domenica, marzo 24, 2019

Gocce d'inchiostro: I giorni dell'abbandono - Elena Ferrante

E' vero; forse in un certo senso dovevo immaginarmelo. I romanzi della Ferrante superano quasi sempre di gran lunga le mie aspettative. Il romanzo di cui mi appresto a parlarvi ne avevo sentito parlare in lungo e largo. E il mio comportamento nei riguardi di questa lettura fu nettamente superiore al previsto in quanto il mio tempo trascorso in compagnia dei suoi personaggi - sentinelle attanagliate dal dolore che si aggrappano a qualunque cosa pur di sottrarsi a questo terribile destino- mi servì come espediente per interpretare il mondo.
Alla fine anche questo ennesimo esperimento ferrantiano ha avuto successo, e già programmo di accomiatarmi definitivamente con l'ultima sua straordinaria opera, La figlia oscura, che si presenta breve ma intenso. Intenso come sprazzi lunghi e sentiti di vita, e che, insomma, in un modo o nell'altro, sconquassano inevitabilmente la mia anima.

Titolo: I giorni dell'abbandono
Autore: Elena Ferrante
Casa editrice: E/O
Prezzo: 9, 90 €
N° di pagine: 211
Trama: Una donna ancora giovane, serena e appagata viene abbandonata all'improvviso dal marito e precipita in un gorgo oscuro e antico. Rimasta con i due figli e il cane, profondamente segnata dal dolore e dall'umiliazione, Olga, dalla tranquilla Torino dove si è trasferita da qualche anno, è risucchiata tra i fantasmi della sua infanzia napoletana, che si impossessano del presente e la chiudono in una alienata e intermittente percezione di sé. Comincia così una caduta rovinosa.

La recensione:

Scrivere veramente è parlare dal fondo del grembo materno.

