La saga di Tenebre e ossa, il
primo volume perlomeno, ha stanziato sugli scaffali della mia strapiena libreria
per qualche tempo. La storia sembrava apparentemente usuale, con lotte al potere
per la sopravvivenza e amori repentini che sfociano poi in catastrofi. Leigh Bardugo
mi ricevette nel suo salotto virtuale l’anno scorso, con la letture del celeberrimo
La nona casa. Stette seduta dietro una scrivania con uno scaffale pieno di libri.
La sua anima era racchiusa nei romanzi che scrive; asciutta, inconfondibile, imperscrutabile.
Ma elegante, che sviscera storie apparentemente semplici e banali ma che tengono
su un mondo di straordinaria bellezza che qualche anno fa avrei detto che avrei
voluto viverci. La sua presenza forte e costante nel mondo dello young adult, e
non solo, che trascende qualunque limite d’età o palati più fini che gli si pongono
dinanzi.
Nell’aprile di quest’anno, l’idea
di scoprire più a fondo questo suo mondo descritto con la trasposizione televisiva,
dondolò continuamente nella mia testa per punteggiare la sua esposizione. Quella
del mondo dei Grishaverse, un mondo a se discostante e distante da quelli odierni
e vissuti, perlomeno da me, che batte qualunque remora o pregiudizio se abbracciare o meno questa tipologia
di romanzo.
Ci si ferma a riflettere, guardarsi
intorno e a lungo non sapendo effettivamente niente di cosa nasconda questo luogo
oscuro, fumoso e appiccicoso come colla, ma che mediante alcuni dati propinataci
dall’autrice, con belle copertine disegnate dai colori e le sfumature scintillanti,
c’è un guazzabuglio di situazioni o eventi da cui è impossibile non farsi travolgere.
La serie televisiva, per il momento, ha soddisfatto il mio palato << poco
comune >>. Con i romanzi, perlomeno col primo, nutro ancora qualche reticenza.
Non so ne ho idea di cosa possa
riservarmi il futuro. Certamente attendo con impazienza di scoprire cosa succederà
al Grigio, quale decisioni prenderà atto Alina, se il suo essere un Evoca Luce è
motivo di scompiglio di faide sempre più forti e sanguinose o implosioni al raggiungimento
della vittoria. Non so proprio cos’aspettarmi, e pur quanto talvolta sia tentata
a soddisfare questa insana curiosità con la lettura del romanzo quel giorno non
è ancora giunto. La mia mente non si ferma mai, è sempre in movimento e odia stanziare
per più del previsto in un luogo che su carta non ha sortito niente più di un gradevole
passatempo. Ma è in questi periodi, in questi momenti che comprendo come talvolta
si è in balia del destino. Non avere niente a che fare nel scegliere cosa è giusto
o sbagliato.
Una ragazza in lotta per la
sua sopravvivenza e di chi la circonda. Concentrata esclusivamente su ciò che è
necessario e ciò che non lo è.
Quali sono i dettagli, chi
popoleranno i prossimi episodi, quali saranno i ruoli che queste figure contorneranno
nel tutto, combattono lotte impari e senza senso, anime dannate ma inquiete che
camminano lungo la riva dell’assurdo, uomini forti e coraggiosi che
innalzeranno la loro bandiera della pace finchè qualcosa non andrà al proprio
posto. Com’è andata? Semplice. Alina sarà sola nel combattere questa battaglia.
Perché? Perché nessuno potrò aiutarla, nessuno potrà comprenderla. L’Oscuro
l’avrebbe ammazzata. Nonostante i continui ma vani tentativi di sapere chi è e
da dove proviene. Tornerò nuovamente lì, non appena saranno pubblicati i volumi
successivi, ed finalmente scoprirò ogni cosa.
Mentre ripongo queste poche
righe, vedo ciò che avrei voluto vedere. Tenebre e ossa è un fantasy per giovani ma anche
adulti che in un certo senso è una boccata d’aria fresca in una landa deserta
ma mite. Una buona occasione di rievocare il ricordo della Bardugo e custodirlo
gelosamente, trasformando così l’idea di partenza che si trattasse di qualcosa
che non potesse andare al di là del semplice intrattenimento, poiché zeppo di sofferenze,
solitudine, allontanamenti, sacrifici che saranno così terribili, così
mostruosi, così inesorabili e abbondanti che per lenirli ci sarebbe voluto un
miracolo.
E per tutto questo tempo,
per tutta la durata delle otto puntate, ho indugiato, piegata in due, destabilizzata
in mezzo alla strada, impedita a poter combattere e affrontare qualunque impurità
o avversità.