Le
storie d'amore, quelle che mi piacciono davvero molto e per cui non rinuncerei
per nulla al mondo, sono quasi sempre un ritrovo dove un anima sognatrice che ama
sbizzarrirsi con questo tipo di letture e sa a cosa potrebbe andare incontro,
può essere invasa da una certa calma e aver voglia di restarci. Se uno poi ci arriva
venendo da un periodo turbolento, da storie di famiglie o generazioni complicate
dove solitamente alloggia servita da autori frustati o solitari, può credere di
aver sbagliato secolo o pianeta; può pensare di essere caduto nella valle del Paradiso
o in una riproduzione animata di quel che per me è la parte più bella del
mondo.
Nulla,
a eccezione di questo lato positivo e colorato, incastrato in un pezzetto di
mondo, è come quella continua sorpresa, inaspettata e sbalorditiva, che prende
quando si incappa in letture come quelle di Charlotte Lucas, i cui pezzi di amore
distesi sulla pagina con una certa naturalezza - ma anche tanta ingenuità -
riguardano le vicende di una giovane sognatrice, romantica donna come tante altre,
che si mosse agile in quella che è denominata dai sommi poeti: lotteria della
vita. E proprio da qui che si snodano le vicende di questo semplice, ma carino
romanzo, che sebbene troppo ingenuo, sdolcinato, quasi irreale, non rientra per
me in quella categoria cui vi ho accennato sopra, è una storia che nel rumoroso
sferragliare del tempo porta i piedi dei lettori a sorvolare nei cieli stellati
di Ella o nel cuore pulsante di ciò che per lei ha più significato, su una
finestra virtuale dall'aria luminosa e vaporosa, ogni volta con decine di
lettori che premurosamente lasciano un segno del loro passaggio, dopo di che
ogni cosa riprende il suo corso con una certa regolarità: le partenze, gli addii,
le separazioni, i cambiamenti, un incongruente folla di lettori che attendono
impazientemente di leggere quel nuovo post, quel nuovo pezzo di vita che possa
portarli da qualche parte o da qualcuno.
Il lieto fine sono sempre dei treni diretti da qualche parte, e non importa se
questi poi si rivelano inverosimili o poco concreti, o se il modo più semplice
per arrivarci è un luogo, una cosa o una persona. Meta di tanti sognatori, come
la ragazza americana a cui la Lucas riserva gran parte del suo tempo.
Non
il mio caso, di cui lieto fine non ne ha ancora visto nemmeno la parvenza. Ma
molto dissimile alla concezione di amore da cui io sono attratta, con cui sono
maturata e ho maturato un certo modo di vedere le cose, ricettacolo di vita e
rinascita.
E'
cosa risaputa che ogni storia d'amore, qualunque modo la si voglia chiamare, ha
predestinato un lieto fine. E' un mito vecchio e alquanto usato. Dovuto dal fatto
forse che ognuno di noi aspira a una felicità imprecisata, a qualcosa che forse
in cuor suo sa di non poter mai avere, troppo immerso nella piscina della vita,
ma anche l'unico modo per accedere all'inaccessibile; che la teoria del finale
positivo non impedisca la felicità a qualunque cuore umano, e che i pochi che
rischiano di avventurarsi tornano con dietro mirabilanti storie di grandi
ricchezze e effetti benefici, è un innato bisogno. L'uomo ha un innato bisogno
di pensare che da qualche parte esista un Paradiso mancato, un luogo in cui
poter trovare e ottenere la beatitudine eterna e in cui ogni individuo è in pace
con se stesso e dove, non più sottoposto a niente e nessuno, è libero da
ogni cosa. Magari anche dalla morte. Il romanzo di Charlotte Lucas, un messaggio
d'amore positivo e ricco di speranza, con protagonista una donna che si aggrappa
ai suoi sogni, alle sue speranze, come una scialuppa di salvataggio in un mare
in tempesta, a questo proposito sa leggere nel cuore umano di chi ancora crede
nella bellezza dei sogni, confida in un posto migliore e, soprattutto, nell'idea
di poterci vivere. Qui spera di trovarsi un giorno Ella, nel mitico regno della
purezza, anticamera del purgatorio, ultima meta cui penseremmo mai di
risiedere; lì è la valle da cui si sono dipartite tante cose, da cui ha avuto
origine la sua storia, con cui l'autrice esplica mediante il forte bisogno di
non poter riuscire a sottrarsi al suo fascino. Neppure se lo volesse.
Niente
da fare. Ella era più convinta. E io continuo a pensarci, se questa sua
prospettiva sia del tutto giusta. Se forse non è invece del tutto esatto vedere
solo il lato positivo delle cose, anziché una miscela o mescolanza di bianco e
nero. Non tanto perché sono una lettrice cinica, fredda o indifferente. Tutt'altro!
Piuttosto perché sono convinta che la vita sia una giostra continua di
emozioni, una mescolanza di buono e cattivo, giusto o sbagliato, e avvertendo
tutta questa positività, questo essere troppo ingenua, ho sentito nei desideri
di Ella un fondo di verità, un espediente per dimostrarmi le sue
<<certezze>> e darmi una prova. E da qui deriva la magia della
mente! Qui sta il vero potere. Anche il << fuoco nello stomaco >>
di cui mi ha parlato a profusione, quando la conobbi. La sua vita, la mia
esperienza di leggere di lei e di capirla solo in parte, eppure, è stata memorabile.
E sono davvero contenta di aver preso parte a questo blogtour. Se Ella non mi avesse
chiamato, non credo avrei potuto dedicargli attenzione. Sarebbe stata parte di
quel mucchio di fogli e inchiostro che ancora non hanno preso vita, parte di una
vecchia iniziativa a cui mi sono piacevolmente adattata. Perché ogni lettore
possa dedicare del tempo a questa autrice e a questo suo secondo figlio letterario,
insegnandoci tutto sommato come il cuore possa riscaldarsi anche con poco, con
l'aiuto della mente o della vita stessa, invadendoci e ricoprendo qualunque strato
del nostro corpo.