Riconosco ancora una volta come certi libri, o, in
questo caso, certi saggi, anche i più corti, celano messaggi piuttosto
significativi. Sfiorano la mia anima sognatrice e romantica in quanto predilige
la prosa articolata dei romanzi, che quella concisa e loquace dei saggi. Solitamente
mi allontano impunemente da quei libri che si presentano come dei romanzi, con
quelle copertine luminose e sfavillanti, quel bagaglio culturale che
intrigherebbe persino il lettore più sfaticato, e che alla fine non sono altro
che squarci dell'anima di chi lo ha scritto. Spesso e volentieri mi sbaglio;
non riesco a vedere quello che l'autore vuole trasmettere. L'episodio repentino
e straordinario con Jonathan Franzen non è stato quell'incidente increscioso
che mi ha costretto a maledire fra me e me il poco tempo sprecato in sua compagnia.
Poiché Franzen ha scritto un saggio straordinariamente affascinante, realistico,
attuale in cui il silenzio è stato il miglior confidente a cui affidarsi, nel
momento in cui cominciai quest'avventura e a tenere per la maestosità di questo
romanzo; ed in un certo senso così è stato.
E così, ambiziosa a perseguire questo percorso intrapreso
dall'autore che ha poi rivelato una parvenza di diritto a controllare i suoi
pensieri e le sue azioni, ho accolto tranquillamente questo saggio che trasferisce
una certa responsabilità, sentendolo col cuore, bussando alla mia anima. Formando
dal nulla una specie di cortina in cui mi sono rifugiata connettendomi completamente
con il suo autore, il suo spirito, il suo essere scrittore, quanto osservatore
di un mondo che lentamente si avvia sempre più verso la distruzione.
Titolo: La fine della fine della terra
Autore: Jonathan Franzen
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 18, 50 €
N° di pagine: 208
Trama: Che differenza c'è fra un tweet dell' << attuale
presidente degli Stati Uniti >> e un saggio come quelli cui da sempre Jonathan
Franzen si dedica fra l'uno e l'altro dei suoi romanzi? Si tratta in entrambi i
casi di << micronarrazioni personali e soggettive >>, eppure puntano
in direzioni diametralmente opposte. Se i 280 caratteri con cuiTrump bombarda i
suoi follower mirano a semplificare la realtà, il saggio letterario produce, o
dovrebbero produrre, l'effetto contrario; esplorare, comprendere e illustrare la
complessità. E' il risultato che Franzen ottiene in ognuno dei sedici testi raccolti
in questo libro. Testi che, pur toccando una molteplicità di argomenti, sono
legati da un evidente filo rosso. Chiunque abbia letto "Le
correzioni", "Libertà" o "Purity" ritroverà in queste
pagine la vivace intelligenza dell'autore, la sua volontà di mettersi continuamente
in discussione, il suo ostinato desiderio non solo di capire il mondo che lo
circonda, ma di cambiarlo per il meglio, anche quando tutto parrebbe indicare
che quel mondo stia correndo via verso l'apocalisse. E così, col suo stile
sempre pacato e meditato, col suo approccio sempre schivo e trattenuto, Franzen
finisce per spingersi << alla fine della terra >>, ad esempio
stringendo amicizia con uno degli scrittori americani più radicali e intrattabili
degli ultimi decenni, William Vollmann, di cui in queste pagine viene fornito
un indimenticabile ritratto, oppure piazzandosi sul ponte di una nave diretta
verso l'Atlantide, << esposto al vento pungente e agli spruzzi salmastri,
lo sguardo fisso nella nebbia o nella luce abbagliante >>, nella speranza
di intravedere un pinguino imperatore. Perché, come recita il titolo di uno dei
più accorati fra questi saggi, << gli uccelli sono importanti >>.
Gli uccelli infatti, che si tratti di un colibrì che attraversa in volo il
Golfo del Messico, di un falco pellegrino che si tuffa in picchiata a
trecentosessanta chilometri all'ora o di un albatro che si libra solitario a
centinaia di migliaia da qualunque altro membro della sua specie, fanno
<< quello che tutti vorremmo saper fare, ma che ci riesce solo in sogno
>>. Un po' come la letteratura.