sabato, maggio 31, 2025

Gocce d'inchiostro: La figlia di Debussy - Damien Luce

I giorni passano senza che io nemmeno me ne accorga. Oltre la monotonia, la quotidianità in cui sono completamente immersa, mi congratulo con me stessa per l’ostinazione cui perseguito i miei obiettivi. Leggere un discreto numero di letture, e, ogni tanto, accogliere nel mio salotto virtuale autori emergenti che timidamente bussano alla mia porta con nient’altro che l’umile richiesta di regalargli qualche ora del nostro tempo. Fu così che sul finire del mese di marzo, approdò fra gli scaffali della mia libreria un romanzo dalla copertina color affascinante il cui primo impulso fu di divorarne le pagine e custodirne gelosamente il suo contenuto. Praticamente come accade quasi sempre, quando leggo. Abbraccio storie, autori sconosciuti e non, e non rinuncio al proposito di separarmene se non nel momento in cui avrei combattuto la curiosità, le ingiustizie del mondo assurdo in cui ogni tanto mi sembra di vivere. Scrivere una recensione è quasi sempre un impresa per nulla semplice. Crea confusione, combattimento, con la testa zeppa di parole che non vogliono sapere di essere riempite, in balia di sensazioni a cui non sempre riesco a dar voce. Questo è quello che è accaduto con questo testo. Un volume dalla mole alquanto ridotta, che ho letto in pochissimo tempo, e fra le cui pagine si nasconde il nome di un autore che, nel tempo, pronunciando quelle giuste parole, ha infuso vita persino alle cose inanimate. Narrandoci la storia di uno dei più celebri compositori francesi fosse sua. Imprecisa, imperfetta, ignota destinata a divenire massima di vita, istinto e carne.


Titolo: La figlia di Debussy

Autore:  Damien Luce

Casa editrice: Elliot

Prezzo: 17, 50 €

N° di pagine: 141

Trama: "Ogni settimana suonerò un pezzo di Claude Debussy. Sarà il mio modo di decorare la sua memoria, di riviverlo. Ripercorrerò la sua vita passo dopo passo, nota dopo nota". È la primavera del 1918, Claude Debussy muore a Parigi. Claude-Emma, l'unica e amatissima figlia del compositore (cui dedicò i sei brani del Children's Corner), decide di ripercorrere la sua storia attraverso la musica. Ha solo tredici anni. Morirà l'anno dopo di difterite. Damien Luce ricostruisce un diario immaginario di "Chouchou" - come era chiamata affettuosamente dal padre - attraverso cui rivivono le musiche, la vita, le storie personali e quelle di famiglia del musicista, il suo rapporto speciale con la figlia, il clima di paura e disperazione nella capitale francese ai tempi della guerra. Chouchou ricorda di quando era più piccola, quando passava il tempo sotto il pianoforte ad ascoltare il padre, in quella che era la sua "capanna" personale. Nel filo dei pensieri, filtrati da uno sguardo di tenerezza, le ombre della disgregazione si trasformano in luci di gioia in questo poetico e delicato omaggio all'amore celato dietro l'arte musicale del grande compositore.

giovedì, maggio 29, 2025

Romanzi su misura: Maggio

Quale altro modo per definire una passione, un’azione effettuata e ripetuta all’infinito, può ancora essere in grado di destare scalpore? Forse si, dato il numero esorbitante di letture effettuate, in una manciata di giorni, il mio desiderio di rigenerarmi, produrre alcuni modelli, la cui ispirazione è tratta dalla mia vita quotidiana? Quella della lettura, all’inizio un semplice passatempo, nel tempo è divenuta parte integrante del mio spirito, assurdo tentativo di porre fine a ogni imprevedibilità del Caso, del Fato, e, in particolare, sistemare ciò che richiede ordine o misura. Quella linfa vitale capace solo di definirsi mediante il respiro di altri autori, mediante cui posso coltivare quell’illusione di distendere, il filo rosso dell’eternità, come mi pare e piace. Perché di libri non se ne avrà mai abbastanza, la mia sete di conoscenza insaziabile. il mio bagaglio culturale sempre più ampio ad ospitare qualunque concetto, qualunque elemento possa ristorarmi.

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Romanzi su misura in carta e inchiostro:

Avvolgente, romantico, surreale il romanzo saprà come incantare sin dal primo sguardo. Marchiare come un segno indelebile il cui ricordo, rimarrà per sempre immerso nella mia mente.

Valutazione d'inchiostro: 4

martedì, maggio 27, 2025

Gocce d'inchiostro: Dance dance dance - Haruki Murakami

Ci sono autori che mi hanno sempre dato un po' alla testa. Predisponendomi a pensieri fantasiosi, scaldando il mio cuore con forza e intensità, vivendo con coraggio, orgoglio, amore, pianti e sorrisi storie che sono beneficio per la mia anima sognatrice dinanzi al fragore del mondo. Rughe di un volto maturo che sgorgano dalla punta acuminata di una penna come se fossero intrappolate nella soffitta dell'anima, riempiendo quel contenitore imperfetto che è la scrittura di pensieri e ricordi altrettanto imperfetti.

Haruki Murakami è uno di questi. E, Dance dance dance, in una libreria zeppa di romanzi di ogni tipo, non può di certo passare inosservato. Una proiezione astrale di un giovane uomo; uno spaccato di vita coinvolgente ed emozionante che combina il piacere di sfruttare la condizione umana. Questo è quello che ci racconta quest'ennesimo ritratto di vita di uno dei più grandi autori del XXI secolo. Coinvolgente, surreale, introspettivo il cui richiamo è stato inconsueto e particolare.


