giovedì, maggio 30, 2024

Romanzi su misura: Maggio

Ci incontriamo, alla fine o all’inizio, dipende dei casi, con una pila di libri appena letti. Una piccola torre di letture che, in solo trenta giorni, mi hanno affiancata, in questo ennesimo mese dell’anno, e attraverso cui ho proseguito dritto dritto verso mete sconosciute, facendo rotta chissà dove. In questo quinto mese dell’anno, ho fatto rotta in tantissimi luoghi diversi. In alcuni mi sono persa così tanto, che per qualche giorno, ho creduto di poterci vivere. In altri, invece, la mia permanenza è stata molto meno duratura di quel che credevo. Nell’insieme donato spazio, piccoli agglomerati che continuamente rimpiazzo con altre letture, altri libri e riscaldato, addolcito o meno il mio cuore, ritrovandoci ognuno nel nostro angolo di paradiso.

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Romanzi su misura in carta e inchiostro:

Racconti che esplorano il tema della paura come forme insite nell’animo umano. La mente partorisce la veridicità di ogni azione, la violazione di regole in cui il peccato e l’apparizione spirituale fungono da separazione netta fra vivi e morti.

Valutazione d’inchiostro: 3

martedì, maggio 28, 2024

Gocce d'inchiostro: La collezionista di libri - Elisabeth Beer

Anche io non ho potuto fare a meno di sentirmi attratta, proprio così. Avrei dovuto esserne consapevole che quella della Beer altri non fosse che una storia semplice, che avrei bevuto in una manciata di ore, e che seppur non avesse niente di sconcertante da confessarmi, non mi indusse a perdere tempo. Chi approda in questi salotti virtuali deve essere consapevole che circolano perlopiù classici, romanzi di narrativa contemporanea, e letture di questo stampo non compaiono quasi mai semplicemente perché non attraenti. Non prendono il disturbo nemmeno ad avvicinarsi, perché consapevole che io me ne allontanerei. Cos’è accaduto con questo testo? Forse avrei dovuto starci lontano? Chi può dirlo! Ma se non l’avessi letto, ora non sarei qui a parlarvene! Perchè La collezionista di libri, seppur alla fine si è rivelata esattamente quello che mi aspettavo, ovvero una storia semplice la cui protagonista è continuamente afflitta da sensi di colpa, affaticata dal grave peso di un passato insopportabile e insopprimibile e dall’impossibilità di uscire da una bolla privata che, come prigioniera in una larva, l’avrebbero fatta maturare e mutare in una splendida farfalla. Ma, una volta che ero dentro, c’erano così tanti libri che avrebbero fatto invidia persino alla piccola libreria della mia città, in attesa di essere accarezzati, letti, vissuti che, soddisfatta, avrei letto volentieri se non fosse stato che, per quattrocento pagine, la voce della sua protagonista ha surclassato la mia coscienza. Mi ha inondata di una malinconia, un forte senso di insoddisfazione che francamente non mi ha appartenuto né avrebbe dovuto appartenere, invadendomi con l’irruenza di un abbraccio. Un abbraccio il cui tepore è stato evanescente, proprio come la sua anima.


Titolo: La collezionista di libri

Autore: Elisabeth Beer

Casa editrice: Sperlyng & Kupfker

Prezzo: 18, 90 €

N° di pagine: 400

Trama: Sarah va a caccia di libri, ma non solo. Colleziona mappe, ama i manoscritti e le vecchie carte geografiche, e si trova decisamente più a suo agio con le pagine stampate che con le persone. Dalla morte della zia Amalia, che ha cresciuto lei e sua sorella, Sarah vive da sola nella sua villa circondata da un rigoglioso giardino in fiore e da tantissimi volumi antichi. Infatti, ha deciso di portare avanti la passione della zia, rilegando libri e prendendosi cura della sua sterminata biblioteca, con l'unica compagnia delle sue amate tartarughe Bonnie e Clyde. Ma tutto cambia improvvisamente quando Benjamin, un giovane bibliotecario della British Library, bussa alla sua porta: ha bisogno di aiuto per rintracciare un'antica mappa stradale romana, un incarico che la zia Amalia aveva accettato poco prima di morire, ma che non era riuscita a portare a termine. Così Sarah decide di partire con Ben all'avventura a bordo della sua vecchia auto, in compagnia delle due tartarughe, alcuni atlanti polverosi e tantissime domande in cerca di una risposta. Inizia un viaggio che li porterà in Francia e in Inghilterra, nell'incredibile mondo dei libri da collezione e delle mappe smarrite, e sulle tracce del passato di Amalia. Un viaggio che forse cambierà per sempre le loro vite.

