sabato, ottobre 17, 2020

Gocce d'inchiostro: Middlegame - Seanan McGuire

Ci sono romanzi che si dimostrano poi come apparentemente si palesano: oscuri, misteriosi, magici, che promettono grandi cose e risucchiano chi legge in posti di straordinaria bellezza posseduti da qualche entità o elemento negativo con due o tre rivelazioni o cliffenger. Seanan McGuire ha scritto un romanzo apparentemente dedico ad un pubblico giovane ma maturo e attento, che mi ha entusiasmata sin dal primo momento in cui lo vidi e irretì completamente i miei sensi nel momento in cui decisi di leggerlo. Ho fatto tappa in un luogo apparentemente simile al nostro ma in cui ci si affanna a comprendere qualcosa che solo l’alchimia, l’astronomia, il linguaggio, la logica possono arrestare. Perché solo così sarà possibile riscrivere il mondo come una storia dentro un’altra storia. Infondendo vita a discipline morenti, forgiando quei giusti elementi che avrebbero dovuto affinare la sua coesione. Minuziosa e talvolta drastica, ha reso Middlegame un fantasy originale, avvincente, macchinoso e misterioso che tratta temi con una specie di quieta freddezza, un po' sgomenta ma anche grata dell’aver accettato di cogliere questa stessa sfida che l’autrice mi ha posto e a cui mi sono lasciata andare ascoltando, dando nulla per scontato a qualcosa che non concede nemmeno un attimo di respiro.

Titolo: Middlegame
Autore: Seanan McGuire
Casa editrice: Oscar Mondadori
Prezzo: 22 €
N° di pagine: 528
Trama: Ecco Roger. Ha un vero dono per le parole, comprende istintivamente ogni linguaggio e sa che è il potere delle storie a regolare i meccanismi dell’universo. Ed ecco Dodger. È la sorella di Roger, la sua gemella per la precisione. Anche lei ha un dono, per i numeri: sono il suo mondo, la sua ossessione, il suo tutto. Qualunque cosa le si presenti alla mente, Dogdger la elabora con il potere della matematica. I due fratelli non sono propriamente umani, anche se non lo sanno. Non sono neanche propriamente divini. Non del tutto … non ancora. E poi c’è Reed, esperto alchimista, come la sua progenitrice. È stato lui a dare vita ai gemelli. Non si potrebbe definirlo il loro “padre”. Non proprio. Ma come tutti i genitori, per i due ragazzi ha un piano ambizioso: far si che raggiungano il potere assoluto, e poi reclamarlo per sé. Diventare “dèi in Terra” è una cosa possibile. Pregate soltanto che non accada.

La recensione:

 

Il tempo può essere riscritto, ma sono le parole a indurre le persone al cambiamento. Si ritrova con una responsabilità ben più grande di quella che avrebbe mai chiesto.

 