Titolo: Dance dance dance

Autore: Murakami Haruki

Prezzo:  15, 00 €

Casa editrice: Einaudi

Trama: Il protagonista, un giornalista freelance costretto dalle circostanze a improvvisarsi detective, si muove tra cadaveri veri e presunti attraverso una Tokyo iperrealistica e notturna, una Sapporo resa ovattata da una nevicata perenne e tranquillità illusoria dell'antica cittadina di Hakone. Una giovane ragazza dotata di poteri paranormali lo accompagna nella sua ricerca. Ma troviamo anche una receptionist troppo nervosa, un attore dal fascino irresistibile, un poeta con un braccio solo; e un salotto, a Honolulu, dove sei scheletri guardano la televisione.

Esiste un collegamento fra tutte queste cose, un senso anche per chi ha perso l'orientamento. L'unico modo per trovarlo è non avere troppa paura, e un passo dopo l'altro continuare a danzare.

domenica, maggio 25, 2025

Instillati di letteratura: romanzi fantasy per giovani adulti 2°

Non occorre sapere che ogni particolare tipo di storia sia derivazione di tante altre. Abbia un particolare costrutto, un suo significato, e pur quanto delle volte possa sembrare vano, quasi ridicolo, è una pietra, una piccola scultura, ogni pinnacolo in un tassello dell’immenso mosaico della vita che doveva o dovrebbe raffigurare tanti modi, compreso quello che si conosce. Non occorre aver letto un numero esorbitante di letture per instillare, nel cuore di chi ancora non legge, il seme della curiosità. L’amore per i libri e la parola scritta è derivazione di un percorso, un processo formativo che prevede quel momento di coesione o comunione con l’anima di chi legge e di chi scrive. C’è chi, questo momento sacro, lo abbia scovato in età adulta, chi, come me, è divenuto lettore per eccellenza, solo nel periodo più turbolento dell’umanità: l’adolescenza. Quella fascia d’età in cui ogni cosa sembrava molto più malinconica, molto più tragica di quel che sembrava e di letture appassionanti e meravigliose me ne cibavo esclusivamente solo quelle dedicate al mio gusto. Suddiviso in due parti, questo post è una bella dichiarazione d’amore al passato, a una me giovane e ingenua che, fra i banchi di scuola, si struggeva nel desiderare di essere una protagonista di storie in cui l’amore idilliaco coincideva con quello dei sogni repressi.

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Titolo: Stardust

Autore: Neil Gaiman

Casa editrice: Mondadori

Prezzo: 10 €

N° di pagine: 245

Trama: In una fredda sera di ottobre una stella cadente attraversa il cielo e il giovane Tristan, per conquistare la bellissima Victoria, promette di andarla a prendere. Dovrà così oltrepassare il varco proibito nel muro di pietra a est del villaggio e avventurarsi nel bosco dove ogni nove anni si raccoglie un incredibile mercato di oggetti magici. E' solo in quell'occasione che agli umani è concesso inoltrarsi nel mondo di Faerie. Tristan non sa di essere stato concepito proprio lì da una bellissima fata dagli occhi viola e da un giovane umano e non sa neppure che i malvagi figli del Signore degli Alti Dirupi sono anche loro a caccia della stella...

venerdì, maggio 23, 2025

Gocce d'inchiostro: Da domani mi alzo presto - Simona Toma

Forse perché giovane e affascinante, forse perché sentii crescere il bisogno di trovare la storia giusta che facesse al caso mio, il tardo pomeriggio di qualche giorno fa mi vide recarmi in un bel posto in cui ho volontariamente fatto perdere le mie tracce, prima di vagare per casa come un'anima in pena, dopo aver letto un numero spropositato di racconti. Ad accrescere questo mio desiderio fu anche una strana fame letteraria accumulata nelle settimane primaverili. Da quando il mio tempo libero a disposizione scarseggia, la mia vita si è come paralizzata, e un forte impulso come questo mi rese intrepida, affamata, quasi smaniosa. L'ombra di una nuova storia mi fu di sollievo, l'intrico armonioso e non sempre semplice della trama mi parve incantevole. Superati gli scaffali della mia strapiena libreria - dove sfoglio pagine ricche di nomi, mistero e amori inconfessabili - ho così aperto una porta su un mondo che, in poche righe di brutale neutralità, ha riassunto tante vite. La mia e quella di Michela. Seduta alla scrivania in attesa di trovare l'ispirazione, ricordo il mio entusiasmo, qualche giorno fa, di quando avevo aperto una finestra che aveva fatto luce su un mondo che mi aveva procurato una fame intensa: quella delle parole, dei libri. Repentinamente, un brusco salto nel vuoto mi ha fatto tornare alla realtà e fatto prendere consapevolezza che Da domani mi alzo presto non è esattamente il romanzo che mi aspettavo, e che la sua lettura non mi ha donato ciò che cercavo. Eppure, con un debole fruscio, confidando che le sue pagine bianche mi avrebbero catapultato in una straordinaria avventura amorosa. In un guazzabuglio di immagini ed emozioni ancora così vivide, che si sono staccate dallo sfondo come miraggi su carta, possedendo quell' armoniosa bellezza con il quale il lettore purifica con delicatezza la sua mente.