domenica, maggio 26, 2024

Solo un'illusione: romanzi che credevo di odiare ma che ho amato parte 5

Dal fondo di una pila gigantesca di libri, di romanzi di ogni genere, c’è n'è sempre qualcuno che attira la nostra attenzione. Amando moltissimo i classici e leggendo un numero spropositato, di letture che si discostano dalla mia comfort zone e che temo possano rivelarsi come delle cocenti delusioni. Il mio percorso di lettrice spesso mi ha condotta dinanzi a situazioni spinose in cui ho dovuto relegare in un cassetto della memoria, chiuso e mai più riaperto, o scrivere recensioni chilometriche che mettessero in comunicazione il mio mondo con quello appena vissuto. Generalmente, dopo letture di questo tipo, dimentico il tutto con una risata, ma il dolore della sua improvvisa e brusca ferita pulserà nel tempo. Certe cicatrici non riemergeranno più! Da questa riflessione è nato questo post. Quali sono stati quei romanzi letti, da inizio anno ad ora, che mi hanno sorpreso? Quelle letture che, inerenti alla mia comfort zone o meno, mi hanno sorpresa, hanno allietato il mio cuore di una dolce melodia, mi hanno resa contenta di ciò che ho letto e vissuto, nonostante la diffidenza iniziale, ma che pazientemente hanno aspettato che anche una lettrice ormai pretenziosa come la sottoscritta potesse notarli.

Scenario solenne che appare nella sua severa opulenza ma dominata da un teatro di azioni in cui la gente è costretta a lasciare le loro terre, il loro luogo natio imponendosi sul popolo mediante pene o crocifissioni che sottolineano a sottomettere i suoi cittadini all’impossibile, all’impossibilità di possedere un armata colonica fenice come Cartagine, rifiutando un tipo di alleanza che avrebbe condotto a rispettare il più forte su chi la protegge. Vincendo sull’impossibile, concedendo un tipo di riflessione per gli uomini dinanzi ad un Destino furente come questo.

Titolo: Salambò

Autore: Gustave Flaubert

Casa editrice: Ippocampo
Prezzo: 25€
N° di pagine: 400
Trama: La riscoperta del capolavoro di Flaubert attraverso le illustrazioni di un’artista Art déco di una modernità sconvolgente. Mentre Cartagine è in lotta contro i mercenari assoldati nella Prima guerra punica – esasperati per non aver ricevuto il compenso pattuito –, uno dei capi della rivolta, Matho, finisce per innamorarsi della figlia di Amilcare Barca, dopo averla intravista a una festa. Romanzo epico dallo stile esuberante, Salambò ha avuto nel tempo diverse edizioni illustrate, grazie a nomi come François-Louis Schmied e Georges-Antoine Rochegrosse. Nel 1928, per la prima volta, si cimenta in tale impresa anche una donna, Suzanne-Raphaële Lagneau(1890-1985), con 76 illustrazioni a colori il cui stile, essenziale ed elegante, anticipa quella « linea chiara » che si imporrà soprattutto nel fumetto a partire dagli anni Cinquanta. Con questa lussuosa edizione, L’ippocampo si propone di ridare finalmente il giusto merito a un’artista troppo a lungo dimenticata.

venerdì, maggio 24, 2024

Gocce d'inchiostro: Un mese in campagna - James Lloyd Carr

Fui entusiasta ad abbracciare un romanzo che evocasse gli antichi albori del mondo Hardyano, nel momento in cui dovetti confessare le mie colpe e i miei errori per aver giudicato malamente un romanzo, senza averlo prima letto. Non dovrei nemmeno essere qui, seduta alla scrivania, a riporre queste poche righe, ma non si può sempre attribuire la scelta di un romanzo una colpa, ma considerandolo bello nelle sue imperfezioni, almeno sino a quando è possibile avere una mera parvenza di questo elemento, avrei avuto successivamente tutto il tempo necessario per fare ammenda di ciò, riconoscere i miei ennesimi errori e allora, nel momento in cui la mia anima avrebbe sposato quella del romanzo, riconoscersi e legarsi a lei. Alla fine, penso, sono piccole grandi colpe che confesso alla luce morente di un giorno produttivo e soddisfacente che non modificano o raddrizzano chissà cosa, ma sono un buon spunto di riflessione.
La smania di constatare se in queste pagine avrei riconosciuto la voce suadente del mio amato Hardy non mi lasciò nemmeno il tempo per dire o fare alcunché. Non ci pensai due volte ad immergermi nella bellezza di un paesaggio, quanto la scissione fra mondo vecchio e mondo nuovo e il desiderio di non prevalere dinanzi a niente e nessuno, funse da invito ad avviarsi verso il progresso, come forma atipica a sé stante, che dà forti sensi di attesa, scandagliati mediante gli occhi infantili di un uomo che rappresenta il cambiamento. Un uomo che disgraziatamente resterà sino alla fine rinchiuso nel suo bozzolo di solitudine, nonostante vive e avverte forme di cambiamento, consumato dalle sue stesse radici e consapevole del suo se, percependo a fatica entità separate dalle altre ma che possono coesistere separatamente. Trascinato dalla corrente senza freni della devozione per le tradizioni, un certo attaccamento alle radici, al proprio passato che cozzano con forme antisemite che hanno un ché di nostalgico, ma in cui prevalgono la bellezza dei sogni, dei desideri repressi o sopiti dal tempo.
Non pienamente soddisfatta riporto queste poche righe, sebbene leggere di autori che richiamano la prosa hardyana mi faccia sempre storcere il naso, come due mondi opposti, nettamente separati, che sporadicamente accolgo nel mio cantuccio personale per semplice gusto di farlo. Ma con Hardy ho stabilito una certa sintonia, un certo legame, e inconsapevolmente ero immersa nella campagna inglese del Wessex con un manipolo di storie e personaggi, quest’ultimi non legati ne affini fra loro, ma che condividono il peso di sofferenze e drammi vari da renderli unanimi. 


