, che bordata della mia immancabile agenda e aggirandomi fra le vecchie mura di un convento maleodorante e fosco, fui subito immersa in una realtà in cui ci si crogiola beatamente alla mercè di parole che rafforzano lo spirito, consolatrici e allo stesso tempo predicatori in cui la presenza di una coscienza impura, non contaminata, la ricompensa data dalla gloria eterna in cui l’assurdo cozza col reale dubitando di qualunque forma di concretezza. Non quindi un romanzo che ti induce a indugiare sui tuoi passi, ma un primo approccio entusiasmante, appassionante che mi ha indotta a divorare le pagine come se animate di volontà propria.

Titolo: Il monaco
Autore: Matthew G Lewis
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 12 €
N° di pagine: 496
Trama: Ambrosio, monaco dell’ordine dei Cappuccini di Madrid, è conosciuto in città per la sua saggezza e la condotta virtuosa. Fino al giorno in cui scopre che il discepolo con cui ha un profondo legame è in realtà una fanciulla. Matilda. Caduto in tentazioni sempre più profonde, Ambrosio ricorrerà alla magia e al demonio nel tentativo di celare i propri crimini all’Inquisizione.

La recensione:

Questo racconto, perché un racconto lungo si tratta, da qualunque parte lo si guardi o si giudichi, fu come essere colpiti da una freccia infuocata. Fu scritto sul finire del 700, quando l’autore non aveva nemmeno vent’anni, e si compone di episodi che indussero l’autore a doverne snellire i contenuti perché giudicati << scabrosi >>, impuri, non conformi al secolo. Un uomo di nome Armando era il centro da cui si dipanavano le vicende di una splendida immersione nel romanzo gotico, dantesco e mitologico, che, arrivata ad un incrocio, mi impedì di guardarmi indietro, scegliere se voltarmi per fare ritorno alla mia insulsa e inutile vita, o seguire di pari passo le vicende di un uomo che in un momento imprecisato della sua vita cadde nel peccato. Caduto in tentazione, dato per morto e posseduto da qualche entità maligna, abbandonato da tutto e tutti, alla fine ci si intestardisce a voler restare in sua compagnia per carpirne i segreti di questo suo strambo comportamento. Alla fine, quando ci si riprende, si acquistano le fondamentali nozioni della realtà circostante, si barcolla e poi si raggiunge la meta con un sorriso stampato sulle labbra. Perché, quando decisi di imbarcarmi fra le pagine, è stato più forte di me tenere a freno la curiosità e non proseguire questo folle bellissimo viaggio. Condotta in un luogo in cui vi ho fatto inevitabilmente perdere le mie tracce, un monastero la cui figura snella e silenziosa incuteva timore, personaggi violenti ma focosi e passionali, vidi che i miei sforzi di leggere qualcosa che non avevo programmato generò stupore.
Non conoscevo affatto questa storia, che invece di prendere una strada tutta sua mi indusse a sperare che ciò che vissi fra le sue pagine accadesse nuovamente con qualche altro romanzo, ripartenze che prometto sempre di poter riscontrare con tanti altri autori, altri bellissimi romanzi, altrimenti cosa ci troverei di bello nel leggere? E mentre questo monaco mi venne incontro vidi che la sua sarebbe stata qualcosa che all’epoca fu tacciata di oscenità e maldicenze, in cui la sincera devozione verso qualcosa o qualcuno era insinuato nei meandri di una città in cui la superstizione, il culto religioso, il marchio malefico avrebbe regnato sovrano. E in tutto ciò ci fu il problema di una giovane e innocente fanciulla che necessitava di essere aiutata. E mentre noi restiamo sedotti dal voler aiutarlo in questa deplorevole missione, non ci si perde nel ridondante di alcuni eventi, alcuni assetti del romanzo che io avrei snellito, saltando fuori dal nulla come fiati di vapore dispersi nell’atmosfera., un manipolo di donne bellissime, astute ma lussuriose ritratte come ninfee dal potere ammaliante, seducente, nonostante l’apparente umiltà, sostenute dalle violenze delle passioni, dal peso della monotonia, della sofferenza, dell’insoddisfazione, furono quegli ostacoli che portano il marchio della malignità, della falsità a contraffare qualunque assetto maligno perché non vi è alcuna speranza di salvezza. In un mondo che tende a darti la mano con fede, castità, purezza che non vuole esplicare niente di particolare, se non quanto l’individuo è fallace e debole.