Titolo: Da domani mi alzo presto

Autore: Simona Toma

Casa editrice: Sperling & Kupfer

Prezzo: 17, 90 €

N° di pagine: 239

Trama: Michela ha fatto il grande salto. Dalla sua Piccola Città del Sud è arrivata a Milano piena di entusiasmo e aspettative. L'ha amata da subito e, quando ha trovato impiego in una famosa agenzia pubblicitaria e anche un fidanzato, ha pensato che tutto quello che voleva era esattamente lì e in quel momento. Peccato che ora, dopo nove anni di vita nella metropoli, le tocchi fare ritorno al paesello, senza lavoro e senza fidanzato. A trentasei anni, quasi trentasette, è comprensibile che non l'abbia presa bene. E che si trascini dal letto al divano di casa dei suoi, fumando una sigaretta dietro l'altra e nutrendosi solo di Lexotan, non fa pensare che possa riprendersi in fretta dalla batosta. Per fortuna però ci sono l'inarrestabile cugina Giulia - l'unica in famiglia con uno stipendio fisso, quello che le passa l'ex marito - e una bimbetta di dieci anni sbucata un giorno sul pianerottolo. Sguardo vispo e parlantina sciolta, ma un fardello troppo grande per la sua età, Aurora vive sola con il papà, un bell'uomo schivo e dai modi un po' formali. Sarà lei a riscuotere Michela dal suo torpore e, con la saggezza dei dieci anni, a farle capire che la vita ti regala di continuo nuove occasioni. Basta saperle cogliere.

mercoledì, maggio 21, 2025

La locanda delle famiglie: viaggi nel tempo e nello spazio 2°

Da quant’è leggo, ho incrociato storie di ogni tipo. Di ogni forma o sostanza, sempre storie di trattino, e, come diceva il buon Tolstoj, di famiglie, che << è infelice a modo suo >>. Da qualunque prospettiva la si osservi, spicca quasi sempre un elemneto, un refuso a fine paragrafo, che li definiscono simili o uguali a tante altre. Le tracce di tali elementi facilmente poi riscontrabili dovunque, nell’invisibile carica di dolore che si è accumulata come una piccola e grigiastra nuvola sopra le loro coscienze, riempiendo l’aria, appesantendo ogni silenzio e rendendo insonni le loro notti. Anch’io non ho potuto ignorarne la loro << chiamata >>, i suoni concitati di frasi, parole che si afrastelòlano nella risacca disomogenea del tempo, voci o suoni che si unifiscino in un’unica macchia, e la lro anima che necessitava di essere interrogata come si fa con i petali di una margherita: << Moriranno? Non moriranno? >> Ad un certo punto, pur quanto il piacere del leggere prevalga su tutto, su ogni cosa, non si può continuare ad ignorare tutto questo senza pensare quale fosse la ragione, la causa di tali malesseri. E, nei romanzi che vi presento quest’oggi, tale ragione spicca nel bel mezzo di questa massa grigiastra, come un pallido sole. Alla fine, cambiano i nomi, i luoghi, le provenienze, ma siamo tutti figli di un unico Dio, e a differenziarci non è assolutamente niente. Delle volte così ciechi a comprenderlo, a modellare persino quella natura voluttuosa che li indusse a perdere la loro semplice innocenza.

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Eliza risponde d'impulso a un annuncio misterioso che la conduce nel Norfolk, a Gaudlin Hall, dove diventa l'istitutrice di Isabella ed Eustace, due bambini deliziosi ma elusivi, possessori di una ricca ma misteriosa famiglia.


Titolo: La casa dei fantasmi

Autore: John Boyne

Prezzo: 15, 30 €

Casa editrice: Rizzoli

Trama: "Se mio padre è morto la colpa è di Charles Dickens." La vita cambia all'improvviso nell'arco di una settimana per Eliza Caine, giovane donna beneducata ma di carattere, amante dei buoni libri e di famiglia modesta ma rispettabile. Un'infreddatura le porta via il padre che, a dispetto di una brutta tosse, ha voluto ad ogni costo assistere a una lettura pubblica del grande scrittore inglese in una sera di pioggia londinese. Disperata per la morte del genitore, Eliza risponde d'impulso a un annuncio misterioso che la conduce nel Norfolk, a Gaudlin Hall, dove diventa l'istitutrice di Isabella ed Eustace, due bambini deliziosi ma elusivi. Nella grande casa sembra che non ci siano adulti, i genitori dei piccoli Westerley sono di fatto assenti in seguito al terribile epilogo di una storia di abusi, ossessioni e gelosie. Ma contrariamente a quel che sembra, nei grandi ambienti della villa non è il silenzio a regnare: in quelle stanze vuote spadroneggia un'entità feroce e spietata, decisa a imporsi sulla donna per impedirle di occuparsi dei bambini.

lunedì, maggio 19, 2025

Gocce d'inchiostro: Il calore del sangue - Irène Némirovsky

Scorsero rapidamente le pagine di questo piccolo ma bellissimo romanzo, alla luce fioca di un abajour, in un primo momento in cui sembrava non essercene bisogno. Bisogno? Assolutamente si. Fino ad ora sono rimasta sorpresa, colpita, attanagliata dalla potenza di certe emozioni, certe sensazioni difficili da gestire e non prive di conseguenze: innumerevoli sono stati i prezzi da pagare. Ma adesso non è il momento di parlare di questo. Ora è il momento di parlare dell’ennesima straordinaria, emozionante lettura di questo appena iniziato 2020. Leggere, fermarmi anche solo per riflettere, se non per riporre i miei pensieri al riguardo, è stato davvero impossibile. Ma le parole si combinano in forme che acquistano poi un certo significato. Quale? Sono stata meno di ventiquattro ore con la Nèmirovsky, ma molto più vicina di quel che credevo. Della sua tragica e drammatica esperienza, a parte lei stessa, ha avuto un mucchio di tempo per studiare ciò che la circondava. Poiché nel lungo e pallido cammino intrapreso non c’è nulla da criticare che una scrittura intensa e incisiva non potesse non nascondere e che, non ho potuto non ricordare e rievocare con la precisione di un pittore, con l’eccitata e meticolosa esperienza di un amante di figure geometriche, poiché in compagnia di una donna che ha stimolato in me la sua presenza e che io non ho potuto non assorbire.
Nulla di quell’ampia e spessa patina di sentimenti, contraddizioni sulla quale, pagina dopo pagina, si imprimerà il sigillo della sua dirompente forza evolutiva, nulla della sua singolare configurazione come donna, moglie, madre, scrittrice che il mio cuore custodisce da tempo. Ricorda. Pondera.