Titolo: Un mese in campagna

Autore: James Lloyd Carr
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 12, 50
N° di pagine: 157
Trama: Tom Birkin, veterano della Grande Guerra e con un matrimonio fallito alle spalle, arriva nello sperduto villaggio dello Yorkshire di Oxgodby con l'incarico di restaurare un dipinto murale del quattordicesimo secolo appena scoperto in un'antica chiesa. Alla ricerca di un po' di pace e di una vita semplice, egli troverà molto di più: l'amore per la giovane moglie del Vicario e l'amicizia dello stravagante Charles Moon, incaricato di ritrovare la tomba perduta dell'antenato di una nobile famiglia del luogo. "Un mese in campagna" ha vinto il Guardian Fiction Prize nel 1980 e ha ispirato il film omonimo interpretato da Colin Firth e Kenneth Branagh. Introduzione di Penelope Fitzgerald.

mercoledì, maggio 22, 2024

Reliquie inesplorate: romanzi famosi che non ho ancora letto 2°

In un certo senso, i romanzi che devo ancora leggere non li temo. Non faccio parte di quella categoria di lettori che nutrono inutili preoccupazioni, si intimidiscono solo al pensiero che quel grande classico o quel romanzo di narrativa contemporanea chiacchierato da tutti non sia ancora approdato nei miei salotti virtuali.

Non mi è mai importato e mai credo me ne importerà; io che vivo di libri e per i libri non li temo perché so che trattasi solo di questione di tempo. Tempo, costanza, opportunità che in un modo o nell’altro mi condurranno, a seconda dei casi, fra le loro pagine. Magari col cuore colmo di passione, o di odio, un bagaglio di conoscenze appena apprese o semplicemente entrando a far parte di un << gruppo >> le cui voci altisonanti si sono mosse e unite a quella del mio cuore.

Titolo: I Miserabili

Autore: Victor Hugo 

Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 25 €
N° di pagine: 1200

Trama: Una grandiosa commedia umana, un romanzo epico ed enciclopedico, visionario e sentenzioso, "scritto per tutti i popoli" da un "patriota dell'umanità" in lotta contro le ingiustizie della società. Le beffe del caso e gli imperativi del destino, la colpa e la redenzione si incarnano in una galleria di tipi esemplari, da Jean Valjean al vescovo generoso, dalla buona prostituta Fantine al crudele poliziotto Javert. E ancora borghesi e rivoluzionari, orfani e galeotti, angeli e mostri... In un alternarsi di tinte fosche e luminose, Hugo riassume la propria visione del mondo e della storia, consegnandoci un quadro che oggi ci appassiona anche per quello che possiamo scoprirvi al di là delle sue certezze: le contraddizioni, le ambiguità, le passioni segrete di un intero secolo.

lunedì, maggio 20, 2024

Gocce d'inchiostro: Salambò - Gustave Flaubert

L’obiettivo era di conoscere questa Dea. Salambò. La più bella di tutta Cartagine, la cui voce dolce e delicata rimbombava ancora fra le stanze polverose del mio spirito. Fui felice di conoscerla, come se conoscerla fosse la chiave di un tipo di ostracismo che francamente avrebbe potuto non esserci. All’origine di uno scontro sanguinoso come quello di Cartagine c’era, effettivamente, la presa al potere fra sovrani e ricchi possidenti. Non un dettaglio irrilevante ma un dato di fatto da cui ne conseguirono tante cose.

Salambò aveva il fascino degli antichi poemi omerici che al liceo ho visto, ho scrutato e poi dimenticato. E, sorrido, nel mentre ripongo queste poche righe, nel constatare come, dal passato si può trarre spunto e con una lente d’ingrandimento osservare a lungo ciò che non avevo visto all’epoca. Ma solo adesso esaminare un popolo in cerca di una loro etnia, di una redenzione, se non addirittura di un sovrano. E, alla fine, sottrarsi a una dinastia la cui voce, i cui gridi d’aiuto rimbombano ancora nelle mie orecchie. Ebbero un certo influsso su di me per cui ho dovuto prestare una certa attenzione ai raggi di una storia che, alla fine, ha bruciato, in pieno viso, anche me.

Titolo: Salambò

Autore: Gustave Flaubert

Casa editrice: Ippocampo
Prezzo: 25€
N° di pagine: 400
Trama: La riscoperta del capolavoro di Flaubert attraverso le illustrazioni di un’artista Art déco di una modernità sconvolgente. Mentre Cartagine è in lotta contro i mercenari assoldati nella Prima guerra punica – esasperati per non aver ricevuto il compenso pattuito –, uno dei capi della rivolta, Matho, finisce per innamorarsi della figlia di Amilcare Barca, dopo averla intravista a una festa. Romanzo epico dallo stile esuberante, Salambò ha avuto nel tempo diverse edizioni illustrate, grazie a nomi come François-Louis Schmied e Georges-Antoine Rochegrosse. Nel 1928, per la prima volta, si cimenta in tale impresa anche una donna, Suzanne-Raphaële Lagneau(1890-1985), con 76 illustrazioni a colori il cui stile, essenziale ed elegante, anticipa quella « linea chiara » che si imporrà soprattutto nel fumetto a partire dagli anni Cinquanta. Con questa lussuosa edizione, L’ippocampo si propone di ridare finalmente il giusto merito a un’artista troppo a lungo dimenticata.