Adesso non sono in nessun luogo. Non ho niente, non so più niente. Non soltanto mi ritrovo in uno stato quasi comatoso, ho rimandato la lettura degli ultimi tre volumi della produzione ferrantiana, in un punto così remoto situato nelle stanze polverose della mia coscienza da essere peggio di qualunque arrivo letterario immaginabile.
Il numero di romanzi ancora da leggere e vivere, che compongono gli scaffali delle mie librerie, vanta romanzi di un certo calibro. Ho osservato i romanzi della Ferrante, prima di imbarcarmici nuovamente, dopo la splendida quadrilogia de L'amica geniale, allungando il passo e il tempo con cui sarei stata in sua compagnia, prima di raggiungere il mio obiettivo. E' il 24 marzo, mi dico. Sono trascorsi tre mesi dal mio ultimo approccio. Questa è la Ferrante. Questo è il mio indiscutibile amore nei suoi riguardi. Tutto è andato come speravo, e pian piano mi appresto a concludere il cerchio. Ma niente è sicuro.
Il tempo trascorso con Lenù e Lila è passato da un pezzo, ed ero incerta se imbarcarmi in una nuova trilogia o meno. Potevo ignorarla? Potevo abbandonare tutto adesso, come se niente fosse? Si, mi dico fra me, era possibile. Non avrei potuto dimenticare il tempo in cui la Ferrante coltiva le sue opere, il suo amore per il passato e i ricordi specie quelli perduti, ma tornare nel mondo ferrantiano, leggere altri suoi libri, desiderosa di poter fare un altro meraviglioso viaggio, magari lasciare il mio triste mondo per qualche tempo. Sottrarmi dalla monotonia. Si, questa è stata l'idea. Ma qualunque luogo sarebbe andato bene, proprio qualunque luogo, qualunque storia.
Ed eccomi dunque qui, pronta a parlarvi del secondo volume de le Cronache del mal d'amore della Ferrante. Il secondo volume ci ricorda come la felicità è illusoria, a tratti quasi irraggiungibile, ma adesso che è tutto finito mi viene in mente come possano apparire drammatiche se non addirittura tragiche. Pian piano divennero più tetre, passando al grigio persino al marrone, come pezzi di frutta che marcisce. Una tela bianca può diventare una tela grigia. I colori sbiadiscono, ogni cosa si tinge di scuro, i bordi si consumano. Mutamenti, seguiti da altri mutamenti.
Oggi, come mai prima, un autore italiano ha virato impunemente lungo una strada che mi ha condotta dinanzi alla venerazione più assoluta, al fascino e all'incredulità che, in qualunque direzione andassi, da qualunque parte mi girassi, nei quartieri altolocati o nei bassifondi, mendicavano una parvenza di felicità. Dammi questa storia, sembravano dirmi, e presto sarai una di noi, correrò ogni rischio come tutti quei lettori desiderosi di abbracciare qualcosa di osceno, oscuro se non persino misterioso. Ed io non ho lasciato la speranza di abbandonare figure di carta che, presto o tardi, avrei nuovamente ritrovato.
Ho giaciuto scomposta, quasi a disagio, fra le pagine de I giorni dell'abbandono. Le motivazioni sono svariate, sensate, ma, senza nemmeno leggere i miei appunti, inspiegabili. Troppa carne al fuoco per confidare in una redenzione dell'anima, troppi dispiaceri, malesseri dell'anima per ringraziare chi un tempo ti aveva donato tanto amore. Tante volte Olga ha tentato di amare mettendo in gioco qualunque cosa, persino se stessa; due figli adolescenti, amici solerti e comprensivi, posizioni sociali che lentamente si avviano lungo un lento declivio. Storie di vita alquanto tragiche che compongono un bellissimo mosaico dell'anima di una giovane donna, ostentamente tragico e dilaniante, come se mendicassero un misero atto di felicità anche solo in forma di parole.
Non ho idea se una storia di questa risma, nelle mani di un autore prolifico come Paul Auster o Murakami Haruki, avesse avuto un autentica magnificenza. Dignitosa, senza alcun dubbio, ma completamente assuefatta dai ricordi insondabili del tempo, dai comportamenti inspiegabili di anime frustate, sole e incomprensive che attraversano il fuoco senza sentire male, combattono a testa alta pur di realizzare i loro obiettivi. Al dolore di una felicità illusoria e inappagante si cerca di far aderire quelle della rivalsa. Divenendo così non più quelle figure forti e indomabili che non si lasciano scalfire da niente, ma uomini o donne attanagliate dai sensi di colpa, da giganteschi vuoti di assenza, fino a impazzire. Fino a morire, persino.
Quella di I giorni dell'abbandono è una storia costruita sull'importanza dei valori, sugli affetti amorosi  o famigliari, sull'importanza che spesso noi attribuiamo al destino, come un idillio romantico mancato che si impose sulla vita di Olga e sulla mia come un violento temporale. Si ritorna con un marasma di sensazioni che mi si sono attorcigliate dentro nel momento del bisogno, circondata da un vasto muro di dubbi e perplessità, fra le solide pareti di un senso di abbandono, dispiacere e lontananza che fischiano ancora nelle mie orecchie in un andirivieni acustico modulato sulla voce dell'autrice. Poco romanticismo, ma conflitti interiori che ti colgono impreparata e protagonista di situazioni che in un certo senso non ti appartengono, ma rappresentano uno <<sfogo >> per l'anima appassionata e romantica dei personaggi della Ferrante.
Bisogna essere veramente speciali per sentire cosa dice la voce del nostro cuore. Tanti non la sentono affatto, e possono solo tentare di indovinare. I giorni dell'abbandono ci parla di questa "dote" straordinaria della dolce Olga che, in un momento imprecisato della sua vita, affidò completamente il suo cuore al Fato. Con quale risultato? La parabola di una famiglia il cui filo invisibile si è frantumato per sempre. Come fratture di qualcosa di vivo, intenso, immagini che trattano temi ossessivi e violenti che percepiscono relazioni a sé stesse.

Ne lasciamo tanti, lacerazioni dell'incuria quando mettiamo insieme causa ed effetto. L'essenziale è che la corda, l'intreccio che ora mi reggeva tenesse.

Valutazione d'inchiostro: 4

6 commenti:

  1. Avevo visto il film con la Buy qualche anno fa, ma il romanzo deve essere ben altra cosa! Il tema, lo confesso, mi atterrisce un po'.

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    1. Non hai torto, in quanto non è una lettura semplice. Ma per la Ferrante ho maturato un certo amore, e sono contenta che quest'altra esperienza è andata a buon fine :)

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  2. sto terminando la saga dell'amica geniale e mi ritrovo totalmente nelle tue parole: il fatto che la scrittura della Ferrante consuma tutte le cose di cui racconta, un po' come il fenomeno della smarginatura, lei lo applica ai suoi racconti.
    Napoli poi ne è il fulcro, gli amori, le passioni... ha una penna fenomenale!
    m'incuriosisce anche questa sua saga, non sapevo esistesse :)

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    1. Sono d'accordo, Sabrina! E proprio per questo la Ferrante ha per me colpito nel segno :) La figlia oscura è l'ultimo suo romanzo, e mi spiace aver già terminato questa nuova avventura :)

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  3. Quest'autrice si aggiunge alla lista di quelle che voglio recuperare

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    1. Fammi sapere, Susy! E' un autrice da tenere d'occhio, e che a me piace molto :) Ti consiglio caldamente i suoi libri ;)

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