Titolo: Il calore del sangue
Autore: Irène Nèmirovsky
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 11 €
N° di pagine: 155
Trama: "Ci sono romanzi brevi più densi di emozioni e di vicende di certi romanzoni da ottocento pagine e passa. Ed è esattamente il caso di “Il calore del sangue”. Questa volta Irène Nèmirovsky punta il suo obiettivo non già sul milieu dell’alta borghesia ebraica in cui è cresciuta, né su quello dei ghetti dell’Europa orientale, bensì sul piccolo, angusto, gretto mondo della provincia francese. Il quadro è, in apparenza, di quieta, finanche un po’ scialba agiatezza campagnola: la figlia di due ricchi proprietari terrieri che sta per sposare l’erede di un’altra famiglia in tutto e per tutto simile, un bravo ragazzo, come si dice, innamorato e devoto. Eppure bastano poche note stridenti ( che l’autrice è abilissima a insinuare fin dalle prime pagine ) per farci intuire che dietro la compatta, liscia superficie di perfetta felicità agreste – in cui sembra che ogni sentimento si sia come pietrificato – si spalancano voragini inospettate: nessuno, insomma, è al riparo dalla passione, dalla violenza, persino dal delitto, quando è spinto e travolto dal “calore del sangue”.

sabato, maggio 17, 2025

Nel giardino della letteratura: la primavera nei libri 5°

Ho sempre sposato l’idea che i libri non siano solo dei mezzi per nutrire la nostra anima, ma fungono anche da espediente per abbellirla. Se ci pensate, in letteratura, vi sono tantissime storie che esplicano il tema della fioritura non solo come predisposizione naturale, alle cose, alla vita stessa, quanto ad una forma di rinascita in cui sono gli spiriti affini a prevalere. Quest’oggi, dunque, così com’è accaduto tanto tempo fa, due anni fa, ma anche l’anno scorso, la letteratura che sposa la stagione primaverile con i suoi splendidi fiori, sbocchi sull’anima, la nascita di un nuovo inizio che potrebbe essere anche la sua fine, chi può dirlo? - fungono da ennesima opportunità per parlare di libri.. Ancora! E riassumerli in questo breve post non mi sembra il caso: inappropriato e dispendioso di tempo, ma abbastanza rilevante per conferire un'idea - l’ennesima - di libri e fioritura. Rinascita e bellezza, che solo la parola scritta sa donarci.

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Questo romanzo, il cui ricordo è quasi del tutto svanito, la cui protagonista, Nora riapre i suoi enormi occhi verdi, torna alla vita. Il fulmine che l’ha colpita le ha lasciato il segno di un fiore rosso sulla pelle bianca e la capacità di vedere quello che gli altri non vedono.


Titolo: Fiore di fulmine

Autore: Vanessa Roggeri

Casa editrice: Garzanti

Prezzo: 16, 40€

N° di pagine: 279

Trama: È quasi sera quando all'improvviso il cielo si fa livido, mentre enormi nuvole nere galoppano a oscurare gli ultimi raggi di sole. Da sempre, la prima cosa da fare è rintanarsi in casa, coprire gli specchi e pregare che il temporale svanisca presto. Eppure la piccola Nora, undici anni e il coraggio più scellerato che la gente di Monte Narba abbia mai conosciuto, non ha nessuna intenzione di mettersi al riparo. Nora vuole sfidare il vento che soffia sempre più forte e correre sulla cima della collina. È appena arrivata sotto una grande quercia quando un fulmine la colpisce sbalzandola lontano, esanime. Per tutto il piccolo villaggio sardo dove è cresciuta, la bambina è morta. Ma non è quello il suo destino. Nora riapre i suoi enormi occhi verdi, torna alla vita. Il fulmine le ha lasciato il segno di un fiore rosso sulla pelle bianca e la capacità di vedere quello che gli altri non vedono. Nella sua famiglia nessuno la riconosce più. Non sua madre, con cui amava ricamare la sera alla luce fioca di una candela, né i suoi fratelli, adorati compagni di scorribande nei boschi. C'è un nome per quelle come lei, "bidemortos", coloro che vedono i morti, e tutti ne hanno paura. Nel piccolo paese non c'è più posto per lei. La sua nuova casa è Cagliari, in un istituto per orfanelle, dove Nora chiude la sua anima in un guscio di dolore, mentre aspetta invano che qualcuno venga a prenderla.

giovedì, maggio 15, 2025

Gocce d'inchiostro: Vendetta d'inchiostro - Cornelia Funke

Le pagine frusciavano cariche di promesse. Suoni, rumori, voci, sussurri sembravano non essere sbiaditi dalla prima volta. Come un ricordo lontano, l'ho custodito gelosamente nel palmo della mia mano. Ed io non ho potuto fare altro che proteggerlo. Una ragazzina come tante altre amava i libri, proprio come me. Questa storia mi appassionò a tal punto che avevo paura di giungere all'epilogo, poiché non mi sentivo ancora pronta a volgere le spalle a questo meraviglioso mondo. La Funke aveva scritto la storia perfetta per me, per il mio essere, e sembrava quasi un dovere continuare a leggerla all'infinito.