La recensione: 

Mi piacciono i classici. Sono la linfa vitale della mia intera esistenza. Porto sicuro in cui approdare pur di combattere qualunque assalto esterno, ma anche segno o fonte di inestimabile e inesauribile conoscenza che non cesserà mai di esistere. Diamo sempre per scontato che quando ci si imbatte in un classico ogni cosa sia inaccessibile, difficile, criptico o enigmatico, e ci pare di avere - chissà come e perchè - una sorta di diritto tutto nostro di interpretare o accedere in questo mondo. Tutto ci pare così ricco di dettagli doviziosi e non ci meravigliamo se poi, dopo una ricerca accurata e approfondita, che ha risucchiato tempo ed energie preziose, scoviamo qualcosa di << meno accessibile >>, di necessaria analisi: spesso senza di essa neppure consapevoli di poterla capire.

Nutrire l’anima di questo tipo di alimenti è diventata per me una cosa naturale, almeno negli ultimi anni. Le mie letture non prevedono più testi i cui temi sembrano quasi privi di logica e che non mi sottraggono non più di una manciata di ore, processo istintivo che nel tempo è divenuto come un meccanismo naturale. Eppure ogni tanto mi sorprendo a ringraziare quella buona stella, che in un momento imprecisato della mia vita, mi abbia condotta dinanzi a questo cammino e così dato alimento, sostentamento alla mia anima semplice. Si mangia, ci si rimpinza di opere cervellotiche, enigmatiche, difficili il cui messaggio, quasi sempre, non coincide con quello che rimpiazza la banale idea di scovare una lettura interessante, magari osservandola e vivendola molto più del dovuto. 

Nella letteratura classica tutto è possibile. Recentemente ciò l’ho compreso a metà strada del percorso straordinario della Recherche, i cui idiomi romantici fondati su aspetti filosofici di una natura romantica e sentimentale, insegnano ed invitano a guardarsi dentro, perché quello era il mondo, mentre l’individuo era intrappolato in prigioni dell’anima da cui è impossibile fuggire.

A volte mi sono chiesta se ne valesse la pena di celebrare certi avvenimenti letterari come epifanie o ricorrere a stratagemmi affinchè la sua lettura fosse rimandata a data da destinarsi, ma un evento o una ricorrenza che offrono qualcosa di speciale, del periodo storico narrato o un dolce sospiro dell’anima, scalfiscono una pietra invisibile che solo alla fine celebrano giorni o addirittura settimane del percorso intrapreso. Così prima di affondare qualunque speranza che certi mondi non siano adatti a noi, l’intero refettorio letterario e artistico risponde con alcuni versi in prosa che invitano alla sua lettura, silenziosamente ci augurano buon viaggio e di vivere non solo questa vita, ma, come essa, tante altre.

Dio mio, quella di Salambò sicuramente se la merita egregiamente! Lasciata sola nell’immensità di un cosmo in cui non ho dovuto rimproverarmi nulla, nemmeno di aver rimandato la sua lettura a data da destinarsi, quanto, senza darmi alcun peso, senza farmi sentire in colpa, certa che la sua magia, così infusa di veleno e romanticismo, fu comunione della vita, un istintivo accordo sul come guardare al mondo e su dove andare. E ora quale migliore cosa che non vivere di lei? Ognuno a suo modo, vive certe esperienze come espressioni di vita, e così è accaduto con questo capolavoro.

Queste parole, seppur possano apparire belle, non bastano però per riassumere la bellezza che è celata in questo testo. I sentimenti contrastanti, che si sono dibattuti nella mia gabbia toracica, illudendosi di poter smarrirsi in un deserto di uomini e poi ritrovarsi in un luogo in cui il terrore, la paura e il sangue si insinuano nelle nostre coscienze, fra le soavi note di dolci arpe, affinché l’aria potesse placare col sangue e l’amore, se non ricambiato, alimenta l’odio in un'atmosfera spettrale di rosa e morte antiche e morali, cullati dal palpito di un mondo oscuro in cui è immersa ogni cosa, zuppo di malinconia e tragicità.

Questa magia, questa atmosfera con cui mi sono potuta adornare non è bastata tuttavia a inzuppare il mio spirito di percosse o battaglie che ha decimato la popolazione in piccole comunità, demeriti, sul conto della diversità fra razze. L’incomunicabilità fra spiriti in cui la vita era distrutta dalla realtà, la consapevolezza che Dio non esistesse e la vita rappresentata come un dramma senza scopo e l’unica ragione per vivere era quella di combattere per amore a cui bisogna resistere, idealizzata ma non corrisposta al reale.

