Il mese di
maggio mi ha sorpresa vivere un numero spropositato di letture che, quasi
animata da volontà propria, mi ha indotta a divorare romanzi su romanzi, senza
che io me ne accorgessi. Questa fonte di ispirazione che in un certo senso mi tiene
in vita, mette in moto un meccanismo d’azione da cui non posso non trarne
conforto, ispirazione, vita, ospitano un insieme di capisaldi della letteratura
che francamente non conoscevo. Pian pianino, sto valicando i cieli di ognuno,
checchè esso sia conosciuto che sconosciuto, una fetta di romanzi che compone
ancora quella modesta pila della vergogna, e che già a buon punto diminuisce a vista
d’occhio. Ad accrescere il mio fascino nei riguardi di queste pagine è il mio
essere immobile, sconcertata, sopraffatta da forti impeti di stupore e ammirazione
riverenti che confinarono con la paura. Per quanto mi riguarda, non così
spaventoso come dicevano ma sensazionale, straordinario, entusiasmante,
appassionante, che proiettata a circumnavigare i cieli dell’Eternità, dell’Infinito,
ti induce a stare alla larga da qualunque intento maligno, qualunque assetto
disperato il futuro potrebbe riservarci. Vivendo invece giorno dopo giorno, godendo
di ogni singolo istante che ci è stato dato, quasi ottenendo quel Fuoco Sacro
che è il vero sangue del mondo.
Titolo: Lei, la donna eterna
Autore: Rider H Haggard
Casa
editrice: RBA
Prezzo: 9, 90 €
N° di pagine: 322
Trama: Che Lei non muoia mai è testimoniato non solo da questo omonimo romanzo
di uno dei capostipiti del genere fantasy, scritto nel 1887, e che ha venduto
ottantatré milioni di copie, tradotto in quarantaquattro lingue, e in italiano
apparso per la prima volta nel 1928 con il significativo titolo La donna
eterna. Lei non muore mai perché ha certamente ispirato tanti autori che si
sono cimentati in opere di narrativa con caratteristiche analoghe e che godono
di grandissimo successo ai giorni nostri; pensiamo per esempio alla saga di Harry
Potter di J. K. Rowling. Lei non muore mai perché "ce n'è sempre una sola
ed è sempre la stessa, fuori dal tempo": da qui la sua contemporaneità, in
culture e tempi radicalmente diversi. E non sorprende dunque che, come
riferisce l'autore della postfazione, Freud ne parli raccontando un suo sogno,
Henry Miller ne faccia il suo "monumento", e Carl Gustav Jung prenda
la Regina Ayesha - Lei - come esempio della forma archetipica di anima: guida e
mediatrice verso il mondo interiore. Ieri come oggi.