Quel genere di lettura in cui vi ho infilato il naso impunemente, in cui sono stata catapultata in una realtà che in pochissimo tempo è diventata mia, rifugiandomi e cercando aiuto o conforto vivendo una realtà un po' parallela alla mia, in cui i libri sono cibo per l'anima. Un luogo sicuro in cui depositarsi che, scritto in un tempo con tanto amore e passione, chiunque desidera avere. Rinfocolando il respiro, attingendo a memorie che non sentono la voce acuta di un lettore da qualche anno, o da alcuni decenni, come maggior diletto.

Titolo: Vendetta d’inchiostro

Autore: Cornelia Funke

Casa editrice: Mondadori

Prezzo: 18 €

N° di pagine: 336

Trama: Nessuno può liberare coloro che sono disegnati. Il mio grigio li soffocherà. Dapprima cancellerà i ricordi e infine tutto ciò che sono. 

martedì, maggio 13, 2025

Nella baia delle parole: Un colore, un libro

La bellezza di una storia, a volte, non la si nota solo dalla calorosa gentilezza che ci riserva il suo autore, la voluttuosa naturalezza dei suoi figli di carta e inchiostro, il sentimento che sprigionano le sue pagine e che, come un male incurabile, si sprigionano nel nostro organismo e la sua generale consapevolezza, dovuta forse da tutto questo come una pillola che si assume e a cui si presta fiducia purché essa faccia effetto, dovuta forse dal fatto che noi lettori, noi amanti della carta siamo affetti da una malattia che è tuttavia incurabile. E tale malattia è esistente solo nella nostra testa! Il nostro corpo, il nostro cuore pompa sangue, e ciò di cui spesso ci lamentiamo - non solo dolori reumatici o indetti dalla vecchiaia, dal tempo che passa, sono solo lo scroscio liberatorio di una storia. Quella brezza che sarebbe sopraggiunta quando meno ce lo aspettiamo.

Cosa c'entra dunque la malattia, con l’idea di attribuire ad un romanzo un colore? Semplice.. questa sferzata di colori provenienti da un arcobaleno inesauribile di tonalità provenienti dall’etere, sembrano farne parte perchè è da tale gioco che questa cura di cui vi facevo cenno può compiersi. Senza questo arcobaleno romanzi che ho letto e di cui spesso mi piace dilettarmi erano come sotto una grande campana di vetro in cui le vite che crescono non hanno più nulla a che fare con la natura contro, con gli incauti sussulti di un cuore giovane. Ed ecco come l'azzurro rappresenta il cielo, su carta, la storia d’amore di due fratelli; l’arancione, il terzo volume della saga fantasy per ragazzi che ho amato a dismisura.. e così via. E, nell'insieme, convergenti lungo quella strada, quella harem di lettere, suoni o parole che sono intrinseche all’anima. La mia.

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Acquamarina: Un testo il cui ricordo è un pò svanito, e che confido di poter rievocare presto…


Titolo: Il meraviglioso viaggio di Nils Holgersson

Autore: Selma Lagerlof

Casa editrice: RBA
Prezzo: 11, 90

N° di pagine: 520
Trama: Nils Holgersson è un ragazzino ribelle e dispettoso, sempre pronto a tormentare gli animali della fattoria dove vive con i genitori. Ma il giorno in cui si azzarda a giocare un brutto scherzo a un folletto, si ritrova di colpo piccolo come un topolino. Solo e spaventato, Nils sale sul dorso di Mårten, un papero domestico che sfidando la sua natura si unisce a uno stormo di oche selvatiche nel loro lungo volo migratorio fino in Lapponia. Comincia così il meraviglioso viaggio di Nils attraverso tutta la Svezia, sulle ali del suo papero in cerca di libertà, sotto la guida di Akka, la saggia oca capostormo, e sempre in fuga da Smirre, l'astuta volpe cacciatrice. Ogni tappa è un universo di avventure, incontri e scoperte sulla natura, gli animali, la geografia del paesaggio e la storia dell'uomo, che nel bene e nel male continua a modificarlo, intrecciate a leggende, richiami a un passato mitico e fiabe senza tempo. Tra le magie della natura e della fantasia, Nils imparerà cosa sono l'amicizia, il rispetto per gli altri e per l'ambiente, il coraggio e la solidarietà. Pubblicato nel 1906 dalla scrittrice e maestra elementare che tre anni dopo avrebbe ricevuto il Nobel per la letteratura, ideato come libro didattico per le scuole, Nils Holgersson è diventato il grande classico del Nord per l'infanzia, tradotto in più di quaranta lingue e adattato in film e cartoni animati, amato da generazioni di giovani lettori in tutto il mondo.