Romanzo ambientato durante la rivolta dei mercenari del III secolo, conflitto armato combattuto sul territorio africano di Cartagine tra il 240 e il 238 AC, vide le truppe regolari della città e le milizie dell’esercito cartaginese a ribellarsi dopo la fine delle prime guerra punica. Narrato da Polibio con una straordinaria dovizia di dettagli a cui bisogna attenersi all’idea che la guerra, così irreversibile e inesorabile, senza alcuna possibilità di tregua, avrebbe colto ogni essenza: nazionalismo, razzismo, doppiezze politiche e battaglie brutali o di lealtà, valori intellettuali razionali o di ogni risorsa. Protagonista assoluto di una sequenza di cause ed effetti all’infinito e la concezione della storia come maestra per la temperanza, il comportamento altrui da cui bisognerebbe imparare, fare ammenda e comprendere.

Fra finzione e realtà, Salambò divenne quel racconto di viaggio che Flaubert celebrò attraverso la lettura di testi antichi, in perenne confronto fra materia e forma, non ponendosi alcuna distanza tra sé e lo spazio che si percorre quanto ciò che si vive e la visione netta e chiara che colga ogni segreto nella convinzione che non esista alcuna frontiera invalicabile fra spirito e materia, nemmeno fra soggetto e mondo circostante. L’esaltazione del paesaggio, Cartagine recisa da un brusco scontro bellico, coinvolge in una splendida esaltazione dei sensi e l’occasione di vivere un’esperienza eroica molto forte. Il viaggio diviene così illusione del mondo non imponendosi sul reale quanto fornendo mere illusioni di soddisfazioni menzognere. Resurrezione di un mondo perduto che tuttavia rimanda all’origine, all’innocenza o al sacro, e l’ebbrezza mistica dinanzi alla materia primordiale sempre modulata da una retorica del meraviglioso.

La ricchezza, lo sfarzo appaiono come pallide labbra diffuse su chiunque, nell’inaspettato apparire dall’aspetto inerme. Vedere un Dio che non si distingue dalla sua raffigurazione significa acquistare una parte della sua virtù e in un certo senso dominarlo.

Precursore del romanticismo, Flaubert esplica in questo testo il desiderio di amare, la morte, l’inconsistenza dei sogni e di quelli che si manifestano sempre e in modi improvvisi nei personaggi che portano ad inclinazioni della realtà e al vero, da quegli idiomi più sublimi a quelli più bestiali, grotteschi, degradanti. E il guardare le cose come oggetti mutevoli e sempre variabili che sveleranno il grottesco insito in ogni azione umana, misurando i limiti della conoscenza, sbeffeggiando la stupidità, penetrando nella zona d’ombra della realtà affinchè l’immagine data sia veritiera e più significativa della natura umana. E i miti umani che si riversano nella scrittura conducono allo scetticismo e a una profonda disillusione che potrà essere esorcizzata solo grazie a un riso grottesco e liberatorio.

Scenario solenne che appare nella sua severa opulenza ma dominata da un teatro di azioni in cui la gente è costretta a lasciare le loro terre, il loro luogo natio imponendosi sul popolo mediante pene o crocifissioni che sottolineano a sottomettere i suoi cittadini all’impossibile, all’impossibilità di possedere un armata colonica fenice come Cartagine, rifiutando un tipo di alleanza che avrebbe condotto a rispettare il più forte su chi la protegge. Vincendo sull’impossibile, concedendo un tipo di riflessione per gli uomini dinanzi ad un Destino furente come questo.

Valutazione d’inchiostro: 5

sabato, maggio 18, 2024

Storie su misura: La letteratura come terapia 2°

La meta di un viaggio che si fa per la prima volta è sempre una sorpresa e per me quella di questi libri lo è stata. Nel corso del tempo, leggendo tanti libri, ho consolidato un numero discreto di letture che nel loro insieme hanno creato una piccola cittadella, diretta verso un paradiso personale, la più ospitale e accogliente che potessi mai desiderare. E questo post, che sarà suddiviso in due parti, rappresenta quel tranquillo luogo di pace, di cura, di serenità che quando desidero tornarvi si preannunciano con una chiamata. Una telefonata che proviene esclusivamente dal mio cuore, e che nel momento in cui la colgo mi induce a passare qualche giorno di pace fra i miei libri del cuore. Quelli che rappresentano la mia isola felice, il mio porto sicuro, montando su tendoni di storie in cui amo viverci e naturalmente perdermi.

Primo fra questi romanzi, un romanzo che quando mi indicano dei fiori istintivamente associo questo testo. Forse perché la protagonista di questa storia, è una donna bella e avvenente che ama le camelie? Forse perchè il suo autore, incuriosito da un piccolo dramma che fu messo su dietro la genesi di questa storia, prende qualunque responsabilità, parlando di amore, sentimenti, e soprattutto del decadimento di queste figure femminili che vissute nel vizio non hanno mai ispirato alcun interesse. In un perenne squilibrio di dannazione eterna di cui solo Dio e la fede può aiutarci a contrastare e restituirci la convalescenza del nostro cuore.