La visione di un uomo che si dimena come un ossesso, sghignazza, sogghigna disteso in un letto come un orribile pena di morte per chi è stato castigato volontariamente dal Dio del male.
E si pensa nell’immediato a ciò che può essere capitato a quest’uomo, quando il Diavolo l’accolse nel suo grembo repentinamente in un giorno qualunque, che un po’ per curiosità, un po’ per castigare i suoi << fedeli >> si avvicinò al mondo terreno finendo nella trappola che fra le pagine di questo romanzo conduce all’isteria.
Quanti lettori, a volte senza saperlo, rischiano viaggiando da un luogo ad un altro, valicando confini inesplorabili, rischiando persino la loro stessa vita. Certo che ognuno di noi ha diritto a leggere ciò che gli pare e piace, ma di Il monaco c’è da dire che si tratta di quella giustizia sommaria che mi sembra ingiusto imporre a un lettore ingenuo e imberbe. Le possessioni, i riti satanici, la presenza del Diavolo, alcove di paure e timori vari, sono oggi una delle forme più archetipe del mondo; è un mondo a se stante che è tenuto mediante i fili invisibili di individui che affrontano il Male di petto, stabilendo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato di cui l’autore attinge come se pescando da un arcipelago di sopravvissuti. Ogni dato o informazione è un naufrago che galleggia nel grande mare del dimenticatoio dell’andata perduta e mai ritrovata. In un alternarsi fra gesti folli e insensati e il contesto storico e politico, in un itinerario letterario le cui parti convergono in vicende che ricostruiscono una storia rimasta per secoli imprigionata fra le soglie del tempo. Armando e la presenza del Diavolo sono forme di vita attraverso cui l’autore si premura a costruire un pezzo di storia, che per il popolo fu una lotta incessante ma vana in cui prevale lo spirito dell’intero romanzo e il desiderio insopprimibile di porre ogni cosa alla luce. Nonostante le maldicenze, nonostante sia macchiato di impurità.
La possessione diviene un male assoluto impossibile da estirpare, il Diavolo alberga per destare potere, smuovere gli animi di chi possiede un’anima pura, pronta ad accettarsi ad ogni stimolo esterno, avvolti nel dolore e nel sacrificio. Il suo destino è disgraziatamente appeso a un filo, ma nel 1700 gli esorcismi erano ancora sconosciuti.
L’impossibilità di non poter combattere, la ricerca vana alla felicità, alla redenzione, sono alcuni degli elementi che hanno fatto breccia nel mio cuore e schiarito le idee su qualcosa che, nonostante i miei insegnanti me ne avessero fatto cenno fra le mura scolastiche, nel romanzo di Lewis sono circondati da una luce più accecante e oscura. Ridotto a uno stato particolarmente discutibile, pronto ad accogliere nel suo grembo qualunque forza, elemento, sacrificio che il Maligno lo sottrae e che detiene nel palmo delle sue mani.
Una serie di allegorie alle regole o alle convenzioni sociali attraverso cui molti non vedono una via d’uscita. Surreale, crudele in cui conta esplicare la verità, qualunque forma di vita che conferisca un fondamento, e che grazie alla presenza di Dio, l’estatico che cozza con la letteratura mitologica e classica, è necessario comprendere quale direzione prendere, quale strada percorrere affinchè l’anima non si senta più fuori posto, poiché precursore di menzogne e falsità insinuate nella bella Matilde. Discernere osservando ciò che sta sul fondo affinchè è possibile scorgere la distinzione fra Bene e Male, non è qualcosa che scaccia definitivamente il Maligno ma apre la mente a nuovi idiomi e nuove tipologie.
Complesso perché composto come un poema religioso, filosofico e moralista, pone particolari distinzioni fra intelligenza e mediocrità, in cui le anime di questi poveri flagellanti non riescono ad opporsi ad alcunchè. Figurarsi al Diavolo! Un piccolo grande tesoro di immaginazione letteraria che spicca il volo verso un orizzonte irraggiungibile, covo di paure e di forme di inquietudini varie. Accresciuto dalla densità di uno stile a tratti semplice a tratti prolisso, a cui ci si appassiona con un certo coinvolgimento emotivo.
Valutazione d’inchiostro: 4 e mezzo

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