domenica, maggio 11, 2025

Gocce d'inchiostro: Mirador. Irène Nèmirovsky, mia madre - Elisabeth Gille

Non credo svanirà mai il mio amore per gli autori cui tengo particolarmente. Non credo che le librerie strapiene che arredano la mia stanza, che fungono da santuario magico, non dimostrano come in anni e anni di letture, spericolati viaggi, escursioni nel cuore più profondo degli abissi, caterve di libri di autori che amo, ho amato e amerò per il resto della mia esistenza. Le mie ancore di salvezza, nonostante un po’ invecchiati negli anni, ma senza dubbio ancora bellissimi, affascinanti, ammalianti, anche se obiettivamente con quella particolare luce che sprigionavano i loro romanzi, ogniqualvolta mi siedo sulla poltrona ed apro un loro libro. Con i miei autori preferiti non mi preoccupo di niente, solo di dove questa volta sarei capitata. Ma con Irene Nemirovsky i miei spericolati viaggi mi hanno sempre indirizzata in luoghi che mi è sembrato di assistere, toccare. Con una moltitudine di ricordi, squarci di vita lontana, passata in cui chiunque può riconoscersi, riconoscere il tono pacato di chi l’ha scritto, l’anima dilianiata e in tumulto. Mirador è, come sostiene la stessa autrice, Elisabeth Gille, nonché figlia dell’autrice, una memoria sognata, una dolce rimembranza in cui l’etenità ha compiuto un lungo viaggio e rievocato l’irrevocabile. Osservando l’esperienza personale della Nemirovsky come discostando una tenda invisibile, rapiti dalla vertigine della distanza che mediante scrittura smorzano gli effetti di un passato violato e irrecuperabile.

 

Titolo: Mirador, Irene Nemirovsky, mia madre
Autore: Elisabeth Gille
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 360
Trama: “Mirador” non è una semplice biogradia di Irène Nèmirovsky. È la scrittrice stessa che, attraverso la voce della figlia, Elisabeth Gille, ci racconta in prima persona di sé e della propria vita. E rievoca con accenti intimi e originali la Russia lacerata e suggestiva dell’infanzia e dell’adolescenza. Poi, dopo l’elisilio seguito alla Rivoluzione d’Ottobre, sono la Francia e Parigi lo scenario in cui Irene spicca il volo e diventa famosa. Infine la provincia francese è il teatro che vede svolgersi l’ultimo atto della sua esistenza, che è anche l’ultimo atto di una borghesia colta ma incapace di cogliere i segni premonitori della tragedia che si sta abbattendo sull’Europa e che troppo tardi si accorge della furia che travolgerà milioni di persone, come la stessa Irène, deportata nel 1942 ad Auschwitz, dove morì di tifo un mese dopo.

venerdì, maggio 09, 2025

Un piccolo gesto di tenerezza: the Mother's day

Il mese di maggio, quel mese di transizione per la stagione primaverile, specialmente qui, in Sicilia, mi ricorda tantissimo la donna. La donna, la mamma, quelle piccole dolci creature che si presentano quasi invincibili, delle guerriere che niente e nessuno potrà mai sopperire. A volte, ancora come una bambina, mi rendo conto di esserne legatissima: senza la sua vicinanza, il suo affetto, il suo amore, le sue attenzioni, noi figlie non saremmo chi siamo oggi, nè tantomeno avremmo potuto esserle se non guidate e protette dal suo dolce sguardo. Penso spesso che, se un giorno diverrò mamma, la mia mamma sarà uno dei miei modelli ideali. Modello d’ispirazione per tanti giovani che purtroppo, in epoca moderna soprattutto, non ne conoscono il significato e che dinanzi a così tante attenzioni inorridiscono, o, addirittura, scappano. Eppure io, che affermo caparbiamente di esserne fortunata, persisto nel dire che i genitori, specialmente la mamma, è un bene supremo, e, chi ancora può godere di ogni singolo istante, momento, in sua compagnia, deve tenerselo stretto. Io, del resto, come tanti altri figli, tengo stretto questo bene assoluto, consapevole che quando ogni cosa cesserà di esistere, porterà dietro una gigantesca tristezza, un vuoto incolmabile che nemmeno la parola scritta potrà colmare… E, in prossimità dell’ennesimo giorno di festa, quella ricorrente la mamma, ecco però come queste piccole donnine si sono attorniate nel mio cerchio personale. Alcune timidamente, altre con slancio e fervore, viaggiando nel cuore del tempo, incarnazione dell’amore e dell’affetto: guru dei cuori più deboli. E, la letteratura, si ancora una volta lei, ci propina una serie insopprimibile di storie in cui la figura materna vibra sulla carta come una creatura simbolica, magica da cui nascono, crescono o muoiono le cose. Qualunque incertezza, qualunque gesto brusco o repentino che nemmeno il tempo potrà estirpare nella mente di chiunque.

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In questa storia, il dolore di una madre si converte nella gioia di un'altra.


Titolo: Voglio prenderti per mano

Autore: Ann Hood

Casa editrice: Fabbri

N° di pagine: 334

Prezzo: € 8,50

Trama: “È una bellissima bimba senza nome quella che Chun tiene tra le braccia. Ancora pochi istanti e dovrà separarsene, avvolgerla nel drappo di stoffa, posarla nella cesta di vimini e allontanarsi in fretta, senza cedere alla tentazione di voltarsi. Perché se il cielo ascolterà le sue preghiere, la porta dell'Istituto non tarderà ad aprirsi e una nuova vita, più bella e più facile, comincerà per la piccola lontano da qui. Dall'altra parte del mondo, in quello stesso momento, Maya Lange sta lavorando perché il sogno di Chun, e di tante altre come lei, possa avverarsi. È specializzata in speranza Maya, fondatrice e proprietaria di un'agenzia di adozioni: grazie a lei, il dolore di una madre si converte nella gioia di un'altra, un destino apparentemente segnato vira di colpo e le fila di vite fino a un attimo prima distanti si intrecciano a formare nuove, indissolubili trame d'amore. Sono più di quattrocento le bambine a cui Maya ha trovato, negli anni, una nuova famiglia, una casa. Di ciascuna lei conserva un ritratto, un ricordo. E nei momenti peggiori, quando le ansie, le paure e i dubbi degli aspiranti genitori minacciano di travolgerla, è sufficiente che Maya guardi i loro visi per ritrovare di colpo la forza di ascoltare, rassicurare, consolare. Perché il solo dolore che Maya abbia rinunciato a curare è quello che si porta dentro, irrimediabile come la perdita che lo ha causato. Ma il destino è un filo impossibile da spezzare, e Maya sta per scoprire chi c'è all'altro capo del suo.”