Titolo: La signora delle camelie
Autore: Alexandre Dumas (figlio)
Prezzo: 10 €
Casa editrice: Bur Rizzoli
N° di pagine: 212
Trama: L'amore infelice e "scandaloso" tra la démi - mondaine Margherita Gautier e Armando Duval; un romanzo che se a suo tempo suscitò lo sdegno dei benpensanti per il tema trattato (e per il modo in cui era denunciata l'ipocrisia del ceto borghese), commosse migliaia e migliaia di lettori in tutto il mondo.

giovedì, maggio 16, 2024

Gocce d'inchiostro: Sonata d'inverno - Dorothy Edwards

Ho trascorso delle piacevoli ore in compagnia di un romanzo, l’unico scritto da questa autrice, e tornata da un luogo in cui amo vivere: il passato. Della mia vecchia vita è possibile scorgere episodi in cui il passato si lega al presente, e le storie che leggo infatti suggeriscono che invece di allontanarmi da questo passato di cui faccio cenno, ci sguazzo impunemente. Questo romanzo racconta di una generazione passata che coincide con frammenti biografici di una donna, che personalmente non conoscevo. Questa Sonata d’inverno, infatti, fu l’unico romanzo scritto in cui l’inverno del titolo è cristallizzato nell’immobilità, nell’inquietudine in cui si avverte un forte senso di attesa, ridestando forme di tragedia tipiche della produzione tolstojana e una specie di tragedia infinitesimale. Il tutto immerso in un’atmosfera quieta, profondamente intima e cupa in cui lo stato d’animo si accorda a quello musicale di ogni cosa. E, limitato e assoluto, piccolo capolavoro in cui l’amaro senso di disappartenenza e l’incapacità rovinosa di adattarsi nella vita è resa più acuta con l’incanto di scapestrati membri appartenenti al Bloomsbury group, non risvegliando forme assopite dal nulla quanto soggetto a immutamenti.


Titolo: Sonata d’inverno

Autore: Dorothy Edwards

Casa editrice: Fazi
Prezzo: 17 €
N° di pagine: 176
Trama: In un piccolo villaggio della campagna inglese che sa di Jane Austen quanto di Čechov, mentre l’inverno imbianca il paesaggio si dipanano le vicende sentimentali e sociali di una piccola comunità: due sorelle corteggiate a intermittenza, un cugino che non sa cosa fare di sé, una ragazzina ribelle che cerca di evadere da un contesto familiare soffocante, e il forestiero Arnold Nettle, giovane e cagionevole musicista trasferitosi in campagna per fuggire l’inverno cittadino. Le lunghe serate trascorrono tra goffe conversazioni ed esibizioni musicali che sono le sole ad animare la calma che avvolge il paese. Tutti, in cuor loro, aspirano a qualche indefinito mutamento, sperano in un attimo epifanico che possa imprimere alla vita un corso più deciso, ma la voce dei protagonisti rimane in gola, così come il rumore dei passi si perde nel silenzio ovattato dell’inverno.

La solitudine della condizione umana è la grande protagonista di questa storia, tratteggiata con pochi tocchi delicati, simili a quelli che animano le corde del violoncello suonato nelle buie sere invernali.

martedì, maggio 14, 2024

Un piccolo gesto di tenerezza: the Mother's day

La mamma: chi potrebbe vivere senza?!? Ho un leggero attaccamento a questa figura, che nel mio caso, ha dovuto vestire i panni di madre e padre.. Nutro un certo fascino, per questa straordinaria donna che, dal temperamento debole ma sensibile, ha sempre lasciato un segno indelebile del suo passaggio. Naturalmente sono di parte, questo è un discorso relativo alla mia mamma. Ma in questo giorno così importante, a modo mio, desidero celebrare, lei e le altre mamme esistenti in questa terra, con alcuni testi in cui l’amore filiale è uno degli espedienti principali. Opera lette nel corso della mia vita, e che, ognuno a modo loro e in maniera diversa, mi hanno intrappolata in realtà così straordinarie, quasi idilliache da cui è stato impossibile scorgere qualunque bruttura, quanto esseri completamente puri dotati nient’altro che di amore e bontà.

Primo romanzo di questa carrellata, un classicone che non ha assolutamente bisogno di presentazioni. Un testo che espugna l’amore filiale, l’amore di una famiglia che, dinanzi a qualunque avversità, è esacerbato da gesti in cui è possibile ritrovare il sorriso.

Titolo: Piccole donne Megh, Jo, Beth e Amy.

Autore: Louisa M. Alcott

Casa editrice: Oscar Vault

Prezzo: 15 €

N° di pagine: 948

Trama: E' la storia di una famiglia americana nel periodo della guerra di secessione, ma la guerra fa solo da cornice alla trama. La famiglia è composta dal padre, cappellano; dalla madre, impegnata nella Società per l'assistenza ai soldati; Meg, la figlia maggiore, istitutrice; Jo, irrequieta e anticonformista, che fa la dama di compagnia ad una vecchia zia; Beth, che suona il pianoforte e Amy che ama il disegno e la pittura.

