
Un'avventura esaltante, garbata, allusiva come poche.
La Bray, qui, è credibile alle prese con un punto di vista femminile giovane e
con un periodo storico che richiama alla mente quello ottocentesco: scontato,
ma mai banale. Fluttua in silenzio nei recessi della coscienza per qualche
tempo: un'adolescente che non riesce a smettere di dire addio alla madre morta;
figure evanescenti che appaiono dal nulla. Triste e un po' reale, un racconto
sulla vita e la magia.
Un guazzabuglio d'immagini che vanno al di là
della realtà, zeppo di distrazioni magiche e fantasiose, semplice ma non ancora
nel pieno della maturazione che lascia un segno del suo passaggio. Una saga che
lascia una cicatrice scura, sfolgorante di vita, che oscilla continuamente tra
il reale e il possibile.
Il primo volume di una
trilogia storico/fantasy che mi ha affascinata, incantata, tremare di passione.
Una lettura
straordinaria, ammaliante e ipnotica che dimostra come la Bray, in questi pochi
anni dalla sua ultima pubblicazione, mantiene ancora intatto il proprio smalto.
Realizza una favola dark dai toni cupi e grigi in cui fanno da sfondo l'odio,
la violenza e la paura. Nulla è lasciato al caso e,
fra le sue pagine, è possibile avvertire misteri
e segreti inconfessabili di una generazione che avrebbe potuto essere la
nostra, animati come un sogno vero e poco rassicurante.