mercoledì, maggio 07, 2025

Gocce d'inchiostro: Naufragio con spettatore. Paradigma di una metafora dell'esistenza - Hans Blumenberg

Ultimamente, se così si può definire il bagaglio di letture cui mi sono cibata, mi è capitato di leggere testi in cui il tema della vita è ormai intrinseco ad ogni cosa. Diventata una specie di << cult >>, i testi di narrativa contemporanea, i saggi, i classici ci impartiscono delle nozioni in cui, a tracciarne i segni, è l’uomo. Colui che cerca, rincorre la felicità, la liberazione definitiva dal suo stato di torpore e inadeguatezza, osservando però come il mondo sia inevitabilmente in continuo mutamento, l'oceano della vita e della morte affastellarsi come onde impazzite ai suoi piedi. Questo breve ma affascinante testo ha funto da destinazione finale di un viaggio spirituale in cui niente avrebbe dovuto distrarre l’uomo a raggiungere la sua meta. Quale? Quella di scampare al naufragio, metafora di vita nonché mezzo irrimediabile alla morte, osservando il tutto con atarassia o passionalità. Che fare, quando il tuo personalissimo mondo è sulla riva della distruzione, e le uniche possibilità di salvezza sono forme di derivazione insite nella natura umana? Eppure i grandi filosofi ci hanno insegnato che nulla è certo, la verità è l’unica forma conoscibile che spesso è simbolicamente conforme all'esistenza umana, ma ogni passaggio marcato da un rito, il corso della stessa, che come forma di iniziazione, da una morte simbolica può produrre la vita, dalla distruzione può derivare salvezza, istituzionalizzando tutto questo mediante un’unica elemento, un’unica forza matrice: la volontà umana.



Titolo: Naufragio con spettatore. Paradigma di una metafora dell'esistenza

Autore: Hans Blumenberg

Casa editrice: Il Mulino
Prezzo: 13, 90 €

N° di pagine: 148
Trama: "Naufragio con spettatore", che con la presente arriva alla sesta edizione, fu pubblicato dal Mulino nel 1985 ed è senza dubbio il libro che più ha fatto conoscere il nome di Blumenberg al di fuori della cerchia degli specialisti, contribuendo in maniera determinante alla fortuna di questo autore in Italia. Sono complessivamente otto i titoli di Blumenberg pubblicati dal Mulino. La ragione del particolare successo di quest'opera risiede nel fatto che essa offre, in cento pagine di eleganti analisi letterario-filosofiche, la storia di una metafora centrale nella civiltà dell'Occidente, quella appunto del "naufragio con spettatore" in cui si riflette l'atteggiamento dell'uomo dinanzi alla vita e alla storia: il bisogno di sicurezza e il gusto del rischio, l'estraneità e il coinvolgimento, la contemplazione e l'azione.

lunedì, maggio 05, 2025

Uno squarcio sull'anima: abitudini letterarie parte 3

La terza parte di un processo a ripetizione, che abbia a che fare con qualcosa che è strettamente legato a te, alla tua anima, non dovrebbe rivelare niente che non sia stato già detto o appreso, ma il consolidare progetti è una di quelle forme di maturità che ho appreso tanto tempo fa e ora idealizzato come parte integrante del mio essere. Perchè in questi casi, mi impegno ad assumere il ruolo prefissato e con questo a contribuire alla mia felicità. Alla fine, se ci si impegna così tanto in qualcosa, è perché vogliamo realizzarlo. E, per me, soprattutto per quanto riguarda i libri, è così. Perché a quella piccola dose di impegno, mescolo la passione, il piacere di aprire un romanzo, respirare aria nuova, immergermi a tal punto da confondere realtà e fantasia.

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Ogni libro deve essere immacolato. Vissuto solo dalla sottoscritta XD

sabato, maggio 03, 2025

Gocce d'inchiostro: La panne. Una storia ancora possibile - Friedrich Dürrenmatt

C’è chi ne capisce di letteratura, chi sa cosa voglia dire leggere per davvero, e chi, esplorando zone remote quasi inavvicinabili dell’animo umano, coglie ogni cosa: il significato di un’intera esistenza. La letteratura, per chi legge tanto, lo sa, è come un treno che passa e che, proveniente da chissà dove, scarica migliaia di cose. Non solo persone, ma oggetti, elementi, nozioni, idee che proiettati lungo il cammino della speranza, lasciano a sé ogni cosa: qualunque mezzo possa poi rifocillare il loro spirito.

Nel giro di un pomeriggio ho divorato questo piccolo racconto, inconsapevole che fossi stata reclutata al cospetto del suo autore, aspettando ai bordi della sua anima. La panne possedeva qualcosa, l’ho compreso solo quando avevo già concluso il romanzo, in cui le vicende svolte in una manciata di minuti erano una miscela disomogenea di affanni e tormenti in cui la propria libertà, la propria unicità è una possibilità, un espediente senza cui non può esistere senza il suo opposto, la giustizia come fondamento umano. L’anima inquinata dalla scorrettezza generale, in cui sondare le probabilità che forse intrappolano queste forme archetipe di giustizia, come un resoconto che giustifica l’innocenza di comuni mortali, pronti però a compiere gesti fatali e sconsiderati.