domenica, maggio 12, 2024

Gocce d'inchiostro: La chiave della gioia - Liam Callanan

Questo non è certamente il mio stile, quello cioè di non << parlare >> di un romanzo, dopo averlo letto. Non è la mia posizione forse di altri lettori, poiché dopo che leggo devo assolutamente esprimere me stessa. In passato, ad esempio, quando mi dilettavo solo ogni tanto nella scrittura, non davo così tanto peso alla cosa. Né, confesso, leggevo i testi che leggo adesso. Più scorrevoli, sentimentali e zuccherosi, che mi irritavano nel constatare come il bello di turno scegliesse la meno intelligente irritandomi maggiormente anziché pormi innumerevoli riflessioni. Ma capita, durante il percorso della nostra vita, di imbatterci in storie la cui parvenza è molto simile a quella di cui vi facevo cenno, e che negli anni della mia formazione spirituale e razionale ha passato innumerevoli ore, col naso infilato, fra le pagine di libri di svariato genere. Un pò e un pò ho spaziato su svariati fronti, e alla fine compreso quale fosse quello adatto al mio spirito. Questa lettura tuttavia si stanziò come un faro luminoso in una notte buia e stellata, sentimentalmente parlando, con parole che spero arrivino dritto dritto nel cuore di chi mi legge. E ugualmente luminosa è stata la sua storia, la cui aura quasi trascendentale mi ha investito, mi ha reso vittima di una vera e propria remissione di peccati, che non mi appartengono ma mi sono appartenuti. A cui inevitabilmente si aspira alla redenzione, alla remissione di ogni peccato.


Titolo: La chiave della gioia

Autore: Liam Callanan

Casa editrice: Nord

Prezzo: 19, 80
N° di pagine: 352
Trama: Guardando il sole svanire tra i palazzi di Trastevere, Claire si rigira tra le mani una vecchia chiave e si chiede quale sarà il proprio destino. Dopo vent’anni passati a crescere una figlia da sola e a lavorare senza sosta, ora ha il tempo di fermarsi e di dedicarsi a se stessa. E ciò la terrorizza.Al suo arrivo in Italia quattro mesi prima, era sicura che vendere il convento in dismissione sarebbe stato il suo ultimo incarico come agente immobiliare. Una volta tornata negli Stati Uniti, avrebbe finalmente cambiato vita, realizzando il desiderio cui aveva dovuto rinunciare tanti anni addietro: prendere i voti. Poi, però, le cose si sono complicate. Non solo perché le suore del convento, determinate a salvare la loro casa, le hanno proposto di unirsi a loro, raggiungendo così il numero minimo per garantire la sopravvivenza dell’ordine, ma anche perché, più si avvicina il momento della scelta, più Claire si ritrova a pensare a Marcus, il suo amico più caro, l’uomo che le è sempre stato accanto, nella buona e nella cattiva sorte… Dilaniata dal dubbio, Claire si rende conto che l’unico modo per illuminare il suo futuro è fare chiarezza sul passato, a partire proprio da quella chiave trovata nella cella della badessa, di cui nessuno sembra sapere nulla. Forse, svelando quel mistero, Claire riuscirà anche ad aprire le porte del suo cuore e a ritrovare la felicità.

venerdì, maggio 10, 2024

Danzando su carta 30 °

La lettura non è una costanza, è una fonte inestimabile della mia esistenza. La lettura è il bagaglio di conoscenze che possiedo, e che, spero, in futuro, possano essere sempre più vaste. La lettura, il mio amore per la pagina scritta, le pile voluminose, le librerie sono quei santuari magici in cui amo rifugiarmi, in cui amo muovermi liberamente, senza il quale non potrei vivere, respirare letteralmente. E dando così tanta importanza alla lettura è naturale che leggo molto. I miei wraup up, le mie tbr sono sempre numerosi, le pile di libri che si vedono in questi salotti letterari non credo si vedano spesso in altri XD

Ma quest’oggi, come del resto tante altre volte, è << capitato >> di aver raggruppato l’ennesima pila di romanzi, sedersi alla scrivania e redigere l’ennesimo post. Il trentaesimo, per l’esattezza, in cui rivelo le mie ultime tentazioni letterarie, quei desideri personali in cui la scrittura diviene unico ponte di collegamento, unico espediente per dare voce a ciò che ancora non ha voce e che io, in questo quinto mese dell’anno, mi impegnerò ad ascoltare. Ancora una volta.

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Titolo: Lasciami andare
Autore: Philip Roth
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 17 €
N° di pagine: 777
Trama: "In quel periodo ero sottotenente d'artiglieria, di stanza in un angolo desertico e sperduto dell'Oklahoma, e il mio unico legame col mondo dei sentimenti non era il mondo stesso, ma Henry James, che da qualche tempo avevo cominciato a leggere". Congedato poco tempo prima dall'esercito, ancora scosso dalla recente morte della madre, libero dai vecchi legami e ansioso di crearsene nuovi, Gabe Wallach entra nell'orbita di Paul Herz, un compagno di studi, e di Libby, la malinconica moglie di Paul. Il desiderio di Gabe di mettere in relazione l'ordinato "mondo dei sentimenti" che ha conosciuto nei libri con il mondo reale si scontra prima con gli sforzi degli Herz di fare i conti con le difficoltà della vita adulta e poi con le sue stesse relazioni sentimentali. La volontà di Gabe di essere una persona seria, responsabile e generosa col prossimo viene messa alla prova dal rapporto con Martha Reganhart, una donna divorziata, madre di due bambini, vivace, senza peli sulla lingua. La complessa relazione di Gabe e Martha, e la spinta di Gabe a risolvere i problemi degli altri sono al centro di questo primo, ambizioso romanzo, di Philip Roth: ambientato negli anni Cinquanta, tra Chicago, New York e Iowa City, è il ritratto di un'America definita da vincoli sociali ed etici profondamente diversi da quelli di oggi.

