giovedì, giugno 24, 2021

Gocce d'inchiostro: Dietro la maschera - Pasquale Dente

Una sera fui invitata a percorrere i corridoi di un ospedale italiano da un autore emergente proiettato completamente in questo settore, quello con i pavimenti di linomeau, le mura color verde trifoglio e, esposti sulle porte o sulle pareti a sgrondare il tutto, ai venti della vita come fossero alla portata di ognuno, cartelloni con giganteschi contrassegni di divieti e norme da non violare assolutamente per l’emergenza Coronavirus che agli occhi di un uomo appena svegliatosi da un coma è una bestia che è stata pescata repentinamente e cotta secondo una certa urgenza.
Da due anni a questa parte, ci siamo moltiplicati a questa massa di individui che disgraziatamente non detengono alcun potere se non quello di poter stare a guardare pur di comprendere appieno la violenza impartitaci da questa entità suprema e invalicabile. Giunto alla stessa violenza di un fulmine a ciel sereno, proiettatoci in un periodo storico invivibile e mai più ripetibile che è ancora una raffinata tortura di ogni essere umano facente parte di svariate culture, una parte che fra l’altro nessun regime e nessuna ideologia politica può sfidare.
Ho accolto la storia che Pasquale Dente si porta dentro muovendomi come se intrappolata in un invisibile gabbia, guardando chi mi circondò come maialini appesi a degli uncini e pensavo come, a parte la paura in generale, come la vita ci riservi talvolta delle bruttissime sorprese. La disoccupazione, già tendenzialmente imbattibile, i disagi politici e sociali, la fame, l’uomo ha sempre trovato strane giustificazioni per questa violenza carnivora nei confronti degli altri esseri viventi. La pandemia mi ha insegnato come bisogna cogliere qualunque momento, attimo che mi si presenta davanti. E perché non coglierlo, se c’è il rischio che possa non ripresentarsi?


Titolo: Dietro la maschera
Autore: Pasquale Dente
Casa editrice: Selph pubblishing
Prezzo: 12, 50 €
N° di pagine: 187
Trama: Dietro la maschera, un romanzo che rinnova e sorprende il panorama editoriale assumendo un titolo significativo e al contempo enigmatico, rappresentante la dolorosa realtà, che stiamo attraversando a causa della pandemia Covid 19. Un virus letale che sta mettendo in ginocchio tutto il mondo. L’autore dedica a questo buio periodo esistenziale e mondiale una storia con protagonista Lucia, a sua volta voce narrante, che lavora come infermiera e descriverà appunto l’ambiente professionale con profonda autenticità. Insieme a Lucia ci sono altri personaggi rappresentati da giovani ragazzi, suoi coinquilini, migrati come lei al nord Italia per cercare fortuna. La protagonista inizia a sentire il boom di notizie sull’espandersi del virus quando è in vacanza in Egitto, per poi tornare a casa e vivere direttamente sulla propria pelle tale inferno. All’improvviso il mondo di tutti cambia, soprattutto quello delle nuove generazioni e degli attuali giovani, che dovranno sacrificarsi per rinunciare alla vita sociale, ai divertimenti e anche agli abitudinari gesti ( carezze, abbracci, saluti, baci ) tra amici e familiari. Mascherine, guanti e gel igienizzante diventeranno i continui compagni della vita di tutti i giorni. Il titolo fa un evidente richiamo alla vita che si cela dietro la mascherina chirurgica, con amori incompresi, amicizie, e paure varie che non trapelano oltre questo pezzo di stoffa. Il finale a sorpresa è un evidente messaggio lanciato dall’autore che vuole far riflettere il suo pubblico.

La recensione:

L’argomento trattato in queste pagine non esula niente di non già visto o sentito bensì cerca di proporci uno squarcio di ciò che l’autore, la sua esperienza e la sua passione per la scrittura, convolarono nell’abbandonare qualunque remora o pregiudizio riguardante questo tristissimo periodo. Parecchi miei coetanei, agli albori di questo disastro, non erano capaci di comprendere i disagi, gli effetti devastanti che il Covid aveva sortito specialmente agli addetti delle sale infermieristiche, gli operatori sanitari, dottori e guidatori di ambulanze perché combattevano e contrastavano qualcosa che non aveva una sua importanza. Questo a qualcuno lo ha reso forte. La superbia, la superficialità pagati a caro prezzo da giorni proiettati fra le mura domestiche, la solitudine, la monotonia. Ma da ciò se ne esce forti, inevitabilmente. Il solo modo per combattere è di essere unanimi, coraggiosi come pochi. Un pomeriggio quindi mi ritrovai a rivivere questo periodo, il più brutto, mangiando in un solo boccone il romanzo di un autore esordiente,  la cui protagonista tradisce la fede dei suoi genitori e la sua casta. Ma sta malissimo. Non digerisce che possa esserci qualcosa di sovraumano che niente e nessuno ha potuto sconfiggere. Non riesce ad addormentarsi se non sembrando di sentire nello stomaco un vuoto incolmabile, come mi hanno raccontato alcuni amici.
In tutta la mia vita non mi era mai capitato di poter un giorno narrare ai miei figli, se Dio vorrà che un giorno li abbia, un periodo così tragico e memorabile come quello del Covid 19. Non dimenticherò quei giorni di reclusione forzata a casa, una sete insaziabile di letture che sorvolavano diversi fronti, diversi tipologie di generi, neppure nei miei anni di disoccupazione dove il calore della mia famiglia era una costante che mi avrebbe coperto dal freddo degli eventi. Io, per temperamento, non mi lascio smuovere da niente e nessuno. E per sopravvivere mi aggrappo all’insana idea che presto o tardi il sole avrebbe vegliato su di noi. A casa mia, fra le sale odorose degli ospedali, nei paesi, in Italia, fuori dell’Italia. Quando meno me lo sarei aspettata, riassaporando il gusto della normalità e della vita.
Lucia si presentò alla porta della mia casa con un guazzabuglio di esperienze che non credo potrò comprendere a fondo, il cui bagaglio di conoscenze straripava di pacchi grondanti di commozione, perdizione come tante piccole stilettate al cuore. E penso al piombo che gravò nella sua anima per così tanto tempo! E come non avrebbe potuto essere così? Pur permettendosi di lavorare fra le sale biancastre dell’ospedale, l’autore proietta esperienze di vita che sono come macellazioni di mucche ritenute sacre. La molla a far scattare tutto fu il numero scandaloso delle vittime. Poi, col passare del tempo, divenuti in larga espansione e disgraziatamente non più esseri viventi che avrebbero solcato questa terra, ma anime pronte a varcare i cancelli celesti.
Sul finire di una settimana lavorativa intensa e stancante, agli albori della stagione estiva, con letture già enunciate, Dietro la maschera si stanziò nel mio cerchio personale mettendo a tacere qualunque remora o dubbio di approcciarmi a questa lettura, che gestisco l’arte dello sconosciuto, l’inesplorato con coraggio e perseveranza. Certi tipi di arte riguardano la mia esperienza come lettrice e, recentemente, nel mio amato paese, che come un sotterraneo interseca la vita di svariati personaggi, anzi, le loro testimonianze dirette e indirette, mediante il quale l’autore adoperò per comprendere e farci comprendere la realtà circostante. Il peso della realtà che grava sulle nostre coscienze come un fardello troppo pesante, ma come un ragno che ha inghiottito ogni parola, ogni sminuezza. Indagini proiettate e modellate in un romanzo, che assunse una sua forma nel momento in cui la mia anima rispose all’eco di quelli indetti dall’autore. Quasi inchiesta semplice e poco pretenziosa sciorinata mediante personali riflessioni e osservazioni indette sul campo, di cui lo stesso autore assistette in prima persona all’attentato del paese al Coronavirus, e alla diffusione di questo virus mortale.
Un ragazzo come tanti altri proiettò la sua ombra fumosa sulla soglia di una porta che si è aperta non nell’immediato, quando bussò al mio cantuccio personale, intrappolandomi in nient’altro che in fogli invisibili e virtuali. Finestre sull’anima di chi legge, che mediante la scrittura fungono da composizioni acute e profonde. Riflessioni sul ruolo che esercita, sulle modalità di interpretazione di questa nuova minaccia, nonché modello d’ispirazione specialmente per quei giovani lettori che credono ancora che quella del Coronavirus sia essenzialmente una forma di istigazione contro il governo.
Un opera attualissima, fedele e approfondita di ciò che effettivamente siamo e come diveniamo nel momento in cui le nostre vite vengono rovesciate. Esseri senzienti, finiti, in un mondo infinito che altro non è che una rapida assimilazione sul processo creativo ma anche spirituale dell’autore, una mera constatazione che non tutti riescono ad impersonare i panni degli altri. A far trapelare anche un mero squarcio di comprensione, sensibilità che come nuvole che vagano nel cielo arrivano e se ne vanno come semplici ospiti di passaggio. Non un romanzo che ci rivela, nei minimi dettagli, i segreti di un popolo dimezzato da una pandemia, ma dà alla storia spazio e tempo.

Valutazione d’inchiostro: 4

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