Nel riporre queste
poche righe, sorrido come se avessi appena ascoltato una barzelletta. Un
passante mi ha sussurrato all’orecchio una storia che ha dell’ironia. La genesi
di questo post, a dire il vero, trae riferimento dall’ennesima rilettura di una
delle mie saghe preferite. Quest’anno – le ho contate – è stata la sesta volta
e, col mio immancabile bloc notes, ho girovagato nei foschi meandri de Il
cimitero dei libri dimenticati guardandomi a lungo, nonostante ciò che avrei
avuto davanti era parecchio prevedibile, entusiasta ad abbracciare l’ennesimo
straordinario viaggio. Uno dei temi più cari a Carlos Ruiz Zafon è la
biblioterapia, l’idea di considerare i libri come rimedi impellenti per l’anima
di ogni lettore appassionato di lettere, musica e parole, che con grande cura
esamina questo aspetto in una straordinaria avventura di cui sogno di vivere.
Ed ecco che alla fine, facendo qualche calcolo, è nato dal nulla questo post,
mi sono sottratta dalla monotonia, dai ritmi di una vita sempre uguale a se
stessa maturando l’idea che anche io avrei potuto dilettarmi in questa nobile
arte, e alla fine stabilire quale siano state le letture più belle che nel
corso della mia vita hanno allietato il mio spirito. Non le ricordo
semplicemente perché li vedo riposare silenziosamente sullo scaffale. Le vivo
ogni giorno a seconda di ciò che la vita mi riserva. E, ogni tanto, mi ci
immergo completamente. Nonostante la pila indifferente di romanzi ancora da
leggere e vivere, nonostante il poco tempo a disposizione. Ma cosa farci, cosa
farci se si è instillata in me questa << voglia di vivere >>? Cosa
farci se il desiderio insopprimibile di riporre queste poche righe non si
sarebbe attennuato se non quando qualcosa sarebbe andato al suo posto. Per cui ecco
una sfilata di figure, amici di cui non mi stancherò mai di parlarvi che quando
ero ragazzina hanno aperto una porta su un mondo in cui ogni tanto spalanco,
non indugio nemmeno per un secondo.
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Primo
di questa lista, l'imponente e carismatica figura della signora Mame, fioco suono in
una cacafonia viruale che ha influenzato la vita dello stesso autore, si abbatè
sulla mia vita con la violenza di un uragano. Amorevole e avvincente trattato
realistico su una fetta di eventi che sconquassarono la vita dello stesso
Dennis e della sua famiglia. Qualcosa di simile all'ignoranza delle masse di
cui i personaggi non riescono ad abbandonare le loro crociate per inutili
ipermodernismi. Nutrendosi esclusivamente del desiderio di poter farsi valere,
in un modo prettamente maschile, spiccando e distinguendosi così dalla massa.
Titolo:
Zia Mame
Autore:
Patrick Dennis
Casa
editrice: Adelphi
Prezzo:
12 €
N°
di pagine: 380
Trama:
Immaginate di essere un ragazzino di undici anni nell'America degli anni Venti.
Immaginate che vostro padre vi dica che, in caso di sua morte, vi capiterà la
peggiore delle disgrazie possibili, essere affidati a una zia che non
conoscete. Immaginate che vostro padre - quel ricco, freddo bacchettone poco
dopo effettivamente muoia, nella sauna del suo club. Immaginate di venire
spediti a New York, di suonare all'indirizzo che la vostra balia ha con se, e
di trovarvi di fronte una gran dama leggermente equivoca, e soprattutto
giapponese. Ancora, immaginate che la gran dama vi dica "Ma Patrick, caro,
sono tua zia Mamel!", e di scoprire così che il vostro tutore è una donna
che cambia scene e costumi della sua vita a seconda delle mode, che
regolarmente anticipa. A quel punto avete solo due scelte, o fuggire in cerca
di tutori più accettabili, o affidarvi al personaggio più eccentrico, vitale e
indimenticabile che uno scrittore moderno abbia mai concepito, e attraversare
insieme a lei l'America dei tre decenni successivi in un foxtrot ilare e
turbinoso di feste, amori, avventure, colpi di fortuna, cadute in disgrazia che
non dà respiro - o dà solo il tempo, alla fine di ogni capitolo, di saltare
virtualmente al collo di zia Mame e ringraziarla per il divertimento.