Titolo: La panne. Una storia ancora possibile

Autore: Friedrich Dürrenmatt

Casa editrice: Adelphi

Prezzo: 10 €
N° di pagine: 87
Trama: Quattro pensionati - un giudice, un avvocato, un pubblico ministero e un boia - ammazzano il tempo inscenando i grandi processi della storia: a Socrate, Gesù, Dreyfus. Ma certo è più divertente quando alla sbarra finisce un imputato in carne e ossa: come Alfredo Traps, rappresentante di commercio, che il fato conduce un giorno alla villetta degli ex uomini di legge. La sua automobile ha avuto una panne lì vicino, ma lui non se ne rammarica, anzi: pregusta già il lato piccante della situazione. Si ritrova invece fra i quattro vegliardi, che gli illustrano il loro passatempo. L'ospite è spiacente: non ha commesso, ahimè, nessun delitto. Come aiutarli? Niente paura, lo rassicurano: "un crimine si finisce sempre per trovarlo". E se la colpa non viene alla luce, la si confeziona su misura: "bisogna confessare, che lo si voglia o no, c'è sempre qualcosa da confessare". Tra grandi abbuffate e abbondanti libagioni, il gioco si fa sempre più pericoloso, finché il piazzista si avvede d'essere non già un tipo banale, mosso solo da meschine aspirazioni di carriera e sesso, bensì un delinquente machiavellico, capace di usare la sua amante come un'arma infallibile contro il superiore cardiopatico.

giovedì, maggio 01, 2025

Le TBR: richiami dell'anima 49°

 C’è chi ride, chi mi critica, chi mi invidia, altri mi elogiano, si congratulano, mi onorano e, in tutto questo, rido, spergiuro, invidio, esalto, accondiscendo, onorifico,ma, soprattutto, rido. Rido degli altri, di me stessa, di qualunque cosa pensi chi si imbatte in questo ennesimo post in cui appare o stanzia, a seconda di come la si vuol vedere, questa bellissima e gigantesca pila di romanzi. Testi che, diciamoci il vero, la maggior parte ho letto, ma a cui ho deciso di aggrapparmi, rivivere sulla pelle come un’emozione perduta e poi ritrovata, scovata, perché vivere di tutto questo è la mia unica soddisfazione. Il mio unico sbocco su un mondo che, messo su da un abile e folle marionettista, sguazza impunemente fra i cuori di anime semplici e bonarie che si attorniano nella lotteria della vita con il semplice desiderio di restare vivi, intatti. C’è chi si lascia andare al suo implacabile flusso, chi invece, come me, tenta di tenergli testa combattendo, reagendo.. La vita sa essere bella, ma sa anche regalarci delle brutte sorprese, a volte. Ma se la si vive con fervore e intensità, ciò che appare brutto potrebbe divenire bello. Sfolgorante di una luce tutta sua… 

Perchè vi dico tutto questo? Perchè mi trovo, ancora una volta, invischiata in questa situazione: voglio leggere tantissimo! E, questo tantissimo, è un paradosso, dato che il tempo è sempre misurato, e programmato, per la lettura, il lavoro delle volte ne sottrae, e non poco, e il mio cuore sussulta nella gabbia toracica in balia di quel avvento, quel balsamo che possa fortificarlo. Qual’è questo balsamo? Naturalmente la letteratura, i libri, la scrittura che colorano il mio universo, lo abbelliscono di quella tonalità armoniosa che solo la felicità può conferire. E motivata a voler essere sempre soggetta, ecco come alla fine di ogni mese, il desiderio di voler leggere ogni cosa mi sovrasta come niente. Eppure, alla fine, devo sempre limitarmi a stilare solo un certo numero: se non li leggerò adesso, potrò sempre farlo il mese successivo. E ostinata promulgatrice di questa filosofica modalità di lettura, ecco quegli amici di carta e inchiostro cui confido possano affiancarmi, in questo quinto mese dell’anno.

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Si, lo so cosa state pensando... Potrei anche farne a meno di leggere nuovamente Hardy, no?!? Beh, non è detto che ci riesca, ma... speriamo XD


Titolo: Due occhi azzurri

Autore: Thomas Hardy

Casa editrice: Fazi

Prezzo: 18 €

N° di pagine: 420

Trama: La bellissima e volubile Elfride, orfana di madre e unica figlia del pastore Swancourt, si innamora di Stephen Smith, giovane architetto di Londra erroneamente ritenuto di nobili origini. Poi, quanso questi per poterla sposare accetta un incarico in India, Elfride conosce l’affascinante e maturo Henry Knight, antico mentore di Stephen; ben presto Knight, come già era accaduto al suo pupillo, perde la testa per la fanciulla. Elfride, divisa tra la promessa di fedeltà a Stephen e la nuova passione per Knight, infine accetta la proposta di matrimonio di quest’ultimo. Ma ancora una volta le cose non vanno come immaginato: una presenza oscura dal passato di Elfride insinua in Knight il tarlo del sospetto sull’onestà della sua futura sposa e il fidanzamento è sciolto. Smith e Knight si incontreranno casualmente qualche anno più tardi, entrambi si scopriranno ancora innamorati di Elfride, ma ormai sarà troppo tardi.

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