mercoledì, maggio 08, 2024

Gocce d'inchiostro: Le avventure di Augie March - Saul Bellow

Non bisogna credere che ogni cosa sia impossibile, quanto tentare di conciliare l’impossibile col possibile. Scoprire come l’uomo può sopravvivere è da sempre una delle principali << preoccupazioni >> della letteratura. Tanti autori, nel percorso della mia vita, hanno parlato di vita nei loro testi. Chi decidendo di proseguire lungo una strada da cui non se ne uscirà tanto facilmente, e chi farà rotta in zone assopite dell’anima in cui si tenta di creare un mondo in cui è possibile vivere e che spesso non si riesce ad adoperare né a vedere. Le avventure di Augie March, grande classico della letteratura moderna, esplica questo concetto in cui la creazione spesso coincide non con la realtà quanto col mondo ideale che desideriamo. Situato in zone nascoste del nostro animo, felice condizione sicuramente peggiore di quella inventata.

Augie March, per certi aspetti alter ego dell’autore, rifiuta la complessità celando molte cose manifeste, nel segreto del suo cuore. Eppure pur quanto si tenti di farlo non si scorge tuttavia la realtà così com’è poiché non è possibile amarla, quanto tenendo conto del presente: il mondo fa schifo, gli uomini altrettanto e inevitabilmente si aspira ad un tipo di libertà illusoria che inventa l’immaginazione, il desiderio di essere affini a se stessi, pretendendo una costante ricerca di quei grandi perché della realtà, sui misteri della vita e le ragioni del proprio essere, privo di sentimenti ed emozioni.

Titolo: Le avventure di Augie March
Autore: Saul Bellow

Casa editrice: Mondadori

Prezzo: 15€

N° di pagine: 704

Trama: Pubblicato nel 1953, "Le avventure di Augie March" rappresenta una delle vette della produzione romanzesca di Bellow, la sua prima opera importante: un romanzo di formazione dalla forte componente autobiografica, popolato da una miriade di personaggi pittoreschi colti nel loro incessante movimento, in cui rivivono echi della tipica narrazione americana, soprattutto il tema twainiano della fuga, delle peripezie e dell'iniziazione dell'eterno adolescente. Ambientato in una brulicante, indimenticabile Chicago degli anni venti, il racconto segue le avventure del giovane Augie, che costretto ai margini della società si ingegna a sopravvivere passando da un mestiere all'altro. Con la partenza per il Messico, spinto da un'amante che lo convince ad accompagnarla ad addestrare aquile, inizia la sua picaresca avventura nel mondo; un viaggio rivelatore, fatto di mille incontri inaspettati, in cui anche le vicende belliche diventano occasione per scoprire le verità più riposte dell'esistenza umana.

lunedì, maggio 06, 2024

Slanci del cuore: Romanzi ambientati nei paesi o nei borghi

Sapevo che quando sarebbe giunto questo momento non sarebbe stato semplice parlarne.. Quest’oggi funge da occasione per proporvi, nuovamente, romanzi che esplicano il mio amore per i classici e, nell’insieme, tutti accumunati da un unico elemento: l’ambientazione. Non troppo tempo fa vi ho presentato una bella piletta di romanzi ambientati nelle campagne, quest’oggi vi propongo qualcosa di simile, ma con niente di così eclatante che già non sapete. Eppure ho deciso di farlo senza tuttavia riferirmi al fatto, che considero questi testi come romanzi della vita, anche se forse per qualcuno lo sono. Eppure, in questi testi, le cui vicende si svolgono principalmente fra brughiere verdeggianti e incolte, c’è qualcosa di me. Ogni romanzo rivela qualcosa di mio, e nel riconoscere questi pezzi d’identità non mi sento intrappolata quanto viva. Viva, grata di farne parte, per le vite innumerevoli vissute, ciò che mi sono lasciata alle spalle e, alla fine, che ne è rimasto.

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Drammatico, moralista, richiamo costante alle paure, al senso di conforto e solidarietà che è insito in ognuno di noi, alla cooperazione affinchè sia possibile raggiungere ogni cosa, il titolo originale prevedeva il riferimento a fatti di cronaca realmente accaduti, dicotomia fra vecchio e nuovo, forte e debole, che si conserva nel tempo come modo, metodo per raggiungere la nostra anima.

Titolo: Uomini e topi

Autore: John Steinbeck

Casa editrice: Bompiani

Prezzo: 12 €

N° di pagine: 139

Trama: George Milton si occupa da sempre con ferma dolcezza di Lennie Small, un gigante con il cuore e la mente di un bambino. Il loro progetto, mentre vagano di ranch in ranch, è trovare un posto tutto per loro a Hill Country, odve la terra costa poco: un posto piccolo, giusto qualche acro da coltivare, e poi qualche pollo, maiali, conigli. Ma le loro speranze, come “ i migliori progetti predisposti da uomini e topi” ( è un verso di Burns), sono destinate a sbriciolarsi.

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