Se mi guardo alle spalle, penso che i miei nonni, i miei cari nonni, che purtroppo non sono più qui, accanto a me, da un bel pò di tempo, dovrebbero essere eterni. Se ci si riflette per qualche istante, sembrano dei secondi genitori: prima crescono i nostri genitori, impartendo regole e leggi imprescindibili per il loro rendimento spirito o culturale. E poi loro, cioè i genitori, attuano il medesimo comportamento con noi figli. Figli che perlopiù si aggrappano alla figura del nonno o della nonna come una specie di supereroe. Per quel poco che io ho potuto godere, le mie care nonne non ci impartivano, a me e mia sorella, delle regole basilari o specifiche affinché il loro bene superasse o eguagliasse quello dei nostri genitori. Semplicemente si prendevano cura di noi, quando i nostri genitori erano via per lavoro, viziando le nostre richieste delle volte, ma anche rimproverandoci delle altre. Ma, nell’insieme, trasmettendo quel calore, quelle piccole gioie che niente e nessuno potrà restituirci. Forse, solo la risacca disomogenea del tempo che, infrangendosi sugli scogli, potrà rievocare qualcosa. A modo mio, con questo post, voglio perpetuare la memoria di questi secondi genitori, queste figure eroiche che, inconsapevolmente o meno, hanno lasciato una traccia nel nostro piccolo cosmo. Abili seduttori del cuore umano in cui niente e nessuno avrebbe potuto contrastare il loro affetto, barricare il loro amore, rievocando in ogni gesto o attenzione.
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Teresa custodisce da sempre un segreto di cui è ormai l’unica depositaria. E’ vecchia, ostinata, nonna di due splendidi nipoti a cui spetterà svelare questo segreto.
Titolo: Teresa degli oracoli
Autore: Arianna Cecconi
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 16 €
N° di pagine: 208
Trama: Teresa custodisce da sempre un segreto di cui è ormai l’unica depositaria. E’ vecchia, ostinata, e quando intuisce che la sua mente e la sua memoria si sono fatte labili, decide di non mettere a repentaglio ciò che ha tenuto nascosto per una vita intera. Così una sera si sdraia nel letto e non si alza più: per dieci anni, “zitta e immobile, fissava quello che gli altri chiamavano vuoto e che lei aveva imparato a interpretare”. La sua famiglia però, ostinata, porta il letto al centro del salotto e dell’esuberante vita della casa, che è tutta al femminile: oltre a Teresa, ci sono le figlie, Irene e Flora, la cugina Rusì, la badante peruviana Pilar e Nina, la nipote. E’ lei a raccontare la loro storia, che inizia nel momento in cui la nonna si sta spegnendo e le cinque donne le si stringono intorno per vegliarla. Prima di andarsene, Teresa regala quattro oracoli – uno portato dal vento ( come quello che indicò a Ulisse la via del ritorno), uno scritto sulla sua pelle ( come la tradizione tramanda sia avvenuto a Epimenide), uno fatto di nebbia e di poesia ( come al cospetto della Piza di Delfi), uno che diventa fulmine (secondo la tradizione della Sibilla Eritrea) … Sono oracoli che sciolgono il nodo che blocca le loro esistenze, liberandole dalle paure, dal senso di colpa, dal passato, dall’incapacità di affacciarsi sul proprio futuro. E, liberando le loro esistenze, Teresa libera finalmente se stessa.