Fu soprattutto il momento, il periodo che stiamo vivendo che mi spinse a leggere questo romanzo, che ho contemplato a lungo e con un certo desiderio, studiando le sue sfaccettature, i suoi colori, toccando con i polpastrelli ogni parte del suo << corpo >>, annusando le sue pagine come un dolce afrodisiaco. Lasciarsi andare a certi quisquille, il sapore di una storia ancora da leggere e vivere, la frenesia, l’entusiasmo nell’aprire un regalo di compleanno dalla copertina estremamente affascinante, si infilò come una fessura nelle crepe del mio cuore. Ogni piccolo dettaglio che rammentano i minuti scanditi del nostro incontro, quella mia inspiegabile frenesia di possederlo, andarlo a comprare e portarlo a casa, lo sguardo concentrato mentre il mondo proseguiva il suo lento processo. Il magnifico wordbulding ritratto che si riversò sulle pagine quando iniziai questo viaggio mi conferì attimi di felicità che anelavo da tempo. La mano/candelina bianca sospesa in copertina era un riferimento all’alchemico legame che mescola elementi filosofici, etici, spirituali che fanno di questo romanzo un romanzo di formazione in cui non è possibile distinguere la finzione dalla realtà né la natura attuale delle cose che invitano a guardarsi dentro e raggiungere qualunque scopo prefissato.
Avrei voluto che non finisse mai. La storia di Roger e Doger si spianò dinanzi a me come una lunga matassa contornata da diverse forme di linguaggio, criptiche di matematica, come messaggi missati nella lettura attraverso il quale convergono le sorti dei protagonisti. Spinti dalle ambizioni, dal desiderio di non poter stare più vicini di quanto avrebbero potuto essere, in un'unica disomogenea miscela. Piantati sul mondo come un sole luminoso e gigante, rappresentazione di forme distorte di magia, esoterismo, alchimia che spiccano in mezzo a gruppi di assassini, uomini assetati di potere mediante una costruzione sagacemente a messinscena, in un gioco criptico, perverso, dal ritmo incalzante e seducente i cui toni vacui e moralisti sono perlopiù conversazioni o osservazioni che avvengono nella testa di Roger e Doger.
Ed eccomi qui, senza fiato. Un cielo deformato da banchi di nuvole annerite, l’aria carica di cenere e alchimia. Una processione di segreti sussurrati dinanzi le soglie del tempo, nella speranza di scovare uno squarcio di luce dinanzi al nulla, le stelle che sembravano piccoli fiori luminosi – quasi invisibili nell’aria densa di magia. Middlegame in un certo senso mi ha donato ricordi di luoghi che ho visto fugacemente qualche anno fa. Quando? Non ricordo di preciso. So solo che mi sono trovata su uno spazio grande e arioso, con Roger che stringe a se la sua Doger, immersa in una pozza di sangue, in una perpetua collisione fra passato e presente, scottature che si prendono involontariamente. Il tutto dipanato in una storia che è un gioco. Perverso, macchinoso, criptico, irrazionale, composto mediante l’esplicazione di svariati temi: la supremazia, l’alienazione, la diversità, l’incomprensione attraverso il quale si osserva il mondo mediante altri occhi, affinchè qualcosa possa cambiare,
La storia ha avuto su di me un chè di affascinante. I bambini, ragazzi e poi adulti << mutanti >>, si aggrapparono a ricordi che non gli appartenerono. Convissero, per qualche tempo, con l’idea che sia qualcosa di tremendo, qualcosa e qualcuno che li ha costretti ad annegare in un pozzo oscuro e profondo che però non rivela niente di cattivo o malefico. Perché, in effetti, cosa c’è di così cattivo in questo romanzo?
Il raggiungimento di obiettivi, scopi che implicano la vita degli stessi protagonisti e che avrebbe dovuto conferire un certo timore reverenziale, non hanno scalfito più di tanto la mia anima. Di ragazzini che si sentono tagliati fuori dal mondo, sospesi nell’aria come un granello di cenere in controluce. La speranza che tutto può accadere e cambiare.
L’alchimia, questo esperimento che è stato effettuato e che ha indotto Roger e Doger a prostrarsi dinanzi ad un destino incerto, sono solo parti di un tutto che dovrebbe aiutarci a vedere ciò che non è visibile e che ciò che è realmente stato. Qualcosa di meraviglioso, una sensazione alimentata dal desiderio di saziare una sete di conoscenza che man mano diventava sempre più intensa da cui ho intravisto, nel bel mezzo dell’oscurità, la sua aura lucente.
Middlegame fa parte di quella cerchia di romanzi che, nel panorama della narrativa per ragazzi e per adulti, ho definito dispotico. Oscuro, criptico, razionale, appassionante, inflessibile, contornato da globi instabili di soggetti indotti al dramma, costretti a respirare grumi di polvere condensati in varie forme, che se ne stanno sospesi nel cielo come avverse stelle.
Ho girato l’ultima pagina del romanzo in balia di una vastità di sentimenti contrastanti. Variazioni dell’aria. Un condensarsi della luce. Particolarità che fanno vibrare il vuoto, che hanno illuminato persino i corridoi più bui della mia anima. Storia che ha avuto un fascino immediato su di me, e che dal sapore amarostico gioca con i sentimenti delle persone, sulle loro capacità intellettive e spirituali. Ricco di piccole perle di saggezza, dove i detriti trascurati della memoria hanno rivelato indistintamente i grandi tormenti dell’esistenza umana, Middlegame è un macchinoso, avvincente, corrode e annienta lo spirito senza che io me ne accorgessi. Seduce, incanta, inducendo a divorare le pagine tutte d’un fiato, in un gioco adrenalinico che non impedisce all’ennesima corsa inarrestabile per la sopravvivenza.

Valutazione d’inchiostro: 4 e mezzo

6 commenti:

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