Le casalinghe a cui fa cenno questo romanzo, il titolo per la precisione,
che avrebbe dovuto donare l’immagine di donne incasinate e intrappolate fra
quattro mura domestiche, in parte, è veritiera. Attinente all’anima di questo
romanzo, ma, per puro scopo commerciale, protagoniste di questa storia non sono
altro che umili lavoratrici che disgraziatamente marceranno di fronte a uomini
egoisti e misantropi, ma nessuna di loro intenzionate a lasciar penetrare nel
tempio nascosto della loro sacra femminilità, e anche supponendo che potesse
avvenire un miracolo del genere, con una svolta decisamente netta. Come si
saranno sentite dinanzi a tutto ciò? Quanto avrebbero faticato per ottenere ciò
che più desideravano, con queste figure malvagie non sarebbero mai potute
essere completamente libere se vigevano sotto la loro autorità, ma tanto l’amore,
in questo caso, non aveva importanza, e l’unico rimedio sarebbe stato quello di
attingere a quella forza prorompente che dominava il loro animo sforzandosi e
rischiando. Le uniche figure di sesso femminile, che ho visto, anzi letto, sino
ad oggi, che hanno potuto reagire, dinanzi all’incontrollabile strisciare del
mondo. In questo romanzo, lo si fa non nel modo migliore, ma il lato positivo
in tutto questo – se lo si vuol trovare
-, è che queste donne cambieranno ogni cosa. Il mondo si capovolge, svanisce
ogni tentativo di asservimento, l’anima resa quasi come un rinfresco che
conduce lontano, in un Giappone attualissimo ma crudele, in cui io non ho potuto
fare a meno di stabilirmi e respirare insieme a loro.
Titolo: Le quattro casalinghe di Tokyo
Autore: Natsuo Kirino
Casa editrice: Neri Pozza
Prezzo: 15 €
N° di pagine: 652
Trama: La pazienza di Yaoyoi, della dolce e graziosa Yaoyoi, si è
rotta oggi improvvisamente come un filo. Nell'ingresso di casa, davanti alla
faccia insopportabilmente insolente di Kenji, il marito che ha dilapidato tutti
i suoi risparmi, Yaoyoi si è tolta la cinghia dei pantaloni e l'ha stretta
intorno al collo del disgraziato. Kenji ha tentato di afferrare la cintura, ma
non ne ha avuto il tempo. La cinghia gli è penetrata subito nella carne. È
stato buffo vedere come il collo di Kenji si sia piegato all'indietro e le mani
abbiano cominciato ad annaspare disperatamente nell'aria. Sì, buffo, veramente
buffo, poiché un uomo così, un infelice che beve e gioca, non si cura dei
figli, è attratto da donne impossibili e picchia la moglie, non meritava certo
di vivere! Le gambe abbandonate storte sul pavimento di cemento dell'ingresso,
accasciato sulla soglia, la testa tutta girata, Kenji, a un certo punto, non si
è mosso più. Yaoyoi gli ha messo allora una mano sul collo per sentire le pulsazioni.
Niente. Sul davanti dei pantaloni ha visto una macchia bagnata. E ha riso,
stupefatta della forza furiosa, della crudeltà di cui era stata capace. Ha riso
anche quando Masako e Yoshie, le fedeli amiche, l'hanno aiutata trasportando il
cadavere a casa di Masako, tagliandolo a pezzetti e gettando poi i resti in
vari bidoni d'immondizia.